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Autore: QWERTYUIOP00    08/08/2015    4 recensioni
Le navi di rifornimento per la capitale, passanti per il fiume Niben, vengono tutte misteriosamente affondate e per risolvere la situazione il Consiglio degli Anziani crea una commissione che si occupi della faccenda.
Quando il rappresentante di Bravil, Servatus Bantus, viene inviato alla capitale, rimarrà imischiato negli intrighi e nei complotti in un impero allo sbando.
Prima storia della serie "Downfall"
Genere: Thriller | Stato: completa
Tipo di coppia: Nessuna | Personaggi: Altri
Note: Missing Moments | Avvertimenti: nessuno
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- Questa storia fa parte della serie 'Downfall'
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“Un’altra?”
“Sì, mi signore, proprio questa notte. Stiamo lavorando per recuperarne i resti”, l’ufficiale era sull’attenti esibendo la sua armatura da guardia, da come parlava sembrava orgoglioso del suo incarico, della sua posizione, della sua vita.
“E il peggio”, pensò  Servatus, “E’ che lo è davvero. Fiero di lavorare nella topaia che la gente chiamava Bravil, di far rispettare la legge in posti che non l’avevano mai conosciuta. Di servire un conte che… ” non gli veniva in mente una parola che potesse descrivere Regulus Terentius, conte di Bravil.
Il conte sbuffò, era annoiato. La sera prima aveva passato tutto il periodo della cena illustrando ai cortigiani il programma di caccia che si era prefissato. Ma un’altra  nave era affondata. Il conte doveva ascoltare un altro rapporto. E questo lo irritava; voleva porre fine a tutto ciò.
“Se non altro per non dover passare un’altra mattina sui rapporti della guardia” rifletté Servatus “Anzi forse solo per quello”
Il conte si rivolse direttamente a Servatus, una volta che l’ufficiale fu uscito: “Ho scritto, su consiglio della mia sovrintendente, una lettera alla città imperiale affinché il Consiglio degli Anziani crei una commissione su questa faccenda. E, indovina? Hanno accettato la proposta” .
“E’ stata infatti una saggia mossa impiegare il suo tempo per scrivere quella lettera, conte” rispose ossequioso l’altro con un sorriso “Come al solito lei compie il bene per tutti noi”.
“Beh, sì non c’è dubbio. Non l’ho proprio scritto io quella lettera, capisce” rispose Terentius borbottando “Avevo cose più importanti… ” “Capisco perfettamente” interruppe con lo stesso tono di prima il cortigiano.
“Si, beh, era ovvio che accadesse, no?”  continuò il conte “Oltre il fatto che una richiesta mia non poteva essere rifiutata vi è un altro motivo che quei biechi consiglieri credevano di non far notare. Tutte le navi che stanno affondando nella Baia… non sono altro che le navi merci che riforniscono di cibo e altri beni gli oziosi abitanti della loro grande e magnifica capitale bianca dove la merda non è in strada e le persone non vengono trovate ogni giorno morte nei canali. E per questo si credono i padroni del mondo”.
“Ragionamento interessante…” pensò Servatus “Anche se loro sono i padroni del mondo”
“Ora lei dovrà viaggiare per la Città Imperiale per lavorare in quella commissione come rappresentante di Bravil” concluse in tono deciso il signore di Bravil. Aveva fretta, voleva  finire al più presto la conversazione e andare alla sua dannata battuta di caccia.
Servatus partì per la capitale il giorno dopo, raggiante.
Aveva abbandonato quel letamaio. Da quel momento in avanti sarebbe stato in contatto con gli alti funzionari dell’Impero. Avrebbe stretto legami, fatto favori… e magari non sarebbe mai tornato a Bravil.
 
 
Viaggiò in carrozza, per motivi di sicurezza, e arrivò nella Città Imperiale il giorno dopo.
Tutti rimangono estasiati dalla Città Imperiale; alcuni perché vi rivedono gli antichi fasti degli Ayleid, altri ricordano la grandiosa battaglia di Martin, trasformatosi nell’incarnazione di Akatosh, contro Mehrunes Dagon, altri semplicemente per i suoi grandi palazzi bianchi e altri ancora ne lodavano l’assenza di cadaveri e sterco per le strade come Terentius.
Servatus non apparteneva a nessuna di queste categorie.
Lui ne rimaneva estasiato per ciò che rappresentava: il potere. La Torre Oro Bianco proiettava le persone in alto, se queste erano capace di padroneggiare questo mezzo.
Ma i pochi che riuscivano ad arrivare alla cima non potevano che cadere, e questo Servatus lo sapeva.
Una persona per vincere non deve raggiungere la cima
Il vincente è quello che riconosce a che piano fermarsi.
E poi sapere dominare dal basso, nell’oscurità.
Servatus ci pensò su.
Nessuno  ce l’aveva fatta.
 
 
Il suo alloggio nella Città Imperiale era nell’Hotel di Tiber Septim, ovviamente pagato coi soldi delle casse della sua amata città natale.
Al banco vi era una donna bionda sulla sessantina che indossava un elegante vestito nero.
“Come posso aiutarvi?” disse quella con voce squillante “Se cercate un alloggio nella città più bella dell’Impero lontano dai brutti ceffi, i seccatori o i ladri potete smettere di cercare: L’Hotel di Tiber Septim offre spaziose camere finemente arredate, il cibo migliore della città e la sicurezza della Torre Oro Bianco. Io non conosco nessuno che è entrato illegalmente nella Torre Oro Bianco e immagino neanche lei. Quindi posso offrirle tutto ciò che ho elencato a soli quaranta septim? ”
Leggermente frastornato dal discorso della signora, Servatus disse balbettante: “Io… ecco ci sarebbe…” e di nuovo l’onda di parole della logorroica signora lo travolse elencandogli i vari tipi di stanze e chiedendo i gusti del cliente.
“Forse potrei aver sottovalutato la difficoltà del mio lavoro qui” pensò l’uomo “Se mi faccio schiacciare da una locandiera”
“Veramente, signora” si impose a voce alta, cercando di mantenere un tono gentile “Ho già una camera qui. Sono il delegato di Bravil, incaricato personalmente dal conte Regulus Terentius…”
“Oh… capisco…” mormorò lei imbarazzata.
Dopo che la dura prova fu terminata Servatus si rilassò sul letto della sua camera. “La più ampia e ricca dell’intero Hotel” aveva affermato, non senza un certo orgoglion la locandiera, e ,in effetti, era migliore di quella dello stesso conte a Bravil.
“Ed è solo l’inizio…” si assicurò Servatus nell’addormentarsi sul letto.
   
 
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