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Autore: Alexander Bane    11/08/2015    0 recensioni
*PREMESSA* Il rating arancione sarà in futuro sostituito da uno rosso, una volta che, in capitoli molto più avanti, tematiche rosse verranno trattate. Thanks ;)
"Alexander, non avrai paura dei fantasmi?"
Il Limbo è il mondo di mezzo, il mondo delle ombre, ma anche un mondo lasciato a sè stesso in un universo in guerra. Ma anche alcuni umani, i Principali, possono accedervi. Il destino del Limbo e del suo folle sovrano sono appesi ad un filo, nelle mani di un' improbabile eroina e la sua guida. E' nei momenti più bui che la luce affiora. Benvenuti nel mondo delle Ombre.
Genere: Avventura, Fantasy | Stato: in corso
Tipo di coppia: Het, Yuri
Note: nessuna | Avvertimenti: Contenuti forti
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Il ragazzo dai capelli argentei riportò lo sguardo sui tavoli vuoti della mensa, su quelle tavole di legno scuro ammuffite e screpolate.
Non che ne preferisse la visione in confronto al guardare la persona di fronte a sé, anzi.
Ma, come dire, tutto questo gli sapeva molto da deja-vu, da quando, tre anni prima, s'era trovato su quel tavolo per lo stesso motivo con la stessa ragazza, mano nella mano.
Stavolta, però, le mani stavano in bella vista sulle assi di legno, intente a picchiettare sul morbido tavolo umido ed a spostare ciuffi ribelli.
L'unico rumore proveniva da quella maledetta goccia d'acqua, lì probabilmente da prima che quel posto cadesse in decadenza.
Da tempo immemore, quella goccia d'acqua continuava a cadere dal soffitto, in un secchio di metallo arrugginito.
Nonostante essa stesse immobile a mezz'aria, il rumore proseguiva eternamente, provando duramente la pazienza del ragazzo.
 
'...Quindi...perché vuole vedermi?' iniziò egli, tentando di prevalere sul rumore dell'acqua.
In realtà già conosceva il motivo.
Come lo conosceva tre anni prima, come dieci, quattordici, ventuno...
Sarebbe stato in grado di ricordare anche il primo di tutti, se quella maledetta avanguardia non avesse bloccato quel posto.
Egli già sapeva tutto.
 
Voleva solo coprire quel rumore.
 
Lei alzò lo sguardo, lasciando trasparire un bagliore sotto i ciuffi neri davanti alla fronte, mentre il rumore delle sue unghie sul legno iniziava a scandire il 'tempo'.
 
'Alexander, dovresti smettere di chiedere ciò che già sappiamo'
la stanza si riempì per qualche secondo della sua voce, che echeggiò nelle ultime tre lettere.
 
'L'ultima volta è toccato ad An, ora chi sarà il prediletto?' insistette lui.
Era l'unica domanda a cui non sapeva ancora risposta.
 
'...Soggetto 11-B' 
Ella non aggiunse nient'altro, scandendo quelle parole in maniera tale da far intendere che non avrebbe riaperto bocca.
La conversazione sarebbe dovuta finire lì.
 
'Dove avete intenzione di spedirmi, stavolta?
In un fantastico viaggio esotico in una foresta piena di rane demoniache oppure nel più classico paesino vulcanico a Yellowstone?'
Il tono nella sua voce era di una persona seccata, parecchio seccata.
E per sua sfortuna, quel senso di seccatura si trasferì alla ragazza.
 
Ella abbassò lo schermo del portatile, squadrando il ragazzo con sguardo assassino.
Alexander abbassò il capo per sfuggire a quella sua sorta di aura oppressiva, ed in quel momento le mura dell'edificio si creparono in un suono inquietante.
 
'Devo andare' 
Alexander non disse altro.
Mentre saliva la scalinata assaltata dal muschio non voleva pensare che non sapeva se l'avrebbe rivista, non voleva pensare che forse le sue ultime parole con lei sarebbero state l'accento ad un litigio, tantomeno che con lei era ancora rimasto a tacere.
 
No, non ci pensava.
Ora doveva solo pensare a ciò che stava per fare, al suo unico compito.
 
Giunse al quintultimo gradino, ed iniziò a sentire come dei mormorii da sotto ai gradini.
Quartultimo.
Qualcosa si stava avvicinando da sotto, ascoltando il suo battito cardiaco accelerato.
Terzultimo.
Il rumore delle gocce di sudore che toccano il muschio sembra attrarle ancora di più, mentre l'aria attorno a lui si espande in seguito alla potenza dei battiti del suo cuore.
 
Penultimo.
Le gambe sembrano non reggerlo più, quasi mandandolo fuori strada, per allontanarlo da quel terrazzo.
Dei graffi iniziano ad udirsi da sotto la scalinata, come creature desiderose di raggiungere il suo corpo.
Dio solo sa cosa ne farebbero poi.
 
Una voce debole gli passò nella testa.
'Alexander...'
 
Ultimo gradino.
L'aria si fa fredda, così gelida che sembra che davanti a lui possa formarsi un blocco di ghiaccio.
I graffi si sono trasformati in pugni, che fanno traballare la debole struttura dell'edificio.
Ancora quella voce.
 
'Alexander....non dirmi che avrai ancora paura dei fantasmi...'
 
Egli appoggiò il primo piede sul terrazzo, ricorrendo ad ogni ultima sua forza per salirvici con l'altra gamba.
In fondo alla balconata, sostava una figura dai lunghi capelli neri, le cui spalle erano coperte da un mantello nero pece e due toppe dorate.
Rimanendo in bilico, appoggiata ad una staccionata di metallo arrugginito, la figura si voltò di scatto.
Il cielo arancio-nero risaltò gli occhi verde clorofilla, incastonati in un viso dall'espressione glaciale.
 
'Oh, Alexander' riprese lui, con una voce roca e ferma.
'Non dirmi che hai ancora litigato con Armonia..'
 
Alexander scosse la testa, asciugandosi il sudore tentando di apparire sicuro.
 
'No, Vejlo.
E per tua informazione, non ho paura degli spettri da...'
 
'Meglio, allora' lo interruppe la figura scura dall'inusuale nome.
'Controllando nei tuoi sogni, ho sempre visto questi fantasmi terrorizzarti a morte, così mi chiedevo se tu li temessi ancora'
Il suo sguardo si fece meno serio, con una punta di riso soffocato.
 
'Non più, Vejlo.
Ma comunque, perché me lo chiedi?
Non puoi mandarmi nel mondo degli spettri' replicò Alexander incurvando il lato della bocca in un sorriso quasi beffardo.
 
Il vento si fermò, l'atmosfera si fece pesante.
 
'Te l'ho chiesto perché questa è la nostra ultima possibilità.
E perché tutto questo, per te...'
Allargò le braccia, chiudendo gli occhi ed alzando gli occhi al cielo.
Alexander si rilassò, dimenticando qualsiasi cosa alla quale stesse pensando prima e chiuse gli occhi.
'Non sarà altro...'
La voce di Vejlo tremò, mentre l'intero edificio venne scosso dai suoi tremori.
'Che un enorme ed eterno...'
 
Alexander aprì gli occhi, scandendo ogni lettera della parola seguente insieme a Vejlo.
'Incubo'
 
L'adrenalina gli percorse il corpo come un lampo attratto da parafulmine.
Alzò le braccia al cielo, guardando l'aria intorno a sé brillare come lucciole.
 
'Alexander Bane, non deludermi.
Soggetto 11-B, ricorda'
Vejlo pronunciò quelle parole con quasi amarezza, tendendo la mano verso Alexander.
 
E mentre tutto si faceva più chiaro e luminoso, quest'ultimo puntò le braccia ai propri piedi, guardando le piastrelle attorno a sé diventare di un bianco puro, mentre veniva lentamente assorbito al loro interno.
 
'Non ti deluderò'
 
Pronunciate queste parole, Alexander scomparve nel cerchio di luci.
Dopodiché, l'intero cosmo parve perdere brillantezza e calore.
E subito dopo si acquietò, come si calma bambino fra le braccia di madre.
 
Tutto si fece buio pece.
 
   
 
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