Anime & Manga > Saint Seiya
Segui la storia  |       
Autore: Aldore1n    11/08/2015    1 recensioni
Anno 3000. I giovani cavalieri di bronzo del futuro continuano la loro avventura per salvare dalle grinfia del male la nuova dea Atena. Riusciranno Liam, Kenzo , Dimitri e Rebecca a sconfiggere i terribili Cavalieri Naturali e i loro Generali? Secondo libro della mia trilogia sui Cavalieri Dello Zodiaco, celebre manga del maestro Masami Kurumada. Tutto è nuovo, dai personaggi alle skill, per quest, la storia, si può definire un'originale. Ciò che conservo meticolosamente è la filosofia del fumetto. Non vi aspettate il continuo della serie tv. Tutto è nuovo! Bruciate il vostro Cosmo
Genere: Fantasy | Stato: completa
Tipo di coppia: Nessuna | Personaggi: Saori Kido
Note: Otherverse | Avvertimenti: nessuno
Capitoli:
 <<    >>
Per recensire esegui il login o registrati.
Dimensione del testo A A A
CAPITOLO 5
L'IRA DI ANDROMEDA!NEBULA DEVASTATION!
 
 
«Non posso credere ai miei occhi!» fu questa la prima cosa che uscì dalla bocca di Siproite, il malvagio cavaliere Naturale del Veleno «Mai, prima d'ora, il mio Final Demon aveva mancato il bersaglio! Saresti dovuta essere morta fra atroci sofferenze!».
Rebecca era ancora tremante per lo sforzo di rialzarsi, ma riuscì a mettersi in piedi, avvolta nella sua aura violacea, che vorticava come un fiume in piena. I suoi occhi erano come lanterne nella notte, puntati sul nemico, immobili ed impassibili. Prima un passo, poi un altro e le gambe gli sembravano ritornare fluide. Le ferite avevano smesso già da un po' di pulsare e qualcuna di esse sembrava, addirittura, guarire a vista d'occhio.
«Siproite !» disse con la furia di un leone «Il tuo demone velenoso non ha mancato il bersaglio, non preoccuparti. Per un attimo ho creduto di essere morta. Ho creduto di aver fallito la mia missione. Ho creduto di non rivedere mai più i miei compagni. Loro sono la mia famiglia, l'unica cosa che mi spinge a vivere in questo mondo infame e loro contano su di me. Non posso perdere assolutamente!».
«GnèGnèGnè! Impossibile! Tu vaneggi. Qualcosa sarà andata storto nel mio ultimo attacco! Ma non preoccuparti topolino, ho pronto un altro demone per te e questa volta userò tutta la mia energia! Evidentemente ti ho sottovalutata» spiegò cominciando ad emettere una vasta nube vermiglia che lo circondò allo stesso modo di come una nube tempestosa nasconde il Sole.
«Coraggio allora! Io sono qui che ti aspetto» rispose la Saint di Andromeda continuando ad aumentare la sua onda di Cosmo che, come un improvviso sbuffo di vento, sollevò terra e fogliame rinsecchito.
«Osi anche fare la gradassa?! Colpisci Final Demon!».
Con un suono grottesco, la massa gelatinosa si addensò formando un gigantesco teschio viscido e lugubre. Il sorriso mortale del Final Demon avrebbe messo paura perfino alla morte stessa. Il colpo partì, veloce e brutale, carico di devastazione. Tutto ciò che sfiorava moriva all'istante, perfino un grosso albero sempreverde che sembrava fare da scudo alla guerriera in rosa. I rami e le foglie divennero dello stesso colore del catrame e fumi densi e grigi, saturi di morte, galleggiarono nell'etere.
"Swoosh!" Le fauci del demone velenoso ingurgitarono Rebecca interamente, per la gioia del nemico.
«GnèGnèGnèGnè! Ti sta bene! Sei stata digerita. Di te non rimarrà nulla! L'acido contenuto nel veleno consumerà perfino le tue ossa. Di te non rimarrà nul…» il gracchiare del cavaliere Naturale si fermò di colpo alla vista del miracolo.
Una luce violentissima si agitava nel nucleo gelatinoso del demone velenoso. Cominciò a pulsare, sempre più forte, sempre più velocemente e man mano che ciò accadeva la massa velenosa cominciava a sussultare e ribollire. Dei gorgheggi disgustosi e strani rimbombarono fino a che la palla mortale non esplose. Persino Siproite dovette ripararsi per non essere colpito dalla sua stessa arma. Quando il boato cessò e la nube di polveri calò, il gracile cavaliere del Veleno potè vedere la sua avversaria risplendere di un'energia impetuosa.
«C…come hai fatto? Chi sei tu? Non s…sei Rebecca!» balbettò stupefatto.
«Ti sbagli di nuovo! Io sono Rebecca. Solo che adesso hai risvegliato in me qualcosa che avevo celato nel mio cuore, sperando che mai sarebbe riemersa. Vedi cavaliere, quando ero una bambina qualcuno uccise i miei genitori. Erano semplici contadini, umili e generosi con tutti , nonostante fossimo poveri. L'unica cosa che possedevamo era l'amore che ci teneva uniti. Quel giorno giurai a me stessa che avrei trovato l'assassino e lo avrei eliminato con le mie stesse mani. Crebbi come una teppista, usando la mia forza fuori dal comune per scovare il colpevole e sbarazzarmi dei vari pericoli che attiravo su di me. Il giorno della mia vendetta arrivò improvviso, come le tempeste d'estate. Trovai quel farabutto in un bar, intento ad ubriacarsi con altra feccia. Non negò quello che aveva fatto, anche quando misi al tappeto tutta la sua banda. Disse che per lui fu un gioco, un maledetto gioco perverso. Per diventare un membro della gang avrebbe dovuto eliminare due innocenti. La mia rabbia divampò come un torrente. Potevo sentire le mie vene esplodere di furore In quel momento una strana energia si impossessò di me e un vento caldo impetuoso spirava dal mio corpo. Non comprendevo cosa stesse accadendo, ma non diedi peso alla cosa. L'unico mio desiderio era cancellare dalla faccia della Terra quell'essere immondo. Fu il mio maestro a fermarmi e a non farmi commettere l'errore più grande della mia vita. Gli ruppi due costole con un solo pugno, ma mi accolse lo stesso come una figlia, calmandomi e addestrandomi come Saint di Atena. Mi fece giurare che mai più avrei usato quella forza per offendere, ma ora ho deciso di infrangere quella promessa, per un bene superiore. Assaggerai tutta la mia forza, tutto il mio Como».
«Davvero una bella storia commovente. Tuttavia a me non interessa nulla del tuo passato. Io  resto comunque in vantaggio. Senza le tue catene sei comunque perduta e seppure le dovessi in qualche maniera recuperare, sai benissimo che la mia Natural Armour è indistruttibile. Ben presto sarai spossata dall'evitare i miei colpi, e ti ritroverai a nuotare nel veleno!».
«Mi fai pena Siproite. Usare due volte lo stesso attacco non funziona su un Saint. Posso evitare benissimo i tuoi colpi. Arrenditi e vattene, prima che la mia ira si abbatta su di te».
«GnèGnèGnè ! Sai perché i tuoi genitori sono andati all'altro mondo? Perché erano deboli zoticoni. Vince il più forte mia cara».
Una scossa attraversò ,di vertebra in vertebra, tutta la schiena della giovane Saint. L'ira nascosta nel suo cuore eruttò come un vulcano, la cui nube di devastazione si mostrò sottoforma di splendida Nebulosa.
«Hai osato chiamarli zotici!» ormai nemmeno Rebecca riconosceva più la sua voce « Vortica mio Cosmo! Vortica fino a raggiungere il Settimo Senso. Andromeda: Nebula Devastation!».
«GnèGnèGnè. Cosa pensi di potermi fare con questa leggera brezza. La mia armatura è invincibile! Venom Demon!».
Un nuovo agglomerato viola si staccò dal pugno dello smilzo nemico, ma quando il vento, sempre più impetuoso , della nebulosa lo circondò, la superficie esterna cominciò a seccarsi e a sbriciolarsi  come un ceppo incenerito dalle fiamme. L'attacco del nemico morì all'istante.
«Che storia è questa? L'aria brucia sempre di più Faccio fatica perfino a respirare. I miei polmoni sono in fiamme!» esclamò il cavaliere Naturale portandosi un polso alle narici.
«Te ne rendi conto ora Siproite? Il potere della mia Nebulosa è questo. Per te è la fine!» urlò in fine Rebecca, spostando in avanti il braccio destro e facendo esplodere tutto il suo Cosmo.
Siproite non potè difendersi in nessun modo. Quando le immense spire della nebulosa lo circondarono, la sua armatura si essiccò, frantumandosi in milioni di particelle piccole come la sabbia. Il corpicino gracile fu sbalzato via e devastato dalle particelle roventi della tempesta. Il nemico aveva perso, ed ora giaceva inerme sullo strato di fogliame morto. La nebulosa si placò subito dopo e Rebecca cadde in ginocchio per la fatica. Dai suoi occhi sgorgarono due lacrime e sollevando il capo verso una porzione di cielo che era riuscita a fare breccia nella colossale rete arborea della foresta, intravide la figura dei suoi genitori formarsi nei contorni di alcune nuvole bianche.
«Madre, padre, ce l'ho fatta. Ho vinto» fece sorridendo.
"Coff! Coff!" Due colpi di tosse secchi attirarono la sua attenzione. Era Siproite, che cercava di dire qualcosa divincolandosi e contorcendosi. Rebecca si rialzò e gli si accostò cercando di capire cosa volesse dire.
«Hai…hai smorzat..» altri colpi di tosse gli tolsero il fiato « hai smorzato la potenza del t…tuo attacco alla fine. P…perché non mi hai finito?» riuscì a chiedere l'uomo ferito.
«Non sono un'assassina. Vincere non significa sempre eliminare l'avversario. Ora risparmia le forze e vivi la tua vita nel rimorso» gli spiegò e quando stava per andarsene, con l'ultimo alito di forza, il cavaliere del veleno gli afferrò una mano.
«Aspett…» altri colpi di tosse «Aspetta t…ti prego».
«Cosa vuoi?».
«I quatt..i quattro generali» proseguì inspirando quanta più aria poteva «i quattro generali» Rebecca si avvicinò di più per ascoltare le sue parole «i quattro generali s…sono enormemente potenti, ma lo è di più…aaaaaaaaarg!» l'urlo fu assordante e la Saint di Andromeda dovette portarsi le mani alle orecchie.
Dal corpicino ferito dello strano uomo fuoriuscì una nube vermiglia che schizzò verso l'alto. Quando Rebecca si precipitò a sorreggere il capo di Siproite accadde qualcosa di insolito.
«Ehi, ehi Siproite!» gli disse scuotendolo «Non morire cavaliere. Cosa volevi dirmi?»
L'uomo aprì gli occhi scuri.
«Chi sei? Dove mi trovo? Perché sono a terra, aaaaaarg!» un nuovo urlo di dolore costrinse Rebecca a tapparsi almeno un orecchio.
"Cosa cavolo sta accadendo qui? Possibile che non si ricordi nulla?" pensò mentre cercava di calmare l'uomo «Non muoverti, sei ferito gravemente. Dimmi, ricordi il tuo nome?» gli chiese, trattandolo come un perfetto estraneo.
«I… io. Il mio nome…».
«Esatto, ricordi chi sei?».
«S…si. Mi chiamo Ansel. Sono capo minatore delle cave di Polaris dei Temis a Cuba. Cosa sta succedendo?» chiese quasi in lacrime.
«Credimi, vorrei saperlo anch'io!».
 
 
Cayo Ingles era una delle perle dei Caraibi più lussuosa di tutto l'Arcipelago del Re.  Un'antica colonia inglese vi si insediò più di millecinquecento anni prima, costruendo una piccola città ed un porto. Con il passar degli anni e con le innovazioni tecnologiche, sulle meravigliose spiagge di sabbia bianca, lucente come polvere di corallo, sorsero colossali Resorts, meta di migliaia di turisti provenienti da tutta la Terra. Le sinuose architetture si univano perfettamente all'ambiente, rendendo l'isola un gioiello agli occhi del mondo. Nei periodi di alta stagione si potevano ammirare dagli yacht superlussuosi di uomini potenti, fino alle immense navi da crociera fluttuanti, attraccate in rada poco lontano dalla barriera corallina. Di notte, i giochi di luci di imbarcazioni e palazzi sembravano conferire all'isola l'aspetto di un brillante. In effetti, in molti chiamavano quel lembo di terra in mezzo al mare El Diamante. Tuttavia ,in quei giorni, quel diamante non sembrava essere così splendente. La città di Espinoza era stata attaccata dai droni robot, il porto ancora bruciava in lontananza e tutti gli abitanti e i turisti furono fatti prigionieri e costretti a lavorare nella profonda cava di Polaris che degli immensi escavatori robot avevano creato nel mezzo del territorio. I Temis comandavano , oramai, tutte le emittenti televisive del mondo e,così, la notizia del sequestro non fu mai diramata. A tutti coloro che volevano raggiungere l'isola fu detto che un virus letale stava mietendo numerose vittime e che non era sicuro approdare. Per assicurarsi la discrezione più totale, chiunque si avvicinasse all'atollo veniva fatto colare a picco dai droni. I prigionieri avevano ormai perso ogni speranza di salvataggio. Lavoravano senza interruzione , giorno e notte, pompando negli enormi silos metallici, la preziosa energia diretta al Palazzo Lunare. Nemmeno i più giovani venivano risparmiati ai lavori forzati. Bambini e bambine si occupavano delle pulizie negli accampamenti limitrofi alla cava e venivano puniti in caso di tentativo di fuga. Pedro era un ragazzino di appena tredici anni, non molto alto e molto magro. Aveva capelli scuri e selvaggi, la pelle olivastra e intensi occhi neri. Nonostante fosse nato e cresciuto sull'isola, parlava sia l'inglese che lo spagnolo in maniera perfetta. I suoi genitori, dei mercanti di pesce, erano entrambi americani. Durante l'attacco dei droni e la chiusura delle rotte di navigazione per la quarantena, i genitori di Pedro furono bloccati sulle coste dell'ex Argentina.Il coraggioso isolano non si perse d'animo e con coraggio offriva il suoi aiuto a tutti, specialmente ai più piccoli. Essendo bilingue, spesso faceva da traduttore ad alcuni turisti prigionieri che ogni sera rientravano nell'accampamento affamati e provati dalle fatiche. Quel giorno era stato messo da un robot a lavare grossi e ammaccati pentoloni di metallo ,abbrustoliti sul fondo e incrostati dal rancio della cena. Diligentemente, per non essere punito, si mise subito a lavoro, strofinando e scrostando le grosse casseruole. Nel mezzo del suo operato sentì un rumore sordo e un pianto disperato. Sapeva che, abbandonando senza permesso la sua postazione, sarebbe stato punito, ma non gli importava. Corse all'esterno del tendone evitando la fredda presa di un drone robot. Una donna era caduta poco fuori dalle cucine, forse stremata dalla calura e dalla fatica del mezzodì. Una bimba, forse sua figlia, piangeva accovacciata sulla povera donna che gli diceva di allontanarsi. Un drone si avvicinò minaccioso, ordinando alla donna di alzarsi immediatamente, strappandogli di dosso la bionda bimba scalciante. La donna supplicò il robot di non farle del male, e che si sarebbe rimessa subito a lavoro, ma le forze la abbandonarono nuovamente, facendola accasciare a terra una seconda volta. L'automa, con l'occhio rosso fisso su di lei, emise un debole ronzio, si spostò verso sinistra sfoderando una frusta energetica. A dispetto dei tradizionali flagelli, quell'arma era dieci volte più dolorosa a causa della scossa elettrica che infieriva. Il filamento luminoso ondeggiò e parti diretto alla schiena della malcapitata. "Ciaf!" Lo schiocco fu netto. Tuttavia la frusta non impattò mai sulla povera donna, ma colpì il busto di Pedro all'altezza del petto. Il ragazzino urlò, mentre si contorceva a terra. Il robot ritirò la frusta e la donna si assicurò che il ragazzino stesse bene.
«Perché lo hai fatto Pedro? Non dovevi. Mi dispiace tanto» disse la malcapitata.
«Non preoccuparti. Sto bene. Il bruciore passerà. Non sopportavo che Marilen vedesse sua madre colpita» spiegò digrignando i denti dal dolore.
Intervennero altri due robot per separare il ragazzo dalla donna.
«Avete disobbedito agli ordini.Verrete puniti. Le razioni di cibo non saranno consegnate né a voi né alle vostre famiglie» disse la fredda voce sintetica delle macchine.
«Non potete farlo!» sbottò Pedro inferocito « Se togliete il cibo a loro moriranno per la fatica. Non vedete quanto è debole questa donna? O siete solo rottami difettati?».
Il Robot non rispose alla provocazione, ma si limitò a rifoderare la frusta energetica..
«Togliete a me il cibo e lasciate in pace questa famiglia. Punite me».
«No Pedro, lascia stare. Non continuare o ti faranno del male» disse la donna.
La piccola Marilen era una cascata di lacrime e i suoi singhiozzi erano forti come tamburi. La frusta ondeggiò nuovamente e a Pedro non restò che chiudere gli occhi. Quando fu tutto buio si accorse che qualcosa di strano era accaduto. Il robot non lo aveva frustato e decise di aprire pian piano prima un occhio e poi l'altro. Il suo stupore fu sconcertante, quasi come se avesse visto un fantasma passargli vicino. Dei fiocchi bianchi e freddi stavano piovendo dal cielo, come coriandoli candidi trasportati dal vento.
Tutti, compresi i robot osservavano quella meraviglia bianca danzare nell'etere.
«Cosa succede? Che cos'è questa roba bianca?» domandò Pedro, rimasto a bocca aperta.
Fu Marilen a dargli una risposta, assaggiando con la punta della piccola lingua rosa, uno di quei freddi fiocchi di ghiaccio.
«E' neve!».
«Neve? Qui in mezzo al Pacifico? E' impossibile!» disse il ragazzino, che nonostante non avesse mai visto la candida neve nella sua vita, sapeva che mai sarebbe potuta cadere su quell'isola tropicale.
«E' vero, è neve!» esclamò la madre.
Anche altri prigionieri accorsero per assistere all'evento, ma i robot intervennero subito in massa.
«Ritornate subito a lavoro. Non vi fermate. Sarete puniti se non procederete subito» fece una di loro.
«Invece io dico che se non liberate subito queste persone verrete distrutti tutti!».
Tutti si voltarono, macchine comprese, ad osservare un giovane ragazzo biondo, dai capelli corti e dal fisico levigato, dai piccoli occhi azzurri come il cielo, vestito da una tuta nera aderente, farsi avanti. Sulle spalle trasportava un grande scrigno di bronzo con in rilievo le effige di un cigno. I robot si disposero subito in formazione di assalto, formando una linea retta e sfoderando i cannoni alimentati a Polaris.
«Non un passo Dimitri del Cigno, o verrai terminato» gracchiò uno dei droni al centro.
« Sono spiacente robottini, ma non ho tempo di giocare con voi» disse il ragazzo mentre, alzando un dito, congelava le braccia e le gambe degli automi.

 
ANGOLO DELL'AUTORE
 
Buonasera popolo di lettori cibernauti. Eccomi al consueto appuntamento bisettimanale. Spero vi sia piaciuto il capitolo e come sempre vi invito a dirmi cosa non vi aggrada o di elencarmi gli errori fatti.  Sicuramente questo capitolo vi avrà suscitato domande e perplessità. Se così è allora vi dico che quello era il mio scopo! Ce ne saranno delle belle! Continuate a seguirmi anche sul blog ufficiale, dove a breve posterò un disegno originale della nostra Rebecca. www.saintseiyanextgeneration.wordpress.com per i nuovi. Grazie di tutto amici e fate bruciare il vostro Cosmo!. Ci vediamo martedì 25/8/15. Buone vacanze per chi le sta facendo.
   
 
Leggi le 1 recensioni
Segui la storia  |        |  Torna su
Cosa pensi della storia?
Per recensire esegui il login oppure registrati.
Capitoli:
 <<    >>
Torna indietro / Vai alla categoria: Anime & Manga > Saint Seiya / Vai alla pagina dell'autore: Aldore1n