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Autore: CappelloParlante    12/08/2015    1 recensioni
Alessandro ed Elisa non hanno nulla in comune se non l'odio per i ristoranti croati e per i calzini di spugna. 100 capitoli, 100 incontri casuali nei posti più disparati per far capire ai nostri personaggi che, forse, se il destino cerca di farli incontrare con così tanto impegno, qualche ragione ci sarà.
Genere: Romantico | Stato: in corso
Tipo di coppia: Het
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno | Contesto: Contesto generale/vago
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"Dove mi porti di bello, figliolo?" chiese l'ometto sulla sedia a rotelle, pacato come sempre. "Lo sa benissimo, signor Giusti, deve andare all'ospedale per quella visita" rispose Alessandro con un sorriso stanco. "Ah già" mormorò l'uomo assorto, annuendo. "Allora, racconta un poco a questo vecchio qua come mai alla fine hai portato me a fare un giretto invece che la vecchia Metilde" riprese a parlare allegro l'uomo. Alessandro alzò gli occhi al cielo "Gliel'ho già detto, signor Giusti, faccio volontariato. Se una volta ho accompagnato fuori la signora Metilde non vuol dire che assisto solo lei" rispose stancamente Alessandro. "Ah, già" mormorò il vecchino convinto. " E ora dove andiamo?" chiese poi curioso. Alessandro si morse la lingua "All'ospedale, facciamo una visita veloce e poi la riporto allo spizio" rispose. "Ah, è vero" sussurrò il vecchio "bene, facciamo veloce, ho intenzione di battere a carte Pino appena torniamo". Alessandro, suo malgrado, ridacchió piano " Sono convinto che lo straccerà" disse sorridendo. Il vecchio si voltò piano sulla sedia a rotelle sino a guardare Alessandro negli occhi "Grazie, figliolo" sussurrò. E Alessandro, guardando quei due occhi stinti dal tempo diventare lucidi per così poco, si sentì un verme per aver pensato che fosse solo un vecchio ripetitivo.

 

*****************

 

" Quali fiori vuoi, bella signorina?". Elisa guardò le mani dell'uomo, che stringevano rose, tulipani colorati e margherite enormi. Inghiottè le lacrime che stavano spuntando spontanee "Tutti. Un po' di tutti" sussurrò. L'uomo le fece un gran sorriso e iniziò ad unire gli steli dei fiori con della carta colorata. Quando ebbe fatto un bel mazzo vivace lo porse ad Elisa che, nel frattempo, tentava di non scoppiare a piangere "Quanto le...le devo?" chiese respirando profondamente, nel tentativo di fermarsi. L'uomo le fece un sorriso triste "Nulla signorina. In bocca al lupo" mormorò. Elisa prese i fiori e gli fece un sorriso grato. Poi si voltò e camminò spedita verso l'ospedale rosa pallido. Era la terza volta che ci andava, ed ogni volta, quando giungeva al portone pulito, scappava a gambe levate, terrorizzata da quello che avrebbe potuto trovare dentro. Aliana le aveva detto che era un immatura, suo padre le aveva detto di fare con calma, e che avrebbe superato le seppure quando sarebbe entrata. Ma sua madre, quella di cui le importava di più in quel momento, era lì dentro, e lei, terrorizzata a morte o meno, sarebbe entrata. Per lei. Strinse forte le dita attorno al mazzo ed entrò dentro, accolta subito dal classico odore di disinfettante. I suoi passi leggeri ticchettavano sul marmo del pavimento nell'atrio ed Elisa sentì un groppo in gola quando arrivò davanti all'ascensore. Mentre il suo dito di posava sul pulsante di chiamata, Aliana le comparve affianco. "Sei venuta, allora. Non sei così tanto cagasotto, in fondo" le disse velenosa. Girandosi a guardarla, Elisa notò in Aliana gli occhi più rossi del normale e il mento tremante. Le fece un sorriso stanco "No, non più di te, almeno"mormorò. Aliana fece una risatina poco convinta "Beh, io almeno sono venuta subito dalla mamma, appena è stata ricoverata" disse velenosa. Elisa scrollò le spalle ed entrò in ascensore, seguita a ruota da Aliana "Avevo paura" sussurrò sotto lo sguardo indagatore della sorella "Sto morendo di paura". E l'ascensore salì.

 

*****************

 

" Faremo in fretta" assicurò l'infermiera dai capelli rossi ad Alessandro, fermo sulla porta della stanza. Il ragazzo lanciò un occhiata all'orologio da parete appeso sopra ad un finestrone "All'incirca quanto?" chiese, pensando all'appuntamento in ufficio che doveva avere da lì a mezz'ora con un cinese. La ragazza sorrise appena."Un quarto d'ora al massimo" disse. Alessandro scosse le spalle "benissimo" mormorò mentre l'infermiera chiudeva la porta. Fece qualche passo mollo sino alle panchette della sala d'attesa e si sedette buttandosi a sacco di patate sul sedile. Stava pensando di leggere quella rivista orrenda che va tanto di moda tra le donne poggiata su un tavolino, quando una voce singhiozzante proveniente da dietro l'angolo lo fece fermare. "Non-non ce-ce la facc-ccio, Lia" mormorò piangente."Vuoi che venga con te?" chiese dolcemente una seconda voce. "N-no, vorrei stare da-da sola" sussurrò la prima. Alessandro udì qualche altro mormorio, poi una porta che si chiudeva ed infine più nulla. Si alzò silenzioso dalla sua panchetta scomoda e camminò lentamente sino al muro del corridoio. Quando la sua faccia fece capolino oltre l'angolo, vide chiaramente una figuretta appallottolata su un sedile simile a quello dove era seduto lui poco prima scossa da singhiozzi. Come ipnotizzato si avvicinò alla ragazza disperata, la stessa che aveva sentito prima parlare con l'altra ragazza e le si sedette accanto. Evidentemente fece rumore, perché il viso della ragazza scattò in alto e i suoi due occhi nocciola ora arrossati si fissarono su di lui, e, d'un tratto, fu tutto più chiaro. Fece un sorriso sghembo "Elisa" sussurrò a mo di saluto. Elisa aveva sgranato gli occhioni lucidi e aveva allungato una mano tremante, posandola lievemente sulla guancia di Alessandro. "Alessandro" mormorò stupita. Il ragazzo le fece un altro sorriso luminoso, poi, come se si rendesse conto solo allora della situazione di lei, le passò istintivamente un braccio sulle spalle, abbracciandola. Sentì Elisa trattenere il fiato, colta di sorpresa dal suo gesto, e poi abituarsi a lui e lasciarsi andare tra le sue braccia, colta da un'altra crisi di pianto. "Ehi, Elisa" le sussurrò nell'orecchio. "Cosa è successo?". Alessandro la sentì scuotere piano la testa "Io-io non-" il mormorio sommesso di Elisa venne interrotto da un singhiozzo spaventoso. Alessandro, ancora incredulo di averla ritrovata, la strinse forte a se accarezzandole piano un braccio. Quando i singhiozzi di Elisa divennero più radi, Alessandro le alzò con delicatezza il viso sino a fare incontrare i loro sguardi." Vuoi dirmi cosa è successo?" domandò cauto. Elisa prese un respiro tremante " Mia mamma" esalò senza guardarlo. "Ha avuto un...un incidente" i suoi occhi si riempirono nuovamente di lacrime e Alessandro la strinse di nuovo a se, intenerito da quel corpicino scosso dai singhiozzi. Passarono i minuti e Alessandro ed Elisa restarono così, abbracciati stretti su una panca nella sala di attesa di un ospedale, sino a quando l'infermiera dai capelli rossi uscì dalla stanza con il signor Giusti a seguito. Il vecchio fece un sorriso sdentato e affettuoso guardando Alessandro prendersi cura di quella ragazza. Diede una lieve gomitata all'infermiera che fissava i due sbalordita "Sono più belli di una partita a poker" disse gracchiante "e, si fidi, c'è ben poco meglio di una partita a poker".

 

 

 

   
 
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