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Autore: QWERTYUIOP00    13/08/2015    3 recensioni
Le navi di rifornimento per la capitale, passanti per il fiume Niben, vengono tutte misteriosamente affondate e per risolvere la situazione il Consiglio degli Anziani crea una commissione che si occupi della faccenda.
Quando il rappresentante di Bravil, Servatus Bantus, viene inviato alla capitale, rimarrà imischiato negli intrighi e nei complotti in un impero allo sbando.
Prima storia della serie "Downfall"
Genere: Thriller | Stato: completa
Tipo di coppia: Nessuna | Personaggi: Altri
Note: Missing Moments | Avvertimenti: nessuno
Capitoli:
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- Questa storia fa parte della serie 'Downfall'
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“Come si chiamava?” 
Dreugh morente” ripeté Lewie.
“Che strano nome per una barca… specialmente ora, dopo quello che è successo” osservò Servatus.
“Già…” concordò l’elfo per poi bere dal suo calice di Brandy Cyrodillico.
“Ma la cosa peggiore” aggiunse poi “è che hanno sospeso il traffico marittimo per il Niben”
Servatus tamburellò con le dita per un po’.
Era l’ultima cosa che doveva accadere. Fino a quel momento, il suo incarico non aveva portato molti frutti.
E ora li dava, negativi.
“Ad ogni modo, questa è l’ennesima conferma della stupidità della vostra specie” continuò il Thalmor “Sette navi. Sette navi una dopo l’altra sono  tante. Non mi stupisce che il vostro impero stia andando a rotoli”
“Fino a sedici anni fa” gli ricordò l’Imperiale “Vi eravate anche voi”
“E per fortuna non ci siamo più” ribatté il mer “non potete mettere una sorveglianza militare nella zona per monitorarla? Devo venirvelo a dire io?”
Servatus guardò l’ambasciatore negli occhi chiedendosi se per caso lui sapesse cos’avrebbero trovato dei legionari ispezionando la zona.
“Un tentativo abbastanza fiacco per cominciare una guerra” pensò.
Dai Thalmor si aspettava qualcosa di più appariscente.
“Una presenza armata nella Cyrodiil meridionale metterebbe in agitazione la gente del posto, e il suo Dominio, ritengo, ambasciatore” disse l’Imperiale.
Il Thalmor si limitò a fare spallucce e a finire il Brandy.
“Discreto, questo liquore” decise infine “Ora è meglio che io vada. A domani, signor Bantos”
“A domani, ambasciatore” lo ricambiò l’Imperiale con voce rassegnata.
“Potrebbe non essere una brutta idea” rifletté Servatus “come potrebbe essere un disastro”
Sfortunatamente, però, lui non aveva altre scelte.
“Un reparto di legionari darebbe troppo nell’occhio” cominciò a parlare a voce alta “e quei briganti smetterebbero di attaccare le navi, per il momento.
“Ciò sarebbe anche un bene, ma non possiamo permetterci di tenere impegnato un intero reparto a tempo indeterminato, specialmente in questo periodo; serve qualcosa di furtivo o non inerente all’esercito, magari”
“La Gilda dei Guerrieri potrebbe fare al caso nostro” stava cominciando a girare per la stanza in cerchio “ma costa troppo. Se solo la Compagnia di Blackwood esistesse ancora…”
“Signore…” bisbigliò Rodrick sbucando da dietro la porta, tentennante “il signor Sintas chiede di parlare con lei…”
Che cosa voleva ora Sintas?
“Fallo accomodare” ordinò “E portaci dell’altro brandy”
“E’ saggio, signore?” chiese l’altro.
“Non preoccuparti” lo zittì Bantos “reggo bene l’alcool”
“Bene, signore” si congedò Sayne, e sparì dietro la porta.
Poco dopo apparve Cornelius Sintas, un uomo sulla sessantina, coi capelli completamente bianchi e gli occhi dalle iridi di un marrone talmente scuro da confondersi con la pupilla.
L’uomo guardò prima Bantos in modo strano, quasi indagatore per poi guardarsi intorno, come se cercasse qualcosa, qualcuno.
Servatus imprecò a denti stretti: “Sentivano che parlavo da solo” capì.
“Si sieda, Cornelius. Posso chiamarla Cornelius?” lo accolse il padrone di casa con un sorriso affabile.
“Ma certo, Servatus. Grazie” ricambiò quello con un sorriso a umido, senza denti.
“Ho fatto portare del Brandy Cyrodillico, le va?” chiese Bantos.
“Oh, grazie, non doveva” rispose l’altro.
Sembravano vecchi conoscenti che si rincontravano dopo tanto tempo.
Era una situazione strana. Imbarazzante con quei due uomini che si sorridevano guardandosi senza dire niente, mentre ognuno pensava a come rispondere alle frecciate che sarebbero volate.
“Ho visto Lewie mentre arrivavo qui” cominciò Sintas.
Servatus imprecò di nuovo mentalmente.
“Un personaggio che francamente non capisco appieno” continuò Corelius “sempre taciturno, sempre ad osservare. E non dev’essere un tipo particolarmente interessante. Per me sta tramando qualcosa.
“Del resto, di cosa mai si potrebbe parlare con un Thalmor?”
Servtus imprecò un’altra volta, e maledisse Sintas, Lewie e se stesso, il tutto mantenendo la sua maschera sorridente.
“So dei tuoi incontri ‘segreti’ con un Thalmor” voleva dirgli “posso incastrarti per tradimento quando voglio”
“Beh, infatti: non è molto interessante” rispose Servatus “non ha detto una parola. Solo chiedendomi cosa ne penso del recente naufragio. Ormai non so più cosa pensare. Chi lavora per chi, chi fa questo per cosa, cosa vuole da qualcuno…”
Mi capisci, Cornelius?
“Quanto vero c’è nelle tue parole…” concordò Sintas con voce rassegnata “ormai le persone che fanno il proprio dovere sono sempre di meno, sempre di meno…”
“E’ una minaccia?” pensò Servatus.
“E’ questo il problema dell’Impero. Queste persone dovrebbero occuparsi del proprio dovere, smettere di pensare in piccolo e lavorare per il bene di tutti, tutti gli abitanti dell’Impero… ” suggerì Sintas.
In quel momento arrivò Rodrick con i due calici di Brandy.
“Grazie” disse Cornelius prendendone uno e cominciando a bere.
“Grazie Rodrick, puoi andare ora” lo congedò Servatus.
“Tornando al nostro discorso…” continuò Servatus “Se solo fosse così semplice…”
“Concordo appieno” rispose Sintas finendo il suo Brandy “nello stato attuale delle cose ci vorrebbe un po’di magia”
Detto questo se ne andò, ringraziando Servatus.
“Un po’ di magia…” rifletté.
Sapeva cosa fare per le navi.
Bevve tutto di un sorso il suo Brandy e, un po’ caracollante, uscì dirigendosi verso l’Università Arcana.
 
 
Sede un tempo della prestigiosa Gilda dei Maghi, l’Università Arcana era una sorta di imitazione in piccolo della Città Imperiale, alla quale era collegata tramite un ponte che si congiungeva con la parte verde della capitale: l’Arboretoreum.
L’Università era costituita dalla Torre dell’Arcimago al centro, una semplice torre sormontata un ripido tetto, collegata al Planetario.
Intorno alla torre vi era una cinta di mura circolare scanalata, e all’interno un muro che passava per la residenza dell’Arcimago divideva in due la struttura.
A collegare la prima parte, visitabile liberamente, con la seconda vi erano due cancelli incantati in modo che i non appartenenti all’Università non potessero attraversarli.
La parte chiusa al pubblico comprendeva uno spazio verde che seguiva la forma delle mura e degli edifici addossati ad esse, nelle quali vi erano gli alloggi, le aule, l’archivio e i laboratori di alchimia e incantamento.
Dalla fine della Crisi dell’Oblivion, e lo scioglimento della Gilda dei Maghi, l’Università ospitava due gilde ottenute dallo scioglimento della precedente: il Sinodo, apparato magico completamente nelle mani del Consiglio degli Anziani e la più libera Accademia dei Sussurri, i cui adepti si specializzavano nell’evocazione dei Daedra.
In più, da sempre, l’Università aveva ospitato il quartier generale dei Maghi Guerrieri, il reparto specializzato nelle arti magiche belliche dell’Esercito.
Esso comprendeva  le stanze d’allenamento, le residenze dei soldati e gli uffici burocratici e aveva sede nella torre in mezzo agli edifici delle Gilde addossati alle mura.
Servatus avvicinò una guardia: “Mi scusi, sono un membro della Commissione straordinaria quattordici. Posso parlare col vostro Comandante in capo?”
La guardia lo squadrò un attimo, poi soffocò un risolino e infine rispose: “Certo, vado subito a chiamarlo, lei attenda nell’atrio della torre”
“Grazie” concluse Servatus ed entrò nell’atrio, una piccola stanza circolare con un tappeto al centro e delle panche.
Verso le pareti vi erano delle vetrinette da esposizione contenenti gemme dell’anima e dei banconi alchemici.
Dopo qualche minuto arrivò il comandante, un biondo bretone alto e robusto, con delle mani grandi quanto un melone.
“Salve, sono Servatus Bantos, membro della Commissione straordinaria quattordici” si presentò l’Imperiale.
“Sì, ho sentito parlare di quella commissione. Bel lavoro state facendo” ironizzò l’altro concludendo con una grassa risata “Generale Maudelaire, comandante in capo del Reparto di Maghi Guerrieri Imperiali, al vostro servizio”
Detto questo ostentò un inchino canzonatorio.
“Come posso aiutarvi?” aggiunse poi.
“Necessitiamo di un gruppo di Maghi Guerrieri” andò subito al sodo  Servatus.
L’uomo si scosse un attimo, poi chiese: “E per cosa, se posso permettermi?”
“Preferirei non dirlo” tagliò corto Bantos.
“Ed io preferirei non dovere insistere” ribatté l’altro. Il suo tono di voce era deciso e burbero.
“Per risolvere definitivamente la questione delle navi nella Baia di Niben” anche la voce di Servatus si era adattata: adesso era fredda e tagliente, in contrasto con il suo viso sorridente.
“Dovrà essere più preciso, temo, non vorrei sprecare uomini per qualcosa di stupido” la tensione stava diventando tangibile.
“Un reparto di maghi guerrieri resi invisibili, una nave che viene attaccata, i nostri eroi scoprono cosa succede, uccidono qualsiasi cosa sia e al ritorno potrebbero avere una medaglia. Forse anche lei” spiegò Servatus “Molto semplice e vantaggioso. Per tutti.”
“Mi sta prendendo in giro?!” tuonò lui con voce irata. C’era qualcosa che non andava…
Il bretone scoppiò in una fragorosa risata che dovevano aver sentito persino nell’Oblivion.
“Stia… si rilassi, signor Bantos, la stavo solo prendendo in giro” disse il generale tra una risata e l’altra.
Servatus si chiese come una persona del genere avesse fatto tanta strada.
Parente di un membro del Consiglio degli Anziani?
Probabile.
“Ad ogni modo non ho nessun uomo da darle” disse Maudelaire una volta calmatosi “Tutti i reparti sono via e le reclute prima di essere pronte avranno bisogno di mesi”
“Ne è sicuro?” chiese Servatus “proprio nessuno?”
“Nessuno” ripeté il bretone “ora, se volete scusarmi, le auguro buona giornata. Ho molti compiti pressanti a cui riservare la mia attenzione”
“Ne sono sicuro” disse l’Imperiale, e si congedò.
Quella visita non l’aveva convinto molto.
C’era qualcosa che non andava in quell’uomo.
C’era qualcosa che non andava in quell’Impero.
 
 
“Sì, salve sono Servatus Bantos, membro della Commissione straordinaria quattordici” si presentò il rappresentante di Bravil.
“Salve, signor Bantos. Come posso aiutarla?” chiese l’addetta all’Archivio Bellico Imperiale.
“Vorrei dare un’occhiata ai registri inerenti ai reparti di Maghi Guerrieri Imperiali” disse Servatus.
“C’entrano qualcosa con la faccenda delle navi?” chiese la donna confusa “Oh, mi scusi. Non sono affari miei”
“Non si preoccupi, signorina” la rassicurò Servatus.
“Perfetto, mi segua, signore” disse la dunmer e cominciò a camminare tra le varie librerie che contenevano i libri su cui era scritta la Storia bellica dell’Impero e dell’intera Tamriel. Forse qualcosa anche di Akavir.
Tutti i risultati delle battaglie, i numeri, i generali, le analisi degli esperti e, nella sezione confidenziale, anche i rapporti, le liste delle spie…
“Ecco qua” disse l’addetta porgendo a Servatus un tomo e indicando un tavolo “Può leggerlo qui se vuole. Mi chiami se ha bisogno”
“Grazie, lo farò” rispose sorridendo Bantos per poi sedersi al tavolo.
Cominciò  sfogliando le pagine inerenti i vari reparti di maghi, ognuna aggiornata regolarmente sulle posizioni attuali.
“Reparto 08211. Attualmente di stanza a Solitude. Reparto 96882. Sciolto. Reparto 12322. Attualmente di stanza a Riverhold”
“Potrebbe essere quello giusto” pensò Servatus appuntandosi mentalmente il numero.
“Reparto 55540. Attualmente di stanza a Rimmen. Causa  rivolte nella zona.”
“Oh, questo è perfetto” esultò sorridendo Servatus per poi osservare meglio la pagina.
“Ma che diavolo?”
Non vi erano rapporti da tre mesi.
“Una svista dell’addetta, un funzionario negligente, un comandante che non è in condizione di scrivere niente, o semplicemente quell’idiota di un bretone ha cucito i rapporti insieme per farne lo zerbino del suo ufficio”
Era perfetto, era a pochi chilometri dal confine con Cyrodiil e, da quel che vedeva, era composto completamente da soldati veterani. Ne avevano viste di guerre…
Si segnò il numero del reparto su un foglio. 55540.
Soddisfatto del lavoro, Servatus chiuse il libro, lo rimise a posto e uscì salutando l’addetta.
Aveva un piano. Un piano un po’ avventato ma comunque fattibile.
Giunto a casa si mise a scrivere una lettera a nome suo e di tutta la Commissione indirizzata ad Albert Nelles, bretone a capo del reparto.
Doveva essere una vera leggenda, quel Nelles, trent'anni di servizio con lodi in ogni missione nella quale era stato inviato. A suo tempo era l’uomo più giovane a comandare un reparto di maghi da battaglia. E in quel momento era il più vecchio.
Voleva pur dir qualcosa, no?
Una volta finito, Servatus chiamò il suo attendente.
“Rodrick, mi hai detto di essere stato un messaggero di un mercante dunmer” cominciò il rappresentante.
“E’ esatto…” rispose l’altro titubante.
“Sei mai stato ad Elsweyr?” chiese l’Imperiale.
“Svariate volte, mio signore. In tutta Elsweyr”  disse il bretone.
“Anche a Rimmen?” domandò  Servatus.
“Anche a Rimmenl, mio signore” precisò Rodrick “un mio caro amico vive lì. Posso chiedere perché?”
“Ho bisogno che tu consegni personalmente questa lettera ad un comandante di reparto di Maghi Guerrieri Imperiali che stanzia lì da un po’. Il nome suo e del reparto sono sulla busta. Questa missione richiede molta inventiva, discrezione e persuasione, Rodrick. Posso contare su di te?” chiese l’Imperiale.
Il bretone fissò con uno sguardo rassegnato la busta.
 
 
 
   
 
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