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Autore: lovingbooks    14/08/2015    5 recensioni
[Modern!AU Highschool setting | Jarida | Già conclusa]
A Merida non è mai importato nulla di quello che gli altri pensavano di lei, fino a quando Jack Frost, uno tra i ragazzi più popolari della sua scuola, non le dice che tutti la considerano la DUFF (Designated Ugly Fat Friend) di Rapunzel, la sua migliore amica e una tra le ragazze più popolari della scuola. Cosa può succedere quando la persona che odi di più al mondo, è l’unica che può aiutarti?
Genere: Generale | Stato: completa
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Jack Frost, Merida
Note: OOC | Avvertimenti: Triangolo
Capitoli:
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Capitolo 17. Scuse importanti, verità conosciute e situazioni imbarazzanti
 
Mi precipitai da Rapunzel, schivando tutta la gente che si era ammassata sotto il palco, senza badare troppo a Hiccup. Anche lei mi stava venendo incontro e, non appena fummo abbastanza vicine, ci abbracciammo. Le circondai le spalle con le braccia e misi la testa nell’incavo del suo collo, dalla parte opposta rispetto a quella in cui si trovava la treccia. Lei, dal canto suo, mi mise le braccia intorno alla vita e sprofondò il viso nei miei capelli. Era un abbraccio che urlava tutte le cose non dette e che sapeva di scuse. Era un abbraccio così forte e vero, così da me e Rapunzel. Solo in quel momento mi resi finalmente conto di quanto mi fosse mancata. Ci separammo solo dopo buoni minuti e iniziammo a parlare contemporaneamente, così mi obbligò a parlare per prima.
 
“Mi dispiace tantissimo: avevi ragione. Oggi Hiccup mi ha baciata e non mi sono sentita bene, anzi. È stato tutto piuttosto strano. E poi anche Jack mi ha baciata e mi ha detto che mi ama ed è stato bellissimo e anche questo era piuttosto strano…voglio dire: io e Jack, chi poteva crederci?” in questo momento fece una strana espressione, facendo intendere che lei lo sapeva.
 
“E comunque, non volevo urlarti contro. Diciamo che ero piuttosto accecata e persa nel mio mondo, per capire quello che mi stavi dicendo. Scusami” le dissi, tutto molto velocemente, lasciando perdere i particolari poco interessanti (che comunque lei mi avrebbe chiesto dopo).
 
“Io sapevo che gli piacevi. E sapevo che ti piaceva. Però non è per questo che ti ho detto che Hiccup era la persona sbagliata” mi disse e, poiché stavo aggrottando le sopracciglia in un’espressione confusa, continuò: “Hiccup ti tradisce. Voglio dire, ti tradiva. L’ho visto entrare nello sgabuzzino circa una paio di volte, con ragazze diverse. Non so cosa facesse lì dentro! Così, quando l’ho visto una terza volta, l’ho aspettato fuori da scuola. Volevo chiedergli che cosa stesse facendo. Ha risposto in modo evasivo e poi ha iniziato ad avvicinarsi a me. Mi ha detto che ero solo gelosa e che anch’io volevo essere una delle ragazze. Allora gli ho risposto che lo facevo per te, che non desideravo affatto stare con lui. E poi mi ha baciata. Voglio dire, ero nel bel mezzo di un discorso e lui mi bacia! Non sapevo cosa fare, ero con le spalle al muro, letteralmente, e non riuscivo a spingerlo via. Poi è arrivato Jack, che lo ha preso per la maglia, allontanandolo da me, e gli ha chiesto cosa stesse facendo. Hiccup ha detto che si stava divertendo e che si stava godendo la vita. Allora Jack lo ha minacciato, gli ha detto di starti lontano. Alla fine, gli ho raccontato tutto. E, a quanto pare, abbiamo avuto entrambi la stessa idea: non dirti la verità e cercare di farti capire che non stavate bene insieme. Ovviamente, non ha funzionato. E tutto è andato sempre peggio, Jack mi ha raccontato dei sentimenti che provava per te e, a pranzo, è stato sempre più imbarazzante: dovevamo sempre fingere di ridere a tutto quello che diceva Elsa. Poi, lui l’ha finalmente lasciata e l’aria è diventata più leggera. Non molto, si sentiva comunque la tua mancanza. Ed è per questo che non devi chiedere scusa. Dovevamo dirti la verità sin da subito, ti avrebbe risparmiato un sacco di torture. E poi, mi mancavi” disse tutto d’un fiato, senza perdere una parola, mentre io perdevo la calma.
 
Io avevo difeso Hiccup, avevo dato tutto per lui. D’accordo, potevo anche non essermi perdutamente innamorata, ma questo non significava nulla in questo momento. Non lo avevo mai tradito e avevo sempre cercato di avere una relazione normale. Lui, d’altro canto, mi aveva tradito più e più volte, con ragazze sempre differenti. Come ha potuto farlo? Io, con tutto ciò che avevo fatto, forse un po’ me lo meritavo. Ciò non significa che a me andasse bene. Ed è per questo che, una volta finito il racconto di Punzie, quando lui si mise dietro di me, lamentandosi della mia stupidità e di quanto sarebbe potuto essere bello fare insieme re e reginetta, che gli tirai un pugno. Lo colpì in faccia e lo zittii, così come si zittii tutto il resto della scuola. Eravamo ancora una volta al centro dell’attenzione. Non ci badai più di tanto, dato che Hiccup aveva una faccia sconvolta e mi chiedeva perché lo avessi fatto. Diventai rossa per la rabbia e gli feci una sfuriata.
 
“Perché l’ho fatto, dici? Perché tu hai osato tradire me? Come hai potuto farmi una cosa del genere? Io ho cercato di starti vicino, di essere una ragazza normale! Mentre tu pensavi solo a te e alla tua popolarità, non è così? Tu pensavi alla tua popolarità mentre mandavi messaggi ai tuoi amici, nel bel mezzo dei nostri appuntamenti. Pensavi solo a te quando hai insultato la mia famiglia. Pensavi solo alla popolarità mentre mi prendevi la mano in pubblico. Pensavi solo a te quando entravi nello sgabuzzino con ragazze diverse. E, anche stasera, pensavi alla tua popolarità mentre venivamo qui, immaginando il momento perfetto in cui ti avrebbero incoronato re del ballo e reso il ragazzo perfetto! Pensavi a te anche mentre mi hai baciato! Come diavolo ho fatto a non capirlo subito? Perché lo stai facendo proprio a me?” stavo urlando e muovendo le braccia in aria.
 
Ero davvero arrabbiata. Non lo ero mai stata così tanto in vita mia. Poi lui rise. Si stava ancora tenendo una mano nel punto in cui io l’avevo colpito, avevo svelato il suo vero carattere davanti a tutta la scuola –per un impeto di rabbia– e lui rideva. Ero così sbigottita che sentii il rossore caldo delle mie guance scomparire piano piano. Poi, non appena aprì la bocca, sbiancai del tutto e mi sentii ridicola.
 
“Sì, forse l’ho fatto per la mia popolarità. Ma sai che c’è? Sono felice che la stiamo finendo qui. Già dall’inizio non riuscivo a guardarti in faccia, con tutti quei capelli rossi che andavano da tutte le parti, quel sorriso strano e quella risata davvero troppo rumorosa. E sai cosa ti dico? Sono stato io a mettere in giro tutta la storia della DUFF. Sono stato io a prenderti in giro alle spalle, quando ancora non ti conoscevo, a spargere voci false su di te. Sono stato io quello che ti ha tradito senza che tu te ne sia nemmeno accorta. Sono sempre stato io!”.
 
La terra mi mancava da sotto i piedi e lui stava per ricominciare a ridere, peccato che Jack gli avesse tirato un pugno nello stomaco. Hiccup aveva risposto e avevano iniziato a rotolarsi per terra, mentre si tiravano pugni, calci e manate. Fu quando vidi l’espressione di Jack che mi risvegliai. Lui era arrabbiato, come se lo avessero offeso, e capii quanto davvero mi amasse. In fondo, Hiccup mi aveva portato a quella che ero: la storia della DUFF mi aveva fatto conoscere Jack, mi aveva cambiata e dato più forza. Non mi importava di quello che aveva fatto alle mie spalle, perché avevo una vita davanti, fuori dal liceo. Così, non appena si rimisero in piedi, mi misi tra di loro, prendendo il pugno di Hiccup in faccia e quello di Jack sulla schiena. Stavano per riprendere, quando urlai loro di smetterla e si accorsero di avermi colpita e si scusarono entrambi.
 
“A me non importa niente di tutto quello che hai fatto prima. Ora ho ancora la mia migliore amica e una persona che mi ama accanto e tutto grazie a te. Quindi, non solo ti perdono, ma ti ringrazio anche” dato che aveva una faccia piuttosto sconvolta, aggiunsi: “Non ti preoccupare, non ti parlerò più, se non per chimica, e se vedrò la tua faccia fuori da quel laboratorio non esiterò a tirarti un pugno”.
 
Dopo di che mi girai verso Jack e gli gettai le braccia al collo, avvicinandomi al suo orecchio per sussurrargli un “grazie”.
 
Tutti ricominciarono a ballare, anche se ormai era abbastanza chiaro che il ballo non aveva un re e una reginetta. Dopo quella piccola rissa abbiamo anche avuto dei problemi con i professori che ci guardavano, ma ce la siamo cavata tutti con la punizione pomeridiana, in cui avremmo dovuto aiutare a pulire la scuola.
 
Io e Jack stavamo ballando un lento, corpo contro corpo, guardandoci negli occhi e sorridendo in modo quasi esagerato.
 
“Quindi, rossa, se io volessi usare il linguaggio di Sophie, potrei dire che sei la mia principessa?” mi domandò, ad un certo punto, e posso giurare che sembrava quasi timido in quel momento.
 
Io, d’altro canto, sentii le mie guance andare a fuoco, ma trovai comunque la forza per tirare fuori le parole dalla bocca.
 
“Direi di sì…E quindi tu sei il mio principe?” gli domandai a mia volta, sentendomi sempre più rossa in volto.
 
Lui mi rispose con un bacio, che trasmetteva tutte le cose che non era in grado di dirmi. E passammo la serata così: ballando lenti l’uno attaccato all’altra e non badando a quelli che ci stavano intorno, fino a quando non arrivò l’ora del mio coprifuoco e lui mi riaccompagnò a casa. Una volta che ebbe accostato nel vialetto, lo salutai con un veloce bacio sulla guancia ed entrai dritta dentro casa mia, chiudendomi silenziosamente la porta alle spalle e sospirando con un’aria felice. Mi sentivo ancora rossa e la situazione non andò meglio quando sentii i miei genitori parlare in salotto.
 
“Sarà già entrata?” domandò mio padre.
 
“No, però secondo me l’ha baciata” gli rispose mia madre.
 
“Ma era Jack o Hiccup?” domandò di nuovo.
 
“Per me Jack” fu la risposta di mia madre.
 
Decisi di interrompere la loro conversazione e fare finta di nulla, così sbattei la porta, facendo abbastanza rumore per farli smettere di parlare e li salutai. Loro corsero all’entrata, con un sorriso stampato in volto e mi salutarono. Io ero sempre più imbarazzata. Era una serata piuttosto strana.
 
“Ciao Merida!” disse mio padre con davvero troppo entusiasmo.
 
“Com’è andato il ballo?” chiese mia madre.
 
“Bene” dissi, semplicemente.
 
“Solo bene?” chiese nuovamente.
 
Alzai le sopracciglia come risposta ed entrambi sbuffarono e incrociarono le braccia –erano proprio fatti l’uno per l’altra.
 
“Abbiamo visto una macchina, bambina. E siamo piuttosto curiosi di sapere come è andata al ballo con il tuo ragazzo” disse mio padre, cercando di assumere un tono dolce. Non ci riuscì.
 
“Io e Hiccup abbiamo rotto” annunciai con un tono di voce quasi neutro, mentre mia madre cercava di nascondere un sorriso e mio padre si trattenne dall’esultare entusiasta.
 
“Uff, avanti, potete pure mettervi a saltare. Solo non fate troppo rumore!”.
 
E così mia madre e mio padre si batterono un cinque davanti ai miei occhi. Per fortuna non ero triste per la mia rottura, altrimenti tutto ciò sarebbe stato piuttosto offensivo.
 
“Quindi chi ti ha accompagnato a casa?” mi domandò mia madre, senza togliersi il sorriso dal volto.
 
“Non lo saprete mai” risposi, spostandomi dalla porta e dirigendomi verso le scale.
 
Peccato però che mio padre si mise in mezzo e non riuscì a passare. Stavo per protestare, ma lui fece la faccia da genitore più serio e cattivo dell’anno –anche se prima aveva esultato come un bambino la mattina di Natale.
 
“Siamo i tuoi genitori e dobbiamo sapere con chi vai in giro. Quindi, Merida, chi ti ha accompagnata a casa?” mi chiese, con un tono che doveva sembrare severo.
 
Mi trattenni dal ridere e sbuffai rumorosamente, per far sapere loro che la stavano prolungando davvero troppo.
 
“Jack. Sono successe delle cose, però. Ne possiamo parlare domani?” domandai, cercando di spostare mio padre dalla mia strada.
 
Si trattennero, questa volta. Credo che non si siano messi a saltare per la casa solo perché avevo usato un tono piuttosto serio. Così mi augurarono la buonanotte e mi lasciarono andare in camera. Quando stavo per addormentarmi, una volta finito di svestirmi ed essermi lavata i denti, li sentii parlare di nuovo: stavano facendo commenti davvero troppo positivi su Jack. Mi addormentai solo quando, finalmente, cambiarono discorso. 
  
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