6.
“Pronto
a tornare a casa?” Lisa si fermò sulla soglia della porta e sospirò guardando
con un sorriso Bruno.
L’uomo
se ne stava seduto sul letto, indossando i suoi pantaloni color cachi e il suo
maglioncino azzurro sopra la camicia chiara; in pieno stile Bruno Rossetti. La
guardò regalandole un sorriso e Lisa pensò che somigliava molto a sua madre, o
almeno a sua madre da giovane. Ricordò, con un vago senso di tristezza, il
giorno in cui si erano seduti a terra, su un grande tappeto verde, e avevano
sfogliato un gigantesco album pieno zeppo di foto di ogni tipo.
Di
alcuni Bruno non aveva saputo dirle assolutamente nulla, con l’età che avanzava
la memoria sembrava dileguarsi lentamente ma gradualmente e purtroppo nessuno
poteva fare niente per impedirlo.
Di
altri invece le aveva raccontato storie straordinarie, come le avventure di sua
cugina Serafina che per anni aveva raccolto le olive nelle campagne dei ricchi
agricoltori siciliani e che aveva finito per sposarne uno.
Della
Sicilia e di quella sua cugina che lui chiamava amorevolmente Fina, aveva
parecchi ricordi e nessuno di loro sembrava volersi cancellare dalla memoria.
“Prima
è passato il tuo amico,” le disse alzandosi. “Quello con i capelli gellati e il completo italiano da almeno duemila dollari.”
Lisa
gli si avvicinò di qualche passo. “Intendi Harvey Specter?”
“Esatto,”
mormorò lui inforcando gli occhiali. Le lenti rotonde gli davano un aspetto
sbarazzino, persino un po’ stravagante. “Harvey… ha uno stile niente male, devo
dire. Mi ha portato un’ottima bottiglia di vino italiano. Ha detto che fa bene
al cuore, e mi ha detto alcune cose, in quanto mio avvocato…”
Bruno
lasciò la frase a mezz’aria, ma Lisa sapeva di quali cose stesse parlando. Si
prese un attimo per capire se quel bruciore che sentiva pungerle la bocca dello
stomaco era rabbia o gratitudine; spettava a lei parlare a Bruno di quelle cose ma forse Harvey sapeva che
non avrebbe mai trovato il coraggio necessario a farlo.
Ancora
una volta si fermò a riflettere sulla follia di tutta quella situazione, a
quanto la sua vita fosse cambiata in così poco tempo, a quanto Harvey Specter si stesse rivelando diverso da come lei lo aveva
immaginato.
Forse,
si disse mentre si metteva a sedere sul letto di suo zio, non sarebbe finita
dopo il sesso… forse lui avrebbe davvero potuto amarla. Il pensiero che presto
avrebbe dovuto lasciare New York per tornare in Italia con Bruno la riportò
alla realtà con una forza talmente brutale ed inaspettata che quasi le venne da
piangere. Ma si trattenne e si sforzò di mantenere il controllo; sarebbe finita
ancor prima del sesso, e quel sesso non sarebbe mai diventato amore.
Dubitava
che lui sarebbe rimasto ad aspettarla per chissà quanto tempo. E in fondo perché
avrebbe dovuto? Lei non sarebbe mai stata adatta ad uno come Harvey. Al massimo
sarebbe tornata a servire drink a quelli come lui in qualche bar e tutto
sarebbe finito com’era iniziato; con delle tartine al salmone, qualche
bicchiere di troppo, un sorriso e l’illusione di essere speciale per qualcuno
che di ordinario, nella propria vita, non aveva assolutamente nulla.
“Non
so se essere arrabbiata con lui perché te l’ha detto o se essergli grata… non
so se avrei saputo trovare il coraggio o le parole giuste” disse stringendo la
mano di suo zio che nel frattempo si era rimesso seduto.
“Immagino
che non debba essere stato facile per te sapere che… che ho fatto un bel
disastro” scherzò l’uomo. Ma nel suo tono c’era solo tanta amarezza.
Lisa
si strinse nelle spalle. “Ho sempre saputo che sei un pasticcione. Solo che non
avevo capito fino a che punto.”
“Mi
dispiace Lisa” sussurrò Bruno. “Non sapevo che ci fosse qualcosa che non andava
nei miei documenti… all’inizio. E quando l’ho scoperto, appurato che i tuoi
erano tutti in regola… beh ho pensato che se nessuno se ne era accorto fino ad
allora…”
“Già…”
Lisa annuì abbassando lo sguardo per un attimo, poi rialzandolo per fissare un
punto imprecisato della stanza. “Scommetto che non avevi pensato che se mai
avessi avuto un infarto sarebbe saltato fuori che qualcosa non andava vero?”
Bruno
scosse il capo accennando una risata. “Avrei dovuto pensarci. Beh… che vuoi
farci? È la vita. Ma dimmi… cosa c’è tra te e quell’avvocato?”
Lisa
si passò una mano tra i capelli. “A dire il vero non lo so. Ma non ha
importanza. Qualunque cosa sia finisce oggi. Se dobbiamo tornare in Italia…”
“Dobbiamo?”
la interruppe Bruno. “I tuoi documenti sono in ordine, sono solo io quello che
se ne deve andare.”
“Io
sono tutto quello che hai zio Bruno. Non ne discuteremo neppure, io torno in
Italia con te.”
****
Il
palazzo in cui viveva Harvey era esattamente come se lo era immaginato. Quando
era entrata e aveva visto quella specie di piccolo salottino nell’angolo
destro, Lisa si era chiesta quanto diavolo costasse vivere lì. Era stato un
pensiero istintivo, forse dettato dal fatto che aveva avuto la sensazione che
persino le maniglie delle porte in quel posto costassero quanto metà della sua
casa.
Ma
d’altronde uno come Harvey dove altro avrebbe potuto vivere? Un avvocato
brillante e di grande successo… non poteva certo abitare in una piccola casa di
periferia o in un fatiscente palazzo.
Era
stato piuttosto facile procurarsi il suo indirizzo. Quando aveva chiamato il
suo ufficio e Donna le aveva comunicato che era già andato a casa perché aveva
dei documenti da studiare per un caso molto importante, tutto quello che aveva
dovuto fare era stato chiedere se per caso l’avesse disturbato se fosse passata
a trovarlo. Donna le aveva assicurato che non sarebbe stato un disturbo e le
aveva detto di prendere carta e penna per appuntare l’indirizzo.
Le
aveva anche dato una piccola “dritta”, consigliandole di portare la cena, perché
difficilmente Harvey si sarebbe ricordato di mangiare altrimenti.
Così
Lisa aveva preparato una teglia di lasagne, anche se non aveva intenzione di
trattenersi a lungo.
Una
volta di fronte alla porta giusta, allungò la mano libera e bussò per tre
volte. Stava per bussare una quarta quando si aprì.
Harvey
la fissò con un’espressione sorpresa. Uno stupore talmente genuino che a Lisa
venne da ridere. Era vestito casual, con un paio di pantaloni scuri e una
maglietta grigia, i capelli leggermente spettinati e in mano un bicchiere di
vino rosato.
“Lisa,”
mormorò incredulo. “Cosa ci fai qui?”
Lei
fece un grosso respiro. “Avevo bisogno di parlarti, così ho chiamato il tuo
ufficio e Donna mi ha detto che ti avrei trovato qui.”
“E
quella?” l’uomo indicò la teglia stretta nelle sue mani.
“Donna
mi ha anche suggerito di portarti qualcosa per cena. Ha detto che lavori ad un
caso molto importante e che se non ci avessi pensato io probabilmente ti saresti
persino scordato di cenare. Così ho preparato le lasagne.”
Harvey
sorrise, e agli angoli dei suoi occhi si crearono quelle pieghette che gli
facevano lo sguardo furbo ma dolce. “Donna ha ragione. Vieni dentro, così
possiamo parlare mentre ceniamo.”
Lisa
annuì avanzando di qualche passo. Poi aspettò che lui richiudesse la porta e lo
seguì fino alla cucina. Mentre lui le prendeva le lasagne di mano e le metteva
a riscaldare nel forno a microonde, la donna si guardò intorno e notò che, come
il suo ufficio, anche il suo appartamento offriva una vista mozzafiato sulla
città. Era una casa bellissima, proprio come la casa che aveva sempre
immaginato lei quando si era spinta oltre e aveva sognato un futuro fatto di
indipendenza e tranquillità economica e non solo.
“Ti
piace la casa?”
La
voce di Harvey la riportò alla realtà e mentre lui la aiutava a togliersi il
cappotto, lei fece cenno di sì col capo fissando gli occhi sulla porta di una
stanza. Dal punto in cui si trovava poteva intravedere un grande letto e si
chiese quante donne ci avessero dormito sopra.
“Hai
una casa davvero stupenda,” mormorò voltandosi per sorridergli. “Ma prepara la
tavola solo per te, io non mi tratterrò a lungo.”
“Perché?
Hai da fare per caso?”
“Devo…”
farfugliò Lisa. Ma non c’era un modo buono per dirgli che era andata lì per
salutarlo. Un addio probabilmente. “Io…”
“Lisa,”
le disse Harvey avvicinandosi ancora di più a lei. “Stai bene?”
Lei
annuì aprendo e chiudendo i pugni un paio di volte, nella speranza che le mani
le smettessero di tremare. Ne alzò una e gliela poggiò sul viso, accarezzandogli
le labbra con il pollice.
“Pare
che questa volta tocchi a me” gli sussurrò.
Harvey
le baciò la punta del pollice prima di parlare. “Tocchi a te cosa?”
“Non
sapere cosa dire.”
Lui
abbozzò un sorriso ricordando quando al loro primo appuntamento aveva fatto
scena muta quando l’aveva vista bellissima sulla soglia di casa. Stava per
dirle qualcosa quando lei lo baciò. Un bacio delicato, ma deciso.
L’uomo
piegò poco il capo, con la punta della lingua le solleticò le labbra e quando
lei le dischiuse, rispondendo a quel tocco, tutto si fece più caldo. Lisa gli
circondò il collo con le braccia, poi affondò le mani nei suoi capelli mentre
lui se la stringeva al petto avvolgendola con entrambe le braccia. Con un gesto
veloce lui la sollevò da terra e la portò dritta in camera da letto senza
smettere di baciarla.
Solo
quando raggiunsero il letto si staccò da lei, il tempo necessario a farla
sdraiare. Lisa lo osservò mentre dolcemente le sbottonava la camicetta,
accompagnando la discesa verso l’ultimo bottone con dei baci leggeri sul collo,
tra i seni, sull’addome. Poi, dopo averle sorriso, Harvey si sfilò la maglietta
e si piegò fino a poggiare di nuovo la bocca sulla sua.
Lei
gemette contrò le sue labbra, appagata dal calore delle sue dita che le
stringevano prima le mani, poi i fianchi.
Quando
interruppero il bacio per respirare, Lisa gli prese il viso tra le mani e lo
guardò dritto negli occhi. Si accorse, mentre quello sguardo bello la osservava
in attesa, che lo amava e non le era più possibile negarlo. Per quanto assurdo
fosse, per quanto affrettato sembrasse… lei si era innamorata di lui. Del suo
modo di fare, del suo modo di essere, di quelle labbra che ora arrossate
sembravano affamate di lei.
“Vorrei
dirti una cosa, prima” gli sussurrò. “Ma ho paura che potrebbe rovinare questo
momento ed io voglio che sia perfetto.”
Harvey
scosse poco il capo, dandole un rapido bacio prima di guardarla di nuovo. “Non
c’è niente che potrebbe rovinare questo momento.”
“Promesso?”
“Promesso.”
“Io
ti amo,” confessò lei. “Non so quando sia successo, ma ti amo.”
Harvey
sembrò irrigidirsi per un attimo, poi Lisa lo sentì rilassarsi nuovamente.
Pensò che era un buon segno anche se non sapeva cosa le avrebbe risposto. Le
sarebbe andata bene qualunque parola, perché in fondo quello era un addio,
anche se lui non lo sapeva.
L’uomo
però non disse nulla, semplicemente poggiò le labbra sulle sue e in quel bacio
Lisa trovò la sua risposta.