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Autore: Skrill rider    20/08/2015    4 recensioni
Primo libro di una serie, in cui si vedrà Hiccup e i suoi amici in una delle più grandi avventure della storia dell'isola di Berk. In questo primo libro Hiccup e i suoi amici hanno ancora quindici anni, e la Morte rossa è stata sconfitta solo da qualche mese. Durante un normale addestramento, incontreranno una persona speciale, che rimarrà con loro e li aiuterà a sventare le trame malvage di un nuovo nemico, tanto astuto quanto crudele. Tra combattimenti, viaggi, intrighi e minacce i nostri eroi si ritroveranno a dover ostacolare la distruzione non solo di Berk, ma probabilmente di tutto il mondo, e durante la storia scopriranno verità nascoste, nuove isole, strane creature...
E come finirà? Ci sarà un lieto fine? E se sarà così, il finale sarà davvero felice, o ci saranno dei veli di tristezza?
Non vi resta che leggere e seguire i cavalieri di Berk nelle loro più grandi avventure, narrate in queste cronache.
Buona lettura e buona avventura!
Genere: Avventura, Azione, Fantasy | Stato: completa
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Astrid, Hiccup Horrendous Haddock III, Nuovo personaggio, Un po' tutti
Note: Movieverse | Avvertimenti: Contenuti forti
Capitoli:
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- Questa storia fa parte della serie 'Cronache di Berk'
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Arkius e i gemelli si erano silenziosamente addentrati lungo uno stretto cunicolo che scendeva verso il basso. Avevano tutti e tre un’arma e una torcia ciascuno ed erano all’erta.
L’oscurità si faceva sempre più fitta, le torce ormai erano appena sufficienti per fargli luce a un metro di distanza. Se fosse arrivato un pericolo non l’avrebbero sicuramente visto, quindi dovevano fare affidamento all’udito. Nessuno fiatava e stavano attentissimi a camminare con passo felpato.
Il cunicolo si allargava sempre di più, mentre scendeva. I ragazzi si tennero rasenti alla parete di sinistra. Su di essa c’erano molte scritte. Incantesimi, preghiere, anatemi, maledizioni.
I ragazzi scesero sempre più in profondità. Sembrava quasi che quella galleria dovesse portarli negli inferi.
E le pareti si facevano sempre più ricche di scritte.
Ad un certo punto si imbatterono anche in alcuni disegni. Scene di caccia, riti agli dei, lavori di scolpitura.
Improvvisamente un volto demoniaco con gli occhi fuori dalle orbite e la bocca spalancata spuntò fuori dalle tenebre profonde. I ragazzi si spaventarono a morte, ma riuscirono a non urlare.
Ansimarono un attimo per calmare il battito cardiaco.
-Che cos’è quello?- bisbigliò Testabruta.
-Un feticcio, suppongo.- rispose Arkius –probabilmente è stato messo lì per tenere alla larga i ladri.-
-Ma che cosa ci sarà mai da rubare in questa caverna umida?- chiese Tufo, facendosi più vicino ai due ragazzi, come un bambino che aveva paura del buio. In effetti era più o meno così.
-Direi che stiamo per scoprirlo.- rispose Arkius vedendo che la galleria terminava in un’apertura da cui passava una luce flebile.
Una volta oltrepassata i ragazzi si trovarono di fronte uno spettacolo assolutamente incredibile, che li lasciò a bocca aperta.
Davanti a loro si stendeva una gigantesca sala del trono scavata nella roccia. Era illuminata da una debole luce che filtrava da una finestrella in alto.
La sala era cubica, circondata da colonne di dimensioni titaniche. Ai lati sorgevano delle statue raffiguranti dei vichinghi. In fondo, invece c’era un trono immenso, pieno di bassorilievi di armi, draghi e navi.
-La tomba degli Antichi.- sussurrò Arkius.
-La che?- chiesero in coro i gemelli ancora incantati dall’immensità di quella sala.
-La tomba degli Antichi. Hiccup me ne parlò quando avevamo dieci anni.- spiegò il ragazzo –Qui sono commemorati i re dei vichinghi che si avventurarono così a nord alla ricerca di un’isola da colonizzare, in questo caso Berk. Appartengono a delle generazioni antichissime. Ancora più antiche di Bork.-
Iniziarono ad avanzare lungo il salone, mantenendosi sempre all’erta.
Se erano finiti lì significava che Harald aveva trovato un modo per aggirare la stanza. Oppure avevano completamente sbagliato strada.
Arkius si sedette un attimo a riflettere. Non ne poteva più di stare là sotto. Era la sua unica vera paura: la claustrofobia. Lui era fatto per librarsi libero nel cielo, si sentiva in gabbia sotto terra.
Fosse stato per lui sarebbe uscito di corsa, ma dovevano trovare quelle maledette chiavi.
-Ok ragazzi. Dobbiamo cercare il carceriere. È lui che ha le chiavi di tutte le porte. L’ho visto mentre ero qui in prigione.- disse. Il pensare al periodo di prigionia gli fece tornare in mente Eyvind. Scosse la testa. Non era il momento per la malinconia.
Si misero a correre verso il trono. Cercavano una leva che lo facesse spostare. La trovò Tufo. Una piccola ascia che si spostava leggermente.
Il trono si staccò dal muro e si sposto di lato, rivelando un buio cunicolo stretto, pieno di ragnatele, che andava verso l’alto.
“Grandioso” pensò Arkius. La sua forza di volontà stava decisamente per cedere.
Si avventurarono nel tunnel, stando più vicini possibile.
Incontrarono ancora altre pitture rupestri e altri feticci, ma proseguivano spediti, senza più badarci, finchè trovarono ciò che cercavano: un tunnel secondario, scavato dagli uomini di Harald, che portava chissà dove. Presero quella direzione.
Lo seguirono fino a che non li portò ad una botola. Arkius fece segno ai gemelli di aspettare e la sollevò cautamente. Era pesante, ma lui era abbastanza forte da sollevarla. Fece leva sulle ginocchia e l’aprì quel tanto che bastava per una sbirciatina.
Erano arrivati nel corridoio che percorreva le carceri, quello in cui Arkius stesso aveva camminato.
I carcerati non c’erano. Dato che era giorno erano sicuramente andati a lavorare.
Arkius sollevò di più la botola, facendo cenno con la testa a Tufo e Bruta  di uscire, poi uscì anche lui.
Spensero le torce, per non essere visti e iniziarono ad avanzare cautamente.
-E voi chi siete?- chiese all’improvviso una voce profonda dietro di loro.
I ragazzi fecero un salto per lo spavento, ma voltandosi videro che si trattava di un uomo alto e scuro, come Arkius. Era molto muscoloso, aveva i capelli lunghi, ma rasati ai lati della testa, un orecchino all’oreccho sinistro e un accenno di barba scura sul mento. Era a torso nudo e si intravedeva un tatuaggio sulla spalla destra che raffigurava il simbolo della classe stoker. Vestiva solo con dei pantaloni larghi e neri, stivali neri e cintura nera. Avrà avuto almeno vent’anni.
Dietro di lui c’erano altri cinque uomini più o meno della sua stessa età, vestiti alla sua stessa maniera, solo con l’aggiunta di logori camiciotti da garzoni di bordo. Tutti avevano i capelli lunghi tenuti indietro da una bandana. Sembravano quasi dei pirati.
E tutti e sei erano in prigione.
-Niente paura- li rassicurò –siamo solo degli umili marinai privati di nave, capitano e libertà.-
-Il mio nome è Arkius.- si presentò il ragazzo –e loro sono Testaditufo e Testabruta.-
-Io sono Axel, e loro sono Anders, Elias,  Odd, Thor e Martin.- rispose l’omone indicando i compagni.
-Come mai voi siete in carcere, anziché a lavorare?- chiese Arkius.
-Per punizione.- rispose quello più magro, e all’apparenza più giovane, che aveva il suo camiciotto bianco tutto strappato, di nome Martin –ci eravamo ribellati.-
-Se vi aiutiamo ad uscire, ci aiutate a combattere una guerra?- propose Arkius.
-E mi spieghi cosa ci guadagniamo?-  sogghignò Odd, che era massiccio e indossava un cappello da pirata bruciacchiato.
-Per esempio sopravvivrete.- rispose il ragazzo.
I sei marinai si consultarono un momento. –E va bene.- rispose Axel.
In quel momento sentirono dei passi, ed ecco che comparve il carceriere. Arkius, veloce come un fulmine saltò tirandogli un colpo violentissimo con il manico dell’ascia dritto in fronte, mentre i gemelli si avventavano sul corpo svenuto e iniziavano a picchiarlo senza motivo.
Il ragazzo prese il grosso mazzo di chiavi e, una volta trovata la chiave, aprì la cella dei marinai, che uscirono contenti e tirandosi delle gran pacche sulle spalle.
Si diressero direttamente verso l’uscita. Aprirono la porta e tramortirono le guardie.
Scesero furtivamente lungo la costa, fino ad arrivare alla gabbia dei loro amici. Trovarono la chiave giusta e aprirono la grata, liberandoli.
-Arkius!- lo salutò Hiccup –sapevo che ce l’avreste fatta! E quelli chi sono?- chiese indicando i marinai, che guardavano i loro draghi come incantati.
-Te lo spiegherò dopo, ora ognuno prenda uno dei nostri nuovi amici sul suo drago e li accompagnino all’isola.- disse spiccio Arkius.
E così fecero, partirono e sfrecciarono via.
Durante il volo di ritorno Arkius ebbe l’occasione di osservare meglio quei nuovi personaggi.
Axel lo aveva già visto abbastanza bene, ma ora poteva osservare che portava una fila di coltelli sui lati degli stivali.
Anders era alto e snello, aveva una casacca bianca e una giubba smanicata nera e sporca. Aveva i capelli lunghi, neri e ricci, tenuti a bada da una bandana rossa e da un cappello pirata. Continuava a controllarsi i polsi, come ad assicurarsi che li avesse ancora attaccati.
Elias aveva la stessa corporatura di Anders, ma era biondo e coi capelli lisci. Il suo camiciotto era nero e portava un cinturone a tracolla, attaccato al quale un tempo c’era stata un spada forse.
Odd era di corporatura massiccia, con i capelli neri e lunghi fino all’altezza della clavicola, tutti unticci. Indossava un cappello da pirata bruciacchiato e un camiciotto bianco e slacciato pieno di macchie di unto. Probabilmente era stato il cuoco della sua ciurma.
Thor era muscoloso, ma non quanto Axel. Aveva i capelli castani e lunghi, legati in dreadlocks e tenuti a bada da una bandana nera. Aveva una barba rada sul mento e una cicatrice gli tagliava il labbro verticalmente. Vestica anche lui un camiciotto bianco, ma con una giubba lunga fino alle cosce e decorata da fili d’oro sui bordi. Probabilmente era il primo ufficiale.
Martin, era il più giovane e il più magro. Indossava una casacca le cui maniche erano andate perdute e le braccia e le mani erano piene di escoriazioni. Inoltre tentava sempre di scrutare l’orizzonte, tranne qundo era occupato ad accarezzaere un ciondolo dorato che portava al collo. Doveva essere stato la vedetta.
Il viaggio proseguì tranquillo e in silenzio, mentre il cielo prendeva una sfumatura sempre più scura.
Arrivati all’isola Stoick gli corse subito incontro e chiese un rapporto. Gli raccontarono per filo e per segno ciò che era successo e gli presentarono i marinai.
L’immenso accolse volentieri i nuovi arrivati, ma dopo prese in disparte Hiccup, Arkius e Astrid e gli disse:- State correndo troppi rischi. Non possiamo più aspettare, dobbiamo riprenderci la nostra isola. Abbiamo l’ascia, i draghi e la gente di Berk. Ho capito perché Harald sta facendo tutte queste minacce: ha capito che in questo momento è debole e vuole tenerci buoni. Invece noi attaccheremo. Arkius, non potresti fornire un drago per ciascun abitante di Berk?-
-Certamente capo!- esclamò il ragazzo entusiasta.
-Molto bene, ecco cosa farete. Hiccup, ti occuperai di preparare un piano d’attacco insieme a me, utilizzando anche le informazioni che Arkius ti potrà dare sui cunicoli sotterranei. Arkius fornirà a ciascun berkiano un drago d’assalto. Astrid, tu aiuterai Skaracchio a supervisionare la qualità di armi e armature.-
I tre ragazzi annuirono.
Quella sera Arkius stava camminando nel suo allevamento. Voleva dare un saluto ai suoi draghi, perché anche se li aveva addestrati bene, non poteva sapere se qualcuno sarebbe rimasto ucciso.
Ecco che scorse un’ombra aggirarsi furtiva.
Decise di inseguirla silenziosamente.
Quando fu a tiro le saltò addosso e gli levò il cappuccio dalla faccia, pronto a colpire.
Si bloccò in tempo.
-Eyvind?-
 
ANGOLO AUTORE
 
Ciao ragazzi! Eccomi qui con un altro capitolo, scritto con la massima dedizione e impegno! Ahahah! Spero che vi piaccia. Ora tutto si fa più interessante, voi che ne dite? Ma in realtà non è ancora finita!
Vabbè sentite, tutto verrà svelato con il tempo. Vorrei ringraziare ancora chi mi recensisce sempre. Grazie mille!
Ciao!
Skrill rider
PS: c’è qualcuno che non mi recensisce più, spero che non sia perche la storia non gli piace! Ahahah tornate raga!
Ok al prossimo capitolo!
   
 
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