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Autore: SweetNemy    20/08/2015    1 recensioni
Cambiare, all'improvviso, continente, nazione, scuola, amici, tutto non dev'essere facile, ma si trova sempre qualcuno che incuriosisce e che ci fa dimenticare, anche solo per un secondo, di essere completamente soli in una città sconosciuta.
Così è cominciata l'avventura di Iris, una ragazza rivoluzionaria e intraprendente... :3
Genere: Commedia, Mistero, Science-fiction | Stato: in corso
Tipo di coppia: Het
Note: nessuna | Avvertimenti: Triangolo | Contesto: Scolastico
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Salve a tutti :3 grazie per essere entrati a leggere ^^ 

Spero che la storia vi piaccia anche perché il personaggio principale maschile è un personaggio a cui tengo molto :D


MISTERY’S ACADEMY


CAPITOLO 1. L’INCONTRO

Restavo in piedi di fronte a un imponente cancello scuro.
Il sole non riusciva a guardare il mondo quella mattina giacché il cielo era ricoperto di nuvole.
Rimasi lì, ferma a guardare per un bel po' e inevitabilmente mi chiesi come mai mi trovassi lì.
Una scia di frammenti della mia vita, chiamati usualmente "ricordi", prese il controllo della mia mente; dopo un incidente nel piccolo quartiere di Ottawa in cui vivevo la mia vita e quella della mia famiglia sono radicalmente cambiate.
Da allora mio fratello gemello non riesce più a parlare, mamma continua a dire che è rimasto profondamente traumatizzato.
Ci siamo trasferiti qui nella speranza che, non vedendo più quel luogo in cui il suo cuore è crollato, la sua vita riprenda a scorrere come una volta.
La campanella mi riportò alla realtà: mi trovavo di fronte al cancello del mio nuovo liceo di Arnavant, vicino Marsiglia, Francia.
La ferrea struttura si aprì e tutti si decisero ad entrare, con l'entusiasmo dei primi giorni di scuola che, ahimè, si perde durante l'anno scolastico.
Come al solito trovai i soliti gruppi, più o meno grandi, di persone che si dirigevano verso la porta d'ingresso, insieme o separandosi.
-Iris? Sei pronta? - mi chiamò mio padre distraendomi dal paesaggio circostante.
-Eh? Certo. Andiamo. -                                                                                                                      
Ci dirigemmo verso la porta d'ingresso e, a differenza di tutti che andavano a destra, noi imboccammo la sinistra, verso un cartello bianco in cui giaceva la scritta "PRESIDENZA".
-Buongiorno. - Salutammo all'unisono io e mio padre, e l'uomo davanti a noi si alzò ricambiando il gesto di cortesia e chiedendoci di accomodarci.
-Quindi tu sei Iris, la nuova alunna? - domandò il preside cercando, probabilmente, di farmi sentire a mio agio -Spero la scuola sia di tuo gradimento e spero riuscirai ad ambientarti dopo diversi anni che quei ragazzi sono uniti. La maggior parte ha fatto le scuole medie insieme.
-Lo spero anch'io, signore. -
-Ti prego, il signore è uno soltanto. Chiamami "professore". -
-D'accordo, professore. -
Dopo aver saputo la sezione e il modo per raggiungerla salutai cortesemente e m'incamminai.
"Per essere un preside di un istituto così grande e importante, è davvero una bravissima persona." pensai mentre raggiungevo la 2^ D, la mia nuova classe.
Questo istituto era particolare: aveva un’ala per la scuola media e un'altra per il liceo; ogni anno di corso stava su un piano, il primo anno sul primo piano e così via.
Dopo aver chiesto svariate volte ai collaboratori di piano dove si trovasse la mia classe, ecco che mi si presenta davanti: era una normale classe di liceo, ma già la sentivo speciale.
Succede sempre così, ho, ogni volta, delle grandi aspettative.
Bussai e aspettai mi venisse dato il consenso per entrare, dopodiché varcai la soglia e salutai cortesemente.
-E tu chi diamine saresti? Ti pare questa l’ora di arrivare in classe? – mi rispose, “cordialmente”, il professore che scriveva alla lavagna un resoconto del programma, che da quanto leggevo, doveva essere di francese.
Era un uomo sulla sessantina, con capelli e baffi bianchi, che camminava con la schiena un po’ curva e il bastone; gli occhiali così doppi che se non avessi saputo com’è fatto un paio d’occhiali, avrei azzardato l’ipotesi che abbia messo due vetri antiproiettile agli occhi.
Era un personaggio alquanto goffo, e penso anche smemorato, visto che avrebbe dovuto sapere del mio arrivo.
-Sono Iris Starlight, la nuova alunna. Sono arrivata quest’anno in Francia. –
-Starlight hai detto? Adesso controllo sul registro di classe. – disse mentre prendeva in mano l’oggetto in questione e iniziava a guardarlo da cima a fondo. –Ah, ecco il tuo nome. Però sei arrivata in ritardo comunque. –
-Ero in presidenza con mio padre. Se vuole può chiederglielo. –
-A tuo padre? – questo tipo era davvero rimbambito.
-Al preside. – risposi, anche leggermente seccata.
-Preside? No, non lo ritengo necessario. – probabilmente tra quei due non correva buon sangue. –Bene, ragazzi. Questa è Iris, la vostra nuova compagna di classe. Spero andrete d’accordo. – si rivolse ai ragazzi, poi guardò me –Beh, cara, siediti pure dove c’è posto. – disse guardandosi intorno e cercando una sedia vuota, che trovò in seconda fila, accanto a un ragazzo biondo con la testa fra le nuvole. –Mi dispiace, ma ti tocca Caron come compagno di banco. –
-Ha detto qualcosa professore? – domandò il mio nuovo compagno di banco.
-Mi prendi in giro Caron? –
-Questo spetta a lei deciderlo. – sorrise beffardo – Se vuole, può portarmi in presidenza. –
-No, non lo ritengo opportuno. Forse mi sono semplicemente scaldato un po’, alla fine sei un bravo ragazzo. – adesso era chiaro che questo tipo aveva paura del preside. Chissà per quale ragione.
Finita l’ora di lezione, captai dalle voci dei miei compagni di classe che il prossimo professore avrebbe fatto tardi ad arrivare.
-Ehm... – il ragazzo seduto accanto a me si schiarì la voce, ricevendo la mia attenzione. – Mo… molto piacere, sono... Arsène. – iniziò a grattarsi la testa. – Tu come ti chiami? Sai, prima ero in dormiveglia e non ho ascoltato. –
-Iris. – dissi sorridendogli e stringendogli la mano.
-Ragazzina, non farti illudere dal suo finto sorriso, questo tipo è un ripetente svogliato e maleducato. – se ne uscì un tipo con una t-shirt nera bucherellata e una catena al collo.
-Joёl, è più credibile la gravidanza di un toro, che quello che esce dalla tua bocca. –
-È più credibile la gravidanza di un toro, al fatto che tu sia un bravo ragazzo, vorrai dire. –
-Vuoi davvero morire, è? – si alzò Arsène e prese l’altro ragazzo per il bavero dei vestiti.
-Non ci stai facendo una bella figura. – rispose a tono l’altro, anche trovandosi in posizione di svantaggio. – Avanti, dille la verità. –
-Credi che non ne abbia il coraggio? – lo lasciò andare in maniera brusca e mi guardò –Sono ripetente, è vero. Ma questo non significa che sia maleducato o svogliato. – riprese a fissare quel tipo –E non dirò di certo a te le mie ragioni. –
-Non... ascoltarlo. – cercai di dirgli. Purtroppo non conoscendolo, non sapevo come prenderlo –Io credo in ciò che vedo, non in ciò che gli altri mi dicono di aver visto. –
-Figurati, sto bene. Ho semplicemente sonno. – rispose sbadigliando e appoggiando la testa sul banco.
Che strano tipo!
Alzai le sopracciglia e sospirai rassegnata.
Approfittai del ritardo della prof seguente per parlare con qualcuno della classe e per copiarmi gli appunti che il prof di francese aveva dettato prima che io entrassi in classe e l’orario delle lezioni.
Avevo appena finito di sistemare gli appunti, che ecco entrare la prof di matematica: una donna sulla quarantina dai capelli biondi e corti e abbastanza in carne.
-Buongiorno. – salutammo tutti all’unisono, alzandoci.
-Seduti ragazzi. – appoggiò la borsa sulla cattedra e si preparò al solito discorso di ogni professore all’inizio dell’anno. Ma prima, bisognava, come da regolamento, scrutare ogni faccia per evidenziarne differenze da tre mesi prima. – Joёl, da quanto sei entrato nel club dei metallari? Mio figlio ti vede spesso lì dentro tutto truccato e fumare canne, vediamo di calmarci o potrei dirlo a tua madre. – guardò dall’altro lato, dove sedevano le ragazze –Cos’è successo? Siamo ritornati alla scuola fascista? Le ragazze da un lato e i ragazzi da un altro? Ci vuole progresso, popolo! – poi posò l’occhio su di me e il mio compagno di banco –E chi sono questi due ragazzi? Siete nuovi? –
-Sì, sono arrivata oggi. – risposi cercando di essere più cortese possibile.
-Ah, capisco. Non sei francese vero? –
-No. Sono del Canada. –
-Come ti chiami ragazza canadese? –
-Iris Starlight. –
-E il tuo compagno di banco? –
-Non mi riconosce? – alzò la testa Arsène e la guardò annoiato.
-Caron! Spero che tu abbia messo la testa a posto. –
Ecco un altri mistero: come mai ce l’hanno tutti con Arsène? Ok, è stato bocciato, ma questo non vuol dire che sia una persona cattiva o quant’altro.
Credo che la gente non riesca ad andare oltre l’apparenza, ma che si fermi ad osservare le cose solo in superficie. È più facile aggrapparsi a cose che già conosciamo, che magari non vengono neanche da noi, ma a noi non importa, le diamo per certe e le facciamo nostre. Bisognerebbe invece diffidare delle opinioni comuni e cercare da soli le risposte che vogliamo ottenere.
A volte la verità è tutt’altra quella che sembra, a volte non sappiamo tante cose e insistiamo lo stesso, giudichiamo senza pudore.
O forse, è tutto vero, Arsène è un cattivo ragazzo e io lo vedo sotto una luce positiva, sono cose che scoprirò solo vivendo.
  
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