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Autore: Fiamminga    21/08/2015    6 recensioni
What If della storia originale e al contempo della precedente fanfiction della serie, Disease:
Loki non è mai stato esposto al tempio e Odino non l'ha mai adottato. Cresciuto con l'odio per gli asgardiani e invidia per gli esseri umani, cerca Thor –che non ha mai visto- sulla Terra, con l'ordine del re Laufey di ucciderlo e vendicare Farbauti e i suoi primi due figli uccisi in guerra. Una veggente gli dice di attendere pazientemente la sua preda ma il principe di Jotunheim deve fare i conti con la sua stessa anima e con il suo desiderio di libertà e a metterlo in difficoltà e a rubargli il respiro in una sola notte ci sarà un vichingo biondo e sconosciuto che non vuole svelare il suo nome.
Dal testo:
«Ora leggi anche nella mente?». Il biondo si voltò e piegò perché era diversi gradini sopra di lui «No, so che ti piaccio».
«Oh, per la miseria, sapevo che sei un narcisista inguaribile ma non credevo così tanto. Bè, indovina un po'? Non mi piaci»
«Si invece»
«No, diamine!»
[PUO' ESSERE LETTA SENZA AVER LETTO LE ALTRE STORIE DELLA SERIE]
[one-shot divisa in 3 parti]
Genere: Fluff, Romantico, Sentimentale | Stato: completa
Tipo di coppia: Slash | Personaggi: Loki, Thor, Un po' tutti
Note: AU, What if? | Avvertimenti: nessuno
Capitoli:
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- Questa storia fa parte della serie 'The Cure'
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Capitolo 3
 
This is who I am
The escapist, paradise seeker
Farewell, now time to fly
Out of sight, out of time, away from all lies
 
Questo è quello che sono
Un sognatore, un cercatore del paradiso
Addio, ora è tempo di volare
Lontano dagli occhi, fuori dal tempo, lontano da tutte le bugie.
- the escapist - Nightwish
 
Parte decima: Epilogo
 
Tutti ad Asgard si erano accorti del cambiamento del principe. Ad un mese dal suo ritorno dal suo viaggio su Midgard era ancora silenzioso. Quando, ad un banchetto, era rimasto in silenzio a guardare davanti a sé, i primi a sorprendersi erano stati i suoi amici. Quando Odino lo aveva interpellato riguardo ad una questione militare, Thor aveva proposto la diplomazia e i suoi genitori avevano finalmente compreso che c’era di più che semplice tristezza per ciò che era successo con Amora, e non più rabbia.
Una sera, durante una cena con la famiglia e gli amici, aveva guardato il pesce arrostito e aveva detto enigmaticamente: «I pesci sono più saggi di noi» senza aggiungere spiegazione.
Quando Frigga e Odino avevano chiesto se sulla Terra fosse successo qualcosa, i Tre guerrieri non avevano saputo rispondere. Avevano festeggiato a lungo, si erano circondati di donne e si erano dimenticati dei loro problemi per quel po’ di tempo che serviva per rimettersi in forze. Poi una notte Thor aveva deciso che era tempo di tornare a casa e di smettere di scappare dalle responsabilità.
«Non sapete proprio cosa sia successo?» chiese la regina.
«Portò a casa un suo amico» disse Fandral senza ritenerlo un dato importante «E poi andò con lui a fare qualche pazzia di qualche genere. Può darsi che abbia litigato con quest’uomo e che forse abbia cambiato idea su Midgard, perché ha detto che non aveva intenzione di ritornarci nei prossimi anni»
«Sapete come si chiama questa persona?» chiese Odino.
«No, credo che nemmeno il principe conosca il suo nome. Non ce l’ha presentato»
Senza soluzione al dilemma passarono i giorni e tutti rimanevano sempre più sconvolti e sorpresi dal comportamento educato e ponderato del dio del tuono. A volte, sulla città dorata si annunciavano temporali, un fulmine cadeva a terra e poi un tuono lungo e potente seguiva e l’energia scemava. Qualcosa aveva cambiato il principe e molte erano le teorie del suo popolo per questo cambiamento.
«Forse ha incontrato una donna mortale e non la può avere»
«Forse è stato battuto in combattimento»
«Qualcuno gli ha fatto il lavaggio del cervello»
«Un mago l’ha sostituito con una copia!»
E poi non c’erano risposte e tutte le possibilità andavano bene. Alla fine pian piano ci si abituò al maturo e ponderato nuovo principe che non andava più in giro a mulinare il suo martello e far battaglia con ognuno. Lo si vedeva ancora spesso nelle locande con i suoi amici, o accompagnato da Lady Sif e tutti ora si aspettavano che scegliesse lei come nuova compagna, perché aveva rifiutato ogni compagnia femminile che non fosse stata lei. Tuttavia la bella guerriera dubitava molto della sua volontà di corteggiarla e spesso, quando pensava di non essere visto, poteva osservare nel principe una strana tristezza. Era sicura che avesse abbandonato qualcosa su quel pianeta e che avesse deciso di non averla per sé. Se il vecchio Thor voleva qualcosa, se la prendeva. Solo con la rinuncia spontanea avrebbe potuto subire un cambiamento simile. Ma erano speculazioni e il principe rimaneva muto: alla fine, il dilemma era irrisolvibile.
Finché ad una cena non ricevette una notizia da suo padre: «Per il tuo compleanno, figlio mio, ho invitato l’erede di Jotunheim. Spero non ti dispiaccia»
Thor era rimasto estremamente sorpreso: «Jotunheim?» disse «La tregua non richiedeva un isolamento assoluto?»
«Dovrebbe, certo. Ma il principe Loki ha cominciato una serie di trattative per una pace vera e propria che possa giovare al suo popolo. Così dimostra molta più saggezza del padre, ancora attaccato alla vendetta e all’odio»
«Sappiamo» aggiunse Frigga «che di recente ha iniziato una politica ostile a suo padre e che è riuscito ad aggiudicarsi molto seguito tra i suoi nobili e il popolo. Questo è sorprendente, vista la sua condizione. Deve avere grandi doti»
«Quali condizioni?»
«A quanto pare, è deforme e non è in grado di avere un compagno. Questo lo rende inadatto a generare un figlio. Ma altre voci vogliono il suo søk estremamente potente»
«Il søk?» chiese Thor, poi aprì gli occhi «Oh, sì forse ricordo. È il loro modo per cercare un compagno. Una sorta di domanda a cui può rispondere una sola persona nell’universo. Fu quello che accadde a mio nonno Borr, rispose allo Jotun Bestla»
«Si. Il søk è più forte in base a quanto è forte lo Jotun e non ammette un compagno inferiore. È una dinamica evolutiva, se vuoi, che permette il continuo miglioramento della specie. Mia madre era uno Jotun immensamente potente, dotato di una magia di un tipo così raro e speciale, così fertile e autorevole che solo il Padre Tutto poté rispondergli. Per gli Jotun è come un matrimonio. Non c’è possibilità di uscirne o di separazione. Io e i miei fratelli abbiamo raggiunto il nostro immenso potere grazie alla loro unione. Se Laufey si fosse arreso alla mia potenza, non avremmo dovuto rubargli il suo compagno Farbauti, il padre del principe Loki. Immagino che la sua lontananza lo abbia portato sempre più nell’odio e nella follia. Tuttavia suo figlio non ricorda la guerra e a quanto pare, gli importa più del regno che dall’astio del padre. Questo è immensamente lodevole. Invitandolo da noi gli faccio un grande onore, così potremo vederlo. E per l’occasione, instaurare un primo vero dialogo» Si fermò e poi guardò il figlio, alzando il sopracciglio dell’occhio vuoto «Sempre che non ti infastidisca l’idea di avere uno Jotun alla festa»
«Al contrario, padre. Se l’occasione può portare la pace, ne sono felice»
Frigga e Odino si erano guardati allibiti.
Passarono altre settimane e arrivavano doni dagli angoli dei nove regni per il principe ereditario. La città era in fermento per i preparativi per quella che era sempre la festa più grande dell’anno. E alla fine giunse la mattina dell’evento e il Bifrost era sempre più in fermento e quasi perennemente acceso, puntato in ogni dove per accogliere gli invitati, nobili e non.
Le stanze del castello erano piene di persone, la servitù sempre in movimento, le cucine lavoravano a ritmo serrato da due giorni. Le donne sfoggiavano i loro vestiti migliori, gli uomini cacciavano tra loro la più bella e amabile. Thor aveva cortesemente accettato l’augurio dei suoi amici e dei parenti ma era rimasto chiuso nelle sue stanze.
La cosa pareva sempre più strana e sorprendente.
Gli invitati erano tutti arrivati, tranne uno.
Odino mandò a chiamare il figlio e riunì la corte nella sala del trono, in previsione dell’arrivo del principe Loki. Aveva detto di volersi presentare nella sua più grande magnificenza e ricchezza e magnanimità, così da impressionare il giovane e il suo seguito, che immaginavano sarebbe stato poco e spaurito.
Così la curiosità salì alle stelle e tutti si chiedevano che aspetto potesse avere un gigante deforme, come quelli delle antiche favole che si raccontano ai bambini per spaventarli la notte. Molti si erano preparati ad un entrata un po’ forzata, alla schiacciante maestà di Odino su un malato e fragile principe di un mondo morto. Questo è quello che pensava il re. Era quello che credeva Thor. Non quello che immaginava Frigga: lei ricordava forme più del suo sposo gli anni della guerra, ricordava lo spirito di Farbauti e la determinazione anche nel decadimento e nella sconfitta di un popolo che un tempo, prima della fame e della guerra, era stato grande e potente come Asgard, al tempo di Borr e Bestla. Al tempo di Utgarð - Loki.
E poi, invece nulla di tutto quello accadde.
Con rimbombi potenti arrivarono i primi. Poi le porte si aprirono e un turbine immenso di seiðr schiaffeggiò i presenti. Era magia vibrante e potentissima che si abbattè come un onda su tutti e fece tremare le colonne. Il silenzio e lo sbigottimento calarono suoi presenti, quando i primi, enormi, giganti dalla pelle del colore del ghiaccio avanzarono. Entrarono in quattro file, ai lati soldati armati di lance di ghiaccio e con ampie corna che si arrotolavano sulla testa, occhi sanguigni che penetravano dagli elmi. Tra loro, dignitari e nobili, in coppia, alcuni accompagnati da bambini che erano alti quanto un uomo adulto, vestiti con pellicce candide o scure, le braccia ornate di metalli lucenti e pietre preziose che non si trovavano da nessun’altra parte nei nove regni e che avevano un nome solo nella lingua dei giganti.
Avanzarono con immensa dignità e grandezza verso il trono e si fermarono a poca distanza da esso, in processione di tanti, dove anche i bambini sfilavano, segno che Jotunheim non era il mondo sterile che tutti pensavano. In coda, sentinelle che battevano una bandiera blu si fermarono e il seguito si aprì in due ali e una figura, che tra loro era più bassa ed esile di un bambino ma che tra gli uomini era alto e robusto, venne avanti.
Era coperto da un cappuccio di pelliccia di lupo nero, il mantello era di un verde intenso. Gli abiti tipici di Jotunheim non gli coprivano il petto, che mostrava con fierezza i segni e le marcature della sua discendenza reale, gli avambracci ornati di cerchi d’oro e di ametiste, stivali bordati di pelliccia, uno scettro alto che terminava in una pietra azzurra e luminosa: da lui spirava quella portentosa energia che aveva fatto ammutolire tutti.
Dopo un minuto di silenzio, il Padre tutto parlò: «Benvenuto, Loki, figlio di Laufey, alla nostra festa. Che il tuo soggiorno qui possa essere piacevole e tranquillo, e che i nostri popoli convivino, in amicizia»
Ci fu ancora silenzio, quando il principe si sfilò il mantello e mostrò il suo viso. Intenso vociare ne seguì, perché non era affatto deforme. Non aveva le corna maestose degli altri giganti ma una folta chioma nera intrecciata sulle tempie e legata da anelli a spirale. La fronte era spaziosa e le sopracciglia sottili incorniciavano grandi occhi del colore del sangue. Non era affatto l’orribile creatura che si immaginavano ma un principe degno degli standard degli altri otto regni, potente mago e grande leader, stava ritto sotto il trono e quella magnificenza asgardiana che doveva piegarlo non lo toccava nemmeno.
Poi i suoi occhi vagarono dal re fino al principe. Thor ebbe un sussulto e un brivido. Spalancò gli occhi e la bocca, frenò a metà strada una mano che stava per andare a toccarsi il viso, ma il suo gesto non passò inosservato. Frigga lo vide e si accigliò, tornando poi a guardare il loro ospite.
«Ma quello somiglia...» sentì dire a Fandral, prima che Hogun lo facesse tacere con una gomitata. E alla regina fu tutto chiaro. Tornò a guardare il figlio ancora sconvolto e poi il principe, e pensò che forse, niente di ciò che stava succedendo era una coincidenza.
«Sono grato, Odino, per la vostra ospitalità» disse Loki, con la stessa identica voce che aveva usato su Midgard «E spero che il nostro umile dono venga apprezzato dal principe Thor» e con un gesto, fece portare al principe una grande cassa istoriata.
Thor la aprì e dentro vide un bellissimo tessuto rosso ripiegato su sé stesso: lo prese e vide che era un mantello di magnifica fattura con orlature d’argento e il bordo di pelliccia bianca.
«Non è facile su Jotunheim trovare qualcosa che sia rosso. Spero tu possa gradirlo e usarlo»
Thor lo osservò con lo stesso sorriso che gli aveva rivolto sulla terra «È forse il regalo più prezioso che abbia ricevuto» disse
E anche Loki a sua volta, sorrise.
La festa, quella sera, fu un tripudio di grandezza e splendore, seguiva i canoni di ostentazione che aveva dettato il re, ma passava in secondo piano riguardo al principe di Jotunheim, il quale veniva nominato più del dio del tuono. Non c’era nessuno per le strade della città che non si facesse raccontare la sua storia, ognuno avrebbe voluto vederlo e tutti attendevano una sua sfilata tra le vie al di fuori del castello nei giorni successivi, anche solo per tornare alle porte del Bifrost.
Freyja, seduta al suo posto osservava attentamente il giovane principe straniero con ammirazione e curiosità, chiedendosi fino a che punto quel fenomenale potere potesse spingersi. Forse avrebbe avuto qualcosa da insegnare al ragazzo o da farsi spiegare.
Loki era seduto alla sinistra del Padre Tutto, alla sua destra, in ordine, c’erano Frigga e Thor, il quale non riusciva a fare a meno di lanciare occhiate e piegarsi per guardare l’altro giovane che mangiava con eleganza i pomi di frutta sopra vassoi d’oro. Tra le musiche e i canti dei narratori molti guardavano il tavolo dedicato ai giganti che mangiavano voracemente ogni cosa venisse loro portata, mentre il loro principe era molto meno avido di cibo.
Aveva tolto il mantello e indossato una tunica nera e verde dal gusto Asgardiano che però non gli copriva i segni tipici della sua e specie. Thor, d’altra parte aveva eccezionalmente indossato il mantello rosso da lui donato, quando non aveva ancora aperto e visionato i doni di tutti gli altri.
«Allora» disse Odino ad un certo punto della cena «La tua grande magia è venuta prima di te, Principe Loki. Immagino tu abbia studiato a lungo»
«È così» rispose l’altro con voce melodica «E ammetto di non essere affatto avvezzo alle feste. Grandi divertimenti e magnifici balli non sono nell’attuale moda di Jotunheim»
Ci fu un momento di silenzio tra il re e la regina che ricordarono il pericoloso caso di carestia e spopolamento del pianeta dei giganti, ma Odino non demorse «Avrai avuto buoni insegnanti»
«Piuttosto direi grandi geni e la fortuna di essere nato nonostante tutto» disse, addentando una fetta di cibo.
Era un altro velato riferimento alla maledizione di sterilità che Odino ai suoi tempi aveva imposto a Farbauti e Laufey e che non era tuttavia stata abbastanza forte da impedire ai due di avere Loki. Il principe stava dimostrando di non aver dimenticato come loro credevano le sue origini e il passato dei sovrani di Asgard e Jotunheim. «Ma no, purtroppo» aggiunse poi pulendosi le labbra con la salvietta «Non ci sono stati altri grandi possessori di seiðr che hanno potuto guidarmi a lungo. Per la maggior parte sono autodidatta»
«È lodevole» commentò Thor «riuscire a imparare ad un usare un tale potere senza la guida di nessuno»
Loki fece un sorriso complice e lo guardò penetrante «La stessa cosa si può dire della maggior parte delle tue avventure, principe Thor. Non oso immaginare la gioia e la soddisfazione che certe conquiste possono offrire al cuore»
L’altro ridacchiò «Nessuna è mai stata rilevante»
«Ho saputo» aggiunse con voce più leggera Loki guardando da un’altra parte «Che è usanza di questa festa combattere con te» Si corrucciò teatralmente «Per quanto io possa trovarla un usanza bizzarra e, diciamo così, vichinga, ammetto senza difficoltà che mi incuriosisce»
Nessuno comprese il motivo per cui quelle parole suscitarono uno scoppio di ilarità nel principe, ma nessuno lo fermò, visto che al suo ospite non sembrava dare nessun fastidio «Certo, potrò vantarmi come si deve, solo più tardi. Un’altra usanza è dare spazio alle giovani che vogliono farsi notare»
«Oh, cielo» Loki alzò un sopracciglio «Una sfilata di bellezze?» fece un’espressione schifata che fece sorridere Frigga e suo figlio «Personalmente non vedo come un ostentazione del genere possa risultare attraente»
«Attraente? Per le Norne, mai!» Thor alzò gli occhi al cielo e poi si piegò verso di lui, oltre la testa della madre, mentre Loki fece lo stesso davanti a Odino «Ma ti svelo un segreto: è estremamente noioso!» risero entrambi e poi si ritrassero «Poi, solitamente, se una donna è particolarmente fortunata e brava, può vincere un mio bacio»
Loki quasi si strozzò col vino e poi lo guardò con un sopracciglio alzato in un’espressione comica e divertita.
Allora è così che hai imparato a baciare.
Non dire che ti dispiaccia.
Thor girò la testa dall’altro lato, ridendo, mentre Loki continuava a mangiare, concentrato sul boccale d’oro che aveva davanti.
Odino continuava a guardare i due giovani e poi sua moglie con un’espressione di incomprensione sul viso ma la donna scosse la testa, sussurrando di lasciar correre.
La particolare affinità che correva tra i due principi non era passata inosservata a nessuno e molti continuavano a guardarli chiedendosi se mai si fossero incontrati prima.
La festa proseguì semplicemente per tutta la serata, fino all’arrivo della birra, anche se molti erano ormai ubriachi e canzoni di guerra e di conquiste - romantiche e non - risuonavano in cori per il grande salone. Finché una donna non si presentò davanti alla tavolata principale chiedendo attenzione.
Vestiva di verde e aveva una tiara che le incorniciava il volto, scarpe nere dagli intrecci di cerchi bianchi e un’espressione determinata.
«Amora» la nominò Odino richiamando la maggior parte dell’attenzione dei presenti su di lei.
Gli occhi di Loki viaggiarono immediatamente sulla sua figura, cercando di immaginarsi se per una creatura che non fosse uno Jotun potesse essere definita bella, poi guardò Thor che era accigliato e la guardava minaccioso. Anche il principe Asgardiano lo guardò e scosse la testa cercando di veicolargli che non era colpa sua, che lui non avrebbe voluto, ma dubitò che Loki avesse compreso.
La donna, di fatti, voleva esibirsi in onore di Thor e della sua festa in uno spettacolo di magia. La sua voce era femminile e stridula, determinata e chiaramente mirava a cercare di riconquistare il cuore del principe che si sentiva sempre di più irritato e innervosito dalla sua ostinazione.
E poi, fece un passo falso: - Come prima allieva della grande scuola di Freyja, sfido il mago e principe Loki a una gara di magia -
La sala si riempì di chiacchiericcio e di aspettativa, molti gridavano la loro voglia di voler assistere al duello. Thor si alzò in piedi dalla sedia con cipiglio arrabbiato e nervi esposti sulle braccia nude, pronto a rimproverare la donna per la sua maleducazione nei confronti dell’ospite e la sua inutile e petulante insistenza quando fu fermato da una mano sulla spalla che lo rassicurò.
Loki si era alzato e lo aveva raggiunto. «Non preoccupatevi» disse sia a lui sia ad Odino, irritato allo stesso modo: «Accetto con piacere la sfida. Prego, Amora l’Incantatrice: la tua fama è giunta fin giù nei regni inferiori e non attendevo altro che vedere il potere della precedente compagna del Principe Thor»
Con quelle parole non fece che innervosire ancor di più la donna che si irrigidì quando l’altro sottolineò la sua attuale situazione di estraneità con il dio de tuono.
La sala del banchetto era su una grande terrazza che si affacciava suoi giardini illuminati da fiaccole che nell’oscurità erano come stelle tremanti nel cielo. Amora si mise al suo centro e sprigionando la sua magia, che non era poi così insignificante come altri pensavano e dall’oscurità evocò figure leggere avvolte di verde che come fumo danzavano leggere nell’aria alla musica sottile degli strumenti animati magicamente.
Era uno spettacolo seducente e sottile, impalpabile ed etereo come quelle presenze che si muovevano come marionette nelle mani della maga, e della musica cadenzata e bassa, sensuale. Sfiorò i presenti con un tocco intimo e leggero: estremamente personale. Eppure la sua magia emise una nota scostante quando si avvicinò a Loki che la respinse senza difficoltà. Thor ebbe un brivido e strinse le mani a pugno per la rabbia. Non osava guardare il suo ospite per la vergogna e la sconvenienza di un simile spettacolo che solo poco tempo prima gli sarebbe piaciuto.
Quando lo spettacolo fu finito, tutti applaudirono, incantati e toccati da quella percezione onirica ed erotica che aveva stregato ognuno nel profondo, ma che non aveva toccato nessuno della famiglia reale, e quando Amora che sorrideva, guardò verso di loro, il suo sorriso si spense e si fece da parte per dar spazio al suo contendente che si mise nel posto centrale precedentemente occupato da lei, camminando dritto ed elegantemente, a mani strette dietro la schiena. Guardò i presenti che a loro volta lo guardavano attenti. Fece un sorriso furbo e magnetico, girandosi verso il tavolo reale e disse:
«Mi pare» cominciò «Che la magia che insegnate qui sia pregna di sensualità» guardò verso Amora e il suo sorriso si allargò. «È lodevole ed affascinante, senza dubbio. Certo è che su Jotunheim abbiamo una percezione diversa della sensualità, immagino che molti di voi lo sappiano. La nostra magia perciò sorvola sui... rituali di accoppiamento, se possiamo definirli così, e si focalizza su ciò che è il seiðr è veramente: morte e rinascita. Inverno e primavera»
E improvvisamente, turbinando lentamente, la neve prese a scendere dall’ampio e aperto soffitto della sala. Lo stupore fu generale e molti si alzarono in piedi per osservare meglio la neve che dal nulla si formava sulle loro teste e copriva lentamente il pavimento e i tavoli. Con il profumo del freddo e della neve nella sala l’oro cedette spazio all’argento e gli specchiava il ghiaccio: così l’intero interno e i giardini al di fuori sembrarono una grotta di stalattiti di ghiaccio e cristallo dalle mille sfumature del bianco, dell’azzurro e del blu.
Thor si guardò meravigliato intorno, dove la bellezza della neve vergine e del ghiaccio avevano tolto quell’alone appannato, splendente di Asgard e l’avevano sostituito con la bellezza e la durezza e la fragilità di Jotunheim. Fece un passo verso la parete ricoperta da sottili striature di ghiaccio lucente e si suoi piedi affondarono nella neve vergine con un suono soffice. Nella sala erano tutti estasiati dalla bellezza di quella visione e indicavano ognuno qualcosa di piccolo, un particolare sottilissimo che non si sarebbe visto da lontano.
«Così è l’inverno delle nostre vite: di ghiaccio, freddo, ma bellissimo e mortale» e mentre lo disse guardò il suo seguito che lo stava fissamente osservando «Ma l’inverno non è per sempre. Se non lo è su Jotunheim, non lo sarà nemmeno ad Asgard»
Tese una mano e dai suoi piedi sbocciò un piccolo germoglio verde scuro che si arrampicò velocemente nell’aria sbocciando in una rosa rossa come gli occhi degli Jotun. La neve si diradò e la stanza fu invasa dalle piante del giardino, erba soffice ricoprì il freddo e nudo marmo, edere si arrampicarono sulle colonne e fiori sbocciarono ai piedi dei presenti, dal soffitto pendevano fiori dai mille colori e dai profumi meravigliosi e la natura esplosa tra la fredda pietra attirò le lucciole che dal giardino, ronzando, entrarono nella stanza e volarono come stelle dai bagliori blu in un cielo fatto di fiori che pioveva petali.
Loki strappò la rosa e la pianta ai suoi piedi ne fece sbocciare altre dieci,e si diresse verso il tavolo reale e la donò alla regina «Non abbiamo familiarità con ciò che è femminile, ma la regalità, la bellezza e la pacatezza sono mille volte più affascinanti di qualsiasi volgarità»
Frigga ricevette la rosa con un sorriso incredibilmente ampio e lo ringraziò mille volte. La sala esplose in un ovazione in piedi e in applausi e fischi che gridavano il nome del principe.
Thor gli sorrise e gli si avvicinò per congratularsi vivamente, mentre Amora se ne andava via, schiumante di rabbia.
La festa continuò più allegra ed interessante di prima, mille persone che si accalcavano vicino al palco reale per poter vedere quell’ospite così sorprendente e fuori dal comune, ma furono accontentati in pochi: ad una certa ora lui e alcuni Jotun e Odino e i suoi consiglieri si ritirarono in una sala privata pregando Thor che invece avrebbe voluto seguirli a rimanere alla festa e a divertirsi e ad intrattenere gli ospiti ancora più su di giri di prima.
Loki ed Odino si ritirano per discutere altre questioni più importanti di un evento mondano e dopo la partenza dei due il tono di tutti si bilanciò, ritornando quello di una normale festa Asgardiana. Durante la loro assenza Thor decise di onorare la lunga tradizione dei duelli tra lui e gli uomini che avrebbero voluto battersi con lui: cominciò con gli ospiti importanti poi con altri principi e dignitari, grandi combattenti e generali e il dio del tuono, anche se stanco non venne battuto da nessuno.
Si erano tutti spostati all’esterno, dove anche il popolo non nobile riusciva a vedere i combattimenti. I più acclamati furono indubbiamente quelli con i suoi amici, che arrivarono alla fine, e che combatté uno contro tre, e poi quello tra lui e lady Sif, quando le folle impazzirono e videro la coppia che tutti ritenevano sarebbe succeduta ad Odino e Frigga. Fu in quel momento che il Padre Tutto e il suo ospite tornarono, in tempo per vedere l’ennesima vittoria del principe, trionfare e per poi stringersi la mano davanti ai presenti, i quali esultarono.
«Dunque avete raggiunto un accordo?» chiese Frigga a suo marito, il quale strinse le labbra: «Non direi. È piuttosto un accordo per stringere un accordo, subordinato ad un evento che non è... convenzionale» disse Odino osservando il figlio che si avvicinava al principe Loki e gli stringeva una mano chiedendogli delle trattative e poi ridendo a un commento dell’altro. «E che credo non accadrà mai»
La moglie seguì il suo sguardo e sorrise «Cosa ti dice che non sia possibile?» gli disse, prendendogli il braccio «Thor non avrebbe niente di simile da una donna e avrebbe un sostegno sicuro per il resto della sua vita»
«Credo che quel ragazzo sia nato con la condanna di non poter avere una risposta alla sua domanda»
«Io invece credo che tu non sappia tutta la storia, marito mio» Frigga sorrise e si stinse a lui. «Perché nostro figlio ha già scelto»
 
 
 
 
Così la festa fu meravigliosa, ma non fu essa ad essere ricordata per sempre dalle generazioni future: non fu la storia che venne passata da padre in figlio, da madre in figlia. Una notte di festeggiamenti in cui nessuno dormì e che milioni di persone ricordano. 
Era l’alba del giorno dopo quando una strana cosa accadde, qualcosa che venne percepito da tutti. Per qualcuno fu un formicolio alla base del collo, per altri una strana sensazione dietro gli occhi, per altri ancora un ronzio negli orecchi.
Per qualcuno fu una tenue e sussurrata domanda, fatta sul balcone dei giardini della reggia mentre il sole sorgeva sulle miriadi di stelle e nebulose che illuminavano il cielo e si vedevano persino di giorno.
 
 
 
 
Non erano un sorgere e un tramontare questa volta, ma un incontrarsi insieme, come due mortali umani tra la gente sfinita, stringendosi la mano e riconoscendosi.
Certo, si potrebbe andare avanti e parlare di come Odino rimase piuttosto sconvolto e di come Frigga al contrario li abbracciò entrambi. Si potrebbe approfondire lo shock degli asgardiani e la fuga di Amora.
Potremmo aggiungere che Odino rilasciò Farbauti e che lui e Laufey furono in grado di essere felici. Potrei continuare dicendo che il ritrovato padre, Loki e Freyja arrivarono alla conoscenza di magie così potenti e forti che riuscirono a riportare la vita su Jotunheim.
E poi dire della vita dei due principi insieme, e poi dei loro regni come Re e magari seguire la genealogia dei loro figli e figlie. Ma non servirebbe a nulla.
Alla fine questa non è la storia di un dopo, né la storia di un come. È la storia di una notte che ha avuto due albe su un giorno infinito. È la storia di come due persone, anche così aliene e diverse tra loro, anche se divise da anni di odio, in ogni universo, in ogni storia e in ogni immaginazione, alla fine, non possono che stare insieme.
Possono solo aprire la porta di quella gabbia d’oro e vedere il mondo oltre ad essa, volando via dalle bugie e vivere insieme. Per sempre.
 
 
FINE
   
 
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