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Autore: FairySweet    21/08/2015    1 recensioni
Non sei mai stato bravo a raccontare bugie. Non l'hai mai fatto, non a te stesso per lo meno, come puoi pensare di ingannarti così? Dimenticare i suoi occhi, il suo sorriso, dimenticare il battito accelerato che ti sconvolgeva il petto ogni volta che l'avevi vicino.
Eppure ci hai provato, hai cambiato vita per lei, per te stesso, per la tua famiglia ma era bastata una telefonata, era bastato il suo nome per convincerti a scappare via di nuovo ...
Genere: Introspettivo, Malinconico | Stato: in corso
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Elliot Stabler, Olivia Benson
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
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                                     Questo non è un Gioco





“Che onore, un detective di un altro distretto qui per me. Dove ti ho già visto?” “Risparmiami le tue puttanate. Sai perché sei qui” ma l'altro scoppiò a ridere accomodandosi meglio sulla sedia “Dovrei?” “Ci sono dieci milioni di ragioni per esserne a conoscenza” “Mi state spiando?” “Sto solo svolgendo idagini su di te e su quel verme che ti paga” un sorrisetto ironico prese vita sulle labbra di Collister “Saprete allora che non dirò niente senza i miei avvocati vero? Che questa farsa montata a puntino non poterà a nulla. Il tuo collega mi ha tenuto qui dentro per due ore e cos'ha concluso? Tu farai lo stesso?” “Ascoltami bene …” tirò la sedia fino a lui chiudendo di colpo il fascicolo, era così vicino da poter sentire il suo respiro sul volto “ … a me non importa del tuo nome, di tutti gli avvocati che puoi permetterti o di altre stronzate del genere. La mia partner è ricoverata nel reparto di terapia intensiva! È stata massacrata di botte fino a ridurla in fin di vita e giuro su quanto ho di più caro al mondo, che fino a quando non vedrò il tuo culo al fresco ti resterò con il fiato sul collo” “Dovrei avere paura? Di cosa sono accusato?” ribatté ironico “Avete formalizzato l'arresto? Perché fino a quando non vedo un paio di manette e non sento i miei diritti pronunciati ad alta voce, posso permettermi di restare qui ad aspettare”.
La reazione fu immediata, scattò in avanti afferrandolo per la maglia “Hai voglia di scherzare?” urlò sbattendolo contro il muro “Se lei muore in quell'ospedale giuro che ti ammazzo!” “Non puoi accusarmi di niente detective! Non vali niente e non ricaverai niente da questa storia” “Guarda che non scherzo! Se lei muore io ti uccido” sentì la mano del proprio capitano sulla spalla, lasciò la presa tornando a respirare di colpo.


“Niente risultati sui conti all'estero” “I suoi otto angeli custodi hanno una sfilza di precedenti penali da far impallidire Hannibal” Munch scoppiò a ridere nascondendo per qualche secondo il volto evitando di sputacchiare caffè ovunque “Michael Francis Colman” sussurrò Elliot sollevando la foto dell'uomo “Come diavolo è possibile che non esista niente su di lui?” “Non stiamo parlando del ladruncolo di strada che ti ruba le caramelle. Qui parliamo di un mago della truffa con insane passioni per belle donne che puntualmente, diventano il suo gioco perverso” controllò qualche secondo il cellulare continuando ad ascoltare Fin “Le tortura, le costringe a giochi orribili e la maggior parte delle volte finiamo con il ritrovarle morte. Sappiamo che è lui il mandante, l'assassino, ma ogni volta che proviamo ad incastrarlo, riesce a scivolarci via dalle mani con una semplicità impressionante” “Fin ha ragione, ha un esercito di avvocati senza scrupoli in grado di tenerlo al sicuro” “Avrà pure un punto debole!” “Olivia” “Cosa?” domandò confuso ma l'altro scosse leggermente la testa “Era Olivia il suo punto debole. Ha passato tutti questi mesi sotto copertura infiltrandosi così perfettamente da farlo innamorare. Colman è innamorato di Olivia” “Ma va?” ribatté gelido tornando a fissare la fotografia. Munch sospirò avvicinandosi alla lavagna, c'era la foto di Colman seguita da linee colorate e scritte che fino ad ora non aveva nemmeno sfiorato con lo sguardo “Nelle utlime dodici settimane le ha fatto regali da milioni di dollari. Collane, anelli, vestiti di seta. L'ha portata a cena nei locali più esclusivi e la presentava a tutti come: La mia dolcissima Candy” “Quando ha iniziato a seguire questo caso eravamo preoccupati. A Colman sono sempre piaciute giovani, innocenti. Quando Olivia è entrata nel suo locale ne è rimasto folgorato” posò sulla scrivania di Elliot un paio di fotografie, sorrise seguendo con le dita i contorni di quel viso sorridente “La portava ovunque, la costringeva a lunghissime notti di lavoro ma non l'ha mai divisa con nessuno. Cosa che faceva abitualmente con le altre. Credo sia perché Olivia ha un cervello che funziona alla grande ed unito ad un bel corpo, beh, è perfetta” “L'ha mai toccata?” Munch strabuzzò gli occhi cercando aiuto nello sguardo dell'amico “Voglio dire, l'hai mai portata a …” “Vuoi sapere se hanno consumato?” domandò titubante Fin “Esatto” “Non lo sappiamo, non sappiamo come funzionasse tra loro, il motivo per cui Colman le concedeva tutto quello che voleva è chiaro. Ma sappiamo che non l'ha mai divisa con nessun altro. Altra cosa strana considerando il fatto che si porta a letto tutte le ragazze e poi le regala per notti da sogno ai suoi colleghi. Una sorta di giro gratis con il padrone ma con Olivia è diverso. Pensiamo volesse tenerla come un gioiellino” “Ecco perché tra qualche giorno sarebbe uscita da quel buco. Non potevamo rischiare. Aspettare troppo vuol dire rafforzare nella mente di Colman il desiderio di possederla” “Non potevate rischiare? È in ospedale!” esclamò gelido picchiando un pugno sul tavolo “Non possono svegliarla, è talmente debole da non riuscire a respirare!” i colleghi sospirarono annuendo leggermente “Giuro che lo tirerò fuori da quella gabbia dorata nella quale si è rinchiuso e lo trascinerò fino a qui. Lo giuro!” “Ehi, credimi, so cosa provi” “Davvero? Per caso Munch è in coma con lividi e lacerazioni che non …” si fermò qualche secondo cercando di riprendere fiato, sentì la mano del collega sulla spalla, le sue parole calde e rassicuranti che non sembravano sortire alcun effetto “Troveremo un modo per fargliela pagare, siamo tutti qui a lavorarci. Le vogliamo bene” ma lui non rispose, si limitò ad annuire lasciando quell'ufficio dove non riusciva più nemmeno a respirare.


 
  
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