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Autore: Miriel_93    22/08/2015    1 recensioni
Per poter andare avanti, bisogna riuscire prima a far pace con il proprio passato.
Solo allora il futuro si snoderà davanti ai nostri piedi.
Nota (su consiglio di Solandia -> thank you very very very much): la mia ff si basa principalmente su quanto accade nell'anime dato che, purtroppo, ancora non sono riuscita a leggere tutto il manga per mancanza di tempo.
Genere: Drammatico, Introspettivo, Romantico | Stato: completa
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Un po' tutti
Note: What if? | Avvertimenti: nessuno
Capitoli:
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capitolo ventitré

Kaoru

Il tempo si è fermato.
Si è congelato qui, a metà strada tra il Dojo in cui sono nata e cresciuta, la casa del dottor Gensai e il tempio verso cui sono diretta.
La frenetica agitazione che mi ha accompagnata fino a qui si è dissolta come farà, in primavera, il sottile strato di neve che imbianca i tetti delle case. La paura di essere in ritardo, di incappare in un imprevisto, di inciampare, di sporcarmi il kimono riccamente decorato che, una volta al tempio, dovrò sostituire con lo shiromuku1, di rovinarmi il trucco che Megumi mi ha applicato con una cura quasi minacciosa, di sbagliare qualcosa durante la cerimonia…neve sciolta.
Si è dissolto tutto nel momento in cui ho riconosciuto la figura avvolta dal tradizionale haori hakama2 nero che avanza nella mia direzione.
Il mio cuore ha perso il suo battito regolare.
Ci fermiamo ad aspettare il gruppo di uomini che si avvicina lentamente, troppo lentamente. Sembra che stiano camminando nella gelatina.
E io, ferma qui, non riesco a distogliere lo sguardo da lui. Fa così strano non vedergli addosso quel gi rosso che porta sempre.
Kenshin ricambia il mio sguardo con un’espressione che fatico a decifrare. Sembra trattenere a stento l’ansia.
Quando, finalmente, Kenshin e il resto del gruppo ci raggiungono mi sento avvolgere da una bolla. Il vociare della gente intorno a noi sfuma e io resto sola con Kenshin, isolata dal resto del mondo.
Una piccola folla di curiosi ci segue mentre riprendiamo a camminare verso il tempio, augurandoci ogni felicità. Ma a me basta questa, di felicità.
Arrivati a destinazione, io e Kenshin iniziamo il rito di purificazione3, seguiti a ruota da tutti gli altri. Poi entriamo.
Veniamo separati. Megumi mi accompagna a cambiarmi d’abito e mi fa indossare lo shiromuku e lo tsunokakushi4.
Sono ufficialmente una sposa.
Megumi mi riporta da Kenshin, che mi aspetta davanti al sacerdote. Il blu dei suoi occhi si allarga leggermente, quando mi vede e io mi sento riavvolgere da quella bolla che cancella tutto quello che non ha strettamente a che fare con noi due.
La cerimonia mi scivola davanti agli occhi come una rappresentazione teatrale che seguo senza troppa attenzione. Sento la voce del sacerdote provenire da molto lontano, come se arrivasse dai recessi di un sogno.
Sono ancora immersa nella bolla che isola me e Kenshin dal resto del mondo. E mentre il sacerdote parla, i miei pensieri vanno per la loro strada, facendomi notare quanto l’haori hakama stia bene a Kenshin, quanto risaltino i suoi capelli rossi contro il nero del tessuto e quanto incredibile sia il fatto che ci stiamo sposando sul serio.
Mi gira la testa.
Nella bolla appare una tazza di sakè. Ne bevo un sorso, poi la passo a Kenshin. I miei occhi incontrano i suoi e ci restano incollati mentre beve anche lui. Poi la tazza sparisce.
Qualche tempo più tardi, appare una seconda tazza di sakè. Stessa scena: bevo, la passo a Kenshin, i nostri occhi si legano. La tazza sparisce.
Terza tazza di sakè. Bevo, la passo a Kenshin e i nostri occhi si fondono nuovamente. Poi la tazza sparisce.
Qualcosa cambia. L’atmosfera si fa quasi elettrica. È il momento dello scambio delle promesse. Bolla o non bolla, nel tempio regna il silenzio, mentre aspetto che Kenshin pronunci le sue. Quando si volta verso di me, accennando un sorriso, mi rendo conto che sto trattenendo il fiato.
«Ho condotto una vita tutt’altro che esemplare, ho sfiorato la morte mille e più volte, prima di conoscerti», inizia, prendendomi le mani. Come premessa non è molto incoraggiante, ad essere sinceri. «Nonostante tutto il dolore che ho portato nella vita degli altri, sembra che il Destino non abbia voluto privarmi della possibilità di incontrare chi si trova all’altro capo del filo rosso legato al mio dito5», aggiunge, stringendo leggermente la presa sulle mie mani. «Prometto di avere cura di te», conclude, quasi in un soffio, guardandomi negli occhi con una sincerità e un’intensità che mi mozzano il fiato in gola.
Tocca a me.
Ho la bocca secca.
Non riuscirò a parlare, me lo sento.
Farò una figuraccia.
Rovinerò tutto.
«Sono cresciuta nel Dojo di mio padre, seguendo gli insegnamenti della scuola Kamiya, allenandomi con il bokken6 mentre tutte le altre ragazze della mia età giocavano con le bambole di pezza e si esercitavano nelle arti femminili», riesco a dire, la voce leggermente stridula per l’emozione. «Non avrei mai creduto che grazie a tutto questo avrei incontrato chi si trova all’altro capo del filo rosso legato al mio dito», aggiungo, sentendo il labbro inferiore tremolare pericolosamente. «Prometto di avere cura di te», concludo, prima di serrare il labbro tremante tra i denti, cercando di non mettermi a piangere.
Mi sento chiamare “la signora Himura” e il mondo gira vorticosamente per un lungo istante.
Non posso crederci.
Il mondo accelera di colpo.
D’improvviso, come se mi fossi appena svegliata da un sogno, mi ritrovo catapultata fuori dal tempio, circondata da amici e conoscenti che urlano a me e a Kenshin i loro migliori auguri.
In un batter d’occhio siamo di nuovo nel Dojo, dove veniamo accolti da un banchetto a dir poco regale, pieno di prelibatezze. Magari avessi anche solo un briciolo di appetito. Eppure mangio, assaggio un po’ di tutto, sorrido, rispondo alle frasi di congratulazioni che mi sento rivolgere. Sembra tutto lontano, sfocato.
Tutto. Tranne Kenshin.
Kenshin, nel suo haori hakama nero. Kenshin, con quel suo sorriso più vero che mai. Kenshin, con i suoi capelli rossi come il fuoco. Kenshin, con la mano stretta nella mia.
 
Pian piano il sole scivola verso l’orizzonte, lasciando dietro di sé un’oscurità crescente, costellata di stelle.
Gli invitati al banchetto di nozze se ne vanno lentamente, uno dopo l’altro, chi sbadigliando, chi barcollando.
Sento lo stomaco stringersi in una morsa dolorosa mentre le ragazze dell’Akabeko, Megumi e Misao riordinano sommariamente rifiutando qualsiasi collaborazione da parte mia.
Seduta al fianco di Kenshin gioco nervosamente con un filo sporgente del kimono bianco come la neve che indosso. Mi gira un po’ la testa, ma forse è colpa di tutto l’alcol che ho bevuto. Anche Kenshin ha bevuto parecchio, ma sembra tranquillo e sereno come sempre. Non l’ho mai visto scomporsi. Ha mantenuto tutto il giorno quell’aria composta e pacata che lo contraddistingue. Quasi lo invidio.
«Va tutto bene, Kaoru?» Mi chiede, con un sorriso, notando che lo sto fissando da un po’. Annuisco, arrossendo leggermente.
«Sono solo un po’ stanca. È stata una giornata davvero lunghissima», rispondo, distogliendo lo sguardo da mio marito per riportarlo sulle mie mani. Mio marito. Sembra ancora così incredibile!
«Avete intenzione di star lì a prendere polvere, voi due?» Ci apostrofa Megumi, piantandosi le mani chiuse a pugno sui fianchi e rivolgendoci un’occhiataccia. Ho l’impressione che stia guardando male solo me, a dire il vero.
«Speravamo di potervi dare una mano a riordinare, ma sembrate piuttosto determinate a impedircelo», risponde Kenshin, tranquillo.
«Certo che sì. È la vostra festa, non esiste che vi mettiate a pulire», sottolinea Megumi, con un tono di voce meno aspro.
«D’accordo, d’accordo. In tal caso non ci resta che ringraziarvi», aggiunge Kenshin, sorridendole.
«Non c’è di che. Avrete modo di ricambiare, un giorno», risponde lei. «Adesso, però, sarete stanchi, no? Filate a riposare», suggerisce, prima di spostare lo sguardo su di me. È un’aria di sfida, quella che leggo nei suoi occhi?
«Hai ragione, Kaoru stava giusto dicendo di sentirsi un po’ stanca», commenta Kenshin, alzandosi. «Quand’è così, vi ringraziamo di nuovo», aggiunge, accennando un lieve inchino. Mi alzo anche io, imitandolo, con il cuore che martella violentemente nel petto.
«Buonanotte e ancora congratulazioni», risponde Megumi. Sì, non mi stavo sbagliando. Il suo è proprio uno sguardo di sfida.
«Buonanotte», rispondo, cercando di mostrarmi sicura di me per non darle la soddisfazione di credere di avermi intimorito. In realtà ogni singola cellula del mio corpo trema all’idea di quello che succederà.
Sei proprio una ragazzina stupida, mi rimprovero mentalmente, seguendo Kenshin verso quella che, d’ora in poi, sarà la nostra stanza.
 
 
 
1 Il tradizionale “vestito da sposa” giapponese. Da “Shiro”, “bianco”, e “muku”, “puro”.
2 Il tradizionale “completo da sposo” giapponese.
3 Equivale a quello che facciamo noi quando entriamo in chiesa e ci facciamo il segno della croce con l’acqua santa.
4 Un copricapo piuttosto voluminoso che indossano le spose giapponesi.
5 Vedi: la leggenda del filo rosso (運命の赤い糸 Unmei no akai ito)
6 La spada di legno utilizzata per gli allenamenti. Da “boku”, “legno”, e “ken”, “spada”.


***L'angolo di Miriel_93***
Ebbene, eccoci qua a fatto compiuto!
Ho sudato ventordici (?) camicie per scrivere questo capitolo, spero che il risultato sia apprezzabile ç_ç
Per chi di voi si sta chiedendo perché non c'è la classica scena del bacio a cerimonia conclusa, suggerisco la lettura di un articolo che mi è piaciuto molto (http://www.moroboshi.eu/blog/baciarsi-in-giappone-storia-dei-baci-kiss-day-curiosita-notizie-strane-curiose-shunga-giapponesi-periodo-meiji/) e che parla proprio di come è visto (e veniva visto) baciarsi in Giappone. Anche io sono una fan del "adesso puoi baciare la sposa", ma oltre a sentire una frase del genere molto "cristiana", pare che in Giappone abbiano un'idea diversa XD Pazienza!
Che dire, ho detto tutto (forse, non lo so, ultimamente non so più nemmeno io che cosa dico/scrivo, il commento critico della tesi mi sta facendo impazzire e sta prosciugando quel povero mezzo neurone che mi è rimasto) quindi non mi resta che andare a occuparmi delle altre mille cose che devo fare e salutarvi ^^
Alla prossima! :3
  
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