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Autore: Soraya Ghilen    22/08/2015    1 recensioni
Dalla morte di Nico sono trascorsi un anno e quattro mesi, durate i quali è successo di tutto: tra matrimoni, parti e misteri che tornano a galla. Cristina è diventata ma moglie di Riario ma non passa giorno in cui non pensi a Nico. Ma, intanto, il libro delle Lamine e le chiavi della volta celeste ricordano al Conte e a Leonardo che si deve andare avanti e trovare la soluzione dell'arcano.
Questa ff è basata sulla seconda stagione ed è il continuo di "Un anno a Forlì"
Genere: Avventura, Comico, Romantico | Stato: in corso
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Girolamo Riario, Leonardo da Vinci, Nuovo personaggio, Zoroastro
Note: OOC | Avvertimenti: nessuno
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- Questa storia fa parte della serie 'Storia di un amore quasi impossibile'
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Questo capitolo ha due dediche: a Sassa, che mi segue fin dal primo capitolo di Un anno a Forlì, e alla mia migliore amica che legge tutto quello che scrivo con grande entusiasmo.
Vi adoro
Sol

Capitolo 10: Paure III

P.O.V. Cristina
 Da bambina mia madre era solita raccontarmi favole su straordinarie civiltà che abitavano oltre oceano, dove gli uomini sapevano volare e nessuno moriva di fame o veniva impiccato. Un posto dove potevi essere esattamente ciò che volevi. Il vero problema era che c’avevo sempre creduto. L’idea che poteva non essere vero non mi aveva mai neanche lontanamente sfiorata. Ero sempre stata convinta che l’unica civiltà barbara fosse la nostra, quella occidentale. Solo in quel momento, mentre pulivo i tagli sul volto di Zoroastro, ero consapevole di quanto fossi in errore. “Ci hanno portati davanti a un altare. C’era una donna con dei capelli lunghissimi e un uomo, che indossava una maschera fatta interamente d’oro. Ci hanno fatti mettere in ginocchio e poi ci hanno indicato un bicchiere con dell’acqua, una ciotola con del grano e un rastrello. I due dell’equipaggio hanno tentato e hanno fallito. Li hanno uccisi a sangue freddo. Poi è stato il turno di Leonardo che, non so come, è riuscito venirne a capo. Sai, quei colpi di genio che solo Leo ha” si fermò, tenendo i suoi occhi puntati nei miei “Poi ci hanno portati all’interno di una specie di piramide. Era una prigione. Tuo marito e Leonardo sono riusciti a farmi evadere” “Questo è successo prima o dopo che ti hanno ridotto in questo stato?” “Dopo. Ci hanno picchiati appena entrati nella cella. Riario è ridotto molto peggio di me” lo osservai, interrogativa, con una preoccupazione feroce a colorarmi lo sguardo “Sta tranquilla, è vivo” tirai, inconsapevolmente, un sospiro di sollievo “ Leonardo?” “Quasi non l’hanno toccato. Credo sia stato molto fortunato” annuii, gravemente. Quanto sei disposta a metterti in gioco se il tuo mondo sta crollando? “Ti lascio riposare, sarai molto provato” feci per alzarmi dal piccolo giaciglio sul quale era disteso Zoroastro ma lui mi trattenne per un braccio “So che hai paura, te lo leggo negli occhi. Non devi averne. La sacerdotessa ha detto che le morti che avverranno dovranno avvenire” “Scusami se non credo alle parole di un’assassina” lo guardai, assottigliando lo sguardo. Una cosa era certa: non mi sarei arresa alle profezie di una sacerdotessa che presiedeva a torture e sacrifici umani. Lui mi lasciò andare, posando stancamente la testa su un cuscino.
 “Come si sente Zoroastro?” mi chiese Giulia, mentre mi chiudevo la porta della cabina alle spalle. Aveva i capelli in disordine, il vestito di sottile tessuto giallo incrostato di fango. L’orlo che spazzava il pavimento impolverato della parte della nave riservata agli alloggi. Era molto dimagrita da quando avevamo lasciato Forlì. Era divenuta quasi scheletrica “Da quanto tempo non consumi un pasto decente, Giulia?” lei mi sorrise, stringendosi i gomiti tra le piccole mani minute “Non sapete che non si risponde mai a una domanda con un’altra domanda, Contessa?” rimasi sorpresa dalla sua affermazione “Da quando mi dai del voi anche in privato?” lei si portò una mano alla fronte, in simbolo di dimenticanza “Perdonami, sono solo molto stanca” sorrisi, prendendole una mano “ Ad ogni modo Zoroastro sta meglio, almeno fisicamente. Ha solo qualche graffio. La situazione ci è sembrata molto più grave di quanto non lo fosse nella realtà dei fatti” ci incamminammo verso la cabina che condividevo con Girolamo. Era immersa nel buio della notte. Solo in quel momento avvertii un forte odore di chiuso e di polvere. Mi chiesi se ci fosse sempre stato. Aspirai un’altra abbondante quantità d’aria. Speravo di avvertire l’odore di Girolamo, ma non fu così. Troppo spesso tendevo a dimenticare che mio marito non lasciava nessun tipo di traccia del suo passaggio se non morte e disperazione, alle volte. Giulia mi fece segno di prendere posto davanti alla misera toletta che avevo fatto allestire prima della partenza dall’Italia. Prese a spazzolarmi i capelli con delicata non curanza, assorta in qualche lontana fantasia. Mi chiesi dove fosse la sua mente. Quali paesaggi stesse scrutando col suo occhio interiore.


P.O.V. Girolamo
L’ambiente intorno a noi puzzava di chiuso e si stantio. Sui muri c’erano tracce di sangue. Non era un bello spettacolo, né tendeva a rassicurare.
Mentre osservavo il disegno formato da una fiumicello ematico mi chiesi se Zoroastro ce l’avesse fatta. Lo speravo con tutto me stesso, altrimenti non avevamo alcuna speranza di sopravvivere.
“Quanto tempo abbiamo prima che questi cannibali decidano di farci diventare il loro pranzo?” “Non credo molto, Conte. Poi non penso siano propensi al cannibalismo ma solo al sacrificio umano” “Oh, questo cambia tutto. Non mangeranno le nostre carcasse senza vita, si limiteranno a lasciarci come pasto degli avvoltoi” ero ridotto male. Anche se non ero un medico sentivo perfettamente che il polso sinistro era rotto. Non riuscivo neanche a tenerlo stretto al petto. Due o tre costole dovevano essere incrinate se non addirittura rotte. Ma la mia preoccupazione più grande era per Cristina. Speravo che lei e Giulia avessero trovato il modo di tornare alla nave. Ero stato così stupido a portarla con me. Non dovevo farla scendere dalla nave, non mi sarei mai dovuto piegare alla sua folle richiesta di venire, in effetti, ma non avevo potuto farne a meno. Credevo che averla al mio fianco l’avrebbe tenuta al sicuro. Quanto ero stato stupido? Avevo solo peggiorato le cose e adesso lei era sola, impaurita, persa in quella giungla esposta a chissà quali pericoli. Era tutta colpa mia.
“Se le è successo qualcosa voglio che tu mi uccida, Artista”
“Non preoccupatevi, Conte. Vostra moglie ne sa una più del diavolo quando ci si mette” le sue parole non servirono a rassicurarmi, neanche un po’.
“Se è morta voglio seguirla ma prima dovete promettermi che mi farete soffrire in modo atroce” lui fissò i suoi occhi nei miei. Mi colpì il modo in cui erano limpidi, sinceri. Ci si poteva specchiare dentro. Erano così simili ai suoi.
“Se lo fosse davvero non vorrebbe mai la vostra morte. A modo suo vi ama più di quanto abbia mai amato Nico o me. È qualcosa che non capisco, a dir la verità”
“Neanche io” risi flebilmente “ Può chiunque amare un mostro privo di anima?”
“Non siete privo di anima, siete solo perso nella vostra follia”
“Che è più o meno la stessa cosa, in fondo”
“La amate?” lo guardai, stranito. Come poteva chiedermi una cosa come quella e pretendere che gli rispondessi? “Non fate quella faccia. È una domanda che prevede una risposta molto semplice. L’amate si o no?”
“Si” risposi, lentamente, soppesando la consistenza di ogni lettera “Ma amavo anche mia madre e l’ho uccisa” lo vidi aprire le labbra, pronto a chiedere di più “Non fate domande, Artista, non intendo raccontarvi nulla di più di ciò che già mi avete estorto” mi accomodai meglio contro la parete, cercando di trovare una posizione favorevole a conciliarmi il sonno. Se volevo tornare da lei dovevo essere abbastanza in forze per scappare.
Mi trovavo nel mio studio. Era una splendida giornata di Sole. Potevo vedere mia moglie che cavalcava Castore, il purosangue che le avevo regalato per il suo compleanno, con al seguito Giulia e Zoroastro. Mi ritrovai a pensare che fosse bellissima. Rideva, mentre il vento le muoveva i capelli e il suo corpo seguiva l’andatura dell’animale.
“Avete ragione, è quasi una visione” sentii dire a una voce, alle mie spalle. Mi voltai.
“Tu sei morto” dissi, per la prima volta in vita mia colto davvero alla sprovvista.
“Sapete, nessuno di voi ha fantasia!”
“Intendi Cristina? Anche lei ti ha visto. Le hai detto che sarei morto” mi sedetti proprio di fronte a lui, usando il mio solito tono pacato e freddo.
“Non ho mai detto questo, Conte. Né a lei né a nessun altro”
“Allora perché lei sapeva che qui mi avrebbero ucciso?”
“Questo può saperlo solo lei, non vi pare?” annuii, continuando a tenere gli occhi fissi su di lui “ Ma non sono qui per questo”
“Lo immaginavo”
“Conte, siete chiamato a scegliere. Avete una sola possibilità per sopravvivere ma, al posto vostro, una vita andrà sacrificata” giunsi le mani sotto il naso, davanti alle labbra.
“Chi?” il giovane sorrise.
“Quella di un innocente” un fulmine mi colpì, in quel momento.
“Non le farei mai del male”
“Non osate pensare mai a lei!” disse, minaccioso. Non ci badai.
“Allora chi?”
“Qualcuno che le è vicino. Qualcuno che incrocerà presto il vostro cammino. Qualcuno che, se voi sceglierete di svegliarvi, morirà prima che rimettiate piede sul suolo italiano”
“Perché fare una cosa del genere?”
“Io avevo avvertito Zoroastro: a meno che non aveste preso decisioni diverse, uno tra voi non avrebbe rivisto l’Italia”
“Perché?”
“Per i vostri peccati, Girolamo Riario. La vita esige sempre un prezzo” mi sporsi verso di lui, fissandolo con astio.
“Da te lo ha preteso presto. Quanto grandi dovevano essere le tue colpe?”
“Meno delle vostre. Lei può credere il contrario, ma la vostra anima è nera, e ogni vita che prendete non farà che carbonizzarla sempre di più. Non siete capace di amare!”
“Io amo lei più di quanto abbia mai fatto tu!” i suoi occhi per un solo istante si addolcirono.
“Credetemi, Conte, solo la morte è la fine di tutto” poi, con tono più pacato, aggiunse “Anche se, ad essere onesto, amarla vi sta rendendo un uomo migliore. Sta purificando la vostra anima nera. Ma questo non cambia nulla, credetemi” si alzò, per andare verso la porta.
“Aspetta!” dissi, seguendolo con lo sguardo “Non mi hai ancora detto chi prenderà il mio posto”
“Lo saprete, Conte. Ben presto” e poi, una luce accecante mi investì “Le morti che accadranno devono accadere”

P.O.V. Cristina
Aspettami, Girolamo, sto venendo a prenderti.
Chiusi il suo stupido diario di bordo e, dopo aver ripensato alla frase che avevo appena scritto, lo gettai in mare.                                                                                                              


Angolo di Sol: *salta fuori da uno scatolone* sono tornata!!!! Chiedo scusa per le luuuuunga attesa a cui vi ho sottoposti, mi dispiace.
Beh, allora, sappiamo che Riario e Leonardo sono vivi ma chi sarà la vita da dare in cambio per quella del Conte? Chi di loro non rivedrà l’Italia?
Come sempre aspetto con ansia i vostri pareri.
A presto (lo giuro XD)
Sol!              


Piccola anticipazione del prossimo capitolo:
“Nico mi ha parlato” spalancò gli occhi, come se davvero stesse guardando un folle.
“Come è possibile. Nico è morto”
“Lo so bene. Mia moglie piange sulla sua tomba tutti i santi giorni” risposi, irritato. Lei amava un morto e non me.
“E cosa accadeva, nel sogno?”
“Eravamo nel mio studio, a Forlì. Cristina, Giulia e il vostro amico andavano a cavallo e io li guardavo dalla finestra. Nico era seduto alla mia scrivania. Mi ha detto che, a causa dei miei peccati, un innocente perderà la vita. Che uno di noi non tornerà in Italia”
“Chi?”
“Non me l’ha voluto dire. Ha detto che le morti che accadranno devono accadere”

 

  
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