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Autore: stella995    23/08/2015    0 recensioni
Elisa è una ragazza di 17 anni ed è troppo superficiale; dopo una severa punizione scopre il significato dell'amicizia e dell'amore. Non è facile ripartire, soprattutto perchè un'ombra continua a tormentarla, perchè Elisa ha completamente dimenticato la notte che l'ha cambiata completamente e non sa come scappare dalle sue paure e incertezze...
Genere: Mistero, Sentimentale | Stato: in corso
Tipo di coppia: Het
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno | Contesto: Contesto generale/vago
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Capitolo 6: Restituzione

 
 
Ero a casa di Serena e stavamo studiando; beh non proprio. Ogni tanto ci fermavamo (ogni cinque minuti) a parlare. Parlavamo di tutto, ma non di Davide; serena sapeva riservarmi un po’ di privacy e questo era una delle sue qualità più belle.
Arrivando a casa vidi la cassetta della posta semiaperta, era arrivata posta! La aprii e ci trovai un pacchetto con su scritto “Per Elisa”. Lo misi in cartella, non volevo che i miei lo vedessero, mi avrebbero fatto il terzo grado; risalendo il vialetto mi sentii osservata, spiata, mi girai di scatto, ma non vidi nessuno.
Mi precipitai in camera per aprirlo e chiusi la porta a chiave perché non entrassero mia madre o mio fratello; mi rigirai il pacchetto tra le mani, ma non c’era nessun biglietto, nessun altro nome a parte il mio. Ero eccitata all’idea di avere un ammiratore, per dei più che mi faceva i regali, dopotutto ero pur sempre una ragazzina! Nessun ragazzo mi aveva rivolto un pensiero così bello prima di quel momento, chissà se era carino…
Improvvisamente feci un balzo, perché qualcuno bussò alla porta. Andai ad aprire, non prima di aver messo il piccolo pacchetto in tasca. Era mia madre che mi avvertiva che erano arrivate Jessica, Nathalie e Greta.
“Oh no. Ma cosa vogliono ora?” Jessica sembrava una modella, sentii una stretta al cuore ma non glielo diedi a vedere.
-Ciao Elisa, dobbiamo parlarti.-
-Dimmi. Ma fai presto; non ti voglio qui più del dovuto.- il mio tono sfiorava la maleducazione.
-Ok. Riprendi la scommessa e noi ti lasceremo in pace. Allora, ci stai?-
-No. Non mi interessa se avete deciso di farmi sembrare una schiappa, una senza fegato! Ma a voi cosa importa ora? Non mi avete cagata per cinque mesi e ora devo sottostare ai vostri ordini? Jessica scordatelo. Non sono più alle tue dipendenze!!-
-Alle nostre dipendenze? Ordini? La nostra era solo un’innocente richiesta.- era sorpresa dal mio rifiuto.
-Noi! Noi! Noi! Tu parli al plurale, ma in realtà sei tu. Solo tu. Tu sei quella che comanda e loro ti seguono. Per te Nathalie e Greta non sono niente, solo delle ragazze qualunque. Per te l’amicizia non ha significato- la voce mi si era alzata di qualche ottava per la rabbia. Guardai le altre, ma loro non guardavano me. I loro sguardi erano fissi su Jessica. Poi Greta parlò
-Scusa? Tu ci stai usando?- io intervenni
-Sì! tu sei amica di Claudio. Esatto il tuo migliore amico. Oh, oh, Jessica non te lo ha detto? Non ti ha detto che è cotta di Claudio? Sai Jessica, certe cose non bisognerebbe mai scrivere su un quaderno. Ah, Greta, ma lo sai che ti sta usando per uscirci insieme, vero? Ma che amica sincera; non vi parla di niente.- ormai ero furiosa e il danno era stato fatto; Jessica me l’avrebbe fatta pagare, di questo ne ero certa. A tutta la mia rabbia aggiunsi del sarcasmo. A quel punto Nathalie scoppiò
-Tu non ci hai mai detto nulla? Ci hai sempre tenute all’oscuro di tutto! Sei una stronza… una troia…una …- Nathalie era senza parole. Scoppiai a ridere
-E te ne rendi conto solo adesso che è una puttana? Forse dovevate accorgervene prima. Comunque prima di insultarla guardatevi allo specchio. Siete esattamente come lei, tutte e tre delle…- non mi venivano in mente aggettivi peggiori di quelli già detti. - mi sono distaccata da voi perché..-
-Perché sei una debole, una traditrice.- mi interruppe Jessica. -Sei una santarellina. Ma guardati, sei come tua madre; una…-
-Non mettere in mezzo mia madre Jessica, o così mi fai davvero incazzare- e le diedi uno schiaffo, o almeno ci provai. Cavolo era veloce.-Ora sparite dalla mia vista, o vi faccio davvero male!!!-
-Provaci. Tocca una di noi e ti sfascio la faccia. Sai cosa ti dico Elisa: non credo a una sola parola di quello che hai detto. Sei una bugiarda. Jess non è come la descrivi.- Sorrisi sarcastica
-Ah, sì? Oh, presto te ne accorgerai, Greta. Molto presto.-
Andai alla porta la aprii e le spinsi fuori di peso, ma Jessica fu irremovibile. Richiuse la porta.
-Mi dispiace farlo.- aveva un tono minaccioso e si vedeva lontano un miglio che mentiva. Poi mi volò addosso e io reagii.
Presi un libro che si trovava sulla scrivania e glielo scaraventai in testa, lei mi prese per i capelli fino a farmi cadere; le tirai una gomitata tra le costole, le afferrai la maglietta e le allargai molto la scollatura. Ci tirammo schiaffi e calci fino a che non entrò mia madre, che aveva sentito gli strepiti fin dal salotto.
-Ragazze. Smettetela. Elisa, ora basta!- ci divise e ci tirò in piedi.
-Scusala Jessica. Non so cosa le sia preso.- stetti zitta. Parlando avrei solo peggiorato le cose. -Scusati immediatamente-
Mia madre era girata di spalle e non la vide sogghignare. Mi sentii ancora più infuriata, perciò strinsi i pugni e digrignai i denti.
-Scusami- più che dirlo ringhiai.
-La mia maglietta è rovinata e non so cosa le sia preso! Siamo sempre state buone amiche, ma sa signora sua figlia è strana. Sappia che rivoglio la mia maglietta firmata- lurida schifosa ragazza di basso borgo, mi fece salire la bile in gola. Mia madre la rassicurò che avrebbe ripagato la maglia e la fece uscire di casa.
-Elisa, cosa è successo? Ti sei ammattita? Perché eravate lì per terra e per di più a tirarvi cazzotti? Ora mi dici tutta la verità…- esitai -Elisa ti conviene dirmi tutto subito, o ti metto in punizione seduta stante!-
-Mamma non so come spiegartelo. Ma lei mi ha insultata, ha insultato te e quando le ho detto di andarsene, lei mi ha colpita. Lo so che non avrei dovuto reagire, ma ero fuori di me!!!- Mi guardò come se fossi una matta da manicomio. Al contrario di come mi aspettavo mi rispose.
-Ok. Ti voglio credere. in questi cinque mesi sei cambiata. Se è vero quello che mi hai detto, allora se lo meritava. Ma ora guardati: sei distrutta! E la maglia è a pezzi.- Mi guardai: in effetti era rotta e lasciava scoperto metà del reggiseno.
-Vieni di sotto. Il graffio sul collo va disinfettato e preparati, perché domani ti troverai un bel po’ di lividi. Comunque tesoro, Jessica non mi è mai stata simpatica, ma era tua amica- per una volta mi sembrò che mia madre mi avesse capita e questo mi confortò.
Dopo cena telefonai a Serena.
-Pronto Elisa?-
-Ciao Serena. Devo raccontarti di oggi pomeriggio. Jessica è venuto a casa mia e mi ha insultata. Mi sono incazzata e ce le siamo date di santa ragione.-
-No! E i tuoi?-
 -Mia madre mi ha dato ragione, mentre mio padre non sa niente. Jessica mi ha lasciato un graffio sul collo e quello ha bruciato per un po’. E ho lividi ovunque. La odio da morire.-
-Lo immagino. E lei? L’hai menata bene?-
-Certo. Le ho distrutto la maglietta, le ho tirato una gomitata tra le costole. Dovevi vederle la faccia!-
Rise.-Oh, Eli. Volevo vedervi. E poi che hai fatto?-
-Se ne è andata di corsa, facendo la martire e la vittima, anche se ha avuto il coraggio di chiedere il risarcimento della maglietta.-
-Ora devo andare. Mi dispiace davvero, a domani.-
-Ciao-
Mi tolsi la tuta e misi un paio di jeans, la felpa e le scarpe da ginnastica. Presi il cellulare e lo infilai in tasca.
Avevo deciso di andare di farmi un giro, ma non sapevo ancora dove. Poi vidi il mio campo. Era tanto che non ci andavo e quella sera non c’erano nuvole.
Cercai il plaid e il telo impermeabile. Avvisai la mamma.-Vado al campo e mi porto Mappy.- La mia cagnolina mi corse incontro e mi fece le feste. Mi voleva davvero tanto bene.
Poi ebbi un flash: ecco cosa stavo per fare prima che arrivassero quelle tre. Dovevo aprire il pacchetto misterioso. Corsi al piano di sopra e frugai nelle tasche dei pantaloni . lo presi e strappai la carta. Ne uscì una catenina; appena la vidi spalancai gli occhi: era la mia collana, quella che non trovavo più.
La collana era molto semplice. Il ciondolo era una “E”, la mia iniziale con un incisione dietro, la mia data di nascita. Era di sicuro la mia.
Me la misi al collo; volevo capire chi l’aveva trovata. Non mi ricordavo l’ultima volta che l’avevo indossata.
Stavo per farmi prendere dal panico, quando arrivò la mia Mappy a ricordarmi che dovevamo uscire. Volevo solo scappare e capire il perché di queste strane sensazioni.


Parole d'autrice: salve, ho postato un altro capitolo prima del previsto dato che era pronto ;) come al solito vi chiedo il favore di recensire, bene male non importa ma a me importa sapere se la storia piace oppure no, almeno so cosa combinare ;) Grazie a chi ha recensito, mi ha fatto molto piacere XD a presto!!!!
  
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