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Autore: Dreamer In Love    23/08/2015    1 recensioni
Un trono esurpato da un crudele tiranno.
Una principessa dal cuore di ghiaccio a cui la vita a riservato solo dolore e falsità
Un ragazzo temerario che sogna la libertà, per se e per il suo popolo.
Ma ne vale davvero la pena di rischiare la propria vita?
La vendetta non porta mai a nulla di buono e Shade lo sa ma come potrà perdonare l'uomo che gli ha reso la vita impossibile?
Genere: Azione, Guerra, Romantico | Stato: in corso
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Fine, Nuovo Personaggio, Shade, Un po' tutti
Note: AU, OOC, Raccolta | Avvertimenti: Contenuti forti
Capitoli:
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- Questa storia fa parte della serie 'The Rebel'
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24. Da mi basia mille*
 
- Per quanto possiamo fidarci l’una dell’altro, e sono convinto che sia così Fine, -, cominciò Shade riportando le iridi cremisi della principessa su di sé, - abbiamo bisogno di onestà tra noi e completa sincerità. Finché cerchiamo di nasconderci dietro le nostre paure e il nostro orgoglio non riusciremo ad andare oltre. –
Fine arricciò le labbra in un’espressione dubbiosa.
– Quindi risponderai a tutte le mie domande? –
Il cobalto annuì appena, concedendosi un piccolo ghigno.
- Non sarà semplice per me. -
- Non lo deve essere e non lo sarà mai. -, la ragazza si scostò una ciocca di capelli dal viso. - Le nostre vite sono sempre state così... -, aggrottò le sopracciglia fini soppesando le parole. - ... gonfie di dolore che non riusciamo a concepire qualcosa di diverso, facile e luminoso. -
Fine alzò lo sguardo per scorgere negli zaffiri di Shade sorpresa. Il ragazzo sospettava che con quelle parole la principessa non si riferisse solo a quel momento di confidenza ma piuttosto a un qualcosa che stava nascendo, un sentimento bello e fatale che si stava facendo spazio nei loro cuori. La donna arrossì.
– Cominciamo? –
- Vai. -, la invitò il ribelle sistemandosi meglio sullo spigoloso tronco e sorridendo divertito all'imbarazzo che aveva scorto sulle gote di Fine.
- Camelot mi ha detto che eri nello studio di mia madre con i miei genitori quando furono uccisi. -, cominciò la principessa rigirandosi le dita. - Che cosa è successo? –, concluse alzando lo sguardo su Shade.
Questo non si aspettava che la donna andasse subito al punto.
- Fine… -, sussurrò, infatti, il ragazzo, titubante.
- No, Shade. –, lo rimproverò spazientita la rossa. – Mi hai appena promesso che avresti risposto a tutto senza esitazione. –
Il cobalto sospirò.
 – Quella notte, dopo che me ne andai dalle tue stanze, raggiunsi Elsa e Toulouse nel loro studio. Erano stupiti di vedermi ma anche entusiasti all’idea che un giorno saresti stata mia moglie. Tua madre mi confermò che tra le nostre famiglie era già nato un tacito accordo riguardo al nostro matrimonio ma che era necessario riportare allo splendore la nostra casata. –
Fine strabuzzò gli occhi a quelle parole.
– Casata? –
Shade arricciò le labbra, annuendo.
– Anch’io lo scoprii quella sera. A quanto pare ho origini nobili ma la mia famiglia è stata bandita da questo Regno parecchi anni fa, circa durante il periodo della peste. I Moon erano tra gli ultimi rimasti di un’epoca antica, diversa, e furono accusati di aver dato inizio alla pestilenza. Fortunatamente, mia madre ed Elsa erano molto amiche e Grace fu clemente con loro. –
- Che intendi per diversa? –
- La leggenda dice che le donne Moon hanno il dono della preveggenza. E’ un potere che fa paura, anche se ha poco a che fare con la magia. –
- Tu credi che sia davvero così? –, chiese Fine scioccata da quella notizia.
- La magia non esiste, Fine. Se così fosse, vedrei mia madre e mia sorella avere convulsioni ogni ora per una visione. Probabilmente, Grace aveva bisogno di un capro espiatorio per placare l’isteria del popolo, soggiogato dalla superstizione, e anche di sbarazzarsi di una nobiltà scomoda. Il suo gesto deve aver creato parecchi rancori a corte che poi si sono tramutati nel famoso tentativo di usurpare il trono. Comunque, Toulouse mi rivelò che quella notte mio padre si sarebbe riscattato agli occhi del popolo e che, se tutto fosse andato secondo i piani, tu ed io avremmo potuto sposarci. Mi disse che avrei dovuto prendermi cura di te e che per il momento sarei dovuto tornare a casa perché era pericoloso stare nel castello. Poi, bussarono alla porta…
 
 Marito e moglie si scambiarono un’occhiata preoccupata. I rintocchi della mezzanotte non erano ancora scoccati; era ancora troppo presto per l'arrivo di Eclipse. Elsa si passò nervosa una mano sul volto e si alzò dal suo scanno per avvicinarsi alla porta. Intanto, l’azzurro prese Shade per le spalle e gli intimò, silenziosamente, di nascondersi all'interno di un baule.
- Qualunque cosa succeda, non muoverti e non fiatare. -, gli sussurrò prima di richiudere il legno.
La rossa lanciò uno sguardo d’intesa a Toulouse che annuì. Allora, aprì piano l'ingresso sbirciando all'eterno della stanza. La figura di Aaron si presentò ai suoi occhi cremisi, fiera e offensiva.
- Fratello? -, lo salutò incerta la donna mentre il parente, con un calcio all’uscio, si faceva largo nell'ufficio.
 - Hai bisogno di qualcosa? -
A quelle parole, l'uomo si voltò verso Elsa che era stata raggiunta dal coniuge. Prontamente, il marito mise le sue grandi e forti mani sulle spalle dell'amata, per confortarla e proteggerla, anche se sapeva bene che Elsa era una donna forte. Aaron si lasciò andare in un sorriso ironico.
- Bella domanda, Elsa. Bella domanda... -, ripeté le parole con una vena cattiva nella voce.
- Troverai strana questa mia visita a tarda notte ma proprio non potevo rimandare. Sai, mi è giunta voce che qualcuno, all'interno nel castello, mi ha tradito. -
La donna strinse i pugni mentre la presa di Toulouse sulla sua clavicola si faceva sempre più pressante.
- Come possiamo aiutarti Aaron? -, tentò con voce dolce e accondiscendente.
Il bruno piegò le labbra sottili in un ghigno e piegò appena il capo.
- Sul serio, Elsa, non lo immagini? –
Nella stanza cadde un pesante silenzio mentre i due legittimi regnanti attendevano le parole del Re che avrebbero deciso la loro sorte. L’uomo iniziò a vagare avanti e indietro nella stanza, una mano appoggiata alla cintola dove teneva la spada e l’altra che accarezzava lievemente la scrivania in ebano della rossa.
- Per quanto ti abbia sempre odiato, Elsa, abbia cospirato contro di te e nostra madre prendendomi il trono non mi sono mai spinto fino a questo punto. Ho sempre nutrito del rispetto nei tuoi confronti che mi hanno portato a risparmiare te e la tua famiglia anche quando la vostra presenza avrebbe intralciato i miei piani. E, proprio ora che pensavo di poter avere fiducia nel mio parentado, tu mi hai voltato le spalle, cercando di colpirmi proprio nel cuore della mia casa. –
Il tono del bruno non sembrava arrabbiato ma solo leggermente isterico.
- Tu non hai mai avuto rispetto per nessuno, Aaron. Hai ucciso nostra madre come se niente fosse, come se non fosse stata lei a donarti la vita e a crescerti. -, sussurrò Elsa con voce roca.
La risata del Re riempì l’aria.
- Non scomodare i morti perché è proprio colpa della donna che ancora tu onori se siamo arrivati fin qui. Il mio unico desiderio è sempre stato quello di essere amato e apprezzato ma lei era troppo concentrata a idolatrare la sua prediletta. Anche quando mi sono fatto una famiglia, è riuscita, con poche parole, a distruggere quel poco di umanità che mi rimaneva. –
- La tua non è mai stata una famiglia! Come fai solo a pensare che con la tua commedia avresti convinto Grace? Con le tue azioni spregevoli hai distrutto la vita di Camilla e di tuo figlio. -
- Stai zitta! Tu non sai niente, niente! Camilla mi amava e anche Bright! -, sbottò urlando e facendo trasalire l’uomo e la donna che stavano assistendo inermi alla sua follia.
- Come puoi solo pensare che Bright voglia amare un assassino? –
Il corpo del bruno si fece improvvisamente rigido mentre i suoi occhi scuri incontravano quelli cremisi di Elsa.
- Tu cosa ne sai? –
- Camilla era una delle mie amiche più care. La sua voglia di vivere ha sempre vinto contro il tuo tentativo di distruggerla. Non ho mai creduto al suicidio e Camelot, che aveva analizzato il corpo, aveva subito notato alcune anomalie. –
L’uomo cominciò a scuotere la testa, disperato.
- No! No… è stato un incidente. Io la amavo… -, sussurrò appena.
I pozzi scuri si fecero vitrei mentre la postura fiera di Aaron s’incurvava in tutta la sua disperazione.
La rossa fece qualche passo avanti e appoggiò delicatamente una mano sulla spalla del fratello.
- Tu non sei il mostro che vuoi sembrare, Aaron. Hai fatto degli sbagli ma io per prima sono in torto nei tuoi confronti. Per questo ti ho perdonato e sono andata avanti, supportando te e tuo figlio. Ora tocca a te perdonarti e possiamo aiutarti a farlo. Restituiscimi la corona e tutta questa follia finirà. –
Improvvisamente, le dita sottili della legittima regina furono afferrate con prepotenza.
- Sei un’illusa, Elsa, se credi che possa ancora tornare indietro. Ho ucciso la donna che amavo, voi mi avete tradito e l’unica cosa che ora mi resta è mio figlio e uno stupido trono. Come padre, ho intenzione di dargli ciò che si merita: un futuro da sovrano e non guarderò in faccia a nessuno perché ciò accada. -
- Aaron... -, sbiascicò la donna prima di essere scaraventata con una spinta contro la parete.
Toulouse si chinò accanto alla moglie per accertarsi stesse bene. La rossa sospirò rumorosamente per il dolore alla schiena ma annuì agli occhi terrorizzati, confusi, arrabbiati e preoccupati del marito. La campana dell’allarme fece trasalire entrambi ma nei loro cuori nacque un sentimento di speranza. Poi, Elsa si voltò verso il bruno mentre il compagno la aiutava a rialzarsi, sostenendola dalle braccia.
- Aaron, i ribelli arriveranno a momenti. Arrenditi! Voglio aiutarti e perdonarti per tutte le crudeltà che hai compiuto in questi anni, ma devi abbassare la spada e lasciarti guidare da me. –
La donna tentò un passo avanti ma la mano di Toulouse stretta alla sua le suggerì di lasciare stare. Sul viso del nemico, di quel fratello che tanto aveva amato ma che non aveva mai capito, era sorto un sorriso di trionfo.
- Non chiederò perdono a nessuno, mai. Anzi! Gioirò nel sentire le voci strozzate dei vostri amici ammazzati dalle mie guardie, pronte ad accoglierli come si deve e nel vedere i vostri volti, Elsa e Toulouse, contratti dalla supplica di risparmiarvi e di risparmiare vostra figlia. A proposito, la principessina starà dormendo nel suo morbido lettino… -, cantilenò quasi sovrappensiero mentre con la spada tentava il primo affondo nei confronti dei legittimi sovrani.
 Un rumore, però, lo colse di sorpresa. Dalla cassapanca spuntò fuori un ragazzino, armato di pugnale, che si scaraventò su Aaron nel tentativo di fermarlo.
- Shade! -, ebbe modo di farfugliare mentre la piccola e sottile lama penetrava la carne della spalla destra.
Indietreggiò di qualche passo, con le iridi castane rimpicciolite dalla sorpresa.
- Non permetterò che tu faccia del male a Fine! -, urlò il cobalto con coraggio.
Per quanto il Re stesse perdendo molto sangue impugnò più saldamente la propria arma.
- Questa me la pagherai! -, sbraitò con una stilettata.
Il colpo andò a segno ma la carne ferita a morte non era quella del giovane. Toulouse si voltò verso Elsa; gli occhi celesti, vuoti di ogni paura e strabordanti d’amore guardarono per l’ultima volta la moglie per poi chiudersi con un ultimo respiro. Aaron alzò gli occhi al cielo, ritirando a se la spada e lasciando che la forza di gravità agisse sul corpo inanimato.
- Il solito esibizionista. -, commentò quell’atto di sacrificio.
La Regina osservò per qualche secondo l’amore della sua vita: Toulouse era stato la fonte di molti guai per lei e per la famiglia reale ma il loro era sempre stato un amore puro, vero, che avrebbe portato il loro Regno allo splendore e da cui era nata la loro amata bambina. Avevano sempre sperato in un futuro roseo insieme e ora, l’unica speranza che aveva era arrivare viva il giorno dopo. Ma che vita sarebbe stata senza il consorte?
- Ti lascio il trono Aaron e se vuoi uccidermi, fai pure: la mia vita non ha senso senza Toulouse. -, a quelle parole, calde lacrime rigarono il viso della rossa fino a cadere sull’arido pavimento. – Ti chiedo solo di risparmiare i bambini, Shade e Fine. Che cosa potrebbero mai farti? –
Il bruno afferrò malamente Shade per un braccio.
- Questo bastardino mi ha appena colpito, non è così innocente come vuoi farmi credere. –
- E’ stata fortuna. -, commentò solo la donna lanciando al cobalto un’occhiata carica di significato. – Shade dì a tua mamma che mi dispiace di aver messo in pericolo te e tuo padre e di a Fine che le voglio bene. Proteggila e salvala, soprattutto da se stessa. –
Il ragazzino, con occhi lucidi, annuì alla Regina. Questa si girò di nuovo verso il fratello.
- Aaron ti prego, Shade e Fine non sono una minaccia. Che cosa racconterai a tuo figlio quando troverà i suoi due unici amici uccisi a fil di spada dal padre. Per una volta nella vita abbi pietà e ricordati che l’ingenuità di mia figlia l’ ha portata, in un modo o nell’altro, ad amarti. Non merita di morire delle colpe dei suoi genitori. ~
Fece qualche passo avanti, allargando le braccia in segno di resa.
- Ti aspetto di là, Aaron, e spero che in quell’altra vita potremo essere i fratelli che non siamo riusciti a essere in questa. Ti voglio bene. -
L’uomo guardò stralunato Elsa, indeciso sul da farsi. Poi, con disperazione, allungò il braccio e la lama penetrò, sicura, nella carne. Al colpo, il viso della donna si contrasse in una smorfia per poi distendersi in un sorriso. Chiuse gli occhi e si lasciò cadere sul pavimento.
 
Solo il canto degli uccellini guastava quel momento di silenzio. Shade aveva paura a respirare, convinto che una qualsiasi mossa sbagliata avrebbe fatto crollare Fine da un momento all’altro. La ragazza, infatti, si era limitata ad ascoltare ogni sua parola, senza commenti, cenni o quant’altro che facessero capire al cobalto cosa le stesse passando per la testa. E quella quiete finale, poi, era quasi inquietante. Fine osservava con gli occhi vitrei il cielo.
- Stai bene? -, decise il giovane di tentare sporgendosi verso di lei e attirando la sua attenzione.
La principessa si riscosse dai suoi pensieri scuotendo leggermente la testa.
- E degli anni in prigione? –, chiese, invece, eludendo la domanda di Shade.
Il ribelle scosse le spalle.
- Sono stati anni terribili e non mi piace parlarne. Sono stato rinchiuso a dodici anni e non sapevo nemmeno cosa volesse dire vivere. Ho dovuto adeguarmi a condizioni di vita pessime, sempre nel rischio di ammalarmi, prendere calci o pugni e che un giorno il Re si sarebbe svegliato con la voglia di fare fuori qualcuno. Ho, però, anche conosciuto persone davvero in gamba che aspettano il mio ritorno. –
La rossa dondolò avanti e in dietro nel vuoto e corrugò le sopracciglia, curiosa.
- Che intendi? –
- Stanotte io e alcuni uomini tenteremo un’incursione a Inox per liberare coloro che mi hanno giurato fedeltà. –
- Vi farete uccidere! -, esclamò la legittima erede al trono.
- Conosco quel posto meglio di chiunque altro e sono riuscito persino ad evadere. Fidati di me. –
Shade si allungò, afferrando una mano alla ragazza e intrecciando le loro dita e i loro occhi. Le iridi cremisi si abbassarono intimorite da quelle cobalto, cercando una qualunque via di fuga, ma non resistette al fascino della profonda voce di Shade che la richiamava all’attenzione.
- Voglio che tu faccia una cosa per me. -, cominciò il giovane con fare serio.
La rossa annuì.
- Aspettami e, se tornerò illeso, mi concederai quel famoso bacio. –
Fine ritirò la mano di scatto mentre il viso era divorato dalle fiamme.
- Scordatelo! -, sbraitò.
Poi, all’improvviso, sentì uno stridulo gracchiato che la chiamava. Si voltò verso Shade, gonfia d’imbarazzo, e ringraziò mentalmente l’amica di quell’intervento involontario.
 – Altezza mi sta cercando! -, sentenziò, cominciando a calarsi tra le fronde dell’abete.
Shade schioccò le labbra, risentito, e imprecò contro la strega, per poi seguire la principessa. Si avviarono l’uno accanto all’altra verso il sentiero che portava all’accampamento. Videro in lontananza la bionda che si avvicinava a passo svelto. Sembrava frustrata e agitata e Fine si preoccupò all’istante. Stava per urlare il suo nome ed erano ormai al limitare degli alberi quando una mano la afferrò per il braccio e la spinse dietro ad un enorme tronco. Il cobalto intimò alla giovane di stare zitta mentre la schiacciava con il suo corpo per nascondersi.
- Altezza ha bisogno di me! -, si lamentò Fine, osservando confusa il ribelle.
Il ragazzo non la degnò di uno sguardo, troppo concentrato a tenere d’occhio la situazione. La rossa sentì la voce della popolana salire di dieci ottave e vide il cobalto sorridere soddisfatto.
 – Che sta succedendo? -, ritentò, muovendosi sotto il suo peso.
- Ferma… -, affermò Shade sorridendo tra sé. – Auler l’ha raggiunta e ora la sta baciando. –
La giovane riuscì a liberarsi dalla stretta e sbirciò oltre il legno. L’azzurro stava stringendo possessivamente l’amica che, avvolta tra le forti braccia, si era lasciata andare a un dolce bacio. Il sorriso non potè che nascere anche sulle sue labbra.
- Finalmente! -, commentò estasiata e pregustando già la reazione di Altezza alle sue frecciatine.
Sul collo, Fine, sentiva il fiato caldo del cobalto che come lei sbirciava quel momento d’intimità e che gli regalava piacevoli brividi.
Auler e Altezza si allontanarono per riprendere fiato ma la bionda ne approfittò per cominciare una carrellata d’insulti. Di nuovo, l’uomo la strinse a sè approfondendo il contatto cui già prima aveva dato luogo.
La risatina di Shade giunse ovattata alle orecchie della rossa.
- Certo che sa come far star zitta quell’arpia. –, commentò il ribelle.
Fine si voltò verso il cobalto.
- Si da' il caso che l’arpia è la mia migliore amica. Stai attento a come parli. –
Entrambi si ritirarono dietro l’albero ma il ghigno del ribelle lasciava intendere che la discussione non era chiusa.
- Hai ragione, è troppo accondiscendente ai baci per essere un’arpia, non come qualcuno di mia conoscenza. –, esordì con un sorriso sornione che fece imbufalire la principessa.
- Che vorresti insinuare? Io… -, cominciò però imbarazzata.
Shade era ancora schiacciato contro di lei, con le mani appoggiate alla ruvida corteccia, andando a formare una calda prigione.
- Tu? -, la incoraggiò il ragazzo con tono di sfida.
- Anch’io bacio! -, sbottò infine Fine, nascondendo il viso tra le mani.
Tra le insenature delle dita vide il sopracciglio di Shade alzarsi, strafottente, mentre le labbra sottili s’inclinavano verso l’alto.
- Non ci credo sai? Dovresti dimostrarmelo e non nasconderti come una bambina. –
La voce della rossa, attutita dalle mani, permeava di tutta l’insofferenza della padrona.
- Ho capito cosa vuoi! Non l’otterrai! -, dichiarò determinata.
- E cosa voglio scusa? –
- Un bacio! -, la rossa si lasciò andare a un gesto di stizza ma quella distrazione fu fatale
Il ribelle afferrò ruvidamente e dolcemente il viso della ragazza tra le mani e posò le labbra su quelle della compagna, in un casto bacio. Dopo qualche secondo si allontanò per permettere alla principessa di riprendersi dallo shock. Fine lo fissava con occhi sbarrati. Nelle sue iridi cremisi si leggevano i sentimenti che lottavano per prendere la ribalta: rabbia, felicità, aggressività, passione, frustrazione.
- E’ stato così terribile?-, commentò Shade con il solito sorriso sghembo stampato sul viso e si allontanò lasciando la ragazza inerme e assalita dalle emozioni.
 
 
* Da mi basia mille: Dammi mille baci, tratto dalla celebre poesia di Catullo
 
 

Angolo dell'autrice che merita tante botte!
Potrete picchiarmi, gente, ma solo dopo avermi lasciato finire di scrivere questo angolino!
L'ultimo aggiornamento risulta a Giugno, per cui sono due mesi che non leggete la continuazione di ste storia. A mia discolpa posso dire che sono stata davvero indaffarata per tre settimane, andando a far volontariato in Africa. Dovevo prestare attenzione a quegli amorevoli bambini che mi assaltavano appena mi vedevano e non avevo tempo per scrivere, anche perchè non mi sono certo portata dietro il pc. Oltre alle citazioni latine, devo dire che questo capitolo è più lungo dei soliti, anche perchè sospettavo non vi sareste accontentate del racconto, seppur determinante nella storia, di Shade. Finalmente, sapete tuuuuuuutto, ma proprio tutto quello che è successo quella benedetta notte. Ho risparmiato la reazione di Fine, che comunque deve ancora elaborare la rivelazione. Elsa e Toulouse sono dei genitori con i controattributi, dei fighi insomma, e lei deve dimostrare di esserne all'altezza. In un modo o nell'altro le parole di Elsa hanno convinto Aaron a risparmiare sia Shade che Fine. Scopriamo poi che Shade partirà per una missione speciale: vedremo cosa accadrà. Mi metto subito al lavoro così non dovrete aspettare di nuovo una vita per un mio aggiornamento. FAtemi sapere che ne pensate di ste bacio! Fine sarà parecchio sconvolta, sappiatelo!
Ora vi lascio, vado a ricoprirmi di cuscini sperando che attutiscano i colpi dei vostri bastoni e forconi!
Un bacione enorme
Ele


 
  
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