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Autore: MardukAmmon    23/08/2015    1 recensioni
"Ahriman così, sporco dalla barba fino ai piedi di sangue umano, uscì fuori, presentandosi al suo popolo come un orso, che con la preda tra le fauci si esibisce davanti alla sua prole.
Alzò la lancia al cielo e disse: Non esiste Deywos , ne Dei del cielo, che può avvicinarsi alla mia potenza, non esiste forza che non può incarnarsi in me."
Queste furono le parole dette dal Re senza scettro, signore della pianura solcata dai tre fiumi. Il suo sangue era nobile, ma non il suo animo, che ambizioso e scellerato lo portò a mettere in ginocchio la terra dove lui stesso nacque, soggiogandola con eserciti stranieri alla ricerca di gloria. Solo due luminose stelle, protette dallo sguardo degli Dei, potranno ridare agli uomini la speranza perduta, in quella lunga notte, alla fine dell'età dell'Argento.
Genere: Fantasy, Guerra, Poesia | Stato: in corso
Tipo di coppia: Het
Note: nessuna | Avvertimenti: Contenuti forti, Incest, Violenza
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Un padre.

 

Il bambino stretto dal principe riposava, sazio del latte di giumenta, lievemente investito dalla brezza, che lo sfiorava senza fargli alcun male, cullato in un sonno calmo ed infinito. Poi gli occhi del’infante si riaprirono, il cielo intorno a lui era di un tetro, scuro e viola, c’era la nebbia e solo nebbia, ma non pianse spaventato, gli occhi azzurri del’infante infatti si incrociarono con quelli dolci di una donna, stretto tra le sue braccia con amore e dolcezza, aperta la bocca il bambino non riuscì a parlare ma la donna disse:Non puoi parlare, non ci riesci, però mi riconosci. Non lontano gli occhi piccoli e vispi videro una figura maschile, dalla lunga e bianca barba: Ti ricordi di me? Mi dispiace rivederti in questa condizione costretto dalla morte violenta ed al’odio in una attesa interminabile per un'altra vita.
Non poté rispondere il bambino, ma aprì la bocca come per imitare i gesti di entrambi gli anziani, avvolti in quella scura nebbia. L’anziana stringendolo a se disse: Tutti abbiamo un compito, il mio è stato di partorire Savitri la Dea Sole e moglie del sacro spirito Ahuramazda e l’ho compiuto. L’anziano prese a parlare dopo la moglie: Il tuo è un altro, devi riportare l’ordine nel mondo, Ahriman è il male assoluto, il suo Avatar e la sua anima sono un unicum indissolubile ed immortale, tu figlio degli Dei, dalla carne mortale, ma dal’anima immortale e pura devi distruggerlo, eliminarlo e gettare il suo demone nel’abisso che lui stesso ha creato.
Ma la moglie s’aggiunse al marito dicendo: Trova anche tua sorella, del tuo stesso sangue, liberala dal marito che avrà, uomo malvagio e traditore, ricorda tu hai un compito da seguire, armato di coraggio e forza.
Poi i due anziani parlarono tra di loro, l’uomo disse alla donna: Pensi che nostro figlio Xshathra sia in grado di allevare un figlio degli Dei?. E la donna rispose: Ne sono sicura, la sua anima è forte, proprio come il nome che gli è stato affidato dal sacro spirito. Ma il bambino non comprese ancora, mosse le dita cercando di toccare quelle della donna, ma le attraversò inutilmente, eppure gli occhi riuscivano a vedere il corpo, tutto gli sembrò reale ma innaturale.
Dopo la donna diede al’anziano il bambino tra le braccia, la bocca barbuta riprese a parlare e disse:Ti racconterò chi era tuo padre.

E dopo aver preso un respiro iniziò in una sorta di canto : Il suo nome è Ahmi cioè l’essere, lui è l'Interrogabile, colui che può essere interrogato, O' santo Yama. Il suo secondo nome è Vanthvyō il Pastore, il Datore e protettore del gregge. Il suo terzo nome è Ava-tainyō, il Forte che tutto pervade. Il suo quarto nome è Aša Vahišta, la perfetta santità, l'ordine e la rettitudine, la verità assoluta. Il suo quinto nome è Vispa Vohu Mazdadhātā, tutte le cose buone create da Mazdā, che discendono dal Santo Principio. Il suo sesto nome è Xratuš, intelletto e divina saggezza. Il suo settimo nome è Xratumāo, colui che ha comprensione, che è posseduto dalla divina saggezza diffusa su tutto il creato. Il suo ottavo nome è Cištiš, conoscenza, divina intelligenza ricolma di conoscenza. Il suo nono nome è Cistivāo, possessore della divina intelligenza. Il suo decimo nome è Spānō, prosperità e progresso. Il suo undecimo nome è Spananghauhao, colui che produce prosperità. Il suo dodicesimo nome è Ahura, il Signore creatore della vita. Il suo tredicesimo nome è Sevišto, il più benefico. Il suo quattordicesimo nome è Vīdhvaēštvō, colui in cui non c'è danno. Il suo quindicesimo nome è Avanemna, l'inconquistabile. Il suo sedicesimo nome è Hāta Marēniš, colui che conta le azioni dei mortali. Il suo diciassettesimo nome è Vispa Hišas, l'onniveggente. Il suo diciottesimo nome è Baēšazayā, colui che risana o dona buona salute. Il suo diciannovesimo nome è Dātō, il creatore. Il suo ventesimo nome è Mazdā, l'onnisciente, colui che crea con il pensiero, ecco tuo padre, il grande Ahuramazda.
Ma come tutti i ricordi riaffiorati nel’infanzia, il bambino sembrò dimenticarsene, chiuse gli occhi riprendendo così a dormire, cullato dalla stretta di quel giovane principe assopitosi sopra il tumulo.

 

   
 
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