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Autore: theonewhocaresmore    23/08/2015    0 recensioni
[Cast Captain America]
La mia storia è ambientata nella città che non dorme mai, ovvero New York. La protagonista si chiama Hayley (mi sono ispirata a Hayley Atwell) mentre il secondo protagonista è Chris Adams (ispirato a Chris Evans).
La storia non ha nessun riferimento al film Captain America (anche se lo adoro), ho soltanto ispirato i personaggi di questa ff a due dei miei attori preferiti.
Spero vi piaccia. xx
theonewhocaresmore
Genere: Fluff, Generale, Slice of life | Stato: in corso
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Chris Evans, Un po' tutti
Note: AU | Avvertimenti: Triangolo
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Dopo aver scambiato alcune parole e aver ricevuto altri applausi, chiaramente non spontanei, John Grant, insieme alla sua segretaria (o forse amante, c'era questa voce in giro) ci condussero fuori dalla struttura, facendoci poi, due isolati dopo, entrare in un edificio bianco e nero di dimensioni moderate. Aveva una grande scritta verde sulla parete rivolta ad est: NYGRAPHICS&CO.


Entrando era presente un grande bancone di legno nero, dove due segretarie sulla trentina ci accolsero con grande entusiasmo. Riuscii a leggere i loro nomi sui loro cartellini: Stephanie e Mary.
Proseguimmo verso sinistra, il design dell'interno era ben riconducibile a quello della sede principale, minimale e prevalentemente bianco.
Dopo un piccolo salottino, dotato di un'area bar erano, presenti delle scale a e, arancio metallizzato, che si facevano parecchio notare e che a parere mio erano peggio di un pugno in un occhio.
Comunque salimmo uno alla volta e ci ritrovammo su un grande soppalco, che dava sul salottino da dove eravamo passati. L'ambiente era più caldo, accogliente di quanto mi aspettassi, il pavimento era di un legno chiaro, come le cornici dei quadri, raffiguranti skyline di varie metropoli. Le scrivanie erano poste a ferro di cavallo, ma ne mancaca una. 

Ancora non convinta della mia nuova posizione, iniziai a guardarmi intorno, per accertarmi che non fosse uno scherzo. Sulla destra vidi una parete con una grande porta a vetri opachi e una placca argentea con sopra inciso il mio nome. Guardai John Grant, che con fare pacato e gentile mi invitava a seguirlo verso il mio nuovo ufficio. 
La stanza era piccola, c'era una piccola libreria lungo tutta la parete principale, una scrivania dello stesso legno del pavimento con due piccole poltroncine arancio per eventuali ospiti o clienti. 
Dietro la mia postazione c'era un grande poster con lo skyline di New York, niente finestre con fiumi o alberi, rimasi un po' delusa.
La luce filtrava dalla grande porta, rimasi a fissarla per un po', all'improvviso il capo mi si avvicinó e con fare scherzoso mi chiese:- Qualche impressione capo?- Arrossii e mi limitai a rispondere:- No, niente da commentare, è tutto molto bello.-
Ritornammo nella stanza principale, Abbey, Taylor, Elise e avevano già preso posizione e sembravano abbastanza eccitati, mentre Catherine e Chris stavano ancora mettendo in ordine le loro cose, chiacchierando.


Allora John Grant disse:- Bene, signore e signori- guardando Chris con aria interrogativa- spero che questa attività possa darvi delle grandi soddisfazioni, il progetto a cui dovrete lavorare è già nel vostro database, quindi iniziate subito e buon lavoro.-
Applaudimmo. Ammiravo molto John, soprattutto per questa sua abilità di fare discorsi in pubblico, coincisi, ma stimolanti. Col sorriso sulla faccia, ringraziai di nuovo e mi avvicinai alla scrivania di Chris, che continuava a guardare il signor Grant con aria perplessa. Con tutto il coraggio gli chiesi:- Chris, ho notato quello strano scambio di sguardi, non vorrei essere maleducata, ma tutto apposto fra voi due?- Lui mi guardò con il sorriso stampato in faccia e fece cenno di si con la testa, poi sentendo Taylor che schiamazzava insieme alle altre, si girò a guardarle e io con lui. 

Le ragazze erano li tutte intorno al computer di Catherine, a quanto pare avevano trovato il progetto. Ci avvicinammo era il manifesto pubblicitario di una nuova ditta di mobilio cinese, che con il suo design tecnologico e innovativo, aveva iniziato a farsi conoscere anche in America. Dovevamo creare una stanza che rappresentasse sia la Cina sia l'America, una sfida ardua, ma non impossibile. Mentre osservavo attentamente i vari compiti e ne discutevo con le ragazze, mi accorsi che Chris mi stava fissando, ma non ebbi il coraggio di fare nulla, se non spostarmi la ciocca di capelli dietro l'orecchio sinistro, e farmi vedere arrossire in evidentemente. Il messaggio doveva essergli arrivato, perché con l'angolo dell'occhio scorsi che la sua attenzione fu nuovamente riposta sullo schermo.

Passate le seguenti tre ore fra chiacchiere, scelte di colori, disegni e fogli di ogni tipo, proposi di fare una pausa e visto che erano già le sette di andare a bere un aperitivo tutti insieme e magari di li a poco organizzare anche una cena. Mi sembrò di aver fatto un passo enorme, la timida e insicura Hayley che aveva paura a chiedere delle informazioni, che diveniva un capo e poche ore dopo proponeva uscite di gruppo con persone a lei sconosciute. Abbey, insistette per prenotare in un posto che lei adorava e sosteneva essere il miglior ristorante giapponese a New York, nonché uno dei più abbordabili. Taylor sbuffò e poi avvicinandosi mi disse:- Mia cugina ha un po' la mania del controllo, ma non preoccuparti a lavoro rispetta le sue posizioni, almeno così mi hanno detto. Sai è la prima volta che lavoro con lei, io prima facevo la contabile, ma lo studio dove ero dipendente ha chiuso e si è trasferito in Giappone, io non ho voluto seguirlo.- un po' spiazzata da quella momentanea grande sincerità replicai:- Certo, capisco, non deve essere semplice andarsene, lasciare tutto e tutti quelli che si conoscono, anche io avrei fatto lo stesso.- Poi Taylor continuò:- Sai, Hayley... posso chiamarti per nome vero?- annuii in segno di approvazione- se non fosse stato per lei adesso sarei a lavorare come pollo o come commessa di un MacDonald, non che io non ami le patatine, ma stando i quei posti e impregnandoti dell'odore alla fine finisci per esserlo!- Risi immaginando Taylor come un sacchetto di patatine giganti, certo il colore dei capelli ci stava, ma preferii non dire altro, mi limitai ad ascoltare la sua risata e a notare lo sguardo inquisitorio di Abbey.

   
 
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