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Autore: QWERTYUIOP00    24/08/2015    3 recensioni
Le navi di rifornimento per la capitale, passanti per il fiume Niben, vengono tutte misteriosamente affondate e per risolvere la situazione il Consiglio degli Anziani crea una commissione che si occupi della faccenda.
Quando il rappresentante di Bravil, Servatus Bantus, viene inviato alla capitale, rimarrà imischiato negli intrighi e nei complotti in un impero allo sbando.
Prima storia della serie "Downfall"
Genere: Thriller | Stato: completa
Tipo di coppia: Nessuna | Personaggi: Altri
Note: Missing Moments | Avvertimenti: nessuno
Capitoli:
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- Questa storia fa parte della serie 'Downfall'
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Lo stivale sprofondò nella sabbia, poi si risollevò, si mosse in avanti e si immerse di nuovo nel terreno.
E ricominciò di nuovo.
Migliaia di volte al giorno.
Per decine di giorni.
Da quanto stava camminando?
Settimane ormai.
Ma ora era arrivato, aveva raggiunto Rimmen.
Rodrick sforzò gli occhi; poteva vedere le mura della città, ancora un paio di ore e sarebbe arrivato.
Era già stato a Rimmen varie volte, e non aveva mai brillato per bellezza, neppure tra le città desertiche della parte nord di Elsweyr: una sottile cinta muraria racchiudeva uno sparuto gruppo di piccole case addossate.
Gli unici luoghi che si distinguevano era la piazza del mercato, uno spazio circolare all’interno del quale vi erano centinaia di banchi e botteghe, e il “palazzo”.
Forse un tempo era stato davvero un bel palazzo con giardini e cortili, ma quei tempi erano passati.
L’arrivo dei Daedra durante la Crisi dell’Oblivion aveva distrutto tutto ciò che era stato costruito nei secoli dai Khajiit del luogo, come nel resto di Tamriel.
Rodrick aveva sentito dire che persino la Torre di Cristallo nelle Isole Summerset era crollata.
Doveva essere stato orribile per gli altmer, Rodrick non si stupiva del fatto che in seguito si erano affidati ai Thalmor.
Raggiunta la porta principale, la attraversò immischiandosi nel flusso di gente, soprattutto Khajiit,  che riempiva le strade.
“L’artiglio di J’Sasto”, la locanda nella quale si doveva incontrare con K’Rahttad, era all’angolo con la Piazza del Mercato.
Il Bretone entrò nel locale anonimo, con le pareti sbiancate e le porte aperte, che doveva ospitare l’incontro con l’amico.
L’interno si accomunava perfettamente con ciò che si poteva vedere dall’esterno: squallidi tavoli in legno scuro erano circondati da varie sedie anch’esse di legno.
Una cosa, o meglio una persona, risaltava nella stanza; K’Rahttad, un Khajiit dalla pelle bronzea era adornato con vesti multicolori decorate con motivi appariscenti e vistosi, dalle linee delle cuciture spuntavano piccole piume rosee che rimanevano comunque offuscate dallo splendore delle vesti.
“K’R… K’Rattad?” esordì Rodrick titubante.
Il Khajiit squadrò per alcuni momenti il Bretone, per poi esclamare allargando le braccia: “Rodrick? Rodrick!”
“Ma quanto sei cambiato… e non in meglio te lo garantisco!” asserì K’Rahttad scoppiando in una fragorosa risata “non ti fa per niente bene star troppo lontano da Elsweyr, amico mio. Per niente.
“Ti vedo un po’ pallido. Ah! Qui ci vuole una vacanza. Una lunga vacanza ad Elsweyr!”
“Sì, forse…” cedette Rodrick sotto l’incalzare dell’amico “anche tu sei cambiato… non so dirti se in meglio o in peggio” si azzardò.
K’Rahttad lo fissò con finto sguardo truce: “Oh, Rodrick! E’ così che saluti un amico? Io, a differenza tua, mi sono messo in proprio! Ah, questi tempi sono essi stessi una miniera d’oro. Entri in possesso di un po’ di armi di squisita fattura elfica… fai un viaggio a Black Marsh, o come la chiamano ora ‘Argonia’ e vendi le armi alle lucertole. Oh, loro ne vogliono di armi! Armi elfiche per combattere gli elfi, straordinariamente ‘Tiberiano’, solo al contrario: Tiber Septim usò un’arma dei pelle grigia contro i pelle gialla. Ora le lucertole usano armi dei pelle gialla contro i pelle grigia! Non è fantastico?!”
Rodrick fissava confuso l’amico, senza capire cosa stesse blaterando. Non voleva neanche sapere come si era impossessato delle armi elfiche.
“Tiberiano”, poi, K’Rahttad doveva essere fatto. Di nuovo.
“Credevo avessi smesso di assumere zucchero lunare, K’Rahttad.” replicò con voce spenta.
“Zucchero lunare?” ribatté l’altro, stizzato “Oh no, ho smesso, smesso, smesso…
“Stavo dicendo…” si ricompose “che ho smesso. Lo giuro. Uso di meglio” disse gonfiando il petto, come orgoglioso “la compro dalle lucertole… prodotto della loro terra. Linfa di Hist. Molto più potente della banale skooma o zucchero lunare, e meno costoso...” ridacchiò.
“All’inizio ha un effetto allucinogeno, che col tempo si affievolisce fino a creare solo un senso di euforia. E pensa che sulle lucertole non ha nessun effetto! ” esclamò trionfante.
“Va bene, K’Rahttad, ma non mi interessano gli effetti dei tuoi narcotici. Ho… un lavoro da fare.” Tagliò corto Rodrick, sperando che il Khajiit capisse.
“Già. Sempre ligio al dovere, tu” sbottò K’Rahttad “dipendi ancora da quel dunmer di Balmorra?”
“No… lui è…” rispose il Bretone “è morto.”
“Ah. Gli dei abbiano pietà della sua anima. Aveva una buona mercanzia: la sua Sujamma…” disse sorpreso K’Rahttad “a quanto pare non lo hai servito così bene…”
Rodrick sbuffò. In effetti non lo aveva servito molto bene.
Se non fosse stato per quel Sujamma…
No, ora doveva concentrarsi sul presente
Aveva un nuovo capo.
Servatus Bantos.
Alla fine, la differenza che si era aspettato nel cambiare lavoro non si era manifestata.
Le uniche cose che si erano rivelate diverse erano il nome e la razza; anche per ciò che riguardava la legalità, la discrezione… si era aspettato un cambiamento.
Eppure eccolo lì come al solito ad Elsweyr a svolgere una mansione segreta, potenzialmente illegale con un trafficante d’armi e spacciatore di linfa di non sapeva cosa.
“Dunque…” Rodrick si rivolse al Khajiit “mi puoi essere utile?”
“Oh, beh, ragazzo mio!” esclamò K’Rahttad “così mi insulti!
Certo che ti posso essere utile e, per la cronaca, sì, non ho impegni oggi e ti posso aiutare”
“Anzi, in effetti…” aggiunse con quel suo sorriso a metà tra orgoglio e soddisfazione “l’ho già fatto! Non sono un buon amico, Rodrick?”
“Gra… grazie. Te ne sarò sempre riconoscente” disse il bretone.
“Oh, risparmiami la tua falsa gratitudine, Rodrick! Non ne ho bisogno” ribatté l’altro “ho già quella degli elfi e delle lucertole e, gli dei mi scampino, non ne voglio da Bretoni, Imperiali o anche Akaviri!” e irruppe di nuovo nella sua grassa risata.
“Ma ora è meglio muoversi” aggiunse il Khajiit, sfregandosi le mani “vai al banco e chiedi di andare sul retro e indossa questi” disse passandogli degli abiti raffinati anche se, e di questo Rodrick ne fu immensamente grato, molto lontani dalla stravaganza ostentata da K’Rahttad.
“Indossa questi e preparati” sorrise il Khajiit mostrando i denti affilati “Stasera si mangia da re”.
E rise di nuovo.
 
 
Una volta giunto il tramonto, K’Rahttad e Rodrick uscirono dalla locanda completamente vestiti con abiti decorati con filigrane d‘oro mentre intorno a loro una massa di lavoratori Khajiit che indossavano stracci o maglie marroni sporche o strappate si stava dirigendo verso casa.
K’Rahttad indossava ora anche un cappello turchese a turbante sormontato da una piuma nera e un mantello bordò foderato con piume rosse.
“Sei mai stato ad una cena al cospetto di un re?” chiese il Khajiit pompando la voce.
“No” rispose secco Rodrick.
“No, certo come potresti!” esclamò ridendo K’Rahttad “è meglio se lasci parlare me; conosco il re e non rovinerei una buona cena con un pessimo discorso. A proposito, chi servi ora, eh? Un qualche schiavista pelle grigia? Uno strozzino bretone? Un signore della guerra orco? Per gli dei, chi?!”
“Un membro di una commissione del Consiglio degli Anziani” replico offeso Podrick.
“Lo riteneva una persona tanto orribile?” pensò il bretone.
“Uuuh! Il nostro Rodrick lavora in grande oggi. E dimmi, che interessi ha una persona tanto nobile dal re di Rimmen? ” chiese con tono canzonatorio il Khajiit.
“Non sono affari tuoi” chiuse secco Rodrick.
Il “palazzo” si stagliava davanti ai loro occhi; all’interno delle mura la situazione era anche peggiore rispetto all’esterno.
Tra i cortili, i colonnati, le logge di un tempo si ergevano ora accampamenti militari, tende, trincee e piazzaforti circondate da barricate rivolte verso la città.
Dovettero passare tre posti di blocco e due perquisizioni prima di arrivare alla sala grande. Questa aveva più o meno la forma di un cubo spoglio all’interno, se non per una rampa di scale che portava al piano superiore.
Superato il quarto posto di blocco con perquisizione i due si ritrovarono in una loggia con colonnato al cui centro vi era un tavolo da pranzo.
Seduto al tavolo c’era il re, un Khajiit dalla pelliccia scura, vestito con abiti che facevano sembrare ordinari quelli di K’Rahttad. Un trionfo di sete, satin, piume e pellicce con colori sgargianti che risaltavano ancor di più sui peli neri del Khajiit.
Di fianco al re vi era in pedi il suo primo ministro, abbigliato con vesti ordinarie ma eleganti, e una guardia.
Tutt’intorno a loro, il deserto.
“Sedetevi, sedetevi!” li accolse il re “sedetevi e maniate, ristoratevi! Non si dica mai che la casa di J’Rakka re di Rimmen sia inospitale! E’ vero ultimamente vi sono state delle… rivolte, le chiamate voi. Io direi semplici disordini. Ma come potete vedere la situazione è sotto controllo, no?”
“Certamente, oh illustre sovrano” rispose inclinando in avanti il capo enfatizzando l’aggettivo K’Rahttad “Questa città brilla. Brilla come mai aveva fatto. Questa e tutte le città del Nirn. Del Mundus direi!” esclamò scoppiando in un risata.
“Ad ogni modo” riprese sedendosi “I tuoi incarichi sono tanti e gravosi. E io non intendo sprecare il tuo tempo con i vaneggiamenti di un povero mercante”
“Povero” pensò irritato Rodrick “vallo a dire agli abitanti di questa città. Povero.”
Una volta che tutti si furono seduti si misero a mangiare le pietanze sul tavolo, prevalentemente frutta fresca.
“Ho visto le Tue barriere davanti al Tuo glorioso palazzo” aggiunse dopo un po’ K’Rahttad “purtroppo però non servono solo barriere per difendere la Tua persona, o uomini fedeli. Servono anche armi forti.”
“Ed è per questo che siamo qui, no?” rispose dopo aver finito un calice di vino il re “è già passato un po’ tempo, e se vogliamo finire di contrattare prima di mezzanotte sarà meglio che iniziamo, no?”
K’Rahttad sorrise un’altra volta.
“Alle contrattazioni!” esclamò alzando il calice ridendo.
“Alle contrattazioni!” urlò di rimando il re.
Rodrick assisteva incredulo guardando K’Rahttad, furibondo.
Gli aveva promesso un discorso con il re riguardo ai maghi guerrieri.
Ed ora stava vendendo al re le sue armi e, chissà forse anche la sua “linfa di Hist”.
Questa non gliela perdonava.
Parlarono per tutta la cena riguardo ai prezzi, la quantità, la qualità e altri aspetti dell’affare nei quali Rodrick si perse già all’inizio.
“Molto bene” dichiarò soddisfatto lisciandosi i baffi K’Rahttad.
“Vi è, però un altro motivo per la mia visita” aggiunse poi “vi sarete senz’altro chiesti cosa ci fa il mio compagno qui non prendendo parte agli accordi. Ebbene egli voleva parlarvi per conto di un membro di una commissione del Consiglio degli anziani”
Il re tacque.
Guardò il suo consigliere, poi squadrò prima K’Rahttad, poi Rodrick, e di nuovo K’Rahttad.
“Che commissione?” si limitò a chiedere con freddezza.
“Commissione straordinaria numero quattordici, è…” la frase di Rodrick fu interrotta dal sovrintendente che si chinò a bisbigliare qualcosa all’orecchio del re.
“Ah, sì, ho sentito parlare della faccenda delle navi” disse il sovrano alla fine.
“Per cosa posso esservi utile?” domandò poi.
“Volevo parlare con un certo… un certo” Rodrick si sforzò per ricordare il nome “Albert Nelles, il capo del reparto di mag…maghi guerrieri qui”
Gli occhi del re si spalancarono un attimo, poi tornarono alla normalità, quello si umettò le labbra un attimo.
“Sono spiacente, ma i maghi guerrieri non sono… non sono qui” si affrettò a rispondere “Loro sono una parte importante nell’esercito che schiero per sconfiggere i ribelli. Sono partiti giusto qualche giorno fa per distruggere un avamposto di ribelli nella caverna di… di.. come si chiamava?”
“Southlow, mio signore” rispose il sovrintendente.
“Southlow, sì! Proprio quella” esclamò il re.
“Come non detto, allora” disse Rodrick “vuol dire che aspetterò”
Il re annuì piano mentre i due ospiti si alzarono e si congedarono, ringraziando.
Una volta raggiunta la porta, Rodrick si voltò indietro.
Il re ed il sovrintendente si stavano fissando.
 
 
“Dev’essere una cosa importante” osservò scuro i volto K’Rahttad.
“Perché?” chiese Rodrick.
“Perché dev’essere una faccenda molto importante e pericolosa se il re ti ha mentito così” rispose quello.
“Cosa? Perché mai?”
“Svegliati!” esclamò il Khajiit “Non so se te ne sei accorto, ma qui ad Elsweyr gli imperiali e in generale gli umani non sono ben visti, specialmente se nibenesi.
“Lo sai tu che a Bravil il conte ha da sempre un inquisitore per i Khajiit della sua città? Lo sai che i Khajiit insieme alle lucertole a Leyawiin scompaiono e vengono ritrovati morti o feriti gravi? E, non dico i morti, ma nemmeno i vivi vogliono dire cosa è successo loro!”
“Ma quindi…”
“Il reparto di maghi guerrieri, quello del quale stai cercando il comandante non è mai stato qui. Mai.
“E a quanto pare sia il re con il sovrintendente sia quel Nelles ne sanno molto di più di quella faccenda delle navi affondate nel Niben di quanto ne sa il tuo capo”
“Cosa posso fare?” chiese Rodrick ancora sconvolto.
“Scappa” rispose il Khajiit “è stato bello vederti, Rodrick, ma ora devi fuggire e andare a riferire tutto al tuo capo, sperando che sia un po’ più furbo di quel mercante pelle grigia”.
 
 
   
 
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