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Autore: alberodellefarfalle    25/08/2015    1 recensioni
Salve a tutti. Questa è una prova. Chi mi conosce sa che pubblico solo storie originali, quindi questa è la mia prima ff. Siate clementi. Ho voluto provare e dato che Robert Pattinson mi piace molto (ho avuto la mia fase da Twilight anche io), ho deciso di cimentarmi con lui. Ovviamente è tutto di fantasia. Vi avviso che non essendo un'amante del gossip non mi sono basata su un evento particolare, ho solo immaginato come potrebbe essere Robert Pattinson (e come spero che sia) se si ritrovasse a Roma per lavoro e lì conoscesse una comunissima ragazza italiana. Titolo omaggio al film "Vacanze Romane" con Audey Hepburn e alla canzone omonima dei Mattia Bazar. Non mi resta che augurarvi buona lettura.
NB In data 7/1 ho aggiunto una piccola frase finale che chiarisce l'epilogo.
Genere: Romantico | Stato: completa
Tipo di coppia: Het
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
Capitoli:
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Buongiorno a tutti. 
Volevo dedicare questo capitolo a Zikiki98 che con pazienza ha recensito tutti i capitoli fino a qui. Grazie Mille :)
Ringrazio chiunque abbia letto ... fatevi coraggio e ditemi cosa ne pensate.
Volevo precisare che, mentre i capitoli fin qui scritti erano frutto di qualcosa che avevo già buttato giù, ma rivisto e sistemato, da questo è tutto scritto nuovo nuovo solo per voi.
Un bacio e BUONA LETTURA!

 
Vacanze Romane

Una serata speciale

Mi chiamò dopo ore. Io ero ancora in giro per la città e mi invitò a passare la serata con lui, niente di speciale, disse, solo per passare del tempo insieme. Lo raggiunsi in albergo quasi a ora di cena. Non avendo idea di cosa avremmo fatto o dove saremmo andati. “Ciao.” “Ciao. Entra.” Mi guardai intorno e tutto era esattamente come ricordavo. “Vieni qui.” e mi trascinò a sé, baciandomi. Ci eravamo già baciati, ma questo bacio fu ancora diverso, famelico, possessivo, appassionato. E non mi faceva paura, ne volevo di più e ancora di più. “Ciao.” Disse senza fiato “Ciao.” Risposi nella stessa condizione io. Mi prese per mano, lasciando le nostre dita intrecciarsi e mi tirò sul divano, dove riprese a baciarmi. Alle labbra aggiunse le mani, che vagarono sul mio corpo, ma quando accarezzò la mia pelle sotto la spallina del vestito che indossavo, ebbi un fremito e quello fu un fremito di terrore. Lo allontanai “Robert …” sospirai “Non … io …” quanto era difficile. Come facevo a spiegargli tutto? Come facevo a dirgli che ero io e che …? “Calmati Héloïse. Non dobbiamo …” lo fermai “No, devo spiegarti almeno.” “Non devi.” “Si invece. Io non voglio correre, Robert, per me è importante e se ti ho dato questa impressione, scusa, non era nelle mie intenzioni, ma io non me la sento. Se è questo che pensavi di questa serata, mi spiace deluderti, forse è meglio che vada.” Feci per alzarmi, ma mi bloccò, afferrandomi per il polso, e mi trascinò su di lui, mi fece sedere sulle sue gambe, mi baciò teneramente sulle labbra. “Scusa, non avrei dovuto saltarti addosso, ma non è semplice per me, perché mi piaci molto.” Lo guardai stralunata “E va benissimo se non corriamo. Pensa che prima di vederti davanti quella porta anche io avevo pensato la stessa cosa, che fosse importante e quindi non andavano bruciate le tappe, ma poi tu ho visto e le tue labbra, i tuoi occhi, il tuo corpo e …” Gli poggiai due dita sulle labbra e poco dopo le sostituii con la mia bocca. Aveva parlato troppo e mi era bastato per capire che lui aveva capito, che mi aveva capito. “Così non mi aiuti, però.” Ridacchiai. Non mi era mai capitato e sentirselo dire da un ragazzo come Robert, Robert Pattinson, che di ragazze ne poteva avere quante voleva, era ancora più sorprendente. “Ti prendi gioco di me?” Negai scuotendo la testa “No, solo che mi sembra strano.” “Strano cosa?” Le sue mani avevano preso saldamente posto sulla mia schiena ormai da quando ero finita seduta sulle sue ginocchia. “Che un ragazzo, che tu, insomma che ti piaccia così tanto da …” “Da non riuscire a resisterti?” annuii, era imbarazzante. “Ma chi hai conosciuto fino ad adesso, scusa? Saranno stati tutti ciechi e stupidi, perché non c’è altra spiegazione. No, dico, ti sei vista allo specchio con questo vestitino? Sei di una bellezza sorprendente.” “Non esagerare.” Ero arrossita, sicuramente “Non esagero, sei bellissima: hai dei capelli meravigliosi, i tuoi occhi grandi sono così profondi e luminosi ed espressivi, le tue labbra, oh le tue labbra sembrano fatte solo per essere baciate e hai un corpo bellissimo, una pelle profumata e di un colore vagamente esotico che ti rende molto affascinante.” Mi lasciai sfuggire un risolino tremulo. Mai nessuno mi aveva fatto tutti quei complimenti, mai nessuno aveva trovato bella me, di solito ero quella che passava inosservata, che al massimo poteva essere la migliore amica, niente di più. “Non avevo mai baciato nessuno.” Era un’ammissione che mi era sfuggita così, senza preavviso, senza controllo. Mi sorrise “Questo mi rende vagamente felice, ma mi stupisce, lo ammetto.” “Perché?” “Perché sono felice di averti dato il tuo primo bacio, ma mi sorprende che non sia mai avvenuto prima.” “Per i miei anni?” “No, perché sei bella. Dimmi chi hai conosciuto fino ad adesso, perché saranno tutti scemi se non ti hanno mai notata.” “Forse non sono degna di nota.” “La smetti di sminuirti? Sei molto degna di nota, ma in fondo mi ritengo fortunato se hai incontrato solo degli stupidi, perché ti hanno lasciata tutta per me.” E mi baciò di nuovo, delicato, dolce. Mordicchiò il mio labbro, mi fece schiudere la bocca, lasciò che le nostre lingue si incontrassero, si sfiorassero e si riconoscessero. Affannati, ci scostammo e sorridevamo felici e luminosi, sì luminosi. “Mi piacciono i tuoi occhi.” Glielo dissi fronte contro fronte “Lo sai che ho gli occhi verdi?” “Lo vedo.” “Sai che il protagonista del racconto che hai scritto ha gli occhi verdi?” “Si.” Non c’era bisogno di aggiungere altro. “Bene. A proposito, mi è piaciuto molto, sono curioso di saperne di più.” “Si, ma che ne dici di metterci a tavola?” Annuì, mi fece alzare e mi fece accomodare a tavola. Poco dopo arrivò la cena. “Allora, raccontami.” “L’ho scritto più di un anno fa, ma sto pensando da un po’ di farlo diventare qualcosa di più di un semplice racconto. Sto coltivando l’idea di farne un romanzo, ma il tempo è poco e il progetto procede con fatica, ma procede.” “Mi ha sorpreso molto, è una bella idea e sono sicuro che il romanzo sarà ancora meglio.” “Lo spero, certo in italiano rende meglio.” “Ma rende ugualmente. Come ti è venuta l’idea? Cioè cosa ti ha ispirato per scriverlo e per scriverlo così? sono curioso.” “Emm … stavo guardando il video della canzone di Adele.” Lo guardai eloquente e capì “Someone like you.” “Già.” Mi sorrise, regalandomi un meraviglioso spettacolo. Ero a cena nella camera di Robert Pattinson, che mi aveva baciata, mi era quasi saltato addosso, che trovava il mio racconto bello, che trovava bella me, che sorrideva a me e che mi faceva battere il cuore a una frequenza inaudita. “Il video è in bianco e nero e lei cammina sola e triste. Ho cominciato da lì, poi è venuto naturale procedere, fare evolvere la scena e la storia. È stano, non so nemmeno spiegarti cosa succede e come, ma succede ed è bello.” “Credo che il tuo romanzo avrà successo.” “Spero di finirlo prima, poi vedremo.” “Prometti che me lo farai leggere.” Era la richiesta di un legame duraturo, era la richiesta di un futuro che vedesse me e lui in qualche modo legati. “Si.” E risposi a tutte le domande, anche quelle non dette.
Ci ritrovammo sul divano, l’uno di fronte all’altro, come quella prima sera, ci ritrovammo a parlare di noi, dei nostri gusti, dei suoi viaggi e dei posti che invece io avrei voluto visitare, delle impressioni su Roma e su quel soggiorno. “Mi piacerebbe vivere a Parigi, almeno per un periodo della mia vita.” “Ci sei ma stata?” Negai con la testa “Non ti ho mai chiesto del tuo nome.” “I miei genitori e la loro passione per il francese. Credo che Héloïse nello specifico fosse la protagonista di un romanzo che mia madre adora.” Dissi sollevando le spalle “Anche mia madre adora la letteratura francese.” “A si? Com’è tua madre?” “Una donna risoluta la definirei, un capo severo.” Sorrise furbo “Lavoravi per lei.” Annuì “Si, lavoravo per lei, ma fare il modello non era la mia vera ispirazione. Fu con mia mamma che visitai alcune città come Milano o Parigi, le capitali europee della moda. Parigi è veramente molto bella, è una città molto romantica, ma sa offrirti molto altro.” “Quanto hai viaggiato, Robert?” “Molto, ma tornare a casa è sempre bello. Quando sei lontano ne capisci veramente il valore. E poi Londra è Londra!” Gli sorrisi “Quando hai capito che avresti voluto fare l’attore?” E mi raccontò dell’inizio della sua carriera, delle porte sbattute in faccia, degli studi, dei sacrifici, dei primi si e finalmente dei primi successi “Non pensavo che accettare la parte di Edward Cullen mi avrebbe portato a tutto questo.” “Non ne sei felice?” “Oh, Héloïse, io ne sono molto felice, faccio quello voglio fare, faccio un lavoro che amo molto, che mi ha permesso di incontrare gente straordinaria, i miei idoli, quelli che spesso mi ero ritrovato a sognare di incontrare e ora lavorano al mio fianco o mi incontrano e mi reputano un loro pari. È un mondo bellissimo, anche se difficile e a volte ostile, ma io sono felice. A volte preferirei avere un po’ più di privacy, un po’ più di discrezione da parte delle fan.” “Posso capire che sia stressante avere sempre gli occhi puntati addosso.” “E una moltitudine di ragazzine urlanti che ti sta attaccato, chiedendo di essere morse. Se solo capissero che Edward Cullen è solo un personaggio, che non sono veramente io.” “Ma devi ammettere che gli hai dato una bella impronta.” Mi sorrise “Ne sono fiero, ma sono anche andato avanti, sono cresciuto, ho fatto altro.” “Capisco, non vuoi essere relegato in un personaggio, che fa comunque parte di te, ma che non è te.” “Già.” Lasciai cadere il discorso, perché capivo che per lui era una nota dolente. Edward Cullen era stata una parte della sua vita, una parte importante, ma ora era andato oltre e sapere che sempre, ovunque andasse, tutti lo associavano a lui doveva essere fastidioso. Sapevo anche che quel periodo della sua vita non era stato sempre felice e non per qualcosa legato al suo lavoro, ma per alcuni legami creati con i colleghi conosciuti sul set. Sentii una strana fitta a quel pensiero. Cos’era? Gelosia? Inoltre c’era un altro piccolo problema: io amavo Edward Cullen, il personaggio, mi piaceva l’impronta che lui gli aveva dato, mi piaceva la sua interpretazione e sapere che per lui era brutto che qualcuno lo associasse al tenebroso vampiro in un certo senso mi deludeva e mi faceva sentire a disagio. Io capivo la differenza tra il personaggio e la persona e Robert mi piaceva perché era Robert e basta, come persona, ma sapere che quasi odiava il personaggio, un personaggio a cui ero legata, mi faceva male. “Credo sia arrivato il momento di andare.” Feci per alzarmi, ma me lo impedì. Si avvicinò e mi passò la mano sulla guancia “Perché non resti?” lo guardai allarmata “Tranquilla, solo per parlare e passare un po’ di tempo insieme, poi andiamo a dormire.” Cosa fare? Avrei voluto rimanere, ma cosa sarebbe successo? E quel senso di disagio che mi aveva accompagnato negli ultimi minuti sarebbe scomparso? Mi diede un bacio delicato sulle labbra e mi sorrise e così decisi. “OK.” Questa volta il bacio fu più profondo. Era il suo modo di ringraziarmi. “Non dovevamo parlare?” chiesi senza fiato. Mi stavo lamentando? No era solo un modo per stemperare la tensione. Mi sorrise in un modo così sensuale e bello che feci fatica a non riappropriarmi di quelle labbra. “Più o meno.” Per fortuna mi baciò lui e io ne approfittai per accarezzargli i capelli e la nuca e la linea delle spalle. Aveva un corpo bellissimo, non che fossi un’esperta ma certe cose di vedono e si sentono, a giudicare dalla linea dei suoi muscoli. Stavo andando in fiamme, soprattutto se lui continuava a tracciare in punta di dita lo scollo a V del vestito che mi lasciava scoperta una parte della mia schiena. “OK, ok …” fece allontanandosi e scoppiammo a ridere.
Passammo altre ore a parlare di noi. Avevo avvisato Gianni che non sarei tornata a casa con un sms, lui mi aveva risposto solo con un “Stai attenta”. Gianni in tutta quella storia si stava rivelando un cugino maggiore protettivo, ma senza mai esagerare, ma soprattutto un grande amico. Decisi che il giorno dopo avrei parlato a cuore aperto con lui, ne avevo bisogno più che altro io, perché credevo che quella sera mi avrebbe rivelato quanto in realtà profondo fosse quello che provavo per Robert. Lo stesso Robert che mi stava studiando in quel momento “Dicevi?” si mise a ridere “Che a volte ti estranei, vai nel tuo mondo e non ascolti nulla.” “Scusa. Si, è vero, a volte finisco in un mondo tutto mio.” “E com’è questo mondo?” “Confuso, spesso catastrofico e pessimista, ma alcune volte romantico e meraviglioso.” Mi sorrise di nuovo. Non potevo ancora crederci che quel sorriso fosse tutto per me, solo per me quella sera. Quante volte lo avevo visto sullo schermo e avevo desiderato di poterlo vedere dal vivo? E ora non solo era dal vivo, ma era per me, solo per me. “Lo hai fatto di nuovo.” “Colpa tua.” Aggrottò le sopracciglia. “Emm … “ e lo baciai, di punto in bianco. Rispose al bacio, ma quando ci allontanammo mi guardò truce “Non te la cavi così.” “No?” “NO!” e sbuffando glielo dissi “Mi ero incantata a guardare il tuo sorriso.” Ridacchiò poi mi baciò ancora e ancora. “Perché non mi concedi un ballo?” Lo guardai scettica. Lui si alzò, mise la musica e mi tirò a sé. Era Neutron Star Collision dei Muse, come la prima sera che ci eravamo conosciuti “Scusa per aver interrotto quel ballo.” Gli dissi “Recuperiamo.” E ci muovemmo al suono della musica, le mie mani sulla sua nuca, le sue alla base della mia schiena, ad accarezzare la mia vita, gli occhi negli occhi. Fu un momento magico, mi sentivo in una favola, mi sentivo proprio come Cenerentola. “Sei bellissima.” Me lo disse sulle mie labbra, prima di farle sue. Sentivo il cuore battere così forte, così insistente che pensai potesse uscirmi dal petto. La musica finì e noi ci staccammo con fatica. Mi sorrise e gli diedi un bacio a stampo. “Andiamo a dormire?” Guardai l’orologio ed era effettivamente tardi. “Ti do qualcosa di comodo.” Mi prese una maglia e un paio di pantaloni. Mi intrufolai in bagno per metterli. La maglia mi stava grande e i pantaloni ancora di più. Annusai il suo profumo. Avevo sempre sognato un momento come quello: sentire il profumo del tuo ragazzo sulla maglia che indossi. Il tuo ragazzo? Il mio ragazzo? Robert era questo? Uscii dal bagno in fretta prima di essere travolta dalle domande e lo trovai steso sul letto che mi aspettava. Ebbi un flash: Breaking Dawn parte prima. Deglutii e mi avvicinai piano, mi stesi sul letto, rigida e cercai di non guardarlo. “Che succede, Héloïse?” Mi feci più piccola, se fosse possibile “Héloïse?” mi chiese lui con rimprovero. Sbuffando sollevai gli occhi su di lui e ritornai a deglutire con fatica. Si stese completamente e si avvicinò a me, circondando la mia vita con le sue braccia e tirandomi verso di sé. Mi diede un tenero bacio sulla punta del naso “Me lo dici?” scossi la testa e lui mi guardò con occhioni da cucciolo. Era difficile dire di no a quella scena, ma che potevo dirgli? “Dormiamo.” Dissi io “E dormiamo.” spense la luce e ritornò a sdraiarsi tirandosi il lenzuolo. Seguivo i suoi movimenti nel buio, mi tirai un poco il lenzuolo pure io e ripresi la mia posizione immobile, mentre lui ritornava fermo. Pensai che non mi avrebbe più stretta, che lo avevo offeso in qualche modo. Sembrava sempre infastidito quando non gli dicevo le cose, quando non esprimevo i miei pensieri. “Robert?” lo chiamai piano. Lui in un fluido movimento ritornò a stringermi la vita e mi portò contro di se, facendo appoggiare la testa sul suo petto. Mi rannicchiai avvolta nel suo profumo; contro il calore del suo corpo scoprii il tamburellare del suo cuore “Lo senti?” mi sussurrò tra i capelli. Annuii contro il suo petto, senza pronunciare parole che avrebbero potuto rovinare tutto “Mi fai uno strano effetto, Héloïse, e mi fa paura.” Sentii il mio cuore accelerare a quelle parole “Mi hai ricordato una scena del tuo film.” Perché avevo detto quello dopo che lui mi aveva confessato una cosa così importante? Perché avevo paura anch’io e allontanare l’argomento era come allontanare la paura, almeno mi illudevo che fosse così. “Edward …” sbuffò lui. Ecco, avevo rovinato tutto, maledetta linguaccia e maledetti pensieri contorti. “Robert non Edward. Ci sei tu qui con me e se mi hai ricordato quella scena è perché c’è molto di te in quel momento in Edward non trovi?” Ridacchiò “Ti sembra strano che pensi questo?” ricercai i suoi occhi nell’oscurità e ovviamente non li trovai, ma li immaginai. “No, solo che tutti cercano Edward in me e mai me in Edward.” “Te l’ho detto che secondo me gli hai dato una bella impronta.” “Grazie.” Mi baciò sulla fronte prima di attirarmi di nuovo completamente a se. Io non me ne lamentai, mi sentivo sicura e protetta tra le sue braccia, a respirare il suo odore e tra il bussare del suo cuore mi addormentai.

*La storia è totalmente inventata e con questa non voglio recare offesa a nessuno.
  
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