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Autore: Abigail_Cherry    25/08/2015    1 recensioni
"Il tuo nome non ti definisce come persona. Ognuno è quello che è, indipendentemente dal proprio nome. Ed io dico che tu sei intelligente, sgargiante ed adorabile. Questo è ciò che sei."
Genere: Fluff, Romantico, Sentimentale | Stato: completa
Tipo di coppia: Het
Note: Lime | Avvertimenti: nessuno | Contesto: Scolastico
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Capitolo 16:
La Verità
 
«Thomas!» urlo per l'ennesima volta. Sarà almeno mezz'ora che corro per il quartiere cercandolo.
Sfinita, mi fermo un attimo e prendo fiato. Almeno la tuta che ho messo per la partita di football è servita a qualcosa.
Ormai ho setacciato ogni angolo ed ogni strada del quartiere possibile. Non voglio più correre a vuoto. Prendo il cellulare dalla tasca e chiamo il numero di Thomas.
Attendo qualche secondo prima che mi risponda, mentre ascolto il mio fiato battere contro la cornetta.
«Ciao» dice, il suo tono è quasi allegro. «È successo qualcosa?»
Prendo un lungo respiro per cercare di tranquillizzare il fiatone. «Beh, sì? Te ne sei andato di casa!»
«Sì... avevo intenzione di tornare stasera. Mi spiace, avevo bisogno di farmi una passeggiata da solo.»
«Non ti ho chiamato per rimproverarti, Thomas. So perché sei uscito di casa e dovrei essere io a scusarmi.»
Thomas sospira. «Cameron ti ha parlato, vero?»
Sorrido. «Sì, Cameron mi ha parlato. Dove sei adesso?»
«Non lo so esattamente, ma so come tornare a casa tua. Aspettami lì, arrivo.»
Thomas chiude la chiamata ed io mi avvio verso casa. Quando arrivo, devo solo aspettare qualche minuto prima che Thomas arrivi.
«Eccoti» dico.
«Eccomi» risponde lui e subito dopo cala il silenzio.
Thomas si schiarisce la voce. «Scusa se ho lasciato Cameron a casa da solo anche se avevamo detto di non farlo.»
«Beh, la mia cucina non è esplosa e tutti stanno bene, quindi... non hai niente di cui scusarti.»
«Cosa ti ha detto Cameron?»
«Mi ha fatto riflettere, più che altro. E mi ha detto che... che tu... insomma...»
«Che sono innamorato di te da quasi tre anni?»
Rimango un attimo in silenzio. «Ed è vero?»
Thomas mi fa un sorriso dolce, un po' malinconico «Certo che lo è.»
«Era da un po' di tempo che lo sospettavo. Solo che, quando siamo andati a prendere il vestito per il mio appuntamento con Christopher, tu mi hai detto che dovevi incontrarti con una ragazza ed allora ho smentito la mia teoria. Chi era, a proposito? Non mi hai voluto dire niente...»
«Era... Ashley» ammette imbarazzato Thomas.
«Ashley del sondaggio? Quella Ashley?»
«Sì, lei.»
«Oh, e ci esci ancora?»
«Sì. Ogni tanto.»
«Ma... perché? Perché sei uscito con lei se sei innamorato di me?»
«Non sono uscito con nessuna ragazza per tre anni, mentre tu ignoravi completamente la possibilità che io e te potessimo stare insieme. Così ho deciso di voltare pagina. Io e te saremmo stati solo amici.»
C'è un attimo di silenzio. «Non... Non so cosa dire» comincio. «Mi sento uno schifo per come ti ho trattato stamattina, davvero. Mi dispiace, non sai quanto fossi distratta, non capivo nulla...»
«Non preoccuparti per quello, è stata soprattutto colpa della testa vuota che hai come ragazzo. A proposito, perché ci esci?»
«Me l'hai già chiesto, ricordi?»
«Sì ma quella scusa valeva solo per un appuntamento, cosa ti piace di lui tanto da spingerti a starci insieme?»
«È simpatico, davvero, anche se tutti pensano il contrario.»
«Ci sei già andata a letto?»
«C-cosa?! No! Assolutamente!»
«Eppure eravate molto in intimità stamattina.»
«Te lo giuro! Non è successo nulla tra noi.»
C'è un altro silenzio imbarazzante. «Quindi... tu ti vedi con Ashley ed io con Chris» ed un altro paio di persone. «Siamo a posto, giusto?»
«A quanto pare.»
«Bene. Vogliamo entrare in casa? Cameron ci starà aspettando.»
 
****************
 
«Cosa?! Jami si è rotto una costola?» esclamo al telefono.
«Sì, un ragazzo l'ha sfidato a skateboard e... non è finita bene. Puoi immaginare quanto sia entusiasta tuo padre» risponde mia madre, anche lei un po' seccata.
«Quindi quando tornerete?»
«Ritarderemo di una settimana circa. Vogliamo lasciare riposare Jami per un po'. Tu te la caverai? Vuoi che io o papà torniamo a casa?»
«Tranquilla, mamma, è tutto a posto. Mi puoi passare Jami?»
«Adesso sta dormendo, ma ti faccio richiamare.»
«Okay. Buonanotte a tutti quanti.»
«Buonanotte, tesoro.»
Chiudo la telefonata.
«È successo qualcosa?» chiede Cameron.
«I miei staranno fuori ancora una settimana per colpa di mio fratello, che si è rotto una costola come un deficiente.»
«Oh, mi dispiace.» Cameron si siede sul divano accanto a me, ma appena lo fa io mi alzo, inquieta. Ogni volta che lo vedo mi tornano in mente le sue mani che stringono i miei polsi, la furia nei suoi occhi, la mia mancanza di respiro... e Colin vuole che sia lui uno dei miei "fidanzati"?
Cameron capisce subito perché mi sono allontanata. «Giusto.» Sospira. «Non ti ho ancora chiesto scusa per ciò che è successo l'altro giorno, io... ero fuori di me. So di non essere un grande esempio di persona, ma non mi piace che me lo dicano, perché io non mi ci sento. Spaccio droga, non uccido persone. Certo, mi è capitato a volte di doverne picchiare un paio ma era solo lavoro. Se non sto lavorando, sono solo un ragazzo normale, magari solo un po' più fico.» Ridacchia. «Kate, non puoi criticare un ragazzo per ciò che è costretto a fare per avere qualche spicciolo quando tu invece vivi sotto una campana di vetro con un bel ragazzo, una famiglia e tutto il resto.»
Colgo una punta di amarezza nel suo tono.  «Ti sbagli dicendo che la mia vita è perfetta» abbasso lo sguardo. «Se sapessi tutto ciò che mi è successo in queste ultime settimane...»
«Racconta, allora, ne ho sentite di ogni, ormai, in riformatorio.»
«Io...» comincio. Non posso dirglielo! Non posso! E se andasse a dirlo a qualcuno? Addio articolo, addio Colin, addio migliore amico. D'altra parte, Cameron è l'unico ribelle che ho trovato e mi devo sbrigare a frequentarlo, ma lui sa che sto con Chris, in più penso che abbia un'intesa con Thomas, e se è così, per rispetto non si avvicinerà mai a me. Quindi l'unica alternativa è dirgli la verità e sperare che accetti di essere il mio finto-fidanzato. In più, ho davvero bisogno di parlare con qualcuno dell'articolo.
«Innanzitutto, non mi chiamo Kate» dico, e mi siedo sul divano, un po' distante da lui. «Ti ho mentito.»
«Cosa? E perché avresti dovuto farlo?» risponde Cameron.
«Perché non ti conoscevo e magari poteva saltare fuori il mio vero nome con uno di quelli che volevano ucciderti e quindi sarebbe potuto tornare per uccidere anche me.»
Cameron resta un attimo in silenzio. «In effetti non ci avevo pensato, io non lo direi mai se non costretto sotto tortura, e se questo caso si avverasse saresti in pericolo, quindi non dirmi il tuo vero nome.»
«P-potrebbero torturati?»
«Non lo so. Sicuramente ne sarebbero capaci» il suo tono è calmo.
«E questo non ti spaventa?»
«A morte. Ma continua il tuo racconto.»
Ed è così che, un po' impacciata, racconto a Cameron tutti i miei segreti: l'articolo, i ragazzi, i nomi falsi, le nuove identità, le bugie...
E, sorprendentemente, alla fine del mio discorso, Cameron comincia a ridere e ridere per almeno un minuto.
«Sei davvero stupida, principessa.»
«Cosa?!»
«Hai accettato di prostituirti solo con la speranza che un giorno tu e questo Connor vi mettiate insieme.»
«Si chiama Colin! So che così può sembrare strano ma... è solo per un paio di mesi, poi tornerà tutto normale.»
«E, per curiosità, credi che Connor stia con te perché gli piaci o perché vuole agevolati il lavoro?»
«È "Colin"! E comunque non lo so con certezza, ma non penso che lo farebbe. Se no avrebbe fatto una versione dell'articolo al maschile con lui come protagonista.»
«Sarà, ma... mi hai raccontato tutto questo solo perché avevi bisogno di qualcuno che prendesse le parti del ribelle?»
«Beh, uno degli scopi era quello, me l'ha consigliato Colin.»
«Capisco.»
«E... a te andrebbe bene?»
«Poter baciare una ragazza ogni volta che voglio senza nessun motivo? Ovvio che mi andrebbe bene. Ma non mi sembra che tu ti sentiresti al settimo cielo.»
«Come?»
«Ripensa a poco fa, se non riesci a sopportare che ti stia vicino, come potrai accettare che io ti tocchi?»
«Ce la farò in qualche modo» mi sforzo di sorridere, anche se so che mi riuscirà molto difficile.
Cameron mi guarda, e dopo un istante allunga lentamente una mano verso il mio viso, ma appena si avvicina mi ritraggo. Non ci riesco.
«Ci vorrà del tempo» dice. «Non volevo causarti questo trauma, mi dispiace.»
Cameron si alza dal divano e va verso le scale, ma prima di salire si ferma. «Riguardo a Colin, stai attenta. Come ti ho detto, si è disposti ad essere tutt'altra persona sul lavoro, pur di raggiungere un risultato.»
   
 
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