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Autore: LadySissi    25/08/2015    3 recensioni
Dal capitolo 1:
"Non avrebbe mai e poi mai alzato lo sguardo, ma si costrinse a farlo. Da dentro lo scompartimento, i due gemelli di prima, un ragazzo bruno con le treccine, una bella ragazza di colore e due graziose ragazze bionde la guardavano increduli. Era evidente che stavano trattenendosi dallo scoppiare a ridere.
Non doveva stare lontana da quei due? Beh, complimenti, ci stava proprio riuscendo!"
Una storia su Hermione e Fred. Come sarebbe potuta andare.
Perché c'era più di un motivo per sperare in loro.
Genere: Commedia, Drammatico, Romantico | Stato: completa
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Fred Weasley, George Weasley, Harry Potter, Hermione Granger, Ron Weasley | Coppie: Fred Weasley/Hermione Granger
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno | Contesto: Più contesti
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1 settembre 1991

 

Quella luce bianca che entrava dal soffitto era l'unica cosa che le consentiva di respirare quel giorno. Non si sarebbe mai calmata senza quei raggi di luce che entravano dalla cupola trasparente che sovrastava l'edificio. Minuscoli granelli di polvere danzavano silenziosamente sopra di lei, e – ne era sicura – si posavano sul suo naso, invariabilmente teso all'insù.

“Hermione, mi stai ascoltando?”
La voce un po' incerta e preoccupata di sua madre la riscosse improvvisamente dai suoi pensieri. Realizzò di essere stata diversi minuti appoggiata a quella balaustra scrostata, fissando il soffitto.
“Non sei in ritardo, ma sarà meglio far tutto con calma.”
Aggiunse gentilmente suo padre, spingendo il pesante carrello. Hermione decise che era inutile rimandare l'inevitabile e si costrinse a guardare giù.

In un attimo, tutta la calma che credeva di aver conquistato si dileguò. La stazione di King's Cross era un vero formicaio. Controllori in divisa scarlatta fischiavano e impartivano ordini, studenti con divisa e valigetta salivano sui treni, impazienti uomini d'affari attendevano il regionale con l'orologio in mano e signore di mezza età dall'aria simpatica e con il volto abbronzato riabbracciavano i propri cari dopo essere scese dal convoglio. Quella vista avrebbe dovuto confortarla, ma contribuiva soltanto a rendere tangibile la sua angoscia. Già, perché controllori, studenti universitari, uomini d'affari e signore in pensione erano sempre stati parte della sua vita così come la conosceva; erano stati sottofondo di quello che lei, per undici anni, fino a qualche mese prima, aveva considerato il suo mondo. Da lì ad un manciata di minuti, però, tutto sarebbe drasticamente cambiato.

 

Aveva sempre saputo di essere, almeno in parte, diversa dalla maggior parte dei suoi coetanei. Questo suo giudizio non era attribuibile soltanto al fatto che già a sei anni lei fosse la cocca di ogni maestra, avesse riletto tre volte il suo libro preferito (un impegnativo romanzo di formazione anglosassone) e scrivesse senza alcun errore ortografico. Si fosse trattato soltanto di quello, forse i suoi genitori non l'avrebbero fissata, ogni tanto, con apprensione, e nemmeno lei si sarebbe stupita di se stessa, perché si sarebbe detta che aveva fatto soltanto il proprio dovere.

C'erano giorni, però, durante i quali, proprio mentre stava facendo i compiti, si accorgeva che i fogli si muovevano senza che lei li toccasse. Le capitava di mettere una mano sopra ad un pezzo di carta e, senza nemmeno sfiorarlo, di agitare le dita. A quel punto, il foglio si muoveva, si stropicciava, a volte persino levitava dal tavolo. Una sera, invece, leggendo una favola, a suo giudizio piuttosto sciocca, in cui una strega cattiva faceva decapitare un povero nano che non aveva alcuna colpa, si era arrabbiata ed aveva scagliato il libro contro un comodino. Preoccupata, poi, che i suoi genitori si svegliassero, era scesa dal letto in punta di piedi ed aveva recuperato il tomo incriminato. Era stato allora che si era resa conto che le parole della favola erano cambiate. Non poteva essersi immaginata un finale che l'aveva fatta arrabbiare tanto! L'unica spiegazione era che, in qualche modo, fosse stata lei a cambiare le parole. Ma come era potuto succedere?

Le prime volte che questi fatti si erano verificati Hermione era stata sorpresa e quasi felice; in seguito, però, aveva iniziato a considerarli dei segreti quasi vergognosi, e si era imposta di nasconderli.

Una volta, tuttavia, non vi era proprio riuscita. Aveva dieci anni e si era recata in libreria, decisa ad acquistare un romanzo che la incuriosiva. Aveva chiesto i soldi ai suoi genitori ed aveva fatto una lunga camminata per arrivare in centro, ma, quando la commessa aveva sentito quello che lei aveva intenzione di comprare, era esplosa in una risatina incredula ed aveva detto: “Ma dai, quel libro lì per te? Sei sicura che non sia per tua madre? Scusami, ma lo trovo troppo pesante per una della tua età!”
In quel momento Hermione aveva provato una rabbia totale ed aveva fissato, frustrata, l'oggetto del suo desiderio. Quest'ultimo pareva aver avuto vita propria: si era sfilato dalla colonna di libri nel mezzo della quale era riposto ed era planato di fronte a lei, facendo crollare tutti i volumi alle spalle della commessa. La poveretta si era spaventata a morte ed aveva pensato ad un'esplosione, ed Hermione ne aveva approfittato per svignarsela. Da quel giorno era stata più attenta che mai nel controllare i propri comportamenti. C'era qualcosa di strano e non poteva più negarlo. Quando, pochi mesi dopo, era arrivata la sua lettera di ammissione ad una Scuola per la quale non aveva mai fatto richiesta, e si era trovata davanti una pergamena che la identificava come strega, tutto era stato immediatamente chiaro.

 

Ritta tra i binari 9 e 10 della stazione, con il carrello pieno di valige di fronte a lei, Hermione salutò per l'ultima volta i suoi genitori. Immaginava che sarebbe giunto questo momento, ma si sarebbe aspettata semplicemente di andare in una nuova scuola, certo non in un nuovo mondo. Le istruzioni che le avevano dato parlavano chiaro: Hermione avrebbe dovuto correre a tutta velocità contro la barriera tra i due binari, ed avrebbe avuto accesso al binario 9 ¾. Si trattava di una cosa che le pareva assurda, ma quanti avvenimenti inspiegabili, d'altra parte, le erano accaduti negli ultimi tempi?

Il muro si avvicinava sempre di più. Hermione chiuse gli occhi.

 

Li riaprì soltanto quando sentì il fischio di un treno. Qualunque cosa fosse, non sembrava troppo diverso da quello che conosceva. Fu allora che vide un lungo espresso scarlatto arrancare lungo il binario, e, intorno ad esso, una quantità impressionante di famiglie con ragazzi piccoli e grandi, che indossavano una divisa identica alla sua. Sembrava, in effetti, il primo giorno di scuola di un qualunque collegio.
Rinfrancata da quella visione, Hermione sospinse con decisione i suoi bagagli, finché non si trovò davanti alcune persone che le sbarravano la strada. Notò subito la robusta signora dai capelli rossi al centro del gruppetto: stava rimproverando con un certo calore due ragazzini, che dovevano essere i suoi figli. Questi ultimi erano alti, magri, avevano i capelli dello stesso color carota della madre e due identici sorrisi da teppista. Sul momento le parvero indistinguibili: solo una madre, in effetti, avrebbe potuto riconoscerli.

“Aprite bene le orecchie, voi due!” ruggiva la signora, con malcelata indignazione.
“Dovrete rigare dritto quest'anno! Non voglio ricevere stormi di gufi dai professori come l'anno scorso e quello prima! Ormai siete al terzo anno, dovreste responsabilizzarvi!”
Uno dei due gemelli, per nulla turbato dalla ramanzina, sorrise alla madre, e, con tono apparentemente innocente, rispose: “Responsabilizzarci? Non credi che ci toglierebbe tutto il divertimento?”
Il suo gemello lo guardò ed accompagnò il suo commento con una sonora risata. La signora parve diventare scarlatta quanto la sua capigliatura, poi, con un imperioso “Vi ho avvisato!”, prese per mano una minuscola ragazzina dai lunghi capelli rossicci e si avviò verso la barriera.
Hermione ne approfittò per allontanarsi dal convoglio sul quale erano appena saliti i gemelli.
“Beh, posso consolarmi” si disse “maghi e streghe non sembrano troppo diversi dai ragazzi che conosco di solito. Ci sono bulli e sciocchi anche qui. Meglio stare alla larga da quei due.”

 

L'Espresso partì. A bordo, un'infuriata e stanca Hermione non aveva ancora trovato posto. Non perché non ci fosse un sedile libero per una singola persona, ma perché lei non sapeva decidere quale fosse il posto migliore per lei. Alcuni scompartimenti erano pieni di studenti molto più grandi di lei, e il solo fatto di sedervisi accanto la metteva in imbarazzo; altri, invece, erano occupati da persone troppo casiniste, e lei non aveva certo tempo per loro! Doveva finire di leggere i volumi del primo anno!

Mentre passava davanti ad uno scompartimento dal quale provenivano rumori pazzeschi, improvvisamente inciampò nella sua lunga veste. Tentando di non cadere, si aggrappò alla maniglia della porta di fronte a lei, con l'unico risultato che quest'ultima si aprì di scatto.
Hermione si ritrovò appesa alla maniglia, con i piedi per aria e lo stomaco sul suo carrello, dal quale erano cadute un paio di valige. Non avrebbe mai e poi mai alzato lo sguardo, ma si costrinse a farlo. Da dentro lo scompartimento, i due gemelli di prima, un ragazzo bruno con le treccine, una bella ragazza di colore e due graziose ragazze bionde la guardavano increduli. Era evidente che stavano trattenendosi dallo scoppiare a ridere.

Non doveva stare lontana da quei due? Beh, complimenti, ci stava proprio riuscendo!

“Beh, non esagerare, ragazza!” le disse infine uno dei gemelli, guardandola. “Capisco che tu ti voglia inventare di tutto per poterti sedere vicino a me, ma non devi tentare di ucciderti!”
Tutti gli spettatori, a quel punto, non poterono più trattenersi e scoppiarono a ridere. Hermione, con gli occhi ridotti a due fessure, fissò con astio il ragazzo. Era lo stesso che aveva dato quella rispostaccia alla madre, ci avrebbe scommesso.
“Oh oh, che sguardo! Dai, non fare così!” proseguì il ragazzo con tono canzonatorio. “Dicci almeno come ti chiami! Non posso raccontare questa scena memorabile senza un nome!”
“Hermione” rispose la ragazza quasi senza pensarci, a voce bassissima.
Che le prendeva? Perché gli rispondeva?

“Beh, Hermione” rispose il ragazzo “io sono Fred Weasley, e se vuoi rivedermi non devi far altro che chiedere della Torre di Grifondoro! Oppure vieni ai miei allenamenti di Quidditch, eh!” aggiunse facendo l'occhiolino.

Hermione, consapevole di essere diventata più che rossa e desiderosa di allontanarsi al più presto, raccolse il coraggio rimasto, fissò Fred e gli rispose seccamente: “No grazie, non mi interessa!” Quindi richiuse la porta e si allontanò, incurante delle risate che continuava a sentire.

 

Lo scompartimento accanto era occupato soltanto da un ragazzino paffutello, probabilmente della sua età, che teneva in mano un grasso rospo e guardava fuori dalla finestra con leggera apprensione.

“Scusa, posso sedermi?” gli domandò educatamente.
“Oh, certo” rispose il ragazzo, che si era accorto solo in quel momento di non essere più solo.
“Io sono Hermione, sono del primo anno. Tu invece come ti chiami?” replicò lei educatamente.
“Io sono Neville” disse lui con un piccolo sorriso “ed anche io sono al primo anno.”

Neville, per fortuna, non sembrava interessato a chiacchierare per ore o a disturbarla, così Hermione, con un sospiro soddisfatto, tirò fuori uno dei suoi amati libri e ricominciò a leggerlo. Le ci volle, però, un po' di tempo per calmarsi, perché continuava a ripensare a Fred Weasley ed al suo ghigno strafottente.

Non c'era ragione di preoccuparsi, si ripeté. Aveva passato l'estate a fare una serie di test attitudinali per lo Smistamento, e, con la sua razionalità ed il suo amore per lo studio, sarebbe potuta finire soltanto a Corvonero.

Ma certo: sarebbe stata smistata tra i Corvi, non sarebbe mai dovuta entrare nella Torre di Grifondoro, non avrebbe mai più visto Fred Weasley.

Ovviamente ignorava di sbagliarsi in pieno su tutt'e tre le cose.

NOTA AUTORE: Carissimi lettori, sono tornata con una nuova storia a tema Harry Potter. Chi ha già letto qualche mia storia sa che spesso ho inserito dei Serpeverde come protagonisti; tuttavia, questa è una storia orgogliosamente Grifondoro (una volta nella vita ci vuole, no?).
Per i fan dei nostri adorati gemelli Weasley, consiglio di dare uno sguardo anche alla mia storia "Il cielo ha una porta sola" (con George protagonista) ed alla mia raccolta "I sette peccati capitali".
Sentitevi liberi di scrivere tutti i vostri pareri su questo primo capitolo, io li aspetto!! A presto :-)

 

  
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