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Autore: QWERTYUIOP00    25/08/2015    3 recensioni
Le navi di rifornimento per la capitale, passanti per il fiume Niben, vengono tutte misteriosamente affondate e per risolvere la situazione il Consiglio degli Anziani crea una commissione che si occupi della faccenda.
Quando il rappresentante di Bravil, Servatus Bantus, viene inviato alla capitale, rimarrà imischiato negli intrighi e nei complotti in un impero allo sbando.
Prima storia della serie "Downfall"
Genere: Thriller | Stato: completa
Tipo di coppia: Nessuna | Personaggi: Altri
Note: Missing Moments | Avvertimenti: nessuno
Capitoli:
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- Questa storia fa parte della serie 'Downfall'
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“E quindi?” chiese Valga.
“Beh, signore, sto facendo il mio lavoro, raccogliendo prove ed informazioni… insomma le prometto che tra qualche giorno le fornirò un resoconto sul perché dovrebbe aspettare nel mettere ai voti la proposta di Sintas” rispose Servatus.
“Si rende conto che il Potentato e tutto il Consiglio degli Anziani mi sta col fiato su collo perché vogliono conclusa questa faccenda?” ribatté  l’altro seccato “E che lei è ormai l’unico che ne ritarda l’epilogo?
“Persino i più accaniti sostenitori della sua tesi hanno cominciato a cambiare idea o a dubitare dell’effettivo vantaggio che ricavano da questi ritardi” continuò il Commissario capo.
“Ed è appunto per questo che vi chiedo solo qualche giorno per evitare che venga presa la decisione sbagliata…” ripiegò Servatus.
“Tre. Tre giorni al massimo.” decise freddo Valga guardando Servatus negli occhi.
Servatus ricambiò lo sguardo.
Martin Valga era un uomo canuto, sulla sessantina, coi capelli che gli circondavano il centro della testa, dove ormai erano caduti, e la fronte.
I suoi occhi erano un pozzo senza fondo racchiuso da pesanti palpebre e da vistose occhiaie.
Nessuno sapeva molto di quell’uomo, non aveva doti particolari, non aveva compiuto atti celebri o rimarchevoli azioni, e doveva la sua carriera al suo cugino, il conte di Chorrol.
Per tutta la vita, Martin era stato all’ombra del parente a cui doveva tutto e anche quando quello era morto, era continuato ad essere “il cugino del conte Valga”.
Per la prima volta aveva avuto un incarico importante, dopo trent’anni che era nel Consiglio degli Anziani, ma la speranza di fama dopo una veloce risoluzione degli eventi nella Baia di Niben era scomparsa dopo che quelli eventi si erano prolungati, anche per colpa dell’insistenza di Servatus.
L’Imperiale non sapeva neanche perché gli concedesse così tanto.
Che sperasse in una soluzione in grande stile che l’avrebbe consacrato per sempre invece di un banale scambio di rotte commerciali?
“La ringrazio infinitamente” si congedò Servatus.
Il tempo stringeva, aveva bisogno dei maghi guerrieri di Nelles.
Dov’erano?
Dov’era Rodrick?
“Servatus!” la voce gioiosa dell’elfo lo chiamò da lontano.
“Ancora lui” sussurrò seccato l’imperiale.
“Ambasciatore” lo accolse sorridendo “Cosa ci fa da queste parti?”
“Ci lavoro, presumo” rispose ironico Lewie “E mi godo una bellissima giornata, non trovi?”
Era strano quel giorno, sembrava come soddisfatto.
Di cosa, solo gli dei lo sapevano.
“Temo di non condividere la tua visione ottimistica di questo giorno” disse Servatus “e, francamente non capisco cosa ci trovi di così bello”
“Perché  non dovrei trovare magnifica questa giornata?” continuò l’elfo.
“Valga mi ha dato tre giorni” rivelò l’Imperiale “Il quarto la proposta sarà passata ai voti.
“Credevo ti interessasse la faccenda delle rotte commerciali”
“Ah, mio caro ottuso Imperiale” disse il mer “quella faccenda non sta andando affatto male come tu pensi”
“E questo come fai a dirlo?” domandò dubbioso Servatus.
Cosa stava cercando di dirgli?
“Qualcuno è appena tornato da una vacanza esotica” rispose mellifluo Lewie con un sorriso “ci sono importanti novità, a quanto pare”
“Figlio di un...” pensò l’Imperiale.
Sapeva tutto, ma non aveva fatto nessun accenno ai maghi imperiali di Nelles.
Che Rodrick fosse stato così lungimirante da tenerli a debita distanza dalla capitale per informarlo prima?
“Ti ringrazio, Lewie” disse sorridendo Servatus per poi congedarsi e tornare all’Hotel di Tiber Septim.
 
 
 
Rodrick sedeva nel suo studio, con un’espressione preoccupata.
“Mio signore…” cominciò lui.
“Allora, Rodrick?” lo interruppe subito Servatus “Dove sono Nelles e i suoi uomini? Li hai trovati?”
“Ho…” cominciò il Bretone “ho incontrato il… il re di Rimmen, J’Rakka che mi ha risposto che i maghi guerrieri erano in viaggio per ripulire un avamposto ribelle…”
“E quindi?” lo incalzò l’Imperiale.
Dove voleva andare a parare?
“Ma dopo… dopo il colloquio il mio amico, K’Rahttad, mi ha riferito che quel gru gruppo di maghi guerrieri non era mai arrivato a Rimmen” concluse lui.
“Non vi erano mai stati?” chiese alzando la voce Servatus, pentendosene subito dopo.
“Mai, mi mio signore” confermò Rodrick.
Che cosa voleva dire?
Servatus si ricordò la faccia di Lewie.
Lo sapeva? Era coinvolto anche lui?
Di quello non poteva esserne sicuro come del resto non poteva essere del tutto sicuro sull’attendibilità dell’amico di Rodrick, ma se quello diceva il vero…
Il dossier sul corpo di maghi guerrieri era firmato da Anton Maudelaire, il bretone a capo del Corpo di Maghi Guerrieri Imperiali.
Voleva dire che non solo che quell’uomo era  un idiota, ma aveva anche mentito.
Aveva mentito a Servatus
Ma… perché?
“Rodrick” disse infine.
“Sì, mio signore?” rispose titubante il bretone.
“Voglio che tu tenga d’occhio il comandante dei Maghi Guerrieri Imperiali” gli ordinò “voglio che tu lo segua, che tu sappia dove va, con chi parla, con chi beve, persino con chi dorme, sono stato chiaro?”
“Sì, mio signore, comincerò subito” disse quasi sussurrando Rodrick, prima di andarsene dallo studio.
Servatus rimase immobile.
Doveva stare chiuso nel suo appartamento, parlare solo con Rodrick. Ormai era chiaro che erano tutti involti: Maudlaire, il re di Rimmen, Nelles, Sintas…
Persino Lewie sapeva qualcosa, ne era sicuro; eppure lo aveva aiutato per tutto quel tempo.
Perché?
Ormai stava dubitando di Valga stesso.
Quanti erano involti in questo complotto? E che scopo aveva?
Servatus sbarrò la porta dei suoi appartamenti. Aveva bisogno di dormire.
E chissà se qualcuno avesse voluto fargli una visita durante la notte.
Aveva troppi nemici, era circondato.
Maledisse Lewie, maledisse Maudlaire, maledisse il conte Terentius e maledisse se stesso
Poi sprofondò nel sonno.
 
 
Qualcuno bussò.
Servatus si alzò dal letto sfatto, si mise una leggera veste porpora e si avvicinò alla porta.
“Chi sta bussando?” chiese in  tono burbero, mentre raccoglieva un pugnale.
“Sono Rodrick” rispose l’uomo “il vostro attendente”
Servatus aprì di scatto la porta puntando l’arma contro chi era fuori.
Rimase sollevato dal fatto che era veramente Rodrick, che lo guardava con gli occhi sbarrati, pallido in volto.
“Entra Rodrick, entra” lo invitò l’Imperiale abbassando l’arma “hai notizie?” chiese poi chiudendosi la porta dietro.
“Ho seguito Anton Maudelaire tutta la notte” dichiarò deciso l’attendente.
“E dov’è andato?” chiese Servatus, impaziente.
“Ha passato tutta la sera nella Locanda Onnissanti, ha be bevuto tanto, probabilmente, perché quando è uscito, a mezzanotte a stento si reggeva in piedi” rispose Rodrick.
“Sì, sì, ma poi?” incalzò Servatus in tono sempre più agitato “Dov’è andato?”
“In un bo bo bordello, mio signore” continuò il Bretone “E’ rimasto lì fino all’alba”
“E basta?” l’Imperiale ormai stava tremando.
“No” rispose l’attendente “in un giardino sul retro ha incontrato una persona.
“Cornelius Sintas”
“Vai avanti. Li hai sentiti?” proseguì Servatus.
“Sì” annuì Rodrick “Maudelaire era preoccupato. Aveva… aveva ricevuto una lettera dal re di Rimmen. Diceva che lei sapeva, che aveva capito. Sintas, invece cercava di ca calmarlo dicendo che ormai era finito tutto.
“Ma Maudelair non si calmava e così Sintas gli ha detto che stanotte a mezzanotte avrebbero incontrato Lui”
“Lui chi?” chiese Servatus, la sua espressione era trionfante, e allo stesso tempo terrificata.
“Non… non lo so” rispose il Bretone chinando il capo, come vergognatosi.
“Non… non è niente, Rodrick” lo rassicurò l’’Imperiale “oggi scopriremo chi c’è dietro tutto questo”
L’attendente annuì, per poi andarsene.
Ce l’aveva fatta.
Ormai aveva capito tutto tranne chi.
Chi c’era dietro tutto quello?
Lo avrebbe scoperto quella sera, a mezzanotte.
Stappò il Tamika 399, il miglior vino di tutta Tamriel nella migliore annata che si ricordi.
Lo versò nel suo calice e lo bevve.
Non era la prima volta che assaggiava quella prelibatezza, ma il gusto del vino quella volta era diverso, era qualcosa di particolare.
Poi Servatus sorrise, capendo il perché.
Sapeva di vittoria.
 
 
Quel giorno passò lentamente stando chiuso nei suoi appartamenti per tutto il tempo.
Quando finalmente uscì, provò un incommensurabile piacere nel sentire sulla sua pelle la delicata brezza serale tipica della capitale.
Rodrick lo atteneva, avvolto in un mantello con cappuccio verde scuro che si confondeva perfettamente tra la vegetazione ai margini della città.
Servatus aveva scelto un approccio più originale.
Con sé portava vari boccette contenenti pozioni dell’invisibilità, ma siccome Maudlaire avrebbe potuto usare un incantesimo Individua vita, decise di portarsi due pergamene di rifletti incantesimo, una per lui e una per Rodrick.
Il suo attendente lo guidò con cautela attraverso gli svariati cunicoli che riempivano lo spazio tra le mura della  Città Imperiale.
Giunsero infine ad un piccolo ma alto edificio bianco con, accanto alla porta, un lanterna rossa.
Quello doveva essere il bordello.
I due passarono intorno all’edificio e si nascosero tra le piccole aiuole piene di arbusti e piante che si affacciavano sul giardino posto sul retro della casa del piacere per poi usare le pergamene e Servatus bevve la pozione.
Attesero lì accovacciati per venti minuti, poi videro arrivare Maudelair.
Il bretone non si era preso neanche la briga di togliersi la scintillante armatura da ufficiale del Corpo di Maghi Guerrieri e, come previsto da Servatus, usò un incantesimo di Individua vita.
Una volta soddisfatto, fece segno di venire avanti a qualcuno che non vedevano.
La figura emerse dalle ombre, indossava una cappa di cuoio, degli stivali da pescatore e un mantello marrone sporco con il cappuccio alzato.
Servatus impiegò un po’ di tempo per capire che quella figura non era altro che Sintas.
Dopo un paio di minuti, arrivò un’altra persona, completamente bardata di viola scuro, con il consueto mantello e il cappuccio alzato.
Alla mano destra portava un anello nero di squisita fattura: aveva la forma di una testa di un lupo con gli incavi degli occhi riempiti da due ametiste.
“Non dovrei certo ricordarvi, specialmente a te Sintas, che i nostri contatti dovrebbero essere minimali, specialmente ora, a due giorni dalla votazione” l’ultimo arrivato riprese gli altri due con tono autoritario.
“E’ sorto un problema” sembrò scusarsi Sintas “qualcosa di non previsto”.
“Il rappresentante di Bravil, Servatus Bantos.” sbottò irritato Maudelair “Sa tutto. Sa dei maghi guerrieri, della collaborazione  del re di Rimmen e, soprattutto, della mia. Quell’uomo può rovinarmi la carriera!”
“Come ha fatto a sapere del re di Rimmen?” chiese l’uomo vestito di viola ignorando le lamentele del mago guerriero.
“Pare glielo abbia riferito un suo amico, un mercante Khajiit di nome K’Rahttad, subito dopo il suo attendente è fuggito” rispose pacato Sintas.
“Di quello non c’è da preoccuparsi” assicurò Maudelair “J’Rakka mi ha assicurato di essersi occupato del mercante dalla lingua troppo lunga” e rise di gusto.
Servatus guardò Rodrick; aveva gli occhi sbarrati e aveva delle piccole convulsioni.
“Calmati” disse l’Imperiale prendendolo per il polso “non è colpa tua”
“E come ha fatto a sapere delle truppe fantasma inviate a Rimmen” continuò freddo l’uomo sconosciuto.
“Era venuto a chiedermi delle truppe, io gli avevo risposto di no. E’ andato all’archivio e ha scoperto degli uomini di Nelles a Rimmen. Poi ha inviato il suo attendente” spiegò Maudelair.
“Per gli dei!” sbottò lo sconosciuto “come gli è venuto in mente dei maghi guerrieri?!”
Gli altri due tacquero.
“Ha passato molto tempo co l’Lewie” suggerì Sintas “quell’elfo. Sempre a sussurrare qua, a consigliare là…”
“Credono di essere i padroni del mondo!” grugnì approvando il mago guerriero.
“E l’elfo come diavolo ha fatto a scoprire il tutto?” proseguiva l’uomo in viola.
“Questo non lo sappiamo” ammisero in coro i due.
“A quanto pare l’organizzazione del tuo padrone non è così perfetta come ci avevi assicurato” rispose tagliente Sintas.
“Tutti gli errori che sono stati commessi, li avete commessi voi” ribatté acido lo sconosciuto.
“E di quel Servatus quindi, cosa ne facciamo?” chiese Maudelair “posso farlo uccidere?”
“Tu non farai nulla” lo zittì l’uomo in viola “Hai già compiuto troppi errori. Voglio che voi due non facciate niente. Non prima della votazione, almeno. Sono stato chiaro?”
Gli altri due annuirono.
“Poi, quando te lo dirò” aggiunse lo sconosciuto rivolto a Maudelaire “Potrai uccidere quel Bantos”
   
 
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