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Autore: franci893    26/08/2015    4 recensioni
Battaglia di Hastings, 1066: Guglielmo il Conquistatore sconfigge il re dei Sassoni e viene incoronato re d'Inghilterra. Una volta confiscate le terre ai nobili sassoni, le concede ai suoi cavalieri come ricompensa. Tristyn Le Guen, secondogenito di un conte bretone, riceve in cambio dei servigi offerti un piccolo feudo in Northumbria, regione fredda e montuosa al confine con il regno di Scozia.
Tristyn pensa che ora la strada sia tutta in discesa, ma governare un castello sarà veramente così semplice come pensa?
Genere: Drammatico, Sentimentale, Storico | Stato: in corso
Tipo di coppia: Het
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno | Contesto: Medioevo
Capitoli:
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11.
 
 

La pioggia aveva iniziato a cadere non appena erano usciti dalle mura di Alnwick e, al momento, non aveva alcuna intenzione di smettere.
Tristyn sbuffò, irritato, cercando di trovare una posizione più comoda nel riparo di fortuna che lui e i suoi compagni avevano costruito sulla strada verso Welnfver. Fosse stato per lui avrebbe proseguito senza indugio, ma Yann e gli altri avevano minacciato di tirarlo giù a forza dal cavallo se non li avesse seguiti.
Così imparava a essere troppo amichevole con i suoi soldati!
Si accostò maggiormente alla parete rocciosa alle sue spalle per evitare che le gocce d’acqua gli arrivassero dritte negli occhi, tuttavia lo spazio era limitato e lui, con addosso la cotta di maglia e la tunica di cotone pesante, era decisamente ingombrante.
“ Maledizione!”, pensò, e un tuono rimbombò nell’aria, quasi un monito divino a moderare il suo linguaggio. Non che gli importasse più di tanto.
Odiava sentirsi impotente, e in quel momento la pioggia battente lo faceva sentire tale, impedendogli di tornare al castello. Quindi che gli si lasciasse almeno la libertà di imprecare in santa pace!
Dopo il colloquio con il conte Gospatric, avvenuto il giorno prima, Tristyn desiderava parlare con l’unica persona di cui si fidava e che, sfortunatamente, si trovava a miglia di distanza: Stefan.
I suoi compagni avevano cercato di estorcergli informazioni ma lui era rimasto muto come una tomba sia perché era troppo arrabbiato, sia perché aveva bisogno di ragionare lucidamente su ciò che gli era stato riferito. E visto che da solo, a quanto pareva, non ci riusciva – il solo pensare a quell’uomo gli faceva venir voglia di prendere un muro a testate – era necessario l’intervento del suo saggio e pacato amico.
Forse Stefan avrebbe trovato un modo per sfuggire alla situazione in cui si trovava. Ci riusciva sempre. Se non avesse fatto il cavaliere, avrebbe potuto dedicarsi a quel talento, tanto era bravo.
Dal momento che però Tristyn era bloccato lì tanto valeva rassegnarsi e cercare di passare il tempo in modo utile. I suoi compagni si erano sistemati come meglio potevano e stavano riprendendo le forze, mentre Yann se ne stava di guardia. C’era un tempo da lupi, ma meglio non fidarsi troppo.
Tristyn si stese a terra, nonostante l’impiccio degli indumenti e delle armi, e dopo aver trovato una posizione abbastanza confortevole, per quanto lo permettevano le circostanze, chiuse gli occhi e cercò di dormire un po’.
Cadde in una specie di dormiveglia agitato, come gli era successo ogni notte ad Alnwick.
Aveva odiato quel posto dal momento in cui ci aveva messo piede ed era stato contraccambiato con la stessa intensità. I soldati di Gospatric lo avevano tenuto costantemente d’occhio, pronti a uccidere lui e i suoi uomini alla minima occasione, e i nobili sassoni avevano mal sopportato la loro presenza a palazzo. Tristyn aveva sempre pensato che l’inferno fosse simile al campo di battaglia, ma anche una residenza prolungata ad Alnwick ci andava molto vicino.
Si rigirò più volte, cercando disperatamente di dormire, ma non ci riuscì.
Aveva troppi pensieri per la testa, stava soffocando sotto tutti quegli abiti e il ticchettio metallico della pioggia gli stava dando sui nervi. Alla faccia di chi sosteneva che il rumore delle gocce d’acqua conciliava il sonno!
- Basta!- borbottò.
Non ce la faceva più a restare lì a non fare nulla.
Si alzò in piedi, si tolse la cotta di maglia, tenendo sempre con sé la spada, e si avventurò sotto la pioggia battente.
- Tristyn, dove diavolo stai andando? – gli gridò dietro Yann.
- Vado a fare due passi – rispose, senza nemmeno voltarsi.
- Ti prenderai un accidente! Sei impazzito? – l’amico fece per seguirlo.
- Non muoverti da lì, sono stato chiaro? – gli ordinò Tristyn, in tono glaciale.
Yann lo fissò, combattuto, ma alla fine rimase al suo posto.
Finalmente aveva ripreso il comando della situazione!
Soddisfatto di aver ottenuto qualcosa di positivo in quella giornata da incubo, si incamminò in mezzo ai prati verdeggianti, senza una meta precisa.
Voleva solo sfogare la sua energia repressa, e sapeva di averne bisogno, soprattutto in vista di ciò che lo aspettava.
A est le nuvole avevano iniziato a diradarsi, e forse presto avrebbero potuto riprendere il cammino verso Welnfver.
 
Lynn.
 
Rimase a fissare assorto la cortina d’acqua di fronte a lui, nella stessa direzione in cui si trovava Welnfver. Tristyn sospirò. Il suo desiderio di tornare al castello era pari a quello di mettere la maggior distanza possibile tra lui e quel luogo che finora gli aveva procurato solo problemi.
E il peggio doveva ancora arrivare.
Il ragazzo scosse la testa, irritato con se stesso.
Da dove veniva fuori questa rassegnazione? Era un uomo, santo cielo!
E poi Stefan avrebbe sicuramente trovato una soluzione.
Ci riusciva sempre.
 
 
*
 
Lynn osservava assorta le gocce di pioggia rimbalzare a terra, mentre se ne stava seduta sulla soglia di una delle porte affacciate sul cortile interno, il mento appoggiato sulle ginocchia raccolte.
Sapeva che non era una posa adatta ad una gentildonna, ma a volte sentiva la necessità di smettere i panni di padrona del castello e di prendersi qualche momento per se stessa.
Non capiva bene il perché, ma la pioggia le aveva sempre messo una particolare malinconia e quel giorno non aveva fatto eccezione, per quanto fosse grata di poter sentire di nuovo sulla pelle quella sensazione di freschezza che solo la pioggia estiva riusciva a regalare.
In lontananza, verso la costa, stava infuriando un brutto temporale che quella notte, probabilmente, avrebbe raggiunto Welnfver.
 
Tristyn.
 
Subito scosse il capo a quel pensiero fugace, quasi che in questo modo se lo potesse togliere dalla testa.
Non capiva perché le venisse così spesso in mente quell’arrogante normanno eppure, da quando era partito due settimane prima, si era ritrovata più volte a pensare a lui e a come stessero procedendo le cose ad Alnwick.
Immagini della festa le tornarono in mente, e arrossì al ricordo di come si era comportata – non avrebbe bevuto vino mai più! – con lui. Che razza di sfacciata!
Ma ancora di più la imbarazzava ricordare il segreto piacere che aveva provato a ballare e a parlare con Tristyn. Era stato gentile e cordiale, e le aveva mostrato un lato di sé di cui non aveva mai sospettato l’esistenza. Le aveva addirittura sorriso, il che l’aveva stupita non poco visto che fino a quel momento lo aveva ritenuto incapace di farlo.
“ Smettila di pensarci!” si ammonì, riprendendo il controllo di se stessa.
Probabilmente, una volta tornato da Alnwick, lui sarebbe tornato ad essere il solito uomo arrogante ed indisponente, ed era la cosa migliore per tutti.
E poi lei preferiva di gran lunga Stefan. Il simpatico, intelligente, sorridente Stefan.
Soddisfatta di aver rimesso i propri pensieri sulla giusta carreggiata, Lynn si alzò in piedi per tornare dentro quando, nel voltarsi, andò a sbattere contro qualcuno.
- Attenta – disse Stefan, afferrandola per le spalle e impedendole di cadergli addosso.
Non che le sarebbe dispiaciuto, comunque.
- Scusate, non vi avevo sentito arrivare – si scusò, una volta ripreso l’equilibrio.
- No, è colpa mia, avrei dovuto avvertirvi della mia presenza. Vi ho visto qui tutta sola e volevo sapere cosa avesse attirato la vostra attenzione – rispose, con il solito sorriso cortese.
- Solo la pioggia – ribatté lei – più che altro volevo godermi un po’ di refrigerio in santa pace – si accorse di essere suonata scortese e corse subito ai ripari – ma se volete accomodarvi, sarò più che lieta di condividere il gradino con voi – disse.
- Vi ringrazio, ma devo tornare in biblioteca a occuparmi di alcune faccende. Ora capisco perché Tristyn trascorre lì tanto tempo, c’è sempre qualcosa da fare.
 
Tristyn.
 
Maledizione, si era giusto dimenticata di lui!
- Se avete bisogno di aiuto, potrei venire con voi – si offrì – in questa giornata piovosa c’è ben poco da fare, e così potreste salvarmi dalla seduta di ricamo con le altre dame, credetemi, è una vera tortura– disse.
Stefan si mise a ridere.
- Credevo che il ricamo fosse un’attività dilettevole per una donna – osservò, divertito.
Scoppiò nuovamente a ridere vedendo l’espressione afflitta di Lynn.
- Ho capito. In questo caso, non posso fare altro che invitarvi a darmi una mano – affermò, e galantemente le offrì il braccio.
Passarono così le ore seguenti in biblioteca, impegnati a leggere dispacci, compilare registri, annotare numeri e stilare gli elenchi delle provviste per l’inverno.
Lynn era felice di trascorrere del tempo insieme a lui, tuttavia le sembrò strano svolgere quei compiti con una persona diversa da Tristyn. Sebbene ultimamente il loro rapporto si fosse appianato, ogni volta che lavoravano insieme non potevano fare a meno di battibeccarsi e discutere per ogni minima sciocchezza.  A volte quella situazione era snervante però Lynn doveva ammettere che era anche divertente. Ormai aveva imparato a conoscere le sue debolezze e adorava stuzzicarlo con argomenti che lo mandavano subito su tutte le furie.
- Avete avuto notizie di Tristyn? – chiese, con fare noncurante.
Stefan alzò lo sguardo, sorpreso.
- Non ho avuto più missive da quando lui e i suoi uomini hanno raggiunto Alnwick. Spero che Gospatric lo abbia ricevuto e abbiano trovato un accordo – disse, rimettendosi al lavoro.
- Non sapevo si fosse recato là per incontrare il conte. Di che accordo si tratta?- chiese, curiosa.
- Non ne so molto. Comunque sono certo che Tristyn sarà felice di spiegarvi ogni cosa, non appena sarà tornato – rispose, senza aggiungere altro.
Stefan sapeva molto più di quanto dava a intendere , ma tutti i tentativi di Lynn di carpire altre informazioni finirono in un buco nell’acqua. Piuttosto seccata, passò il resto della giornata a rimuginare sul perché Tristyn si fosse recato ad Alnwick, senza trovare una risposta.
- Secondo te perché è andato da Gospatric? – chiese quella sera a Tess, mentre la cognata si preparava ad andare a letto.
- Non ne ho idea. Forse vuole stringere un’alleanza con lui – rispose, togliendosi il velo e sciogliendosi i capelli.
Lynn la guardò, scuotendo la testa.
- So già quello che pensi del velo, Lynn – le disse, ridacchiando – ma quando ti sposerai dovrai fartene una ragione e indossarlo anche tu.
- Dubito che questo accadrà mai – ribatté lei, in tono tranquillo.
- Mi sembra giusto. Con il tuo aspetto e la tua dote sei davvero un pessimo partito – la prese in giro.
Lynn si sentì prendere dall’agitazione. Non amava le conversazioni sui matrimoni, men che meno quando la riguardavano direttamente. In cuor suo era convinta di non essere adatta a fare la moglie e si era già prefigurata di trascorrere il resto dei suoi giorni come sua zia Audrey, che non si era mai sposata e aveva sempre vissuto al castello con loro.
- Le cose sono cambiate con l’arrivo dei Normanni, comunque – disse Lynn, sperando di chiudere lì quella conversazione spinosa.
- Infatti – rispose Tess – secondo la logica, ora dovresti sposare uno di loro. Sir Tristyn, per esempio.
- Sei impazzita? – Lynn per poco non cadde dal letto a quella frase – non puoi parlare sul serio – disse, incredula.
- Non sareste gli unici – rispose Tess – diverse donne sassoni hanno sposato i cavalieri normanni che si sono stabiliti nelle loro proprietà. In fondo le cose non sarebbero poi molto diverse da come sono ora, dato che mandate avanti il castello collaborando l’uno con l’altra.
Lynn la guardò come se fosse impazzita.
- Sarebbero molto diverse, invece! Non potrei mai sposare Tristyn! E’ l’uomo più insopportabile che io abbia mai conosciuto – sbottò.
- Non puoi negare che abbia anche delle qualità. Si è dimostrato un uomo giusto e tollerante e si vede che ci tiene a Welnfver e ai suoi abitanti – le disse in tono pacato.
- Ciò non toglie che sia un uomo arrogante e oppressivo! – fece osservare Lynn.
- Non mi sembrava che tu lo trovassi così insopportabile la sera della festa – la punzecchiò Tess, facendola arrossire.
- Non è leale, quella sera non ero in me. E comunque non è successo niente di male! – si difese.
Quel ricordo l’avrebbe tormentata a vita, ne era certa.
- Non ti sto accusando di niente, Lynn – la rassicurò la cognata – credo solo che tu stessa, in verità, sia consapevole che lui non è quel mostro che credi. Se non fosse un normanno e lo avessi conosciuto per caso, penseresti di lui le stesse cose che mi hai detto poco fa?
Lynn fu incapace di rispondere a quella domanda.
Forse perché sapeva che, in fondo in fondo, Tess aveva in parte ragione.
Ed era un pensiero che non le piaceva per niente.
 
*
 
Tristyn stava seduto comodamente dinanzi al fuoco scoppiettante, cercando di riscaldarsi le ossa dopo aver trascorso tutta la giornata in balia delle intemperie.
Forse la sua camminata sotto la pioggia non era stata una buona idea come credeva.
Lui e i suoi compagni erano arrivati al castello nel cuore della notte e si erano accontentati di un pasto frugale prima di andare a coricarsi.
Anche lui avrebbe desiderato buttarsi su un morbido letto e dormire, ma prima aveva bisogno di sfogarsi con l’unica persona di cui si fidava.
- Yann mi ha detto che l’incontro con Gospatric è andato bene – disse Stefan, seduto accanto a lui.
Tristyn annuì, continuando a guardare le fiamme guizzare nel camino.
- E allora cosa c’è che non va? – continuò l’amico, lanciandogli un’occhiata penetrante.
- Andiamo a parlarne in biblioteca – era un argomento troppo delicato e non voleva correre il rischio che qualcuno li sentisse.
Non appena si chiusero nella stanza, Tristyn si sedette stancamente su una delle sedie. Si sentiva spossato, a livello fisico e mentale.
- Gospatric mi ha concesso il suo appoggio – iniziò, il tono piatto – non è stato facile, e non so con certezza se possiamo fidarci di lui ma è già un passo avanti. Inoltre questo ci mette sotto una nuova luce con i sassoni, forse ci considereranno meno pericolosi, ora che siamo a fianco di Gospatric.
- Cosa vuole in cambio? – chiese Stefan, spiazzandolo.
Aveva già capito che c’era qualcosa sotto.
- Vuole una garanzia. Un segnale tangibile che, in caso di bisogno, io gli offra il mio appoggio.
- Sarebbe a dire? – ora l’amico era chiaramente incuriosito.
- Un matrimonio – sospirò Tristyn.
A dirlo ad alta voce gli faceva una strana impressione.
- Un matrimonio? –
Tristyn annuì, prima di continuare.
- Devo sposarmi, il più presto possibile – confermò.
- E chi….? Con chi? – gli chiese.
Stava per rispondere quando il cigolio della porta attirò la sua attenzione.
Senza far rumore si avvicinò e la spalancò di colpo, ma non vide nessuno.
Si guardò intorno, il corridoio era deserto e si sentiva solo il sibilo del vento.
- Deve essere stato un colpo d’aria – disse Stefan.
Lui annuì, tuttavia gettò un’occhiata verso le scale buie che conducevano al piano superiore.
Tornò dentro la stanza, chiudendo con forza la porta alle sue spalle.
- Allora, chi è la donna che devi sposare? – lo incalzò l’amico.
Tristyn prese un bel respiro.
- Lady Lynn.
Stefan sul momento restò basito.
Tristyn non si meravigliò più di tanto, visto che lui stesso aveva avuto la stessa espressione quando lo aveva saputo.
- Cosa ne pensi, quindi? – chiese.
- Non può funzionare – disse, scuotendo la testa – Non ancora, almeno. Voi due vi conoscete appena e passate la maggior parte del tempo a discutere! Un matrimonio tra voi è impensabile, al momento. E poi, non offenderti, ma lei non accetterà mai di sposarti!
- Come se non lo sapessi – borbottò Tristyn, tornando a sedersi.
- Da dove gli è venuta in mente quest’idea? Non che non abbia una sua logica, certo, ma avrebbe potuto chiederti qualcos’altro a titolo di garanzia!  Manda un messaggio a Gospatric e digli che hai bisogno di più tempo per sistemare questa faccenda, non può mica importi di sposarti da un giorno all’altro, non sei un suo sottoposto – continuò l’amico.
- E’ un ordine di re Guglielmo – mormorò Tristyn.
A quella notizia, Stefan si lasciò cadere su una sedia.
Entrambi sapevano che lì stava il cuore del problema. Loro avevano giurato fedeltà a Guglielmo e avevano promesso di obbedire finché fossero stati in vita. Non potevano rifiutarsi di adempiere a un suo ordine, sarebbe stato interpretato come un segno di ribellione. In un secondo tutto quello per cui avevano duramente lavorato gli sarebbe stato portato via, per non parlare del disonore che sarebbe ricaduto su di loro e sulle loro famiglie.
- Quando pensi di dirglielo? – chiese, infine.
Tristyn aveva sperato che l’amico trovasse una scappatoia, un appiglio cui aggrapparsi, ma quella domanda sconsolata gli confermò l’ineluttabilità del suo destino.
- Domattina.
Stefan annuì ed entrambi rimasero in silenzio, ad ascoltare il rumore delle gocce di pioggia contro le pareti di pietra.
- Penso che berrò qualcosa – disse infine l’amico.
- Buona idea.
In quel momento solo l’alcol poteva donargli quel minimo di serenità per affrontare una notte che si preannunciava insonne.
 
 
*
 
Lynn stava tornando al castello dopo essersi recata al villaggio da padre Brion.
Il cielo era di nuovo sereno e limpido, dopo il temporale notturno, e una leggera brezza carezzava le colline verdeggianti.
Era una bella giornata tuttavia la ragazza non riusciva a godersi la sua passeggiata come avrebbe voluto. Nella sua testa risuonavano le parole che aveva sentito la sera prima. Ad essere onesti, origliato sarebbe stato un aggettivo più calzante, ma in fondo non lo aveva fatto di proposito.
Quella notte, quando il temporale l’aveva svegliata, si era accorta che qualcuno era ancora sveglio nel castello ed era scesa a controllare di chi si trattasse. Non c’era niente di male in questo.
Quando poi era arrivata davanti alla porta della biblioteca e aveva percepito le voci di Stefan e Tristyn, be’, forse quello avrebbe potuto non farlo ma la curiosità era stata troppa ed era stata ben ripagata.
“ Chissà chi dovrà sposare Tristyn?” pensò, mentre raggiungeva il castello.
Se non avesse fatto scricchiolare la porta probabilmente l’avrebbe già saputo, ma non aveva potuto rischiare di farsi scoprire in camicia da notte dai due uomini.
Aveva trascorso il resto della notte a riflettere su come la sua vita sarebbe cambiato con il matrimonio di Tristyn, visto che la sua futura moglie avrebbe preso sicuramente il suo posto come signora del castello. Un po’ le dispiaceva dover lasciare Welnfver, ma finalmente avrebbe potuto dedicarsi alla vita che aveva sempre desiderato, senza costrizioni o etichette da seguire.
Stava per salire in camera sua quando si imbatté in Stefan.
- Buongiorno – gli disse, in tono cordiale.
Tuttavia il ragazzo non ricambiò il sorriso. Aveva un’espressione seria, che raramente gli aveva visto in viso.
- C’è qualcosa che non va? – chiese, preoccupata.
- Tristyn desidera parlare di una questione importante con voi. Vi aspetta in biblioteca – rispose.
Si comportava in modo strano, quasi fosse dispiaciuto per lei.
- Di cosa si tratta? – si informò lei, sempre più tesa.
Doveva trattarsi di qualcosa di grave.
- Ve ne parlerà lui – ribadì Stefan, facendole segno di entrare.
Con il cuore in subbuglio, Lynn bussò alla porta della biblioteca.
- Avanti – rispose una voce roca, e lei sentì i battiti aumentare.
Entrò nella stanza e lo trovò seduto dietro alla scrivania.
La barba era tornata a coprirgli il viso e anche i capelli le sembravano più folti dall’ultima volta che l’aveva visto. Non aveva un bell’aspetto e a giudicare dalle ombre scure sotto gli occhi non si godeva una buona notte di sonno da un bel po’ di tempo.
- Stefan mi ha detto che dovete parlarmi di una cosa importante – disse, imponendosi di restare calma.
Lui annuì e le fece segno di sedersi.
Lynn obbedì e aspettò che Tristyn prendesse la parola. Tuttavia passarono diversi istanti senza che lui né la guardasse in faccia né le dicesse nulla, al punto che il silenzio divenne assordante.
Alla fine lei non resistette oltre.
- Allora?- chiese, suonando più scortese di quanto fosse nelle sue intenzioni.
Lui la fulminò con quello sguardo glaciale che lei ricordava bene.
- Dovreste imparare a stare zitta, sapete? Nessuno desidera avere una donna incapace di tenere a freno la lingua – borbottò.
Lynn lo guardò stranita, ma decise di reprimere sul nascere la battuta tagliente che le era salita alle labbra.
Finalmente Tristyn la guardò negli occhi.
- Come saprete, mi sono recato ad Alnwick per incontrare il conte Gospatric. Vista la situazione attuale, ho bisogno di avere alleati su cui contare e il conte mi ha garantito il suo appoggio – parlava in tono calmo e misurato, quasi avesse provato quel discorso più volte – il conte mi ha anche informato di un’altra questione, che mi riguarda direttamente – si fermò un attimo prima di aggiungere – mi devo sposare, per ordine di re Guglielmo.
A quel punto si zittì e rimase a guardarla.
- E’ questa la notizia che dovevate darmi? – chiese.
Lui annuì, con un’espressione serissima in volto.
- Congratulazioni, allora – disse, accennando un sorriso.
Tristyn la guardò incredulo.
- Ne siete felice? – chiese, quasi non potesse credere alle sue orecchie.
- Mi sembra una buona notizia, in fondo. Penso abbiate bisogno di una donna al vostro fianco, che vi aiuti anche con la gestione del castello – rispose, non capendo perché la stesse osservando come se le fosse spuntato un terzo occhio in fronte.
- Non ci posso credere – mormorò Tristyn, alzandosi in piedi – pensavo che non mi sopportaste! – esclamò.
- Non capisco cosa c’entri la mia opinione su di voi con il vostro matrimonio. L’importante è che andiate d’accordo con la vostra futura moglie – provò di nuovo a sorridergli, in segno di incoraggiamento - a proposito, sapete già chi sposerete? – chiese, in tono tranquillo.
Il comportamento di Tristyn le pareva più strano del solito, ma forse non si era ancora ripreso dalla stanchezza del viaggio.
- Oh mio Dio – mormorò lui, passandosi una mano sulla fronte. Sembrava spossato da quella conversazione. Borbottò qualcosa che Lynn non riuscì a capire per poi avvicinarsi a lei, sovrastandola con la sua statura. Lei si irrigidì e suo malgrado si sentì arrossire, ricordando com’erano stati vicini la sera della festa. Cosa diavolo gli era preso, adesso?  Gli aveva solo fatto le sue congratulazioni per il matrimonio, avrebbe dovuto ringraziarla!
Quasi le scappò un grido quando le mise le mani sulle spalle e la fece alzare in piedi.
I suoi occhi color del ghiaccio trafissero i suoi.
- Lynn – disse, la voce roca – siete voi la donna che devo sposare.
 



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Ciao a tutti!
Lo so, sono imperdonabile per non aver pubblicato più niente per tre mesi ma ho avuto un'estate davvero impegnativa e poco stimolo a scrivere. Questo capitolo era pronto già da un po', a dire il vero, ma la parte iniziale non mi convinceva per cui l'ho voluta riscrivere più volte perché ritengo che questo sia un passaggio importante della storia e ci tenevo che fosse scritto nel modo migliore possibile.
Nonostante la mia assenza, le visite sono aumentate tantissimo, soprattutto per l'ultimo capitolo, e questo mi fa davvero molto piacere, all'inizio non avevo molta fiducia in questa storia perché era il primo tentativo dopo anni di blocco e invece piano piano mi è tornata la voglia di andare avanti e sperimentare, e questo grazie al vostro costante supporto!:)
Un ringraziamento speciale alle persone che recensiscono, il vostro parere è molto importante e mi sprona a fare del mio meglio!
Spero che la mia prolungata assenza non vi abbia fatto desistere dalla voglia di leggere questa storia, adesso che le cose si sono un po' sistemate mi auguro di essere più puntuale nella pubblicazione dei capitoli:)

Grazie ancora a tutti!

Un bacione,
Francesca

 
   
 
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