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Autore: the fly    02/02/2009    1 recensioni
"Quella notte mi fa ancora visita, di tanto in tanto, irrompe nei miei sogni tramutandoli nel peggiore degli incubi..."
Genere: Romantico, Introspettivo | Stato: completa
Tipo di coppia: Slash | Personaggi: Blaise Zabini, Neville Paciock
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
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Leave out all the rest.

 

 

 

Ormai pubblico anche qui per abitudine.

 

* La strofa iniziale è tratta da una bellissima canzone dei Linkin Park: "Leave out alla the rest". Traduzione: "Ho sognato di perdermi, tu eri così spaventato, ma nessuno avrebbe ascoltato, perchè a  nessuno importava. Mi sono svegliato con questa paura, cosa lascerò quando avrò finito qui..."

** L'ultima frase invece è frutto della mia testolina: "Non posso essere come te, ma posso darti tutto me stesso se lo vuoi, sono completamente tuo".

 

 

 


“I dreamed I was missing,
You were so scared
But no one would listen,
Cause no one else cared
After my dreaming
I woke with this fear
What am I leaving
When I’m done here...”.*

 

Quella notte mi fa ancora visita di tanto in tanto, irrompe nei miei sogni, tramutandoli nel peggiore degli incubi. Le immagini mi scorrono davanti agli occhi, nitide e perfette, come la pellicola di un film; mi sveglio sempre nello stesso punto, con gli occhi sbarrati, fissi nel vuoto. L’ombra di quel fascio di luce verde accecante ancora davanti che, rapido ed implacabile mi viene incontro, il corpo scosso da brividi gelati che mi fanno tremare fin nelle ossa. Il mio battito furioso si placa solamente quando, ormai sveglio, osservo il tuo volto tranquillo immerso nel sonno, ignaro dell’orrore che mi ha avvolto fino a pochi attimi prima. Vorrei stringerti forte a me per godere del tuo benefico e rassicurante calore, ma non me la sento di svegliarti per gettarti addosso le mie paure.
Anche questa volta, dopo aver ripreso il controllo del mio respiro impazzito, scivolo fuori dalle lenzuola, attento a non turbare il tuo riposo. Resto in piedi accanto all’ampia vetrata che si affaccia sulla spiaggia e cerco di riprendere contatto con la realtà ben più tranquilla che mi circonda.
Guardo distrattamente il buio notturno lasciare spazio ad un nuovo giorno, che si annuncia all’orizzonte con pennellate di rosa pallido, mescolato ad un velo color ambra; il mare bisbiglia calmo baciando delicatamente la spiaggia dorata col suo ritmo lento. Avevi ragione sai?, questo luogo ha incantato anche me ed è un toccasana per il mio animo in tormento. Non c’è nulla che mi colleghi al passato qui, tranne te. Di quel legame non potrei più farne a meno, perché mi ricorda l’esatto momento in cui la mia esistenza ha davvero acquistato un senso ed uno scopo, che prima avevo frainteso, cercandolo in una cupa illusione. Voglio renderti felice e fiero dell’uomo che ho deciso di essere a partire da quella notte. Questo mi dà la forza di vivere ogni giorno con tutto me stesso, questo mi spinge ad amarti con tutto me stesso.
Tutto sembrava essere più nitido e terribilmente reale stavolta, ancor più delle altre. Forse, inconsciamente, ero consapevole che è passato un anno esatto, appena dodici mesi da quella funesta notte.
Il mio sguardo assonnato si posa sulla striscia multicolore che tinge l’orizzonte, la mia mente ritorna, senza volerlo, alle vivide ed inquietanti immagini che hanno appena popolato i miei sogni. Non riesco ad impedirmi di rivivere ancora quell'orribile incubo, sebbene lo desideri disperatamente, i miei occhi si chiudono un istante per poi mettere a fuoco le immagini che tanto faticosamente ho cercato di scacciare solo pochi istanti prima.

Come al solito osservo la scena dall’esterno, sono un invisibile spettatore che guarda se stesso, come se il mio spirito si fosse separato dal corpo, come se fossi precipitato in un ricordo appartenente a qualcun altro. Scorgo le solite tre figure avvolte in neri mantelli inzuppati dalla pioggia. Una di quelle sono io. La luce violenta e bianca dei lampi rischiara ed indurisce ancor di più ogni tratto dei volti pallidi e contratti. Mi guardo, come riflesso in uno specchio deformato. Quasi non riconosco le fattezze di quel viso, rigato dalla pioggia e deformato da una maschera di pura angoscia.
Avevo messo insieme tutto il coraggio e quel poco di dignità che mi era rimasta ed avevo finalmente aperto gli occhi sulla follia che stavo perseguendo, lasciandomi guidare dalle orme di quel diabolico essere demoniaco che non avrebbe esitato a distruggere tutto ciò che avevo di più caro, che ancora mi rendeva un uomo. Avevo scelto di cambiare il corso della mia vita, sperando di poterla plasmare tramite la mia volontà, e non quella di qualcun altro.
Quella notte avrei solo finto di combattere dietro la maschera di morte che avevo indossato per fin troppo tempo, la stessa dietro la quale celavo lo sgomento e la paura dinnanzi ad ogni nuova ed inutile strage di innocenti, che appartenevano ad entrambi i mondi, per mano di quell’essere che credevo una guida. Quell'essere oscuro aveva già reclamato la vita di mia madre. Quante vite ancora avrebbe sacrificato per il suo immenso sogno di grandezza e potere? In realtà avrei cercato di salvare il mio migliore amico ed il suo futuro, avrei fatto in modo che il bambino – che – era – sopravvissuto portasse a compimento il suo destino e, soprattutto, avrei impedito che il male ti sfiorasse. Tutto avrebbe avuto fine quella notte.
Qualcosa purtroppo andò storto, i piani di copertura dell’Ordine furono vanificati dall’imprevedibile ed astuta malvagità di Voldemort. Fui catturato e smascherato, nemmeno Severus riuscì ad impedirlo. Pensai di essere morto nel momento stesso in cui Voldemort sollevò la sua bacchetta contro di me, per scagliarmi nelle membra un dolore lancinante e profondo.
I miei occhi attendevano inquieti quel lampo verde che avrebbe stroncato la mia vita in un attimo, quell’attimo sarebbe arrivato molto presto pensai, implacabile come una scure affilata sul capo di un condannato a morte, ma non fu così.
Mi torturò, per non so quanto tempo, godendo del mio dolore ed ancor di più della mia stolta volontà di reagire nonostante tutto. Mai più avrei voltato le spalle alla sofferenza come uno sciocco codardo, lo avevo giurato a me stesso, ma soprattutto a te, anche se non te l’avevo detto, non sono mai stato un tipo molto abile con le parole. Mi guardai nel sogno mentre cadevo a terra, colpito dall’ennesimo Cruciatus, vidi le mie braccia tremare nel tentativo di sollevarmi sulle ginocchia ed un sottile rivolo di sangue correre sul mio profilo affilato ed esangue. Sento il mio corpo tremare come se fossi ancora immerso nel sogno, completamente coinvolto.
Severus doveva finirmi, darmi il colpo di grazia, quale migliore ed inconfutabile prova della sua fedeltà al Signore Oscuro?
Nei suoi occhi neri vedevo scorrere un indicibile rammarico che tratteneva a stento mentre abbassava lo sguardo sul mio volto pallido e sconvolto. Vidi la mia fine avvicinarsi e calare su di me, come una mano gelida, pronta ad afferrarmi la gola per togliermi il respiro.
Ormai ero convinto che non ti avrei più rivisto, e che, se non mi avesse ucciso lui, lo avrebbero fatto il freddo spietato di metà dicembre e le ferite che quel mostro mi aveva così gioiosamente inferto. Nessuno mi avrebbe cercato, tranne te. A nessuno sarebbe importato di cercare un mangiamorte disperso nel cuore dell'ultima battaglia, ma il tuo animo gentile e puro non si sarebbe arreso.
Quel che accadde dopo fu così immediato che, anche guardandolo dall’esterno, stento a capirci qualcosa. Indugiai nel sogno sul me stesso che giaceva inerte al suolo mentre sollevava lo sguardo da terra, guardando il costante incrociarsi di raggi rossastri squarciati violentemente da una luce verde. Sentivo le forti esplosioni rimbombarmi nelle orecchie, osservai i miei palmi tremanti posarsi ai lati del volto in un gesto protettivo che però non sortì alcun effetto.
Le sagome nere dei mangiamorte si sparpagliavano disordinatamente affrontando i maghi e le streghe dell’Ordine, che erano piombati su di loro dal nulla, mentre Voldemort restava immobile nel turbinio degli incantesimi e delle maledizioni. I suoi occhi vermigli erano puntati solo su Harry Potter, nessuno dei mangia morte osava mettersi fra loro due, avrebbero perso la vita in un attimo ed i maghi dell’Ordine sapevano che purtroppo in quell'ultimo scontro Harry era da solo, nessuno di loro poteva aiutarlo.
Io fui messo da parte, dimenticato, ma non per questo meno in pericolo. Rimasi steso a terra dopo aver cercato di rialzarmi senza riuscirci per due volte, forse sarei morto comunque, d’impaccio alla traiettoria di qualche anatema scagliato da una sconosciuta bacchetta.
Ti vidi arrivare avvolto dallo scuro mantello della sera, colpito dalle raffiche sempre più violente ed impetuose di vento che sollevava turbini di pioggia, tramutandoli in vortici di nebbiolina pungente.
I tuoi occhi mi sembrarono un incantevole ed ingannevole miraggio, giunto a torturare il mio cuore prima di lasciare questo mondo. Un fulmine balenò nel cielo notturno confondendosi per un attimo coi lampi colorati che fuoriuscivano dalle bacchette agitate, trasformò il mondo in un pallido quadro marmoreo ritagliando il profilo del tuo volto dinnanzi al mio.
Scivolai in una specie di torpore, vinto dalla fatica e dal sollievo di poter ricordare così perfettamente le tue fattezze. Un cupo dolore mi pulsava nel petto, non sarei riuscito a dirti addio, nemmeno avrei avuto il tempo di confessarti il mio amore. I miei occhi cedettero chiudendo il mondo fuori dalle loro orbite.
Ero intorpidito dal terrore e dalla debolezza, eppure mi parve di sentire la tua presenza come un caldo abbraccio ed il mio respiro si placò. Ti osservo nel sogno, mentre sollevi il mio corpo inerte portandotelo al petto.
La foresta era piena di ombre in movimento, battuta da una pioggia che scrosciava incessante ed obliqua. I lampi cadevano numerosi e rapidi, seguiti da scoppi improvvisi di tuoni, così intensi da far tremare tutto il cielo.
Una muta domanda apparve sul mio viso, ma non ebbi bisogno di darle voce perché ti chinasti su di me e mi sussurrasti: “Draco è vivo Blaise, sta lottando al fianco di Harry. Ed io sono qui con te! Quindi non provarci neanche ad arrenderti, hai capito?!”.
Annuii cercando di aggrapparmi a te per quanto mi era possibile. Le tue braccia mi avvolsero e mi trascinarono via poco più lontano, dietro un fitto intrico di rami e cespugli che lacerarono in più punti il tuo mantello.
Non potevamo smaterializzarci nel bel mezzo di chissà quanti duelli magici, per questo cercasti di portarmi lontano quanto bastava per strapparmi a quel luogo.
Una strana sensazione pervase il mio petto, stanco ed affannato, mentre fissavo il tuo volto rigato dalla pioggia. Era forse gratitudine per avermi salvato la vita? In parte di sicuro, ma di certo la gratitudine, per quanto intensa possa essere, non può farti saltare il cuore in gola, né può solleticarti lo stomaco rendendolo improvvisamente una specie di colonia di farfalle svolazzanti. Capii che cos’era quel piacevole calore che si irradiava per tutto il corpo e nel mio animo non appena posai le mie labbra sulle tue. Non ebbi il tempo di capire quel che provasti per quel gesto improvviso ed assolutamente fuori luogo perché uno squarcio verde, veloce come un lampo, accompagnato da un grido disperato e furioso ci inseguì come un eco, mentre ogni cosa attorno a noi si faceva indistinta e fioca allontanandosi sempre di più. So che quella voce era di Potter e che quel raggio luminoso era arrivato dritto al cuore, se mai ne ha posseduto uno, di Voldemort ponendo fine a tutti gli incubi diventati realtà.

Non riesco a non rabbrividire mentre torno alla realtà.
Socchiudo gli occhi, fisso il mare schizzato di macchie gialle e rosa pallido, il mio cuore si placa nel petto riconoscendo il luogo che ora fa parte della mia nuova realtà.
“Che fai sveglio, torna a letto è ancora presto”.
La tua voce mi arriva come una morbida carezza scivolando in un piacevole sussurro sulla mia pelle. Ti vedo nel riflesso del vetro mentre abbandoni la comodità del nostro letto e mi raggiungi accanto alla finestra. Le tue mani mi cingono i fianchi per poi posarsi leggere sul mio ventre. Appoggi il mento sulla mia spalla chinandoti lievemente in avanti. Mi guardi assorto attraverso la superficie trasparente e mi chiedi: “Ancora quel sogno?”.
“Sì” rispondo coprendo le tue mani con le mie, mentre ne accarezzo il dorso.
“Come stai?” mi domandi scostandomi i capelli adagiati sull’incavo della spalla per poter baciare la mia pelle.
“Mmh, molto meglio adesso” ribatto sommessamente lasciandomi andare contro il tuo petto e godendo del tocco soffice delle tue labbra, che leggere si posano di nuovo su di me.
“Buon anniversario Blaise” dici regalandomi un altro bacio a fior di labbra sulla guancia.
Mi volto per guardare i tuoi occhi scuri e dolci che ardono per me come due tizzoni roventi scaldandomi fin nel profondo della mia anima.
“Buon anniversario a te amore mio” dico tirando indietro i tuoi capelli corti, per scoprirti la fronte liscia.
Dove sarei adesso se quella notte tu non mi avessi salvato la vita? Non saprò mai ringraziarti abbastanza per quel che mi hai donato, per come hai preso in mano la mia vita e ne hai tirato fuori il meglio rendendomi l'uomo felice e sereno che sono ora.
Ti stringi a me lasciando scorrere le braccia attorno al mio corpo che si arrende volentieri al tuo abbraccio forte e caldo.
“Ti amo Blaise” lo sussurri sulla mia pelle che freme sfiorata dal tuo alito caldo. Il tonfo che sento così chiaramente è di sicuro il mio cuore, che ha fatto uno strepitoso balzo nel petto cercando di raggiungere il tuo.
Ripeto quelle parole con la medesima intensità e percepisco le tue labbra fresche sorridere mentre sfregano dolcemente sul mio collo, finché non risalgono sulle mie cercandole ed abbracciandole in un bacio profondo che mi fa venire la pelle d'oca.
“Vieni con me” dici prendendomi le mani mentre esci fuori in direzione della spiaggia bianca che si stende come una coperta piatta e lucente, colpita dai raggi del sole nascente.
La sabbia è fresca e morbida sotto i piedi. Vedo il mare davanti a noi, sembra stia aspettandoci pazientemente, passo dopo passo. Il rumore delle onde bisbiglia delizioso nelle orecchie come una dolce litania che ci culla e ci attira.
Quando l'acqua limpida ci sfiora piano vedo il tuo corpo tremare leggermente.
“Hai freddo?” chiedo guardandoti, tu scuoti la testa negando.
“E' solo un po' fredda” rispondi.
“Vuoi tornare in casa?” domando, voglio rassicurarmi che tu stia bene, ormai non posso farne a meno.
“No, restiamo” mi dici fissandomi negli occhi, sollecitandomi ad avanzare un altro po' nell'acqua che ci lambisce in lente e costanti carezze.
La tua pelle bagnata è una tentazione troppo forte, le mie labbra lo sanno fin troppo bene e non possono fare altro che assaggiare la traccia salata che il mare lascia su di te.
Le nostre ombre si dipingono tenui sul bagnasciuga mentre il sole sale all'orizzonte.
Ti sento rabbrividire quando bacio e mordo la pelle tenera del tuo collo, ma quando stringo tra le labbra i tuoi capezzoli tremi ancor di più aggrappandoti alle mie spalle.
“Amami Blaise” bisbigli in un bacio che distrae per un attimo le mie labbra ancora impegnate in un delizioso percorso distratto sul tuo corpo.
Voglio farlo Neville, perché niente al mondo mi fa sentire più vivo, nient'altro che sentire il tuo amore scorrermi nelle vene mentre mi unisco a te, profondamente, affondando il mio corpo nel tuo.

“I can't be who you are,
but I can give you all myself
if you want it. I'm totally yours”.**
 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

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