Videogiochi > The Elder Scroll Series
Segui la storia  |       
Autore: QWERTYUIOP00    26/08/2015    2 recensioni
Le navi di rifornimento per la capitale, passanti per il fiume Niben, vengono tutte misteriosamente affondate e per risolvere la situazione il Consiglio degli Anziani crea una commissione che si occupi della faccenda.
Quando il rappresentante di Bravil, Servatus Bantus, viene inviato alla capitale, rimarrà imischiato negli intrighi e nei complotti in un impero allo sbando.
Prima storia della serie "Downfall"
Genere: Thriller | Stato: completa
Tipo di coppia: Nessuna | Personaggi: Altri
Note: Missing Moments | Avvertimenti: nessuno
Capitoli:
 <<    >>
- Questa storia fa parte della serie 'Downfall'
Per recensire esegui il login o registrati.
Dimensione del testo A A A
Rodrick rimaneva fermo nello studio ad ascoltare Servatus, che parlava velocemente eccitato.
“Per tutto questo tempo!” esclamava “sono stato cieco!”
“Come tutti gli altri! La verità era sotto gli occhi di tutti, palese. Eppure…”
Notando lo sguardo incerto del Bretone, l’Imperiale chiese: “Ma come? Non hai capito?”
“Veramente… no” rispose quasi sussurrando Rodrick.
Che cosa c’era di così palese?
“Avrai notato anche tu l’anello al dito dello sconosciuto, no?” cominciò Servatus.
“Sì… ce certo, ma…” disse il Bretone.
“Un lupo nero su sfondo viola” dichiarò l’Imperiale “è un emblema. Lo riconosci?”
Il bretone si sforzò di pensare, ma non si ricordò nulla.
Non se ne intendeva di emblemi.
“Il marchio di Kvatch” spiegò Servatus “Il vessillo dei Goldwine”
“Ma com’è possibile?” chiese Rodrick “I Goldwine sono tuti morti e…”
“E…?” lo interruppe l’Imperiale, sorridendo, gli occhi che brillavano.
“E Kvatch fu dis distrutta dai Daedra sedici anni fa”
“Esatto” esultò Servatus “E ora è in ricostruzione.
“In più, anche se in Goldwine si sono estinti anch’essi, il loro emblema non ha fatto altrettanto. E’ ora usato da un signore della guerra coloviano, autoproclamatosi ‘Conte di Kvatch’. Quest’uomo, questo guerriero si è messo anche in testa di dover proteggere e sostenere la gente di quella città in rovina.
“E loro hanno cominciato ad amarlo, oh sì, a rispettarlo, sì, e ad obbedirgli. Ormai è a tutti gli effetti il Conte di Kvatch.
“E che cosa si mette in testa questo conte tanto amante del suo popolo? Che con la principale linea commerciale di Cyrodiil passante per il suo dominio lui potrebbe arricchirsi, la sua città ricostruirsi e prosperare. E quell’uomo diverrebbe una delle persone più potenti della Provincia Imperiale, se non dell’Impero stesso. E’ stato un atto d’amore, capisci Rodrick? Per il suo popolo, per la sua città e per la sua persona.
Quest’uomo, che ha corrotto re, membri del Consiglio degli Anziani, generali e guerrieri, ha di nome Titus Mede e, lasciamelo dire, è l’uomo più pericoloso in circolazione al momento.”
Rodrick rimase in silenzio a fissare Servatus.
Aveva un sorriso soddisfatto in viso, gli occhi che brillavano, le mani che fremevano.
Sapeva di aver vinto.
Quella era la faccia del trionfo.
“E che che cosa… possiamo fare?” chiese alla fine.
“Oh, vi è ben poco che possiamo fare noi” rispose l’altro scuotendo il capo.
“Per questo, comincerò immediatamente a scrivere una lettera al conte Terentius. Abbiamo bisogno del suo appoggio” cominciò a spiegare.
“E tu andrai a consegnarla” aggiunse poi.
Vedendo la faccia preoccupata e non del tutto soddisfatta del Bretone, gli disse: “Oh, non preoccuparti per me. Me la caverò. Egregiamente, ne sono sicuro.
“Quanto a te, non dovresti avere problemi lungo la strada”
“Come dice lei, mio signore…” cedette Rodrick.
“Molto bene” convenne Servatus “or và a riposarti, te lo sei meritato.”
E Rodrick uscì dalla stanza.
 
 
 
Passeggiò per un po’ tra le vie della capitale, quella città che sembrava tanto bella, tanto gloriosa…
E invece Rodrick l’aveva trovata più sporca dei peggior quartieri di Balmorra.
Tutte quelle persone, tutte viscide figure che l’animavano. Tutte persone che si salutavano per strada sorridenti mentre quando erano in casa passavano notti insonni su come far affondare gli altri.
Rodrick era già avvezzo a quel genere di cose… ma non le aveva mai viste in quella misura.
Tutti sapevano che a Morrowind la Legge Imperiale aveva poco seguito, così come tutti sapevano che ad Elsweyr regnava praticamente l’anarchia, i re erano corrotti, i mercanti prosperavano alle spalle della gente comune…
Come K’Rahttad…
Il pensiero trafisse il Bretone in mezzo al petto.
No, era meglio non pensarci.
Tutti sapevano che certi luoghi a Tamriel erano adatti a fare affari sottobanco e certi no.
Ma tutti erano concordi sullo splendore e la magnificenza della Città Imperiale e dei suoi abitanti, quando invece era anche peggio.
Una città di sorrisi davanti e pugnali dietro.
Erano tutti così, persino il suo padrone, Servatus, non era da meno, Rodrick lo sapeva.
Tutta quella sua frenesia, quel suo modo di spiegare come funzionava il complotto così naturale…
Fino a che punto, in Servatus, arrivava il dovere morale verso Bravil e i suoi cittadini?
E dove, quello della sua ambizione?
E se quel compito gli fosse tato affidato per tenerlo lontano dalla capitale? Per renderlo più “libero” di agire?
Rodrick decise di rimandare quelle preoccupazioni soffocandole in un bicchiere di idromele.
 
 
 
A pomeriggio inoltrato, Rodrick entrò nello studio del rappresentante di Bravil.
“Ah, Rodrick!” lo accolse Servatus “Sei arrivato, finalmente. Non c’è tempo da perdere”
“Salve, mio signore” lo salutò Rodrick.
“Questa lettera” disse l’Imperiale “è la cosa più importante al mondo, per ora, per te e per me. Capisci, Rodrick?”
“Sì sì, mio signore” rispose il Bretone.
“Bene, molto bene” continuò l’Imperiale “dovrai consegnarla personalmente al Conte di Bravil, Regulus Terentius. Non alla guardia, non alla sovrintendente, non all’inquisitore. E gli dei mi scampino, non a suo figlio, mi sono spiegato?”
“Sì… mio signore” ripeté Rodrick.
“Lo riconoscerai, un tipo non molto simpatico, vestito elegante, viso sempre irritato, capelli castani con una coda. E probabilmente sarà seduto su un trono” descrisse Servatus.
Il bretone annuì.
“Perfetto” continuò soddisfatto l’Imperiale “Prendi un cavallo alla scuderia; ecco questi dovrebbero bastare”
Servatus gli passò un sacchetto pieno di septim.
“Cavalca e non fermarti, va bene? Dovresti arrivare domani mattina” spiegò Servatus “Consegna appena puoi la lettera al conte e poi potrai tornare qui. E’ tutto chiaro?”
“Si, mio signore” rispose Rodrick e, prendendo la lettera, si avviò verso la porta.
“Ah, un ultima cosa” lo fermò l’Imperiale “Se dovesse succedere qualcosa… “
Stette in silenzio per qualche secondo, poi aggiunse: “Addio, Rodrick”
Il Bretone non disse niente e si avviò verso le stalle.
 
 
 
Rodrick arrivò come previsto la mattina seguente all’alba.
Era da due giorni che non dormiva, le gambe gli dolevano e le palpebre erano pesanti mentre i suoi pensieri erano sempre più ottenebrati.
Bravil aveva la fama a Cyrodiil di non essere una città, ma di avvicinarsi di più ad un letamaio.
E, con grande sorpresa di Rodrick, era all’altezza della sua reputazione.
La città si articolava su tre isolotti posti sulla costa occidentale della Baia del Niben e, all’interno delle mura, quelle zone rocciose erano separati da vari canali dove venivano probabilmente scaricati i rifiuti e gli escrementi, a giudicare dall’odore.
La situazione non era migliore neanche nella parte alta della città: ad eccezione del castello e della cappella, tutte le abitazioni e le botteghe erano delle sudicie baracche di legno marcio che si estendevano soprattutto per altezza, tanto che vi erano “case” poste l’una sopra l’altra.
Le strade erano sporche, la gente si incontrava raramente e in giro si trovavano praticamente solo guardie o mendicanti.
Mentre attraversava la città, Rorick non riuscì a staccare le mani dalla sua borsa mentre continuava a guardarsi in giro con aria più preoccupata che minacciosa, come avrebbe voluto.
Infine raggiunse il ponte di legno che collegava il resto dell’abitato dal castello, che si estendeva austero su un’isola a sud.
Oltrepassato il portale principale, si ritrovò immerso nei giardini del castello. Un posto che risultava anche piacevole, in netto contrasto co il resto della città; in lontananza un giardiniere Khajiit canticchiava mentre potava una pianta.
Non poté non ripensare a K’Rahttad.
Una volta oltrepassato un altro varco, Rodrick entrò nel cortile del castello, da dove si accedeva alla Sala grande.
Questa era composta da un’antisala firmata da un grande spazio a tre navate completamente spoglio di decorazioni, se non per gli stendardi che erano appesi tra le arcate.
Dall’antisala so potevano raggiungere le segrete o , proseguendo dritto, la sala del trono, che aveva a metà del muro in fondo alla sala una pedana rialzata sul quale vi era il trono del conte.
Ai lati della pedana due rampe di scale salivano simmetricamente per poi congiungersi in un palco che portava agli appartamenti.
Rodrick notò con rammarico che il trono era vuoto, ma vi era una Khajiit davanti ad esso.
“Salute visitatore” lo accolse quella “sono Dra’Nahrahe, sovrintendente personale del conte Regulus Terentius. Come posso esserti utile?”
“De devo consegnare una lettera al conte” disse senza formalità il Bretone.
Quella conversazione lo metteva a disagio.
“Oh, capisco” fece lei “il conte è spesso molto impegnato coi suoi doveri quotidiani. Il mio compito è alleviare il suo fardello. Dunque posso vedere la lettera?”
“Ho ricevu  ricevuto precise is istruzioni” ribatté Rodrick “di consegnarla al conte di persona”
“E posso sapere almeno da parte di chi?” insistette la Khajiit, offesa.
“Servatus Bantos” rispose il Bretone, deciso.
Gli occhi della donna diventarono due fessure, le orecchie si eressero e il suo tono di voce divenne freddo: “Attenda” disse soltanto e fece per andarsene quando Rodrick la fermò: “Perché ha avuto quella reazione?”
“Se sapessi cos’ha fato quell’uomo per avere il posto che ha adesso non saresti così orgoglioso di servirlo” sibilò, per poi salire le scale.
Dunque i suoi sospetti era più che fondati. Servatus apparteneva corpo e anima a quella gente.
Si chiese cosa stesse facendo in quel momento.
La khajiit ritornò dopo un paio di minuti con un uomo uguale a come l’aveva descritto Servatus.
La cosa che aveva descritto meglio era la faccia scocciata, che in quel momento svelava anche n po’ di rabbia repressa.
“Chi sei, tu?” chiese in tono brusco.
“Rodrick Saine, mi mio signore” si presentò Rodrick “attendente di Servtus Bantos”
“Sì, lo so” irruppe il conte mantenendo lo stesso modulo di voce “quel buffone sta facendo proprio un bel lavoro alla capitale. E io che mi ero fidato. Cosa vuoi, dunque?”
“Devo farle leggere que questa lettera” rispose il Bretone.
“Farmi leggere?” ora Terentius era anche offeso “Mi credi un servo? Un bifolco a cui puoi dare ordini?”
Seguirono brevi attimi di silenzio.
“Su, dammi qua” aggiunse spazientito il conte strappando la lettera dalle mani esitanti di Rodrick.
Mentre la leggeva la faccia del conte passò dall’essere incuriosita a sorpresa, poi incredula e infine di nuovo furibonda.
Alzò lo sguardo fissando Rodrick intensamente con quella luce di disgusto costante nei suoi occhi.
Al Bretone venne un groppo alla gola.
Il conte rilesse la lettera.
E, una volta finita, la rilesse un’altra volta.
Ultimata la terza lettura si rivolse a Rodrick: “E’ vera questa storia, ragazzo?” chiese.
“S sì” rispose il Bretone portando la testa su e giù varie volte. “Mio signore” aggiunse poi.
“Fallo attendere nella sala” ordinò il conte rivolto alla sovrintendente, che rispose con un inchino.
Il conte sparì dietro la porta dalla quale era comparso.
Rodrick dovette attendere un paio d’ore.
Persino attraverso possenti mura del castello si riuscivano ad intuire le urla del conte infuriato mentre stava discutendo con qualcuno.
Al termine della riunione, Terentius uscì dalla porta che conduceva agli appartamenti seguito da tre persone.
La prima era completamente in armatura, una donna castana che seguiva ossequiosamente il conte.
La seconda, un dunmer, anche lui in un armatura di ferro con appeso alla schiena uno scettro, la sua espressione era cupa, quasi spaventata.
“Il mago di corte” pensò Rodrick.
La terza, invece era un altro dunmer con i capelli bianchi e guizzanti occhi rossi, vestito on un elegante abito in oro e borbogna, tra i più pregiati a Cyrodiil.
A quest’ultimo si rivolse il conte.
“Chiediglielo” disse indicando Rorick “chiediglielo, testardo di un dunmer!”
L’elfo si avvicinò al Bretone e gli chiese: “Sei a conoscenza del contenuto della lettera?”
Rodrick annuì.
“E ti rendi conto delle conseguenze che potrebbe avere, se quella storia risultasse vera?” continuò il mer.
Ancora una volta l’altro annuì.
“Ora ti chiedo di rispondermi sinceramente”  disse il dunmer “Tutto ciò che è scritto in quella lettera è vero?”
Per la terza volta, Rodrick annuì.
“Non annuire, idiota!” si avventò l’elfo “Rispondi! E’ vero o no?!”
“Sì” disse semplicemente, intimorito, il Bretone.
“Bisogna avanzare con cautela, mio signore…” consigliò il mago di corte.
“Niente cautela!” urlò Terentius “E’ da sedici anni che so che questo impero è destinato a morire, che non è nei miei, negli interessi di Bravil continuare a servirlo! Sin da quando il potere è passato ad uno sporco elfo. Un elfo al comando dell’Impero di Talos!”
Parlava come se non notasse la presenza di due elfi nella stessa sala.
“Dro’Narhahe” chiamò poi il conte “Manda un messaggero a Leyawiin. Che dica al conte Caro di presentarsi a Bravil con un battaglione di uomini, ditegli che ne va dell’esistenza di Bravil, di Leyawiin, e di tutto il Niben!
“Quanto a te” disse indicando Rodrick “non tornerai nella Capitale”
“Dro’Nahahe” ordinò di nuovo “manda anche un corriere imperiale a consegnare la lettera che scriverò a Bantos nella Città Imperiale”
“Spero che la vostra storiella sia vera” disse rivolgendosi nuovamente a Rodrick “Perché molte persone moriranno per i fatti di oggi”
“Ha… ha intenzione di muovere guerra all’Impero?!” esclamò incredulo Rodrick.
“Esattamente” gli rispose il conte “ma prima farò tornare il mio uomo dalla capitale”
 
 
 
   
 
Leggi le 2 recensioni
Segui la storia  |        |  Torna su
Cosa pensi della storia?
Per recensire esegui il login oppure registrati.
Capitoli:
 <<    >>
Torna indietro / Vai alla categoria: Videogiochi > The Elder Scroll Series / Vai alla pagina dell'autore: QWERTYUIOP00