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Autore: _Lyss_    28/08/2015    6 recensioni
Immaginate Ariel, Aladdin, Peter Pan, Mulan e tutti gli altri. Fatto? Bene! Adesso rinchiudeteli tutti in un liceo e fateli diventare adolescenti qualsiasi, credete che questa volta riusciranno a vivere una vita "normale"? Certo non ci saranno i cattivi, ma a complicare le cose ci penseranno i primi amori, le crisi adolescenziali e, perchè no, anche i brufoli! Salvare il mondo, in confronto, sarà stato una passeggiata e chissà se riusciranno tutti ad avere il loro lieto fine anche nel mondo reale. Beh... non vi resta che scoprirlo!
Genere: Commedia, Generale, Sentimentale | Stato: completa
Tipo di coppia: Nessuna
Note: AU, Cross-over, What if? | Avvertimenti: nessuno
Capitoli:
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11. L’amore e l’amicizia, quanto se n’è parlato…
 
Rapunzel aggiunse un altro libro alla sua altissima pila che, già difficile da trasportare, si fece più barcollante che mai. Ora basta, vai al bancone ed esci da questo luogo ordinò perentoria a se stessa, anche se non era mica colpa sua se il nuovo ed affascinante bibliotecario le aveva sorriso invitandola a prendere tutto quello che desiderava, sarebbe stato certo scortese non assecondarlo ... Anche se il poverino non aveva preso in considerazione quale gigantesca attrattiva esercitassero i romanzi su Rapunzel, specialmente i grandi classici d'amore e le favole.
Si avviò a passo incerto verso l'uscita, con il tesserino tra i denti, quando qualcosa catturò la sua attenzione. Tra le decine di titoli, scolastici e non, colse con la coda dell'occhio una scritta familiare: Il piccolo principe. Tutti i suoi buoni propositi svanirono e, depositato nuovamente il bottino, si arrampicò sulla scaletta per fare suo anche quel volume. Era il suo libro preferito dell'infanzia, ma l'aveva perso durante un trasloco e per punire la sua distrazione, Gothel, si era rifiutata di ricomprarlo. Già si emozionava all'idea di rileggerlo.
Mentre afferrava il libro, vide oltre gli scaffali una figura nota.
"Flynn!" chiamò contenta e, il tempo che Punzi impiegò a scendere i pochi pioli, quello fece capolino nel corridoio. "Ehi, biondina" salutò cordiale.
Non si vedevano da un paio di giorni, dalla colazione di scuse post padellata, che era stata  sorprendentemente piacevole per entrambi. Lei, che non era abituata a rimanere sola con un ragazzo, si ritrovò perfettamente a suo agio e lui, che temeva di annoiarsi con quella tappetta ansiosa, trovò naturale essere divertente e gentile con la ragazza.
"Sono tutti tuoi?!" chiese Flynn tra il sorpreso e il divertito indicando i libri a terra.
"Si, cioè no, sono della biblioteca ovviamente, ma voglio prenderli in prestito" scostando un lunghissimo ciuffo biondo raccolse tutto tra le braccia esili, trovando subito supporto in quelle ben più allenate di lui. "Ti aiuto" disse Flynn, più per la paura di vederla schiacciata sotto quell'enorme mole di carta, che per galanteria.
"Ti piace leggere?" domandò curiosa Rapunzel.
"Un tempo di più, i romanzi d'avventura. Ora non ho molto tempo ... O molta voglia" ammise Flynn sentendosi quasi in colpa. Perché si sentiva in colpa?
Appoggiarono il cumulo sul bancone d'ingresso e Rapunzel gli porse un libro: Sandokan. "Dovrebbe piacerti, prendilo tu" sorrise talmente dolcemente che il ragazzo non seppe rifiutare, un libro avrebbe potuto anche leggerlo per ... Per lei? Scosse la testa a quel pensiero, se una cosa era certa, era che la biondina non era il suo tipo, continuava inoltre a non ricordarne il nome!
"Rapunzel" una calda voce maschile suonò dall'altro lato del bancone. Ecco come si chiama!
"Wow, davvero tutti questi?!" continuò sorpreso John, il bibliotecario.
"Se non è un problema..."
"Tu puoi fare tutto quello che vuoi" ammiccò il biondo facendo arrossire notevolmente la ragazzina, Flynn decise che gli stava antipatico. Conclusero le pratiche in fretta e il tipo si offrì anche di aiutare Rapunzel con il carico. Assolutamente antipatico.
"La posso aiutare io" s'intromise Flynn rimasto in silenzio intento a guardare male il bibliotecario/fotomodello fallito.
"Grazie ad entrambi, ma ce la faccio. Mia ma... macchina, la mia macchina è qua fuori" li tranquillizzò la ragazza con un sorriso, prese le sue cose e dopo un altro saluto andò via sotto lo sguardo attento di Flynn e quello curioso di John.
"Comunque amico stai tranquillo, non volevo provarci con la tua ragazza" commentò il biondo. "Oh. Come?! Cosa? No, no non è la mia ragazza! La conosco appena!" Flynn entrò in difensiva, ma sotto la barba si potevano indovinare delle guancia arrossate che fecero sorridere il bibliotecario "Come dici tu"
 
Il corridoio era vuoto, gli unici suoni giungevano attutiti dalle aule dove si teneva lezione. Jasmine sentiva il cuore battere come un colibrì impazzito, non era abituata a fare certe cose, saltare le ore, ma era una situazione urgente per cui valeva la pena mettere da parte la correttezza da brava studentessa. Non mi devo far vedere, non mi devo far vedere era l'unica cosa che riusciva a pensare.
La porta che dava sul retro della palestra, luogo totalmente selvaggio, era solo a pochi passi dietro l'angolo e sembra ben chiusa, scosse la testa per scacciare i pensieri negativi, erano l'ultima cosa che le servivano. Si prese di coraggio e andò, poggiò la mano sulla maniglia ... Non era chiusa! Forse un po' rigida, doveva metterci un po' di forza, una bella spinta sarebbe bastata Uno, due...
"Dove credi di andare?" un assistente scolastico, la targhetta diceva Razoul, la guardava sospettoso.
"Io ... Io ..." Non tentennare!  "Io mi sono persa" disse con voce più sicura, ma chissà come mai non sembrò convincere l'uomo.
"Ah davvero? Allora lasci che ti mostri la strada per l'ufficio del preside" ridacchiò soddisfatto. "No, per favore ..."
"Jasmine!" una voce echeggiò nel corridoio, seguita dalla comparsa di Aladdin. "Jasmine ti sei persa di nuovo! Mi hai fatto saltare geometria!" il rimprovero spiazzò guardia e ragazza che fissavano il ragazzo come impazzito.
"Scusi mia cugina, è caduta dalla bici ed è diventata un po' ...  smemorata" continuò convinto, facendo addirittura intendere che la poverina non avesse tutte le rotelle apposto, fortunatamente era vero il contrario e questa colse subito il suggerimento del salvatore.
"Oh nonno non ti arrabbiare, volevo solo andare in bagno e mi sono persa!"
Razoul continuava a passare lo sguardo da uno all'altra "Siete veramente cugini?" non era del tutto convinto, ma effettivamente i due si somigliavano leggermente grazie ai colori e ai tratti mediorientali, inoltre sorvegliando quella zona sperduta dell'istituto non aveva spesso contatti con i ragazzi.
"Già, le dispiacerebbe se prendessimo un po' d'aria?" chiese gentilmente il ragazzo "dovrei darle le sue medicine"  sussurrò poi confidenzialmente mostrando un flacone di pillole, beh, quello era vero! Convinto dalla prova e intenerito dalla ragazzetta che sembrava molto confusa li fece uscire. "Io non vi ho mai visto, che sia chiaro" li ammonì prima di richiudersi la porta alle spalle.
I due si allontanarono un po' per essere certi di non essere uditi, poi scoppiarono a ridere.
"Ottimo salvataggio, grazie mille" applaudì Jasmine ancora con le lacrime agli occhi per le risate.
"Tu non te la cavi male ad improvvisare" aggiunse Aladdin
"Oh non è vero, altrimenti me la sarei sbrogliata da sola, ma che medicine gli hai fatto vedere?"
Al tirò fuori il flaconcino, rivelando che conteneva solo gomme da masticare, le teneva saggiamente nascoste per non farsele fregare da Flynn "è fissato, vuole sempre un delicato alito alla menta, ma non vuole andare a comprarle perché il tabaccaio ha minacciato di fucilarlo, credo abbia avuto una tresca con la figlia" raccontò divertito.
"È stato con il mondo" commentò disgustata Jasmine, ma al momento era altro ad interessarle non Flynn Rider "Io ti devo un favore enorme, quello che vuoi, ora però devo andare" sorrise riconoscente e voltò le spalle, ma Al non era soddisfatto e la raggiunse in due falcate "Dove vai?"
"Non credo siano affari tuoi" rispose divertita, temette di risultare troppo brusca,  ma era troppo di fretta per rifletterci più di tanto.
"Mi dovevi un favore, no? Questo è il minimo"
Jasmine sospirò, doveva dargli ragione e, ora che si erano calmate le acque, si rese conto di essere da sola con Aladdin. Oddio. Respira. Prima di parlare si schiarì la voce.
"Avevo la necessità di uscire da qui  per poter partecipare ad concorso di danza, è un'occasione molto importate, pensa che una mia amica il prossimo anno si trasferirà a Parigi. Ma mio padre non è molto d'accordo" spiegò incupendosi sul finale.
Jasmine voleva molto, molto bene a suo padre, però spesso si sentiva eccessivamente controllata, così, anche se lei stessa agognava la carriera diplomatica progettata dal padre, sentiva ogni tanto la necessità di fare qualcosa di unicamente suo.
Guardò il delizioso orologio blu che portava al polso, scoprendo con sommo orrore di essere vergognosamente in ritardo, più di quanto sospettasse, ma non riusciva a dire ad Aladdin di levarsi dai piedi, le sarebbe riuscito più naturale staccarsi un braccio a morsi. Proprio di lui doveva salvarmi!
"Senti, non ho molto tempo ... se ti va puoi accompagnarmi" Puoi accompagnarmi?! Certo, Jas, mettiti a flirtare.
"Em, io non saprei" Ecco, l'hai spaventato "Ma suppongo che nessuno sarà tanto dispiaciuto se accidentalmente salto anche storia dell'arte e botanica, faccio schifo in entrambe" Ha detto siiii!!! Gioì internamente Jasmine, limitandosi però ad annuire esternamente.
Raggiungere la scuola di danza dove si teneva il privino fu un'impresa, era piuttosto lontana e i due compagni d'avventura improvvisati dovevano anche star bene attenti a non farsi vedere da poliziotti che si sarebbero potuti dimostrare troppo curiosi. Tra loro non parlavano molto, come se una volta rotto il ghiaccio ne fosse uscito il disagio, ma non riuscivano a trattenere certe occhiate troppo languide che si lanciavano senza che una si accorgesse dell'altro. Arrivati a destinazione, un grande edificio color crema, incontrarono una spazientita Esmeralda, passata l'anno prima,  che avrebbe dovuto presentare la nuova candidata.
"Potevi perdere altro tempo, tanto il tuo è solo il prossimo turno" sbottò, tanto alterata da non notare il ragazzo, non era un tipo paziente e quel posto, anche dopo un anno, le metteva un ansia pari solo alle interrogazioni in matematica della prof Malefica.
"Scusa se sono minorenne, ho dovuto fare i salti mortali pre arrivare e solo grazie a ..."
"Si si, mi spiegherai dopo, ora vai!" Ez spinse l'amica dentro che non ebbe nemmeno il tempo di salutare Aladdin. Questo si spolverò la maglietta color melanzana Oh, ha un buco si accorse con dispiacere La mamma di Tiana dovrà rammendarmi anche questa. Lanciò un ultimo sguardo alla scuola dalle vetrine lucenti e si incamminò verso scuola scuotendo la testa, colpito ed affondato dalla consapevolezza di essere solo un illuso.
                               
"Centro!" esultò Merida con tanto di balletto della felicità e godette ignobilmente nel vedere la faccia infastidita di Robin che era sotto di un paio di punti.
"Sai benissimo che è Uncino ad avermi distratto" borbottò insoddisfatto. "Scusa se respiro" intervenne l'amico tirato in ballo "non è colpa mia se sei irrimediabilmente attratto dalla mia stupefacente persona" gli soffiò un bacio dalla punta delle dita.
Quando Robin riuscì ad accettare più o meno sportivamente la sconfitta, il curioso trio si accomodò sul retro del pick-up del rosso per rinfrescarsi con birra e succo di mele. Il vento soffiava leggero scuotendo il cespuglio che Merida aveva per capelli e la camicia di tartan del cugino.
"Allora, bimba, c'è qualcuno a cui dobbiamo spaccare la faccia? Qualche maschietto troppo curioso ad esempio" s'informò Robin, era figlio unico e per lui Merida era una sorellina da proteggere e, nonostante fosse un (bel) po' scapestrato, con lei diventava attentissimo.
"Non c'è nulla di cui ti devi preoccupare" tagliò corto la ragazza imbarazzata "Piuttosto tu e Marion?" cambiò discorso puntandolo sulla fiamma storica del cugino, con la quale la relazione non era mai stata semplice, apparentemente per colpa della schizzinosa famiglia di lei, costringendo il poverino ad avere sempre una tempesta nel cuore.
"Si fa quel che si può" rispose elusivo
"Quindi scopate quando avete tempo?" s'informò Uncino ridendo nascosto dalla bottiglia verde della Henikein, risata subito fermata dalla precisazione di Robin con la quale sottolineava che, almeno lui, non aveva ragnatele nei boxer. Merida assisteva alla scena con grande divertimento.
"Ok, chiaro, evitiamo i discorsi di questo genere" tagliò corto Killian, sempre riservatissimo sulla sua vita privata anche con lo stesso Robin, era fatto così e anche se avesse avuto qualcuno di speciale nel cuore, nulla si sarebbe potuto capire dai glaciali occhi marcati di nero.
"Piuttosto, sono entrato nella band di Naveen" annunciò con notevole soddisfazione, Robin gli fece i complimenti e si scambiarono un cinque fraterno. Se era vero che della vita sentimentale di Uncino si sapeva ben poco, l'amico conosceva benissimo le passioni che gli turbinavano nell'animo, due su tutte: i motori e la musica. Ah ... E le sigarette ovviamente.
"Con quale ruolo?" chiese Merida, che frequentava da poco il ragazzo.
"Tastiera"
"Questo tipo ha le manine di fata quando suona" ridacchiò Hood "meno quando picchia la gente"
La ragazza strabuzzò gli occhi, che si fecero ancora più grandi quando scoprì che l'ultimo ad aver ricevuto i servigi di Killian era Peter Pan. "Lo conosco! È nella squadra di atletica ... salta decisamente in alto e corre veloce"
"Non abbastanza" un sorriso compiaciuto lampeggiò sul viso del moro, non senza una certa perfidia.
"Quella troia della sua ragazza non sarà contenta" lo avvisò la Merida.
"Come se potrebbe importarmi"
"Oh ti importerà eccome, la Darling non guarda in faccia a nessuno"
 
Non si era mai domandata come dovessero sentirsi i matador nell'arena, non ne aveva mai avuto occasione, ma in quel momento pensò che la sensazione doveva essere quella che stava provando in quel momento lei stessa.
Occhi ansiosi e curiosi puntati addosso, un'aria d'attesa snervante, carica d'incertezza, e persino la polvere che, levandosi da terra, le pizzicava il naso. Rimaneva una domanda, lei era il toro o il tipo destinato ad essere incornato?
"Tranquilla Trilly" le sussurrò Melody rassicurante. Tranquilla un corno!  Avrebbe voluto rispondere, evidentemente tutto il loro anno aveva saputo del litigio con Peter (cosa che poteva anche giustificare data la ridicola teatralità che aveva assunto la cosa), ma sperava che almeno l'eventuale rappacificazione avvenisse in privato.
"Meglio così, almeno Lilo non può saltargli al collo per poi occultarne il cadavere" aveva detto Mowgli per giustificare la scelta di usare il cortile come ring.
Così, adesso, Trilly poteva tranquillamente riconoscere diversi sguardi impiccioni: Aylin stretta al suo Taron, Terk, le ragazzine petulanti che ironicamente Lilo chiamava amichette ... Le veniva da vomitare. Almeno non c'era traccia di Wendy, solo in lontananza aveva scorto Alice, ma sembrava troppo presa da un biscotto anche solo per provare a fare l'informatrice.
Capì di essere arrivata al punto X quando vide un capannello composto dai suoi amici, la guardarono e poi rivolsero uno sguardo minaccioso alle loro spalle, Hiro borbottò qualcosa   a qualcuno che doveva essere Peter e si allontanò insieme a Artù e Mowgli.
Ora stavano uno di fronte all'altra, Peter e Trilly, che, dopo anni di totale condivisione, non si parlavano da due settimane a mezzo. Alla ragazza sembrò che tutta quella folla esagerata sparisse, riusciva a vedere soltanto gli occhi dispiaciuti di Peter.
"Ciao Campanellino" Bene, usa l'artiglieria pesante pensò Trilly sentendo il suo vecchio nomignolo, si era riproposta di fare un po' la sostenuta, ma adesso non riusciva nemmeno a fermare un vago tremolio alle mani. Non disse nulla per evitare di singhiozzare.
"Scusa, ho fatto il cretino"
"Questo si era capito" commentò, non molto discretamente, Melody da dietro.
"Devo scusarmi con tutti, ma con te in particolare" si guardò intorno "Potrai mai ..." quel perdonarmi non fu mai pronunciato, la piccoletta gli era già saltata al collo, per abbracciarlo s'intende, e affondava il viso nella maglietta verde.
"Bene ragazzi, ora potete andare! Non c'è stato nessun omicidio" annunciò Hiro facendo ampi gesti con le braccia come un vigile urbano "Circolare!"
Andati via gli estranei, il più ristretto gruppo di amici si raccolse e Trilly riuscì a lasciare andare il rosso.
"Non costringermi mai più a doverti perdonare una cosa simile" lo minacciò con uno sguardo carico di significati, non so se ce la farei.
"E in caso, non credo che nessuno muoverebbe un mignolo per salvarti da me. Sei un emerito coglione Pan" s'intromise Lilo dandogli una pacca sulla spalla, non era un tipo violento, ma se le sfioravano qualcosa, o qualcuno, a cui teneva si trasformava in una specie di mostro alieno.
"Beh, tutto è bene, quel che finisce bene. Siamo di nuovo una squadra e Peter pagherà la pizza per tutti" esultò Mowgli dando l'imput per un abbraccio di gruppo.
Solo Artù notò un'ombra dietro una finestra vicina, sembrava Wendy e non sembrava una Wendy felice... ma era stata sicuramente una sua impressione.
 
Accoccolata sul divano che odorava pelle di casa Tatch, con le gambe su quelle di Milo e la testa nell'incavo del suo collo, Kida si sentiva felice.
Gli ultimi mesi erano stati un gran trambusto, aveva cambiato casa, scuola e paese, non vedeva mai i suoi genitori, perché Skype era risultato un mostro fantascientifico agli anziani occhi di suo padre, e le mancava ogni granello di sabbia di Atlantide.
Poi però aveva incontrato Milo, Milo con gli occhiali tondi, Milo serissimo durante le lezioni casalinghe di atlantidese, Milo che la guardava come fosse un miracolo ... un soffio e si era innamorata, un battito di ciglia ed era come se lo conoscesse da tutta la vita, così si ritrovava a bighellonare sempre più spesso a casa del ragazzo (ora adeguatamente vietata a gente invadente) approfittando delle frequenti assenze dei suoi genitori.
Kida poteva, quindi, affermare con certezza di conoscere perfettamente Milo, infatti non mancò di notare la lieve tensione delle spalle e le labbra appena arricciate. Qualcosa non andava.
"Che c'è?" si sollevò dalla sua posizione accucciata per poterlo guardare meglio in viso, era pensieroso, non si era sbagliata.
"Niente!" preso di sorpresa, non si era preparato a mentire e la voce gli uscì in falsetto, non si illuse nemmeno di essere apparso convincente. "Stavo solo pensando che non sono mai venuto a casa tua, non conosco nemmeno i tuoi coinquilini mentre tu conosci tutti i miei amici" le lanciò una veloce occhiata per assicurarsi di non essere apparso lamentoso, ma Kida gli sorrideva dolcemente.
"Ma tu conosci le mie amiche, i miei coinquilini sono una cosa a parte e quella non è davvero casa mia" spiegò pratica. Milo non replicò, ma era evidente che non fosse convinto e la ragazza temette che stesse per ricominciare con le sue fisse del non essere degno di lei e blablabla. Non sopportava vederlo in quello stato.
"Sai che ti dico? Sta sera è la serata del cinese, ordiniamo tutto da Chien-Po ed è un crimine che tu non abbia mai assaggiato i suoi ravioli al vapore" si alzò di slancio dal divano ed afferrò la giacca sotto lo sguardo incredulo del suo ragazzo.
"Dici davvero?"
"Assolutamente"
 
La casa di Kida non era in centro, tutt'altro, ma il piccolo quartiere dov'era posizionata era tranquillo e con un fascino tutto suo, tanto che a stento si sentiva la mancanza delle ordinate zone ricche. La strada era costeggiata su entrambi lati da bassi palattezzi a tre piani, tutti colorati - e un po' scoloriti ad essere sinceri- e tutti caratterizzati da un qualcosa di unico e bizzarro, ad esempio, quello che ospitava il ristorante cinese era rosso acceso con un enorme gong ammaccato accanto alla porta d'ingresso e spesso, chi usciva distrattamente, ci andava a sbattere e per tutta la strada echeggiavano le profonde note.
La casa di Kida, occupava tutti e tre i piani, e quindi i rispettivi tre piccoli appartamenti, di un palazzo blu scrostato con, su un lato, uno stupefacente murale di un anonimo artista che aveva abbellito la facciata con dei vivacissimi colibrì in volo.
Fronteggiava il negozio Caverna delle meraviglie, antiquario gestito da tale Genio -nessuno conosceva il suo vero nome- e Cassim Ababua, padre di Aladdin. Il primo riusciva ad uscire, dal mucchio di roba che affollava il locale, proprio quello che il compratore desiderava, mentre il secondo riusciva a stupire con antichi pezzi preziosi che sembravano sussurrare affascinanti storie. Kida adorava quel negozio, che sembrava essere uscito da un libro di lontani racconti orientali e dove, inoltre, aveva avuto anche occasione di fare amicizia con Al.
 
Dopo aver lanciato un'occhiata al familiare quadretto, che formavano i vari locali, la ragazza aprì il  portoncino facendo strada all'innamorato.
"Tre piani, niente male" commentò Milo guardandosi intorno, tutto era giovane, colorato e disordinato e il ragazzo si ritrovò a pensare che la vita in quella casa non doveva essere molto diversa da un perpetuo pomeriggio tra amici.
"In realtà è ancora troppo piccola. Qua - Kida indicò con un ampio gesto tutto il pian terreno - ci sono cucina, soggiorno, studio e bagno. Sopra la mia camera, quella di Chel e quella di Marina e Simbad, più un altro bagno. All'ultimo piano dormono Prometeo, Tullio e Miguel, c'è anche lì un bagno" mentre Kida spiegava la disposizione della casa e provava a ordinare/nascondere vari oggetti sparsi in giro, Milo osservava una foto del gruppo di coinquilini cercando di associare le facce ai nomi. Sapeva che nessuno di loro, Kida esclusa ovviamente, andava alla Disney High e, addirittura, i tre ragazzi più grandi studiavano già all'università, ma non sapeva altro. Sembrano simpatici.
"Ma non c'è nessuno?" chiese non sentendo la leggendaria confusione narratagli da Kida, ma quest'ultima non ebbe tempo di rispondere, che dei passi suonarono pesanti sulle scale e una voce si diffuse furiosa in tutte le stanza.
"Giuro, Simbad, che se non trovo la piastra, questa volta vi uccido!"
Una ragazza bassina e piuttosto formosa, fece la sua comparsa con le fiamme che le ardevano nei bei occhi scuri,ma vedendo la coppia si fermò sorpresa, dando l'impressione di essersi dimenticata di essere furiosa.
"Chel, sta sera abbiamo un ospite" la salutò la coinquilina che venne bellamente ignorata.
"Tu devi essere Milo!" si avvicinò curiosa al ragazzo "Kida parla in continuazione di te, ti prego dille di smettere" gli strinse la mano a mo' di saluto, Ma Milo era troppo incredulo per proferir parola "Parla in continuazione di me?" Credevo si vergognasse di me!
"Fino alla nausea, peggio di quando Tullio e Miguel hanno i loro momenti di smancerie" a parlare un ragazzone barbuto che a Milo ricordò la versione cresciuta di Flynn. "Sono Simbad ... Comunque, amico, ti devo un favore, mi hai salvato dalla furia di Chel" gli sussurrò confidenzialmente facendogli l'occhiolino, fortunatamente la ragazza parve non sentirlo, o finse di non farlo per mantenere il controllo davanti al nuovo arrivato, e afferrò carta e penna "Rimani a cena qua, vero? Moriamo tutti di riempirti di domande imbarazzanti, non puoi deluderci. Cosa ti piace di cinese?"
Alla fine Milo si ingozzò di ravioli al vapore, contenuti in adorabili scatoline con il disegno di un panda- "Po il panda, è la mascotte del ristorante" aveva spiegatoTullio e Miguel aveva commentato che l'animale aveva un nome poco fantasioso dato che il ristorante si chiamava da Chien-Po, anche se effettivamente assomigliava al proprietario- ed ebbe modo di fare amicizia con tutti gli abitanti della casa, che gli parvero assolutamente fantastici.
Chel, Tullio e Miguel, studiavano alla Dremworks High School, altro liceo della città. Chel era una ragazza sudamericana molto intelligente e curiosa, i ragazzi si divertivano a farle saltare i nervi, ma se voleva sapeva riportarli con una sola occhiata, inoltre era quella che cacciava tutti fuori dai guai; Tullio e Miguel, spagnoli, si conoscevano da sempre cosa che appariva lampante dal modo in cui sembravano dipendere l'uno dall'altro anche per le minime cose, si completavano, l'uno più pragmatico e l'altro con la testa fra le nuvole, il caso volle che dopo una litigata furibonda e un silenzio sostenuto mantenuto per un mese, tutto perché si erano entrambi invaghiti di Chel, avevano realizzato di essere innamorati l'uno dell'altro e ormai facevano coppia fissa da più di un anno.
Simbad, Marina e Prometeo, il primo persiano e gli altri due italiani, studiavano all'università rispettivamente geografia marina e scienze politiche (sia Marina che Prometeo); Simbad e Marina avevano lo stesso carattere presuntuoso ed intrepido, ma era la ragazza ad averla sempre vinta sul fidanzato e, a quanto pareva, era riuscita a strappargli una proposta di matrimonio, lui era pazzo di lei; Prometeo era l'animo tranquillo del gruppo, quello che teneva a bada la coppia quando iniziavano a fare scintille a furia di sbattere le loro teste dure, era un tipo apposto.
 
La serata fu fantastica, divertente e affascinante -Milo adorava incontrare nuove culture- ma quando si ritrovò da solo nella stanza di Kida, dalle pareti azzurre e con le piante che pendevano dal soffitto, non riuscì a trattenersi dal domandare alla ragazza una cosa che lo logorava dall'arrivo alla casa: "Perchè non volevi portarmi qua?" chiese con la voce il più serena possibile. Kida arrossì lievemente "Mi spaventava il tuo giudizio" ammise, ma il ragazzo continuò a guardarla confuso e dovette spiegarsi meglio "Si qua è tutto un gran casino e qualcuno potrebbe definire l'ambiente promiscuo, non volevo pensassi male di me"
"Non potrei mai pensare male di te!" Milo schizzò dalla poltroncina su cui si era seduto e raggiunse la ragazza sul letto "Nessuno potrebbe!"
"Beh, mio padre l'ha fatto, quando gli ho raccontato di questo posto mi ha ordinato di tornare ad Atlantide, ho disobbedito. Certo mi manca casa, ma non rinuncio a tutto questo"  aveva concluso la frase guardando negli occhi il fidanzato e stringendosi a lui. Tutti i dubbi, le incertezze, che Milo aveva avuto svanirono e davanti agli occhi non gli rimase che la tristezza di Kida che finalmente si era aperta con lui. L'amò più che mai.
Si chinò a baciarla e la situazione si fece subito più interessante considerando che erano già stesi a letto, ma, sebbene in casa non ci fosse nessun Filippo, furono prontamente interrotti.
*dum dum dum* rimbombò il muro.
"Vi ricordo solo che le pareti sono di carta crespa e che io voglio dormire senza avere gli incubi, grazie" la voce di Chel giunse soltanto lievemente attutita dall'altra stanza e i ragazzi, dopo essere entrambi paurosamente arrossiti, scoppiarono a ridere di gusto.  


A.A.
Salve amici! Ebbene si, sono viva, ma giuro ch fino a pochi giorni fa ero rinchiusa in una casetta priva di connessione internet e priva di computer! Quindi vi chiedo umilmente perdono, ma, questa volta, non è dipeso tutto da me, che poi l'ultima parte del capitolo l'abbia finita or ora sono dettagli. 
Comunque ecco un capitolo un pò più corposo degli altri, volevo dare un pò di spazio alla coppia Milo-Kida perchè sono adorabili, ma non hanno molte opportunità di esprimersi. Ho guarnito il tutto con un'accozzaglia di personaggi Dreamworks ... credo sia una cosa divertente che vivano tutti insieme come studenti fuori sede, voi che ne pensate? Inoltre stravedo per Tullio e Miguel, che sono magicamente diventati una coppietta... scusate... non era previsto... genialate dell'ultimo secondo, anche se effettivamente è una cosa che mi è venuta in mente l'ultima volta che ho visto il film.
Stiamo divagando ...
Ringrazio tutti per aver letto il capitolo, spero vi sia piaciuto! Fatemi sapere le vostre opinioni! E ringrazio tutti quelli che recensiscono, mettono tra i preferiti e leggono in silenzio, e ATTENDONO... non so come farmi perdonare! 
O forse si... ho già aggiornato la raccolta di spinn-off (vi lascio il link sotto) e presto aggiungero un capitolo bonus tutto per voi ... vi anticipo che il protagonista sarà un tipino simpatico e con un naso stupendo xD
Spero di farmi sentire al più presto, un bacio
Lyss

link: http://www.efpfanfic.net/viewstory.php?sid=3146800&i=1
  
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