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Autore: DianaSpensierata    29/08/2015    3 recensioni
*dal quarto capitolo*
– Sei bella, Diana. Ma ti hanno insegnato a esserlo nel modo peggiore.–
Che il mio lavoro non sia un capolavoro di moralità, non mi è nuovo. Ma le sue parole hanno una sfumatura diversa, mi sta dicendo che neanche io c’entro, che avrei potuto cambiare. Che forse posso ancora, perché un conto è essere un errore, un conto è essere l’errore di qualcun altro. Il mio cervello connette a fatica, ma sente a meraviglia, e in questo momento sente che vuole piangere, perché in qualche modo ci crede anche lui che qualcosa è andato storto, che i pezzi della mia vita li ha attaccati qualcun altro, e male. E queste sensazioni cadono, cadono dai miei occhi senza freni, a volte anche i duri piangono.
Delle braccia mi stringono, l’ultima volta che sono stata stretta così non la ricordo ma ero piccola ed ero ancora qualcuno, qualcuno di talmente diverso che mi sembra di vivere il deja vù di un estraneo, eppure è così vivido…
Genere: Introspettivo, Malinconico | Stato: completa
Tipo di coppia: Nessuna | Personaggi: Michael Jackson, Nuovo personaggio
Note: nessuna | Avvertimenti: Tematiche delicate
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~~– E’ il nostro primo buongiorno dopo una tua serata da sobria– mi prende in giro Michael la mattina successiva. – Dobbiamo festeggiare…–
– Con un brindisi, magari– ironizzo. Mi stiracchio. Siamo ancora a letto, in effetti dev’essere piuttosto presto.
Lui si alza e va in cucina, inizia a canticchiare, mi piace tantissimo sentirlo, non immaginavo avesse una voce così bella anche la mattina. Lo seguo lentamente e mi siedo a tavola mentre prepara del caffè. Mi squadra e scoppia a ridere. – Che c’è?–
– Sembri uno degli zombie di Thriller– mi prende in giro.
– Vaffanculo!– gli tiro una presina.
La prende al volo. – Dopo questo gesto sembri ancora più minacciosa.–  ridiamo.
Beh, fino a poco tempo fa non avevo idea di come fosse svegliarsi accanto a qualcuno, ma ora mi sto abituando e mi piace. Sembra quasi normale, un nuovo tipo di abitudine, non una bestia ma un’amica. È una bella sensazione.
Lui continua a cantare, è passato a Thriller adesso (sono davvero una fonte di ispirazione!). Un pensiero mi colpisce. – Michael… io per venire qui ho detto a Mark quello che gli ho detto, ma tu come hai fatto con il lavoro e tutto quanto?–
Alza le spalle. – Non sanno dove sono.–
– E come farai? Credi davvero che nessuno ti cercherà, che nessuno si preoccuperà?–
Mi porge una tazza col caffè e mi strizza l’occhio. – Ho tutto sotto controllo.–
– Non avevo dubbi…– si siede accanto a me. – Mi canti qualcos’altro?–
Sorride. – Certo, che cosa?–
Dirty Diana.–
Aggrotta le sopracciglia. – Sicura?–
Annuisco.
Lo guardo mentre canta e rimango incantata. È davvero un bell’uomo, ha una voce eccezionale e stranamente amo questa canzone. Gli siedo sulle ginocchia, così vicino che mi viene una voglia incredibile di entrare in lui e poter cantare, anche solo per un attimo, con quella voce così potente, così magica. Senza rendermene conto inizio ad accompagnarla con la mia, tra le note lo vedo sorridere sorpreso ma nessuno dei due si ferma, non sono imbarazzata, ho fatto talmente tante cose con lui che non sarà certo questa a darmi problemi…
Mi fa alzare e iniziamo a ballare in mezzo alla cucina, inciampando nella libertà di non avere nessuno che ci guarda, non riesco a smettere di sorridere. Finisce la canzone ma il ballo ci mette qualche minuto a sfumare nel nulla, sono in una specie di stato di trance ma sto bene, davvero.
Torniamo a sedere. – Ti muovi davvero bene– mi dice.
– Me lo dicono in tanti– faccio un sorriso furbo.
– Anche a me– replica lui. Scoppiamo a ridere. Gli torno in braccio, sento il bisogno di quel contatto, è l’unico che non voglio dimenticare, che non cercherei di cancellare con docce interminabili, che vorrei conservare sulla pelle il più a lungo possibile.
– Ti voglio bene– dico, piano, forse non voglio che le mie targhette sentano questa frase proibita, invece lo fanno, e di nuovo sento quel rumore metallico dentro di me che ormai ho compreso.
Mi bacia i capelli, lo sento sospirare di nuovo, sembra quasi sollevato. – Aspettavo questa frase…–
– Devi avere una vita davvero noiosa…– lo faccio ridere di nuovo.
 – Sei forte – mi dice, scuote la testa.
Sorrido. – Se non lo fossi, non sarei sopravvissuta, Michael –.
Mi guarda. – Vorrei che tu fossi felice. –
– Lo sono! Almeno adesso – gioco con i suoi ricci, non ho potuto fare a meno di precisare che so che smetterò di esserlo, perché altre notti aspettano Diana Hunt, dall’altra parte della città, eppure sempre alla portata della mia memoria.
– E poi? –
Faccio un sorriso un po’ malinconico. – E poi penserò a quanto lo sono stata qui con te. – fa una smorfia.  – Non sei onorato? Penserò a te mentre lavoro, è un grande privilegio… –
Inarca un sopracciglio. – Non proprio –-
– Eddài, scherzavo – gli spintono una spalla.
– Non è questo a darmi fastidio –
– Che cosa allora? –
– Il fatto che pensi ancora di ritornare al lavoro. –
Sbuffo. – Cosa dovrei fare, secondo te? Non so fare niente, e anche se lo sapessi fare non mi prenderebbero da nessuna parte perché sanno chi sono. E li capisco. –
– Non ti sei pentita di quello che hai fatto cinque anni fa? –
Spalanco la bocca. – No, guarda. È stato come vincere alla lotteria scegliere di fare la prostituta per me! – scuoto la testa. – Che posso dirti, pian piano mi ci sono abituata, ho dovuto smettere di giudicarmi, altrimenti, come ti ho detto, non sarei sopravvissuta. –
– Ma non ti fa schifo? –
Lo guardo allibita, ora il rumore dentro di me è diverso, è come se qualcuno avesse preso una targhetta e l’avesse usata per incidermi il cuore. Mi alzo senza una parola e scappo fuori, mi segue e mi ferma a forza. – Poi ero io l’elefante no? – sibilo.
– Non volevo ferirti. Te l’ho chiesto perché a me fa schifo, ogni giorno, quello che faccio. Siamo anime in vendita, Diana. E…–
– Oh, andiamo! Vuoi paragonare i nostri due lavori, sul serio? Tutti di adorano, Michael. Fai cose bellissime che fanno felici tutto il mondo, sei una persona splendida da mostrare, per il bene della gente. Io devo stare nell’ombra e il bene non lo so fare. Tu… –
– Da mostrare, l’hai detto anche tu. Quanto credi sia diverso stare sul palco e passeggiare avanti e indietro per il marciapiede? –
– Tanto. –
– Ti sbagli. –
– Ma tu puoi smettere. –
– Lo posso quanto lo puoi tu. –
– Ma io non posso! –
– Neanch’io!–
– E allora che cazzo facciamo? – urlo, in lacrime.
Io non l’ho mai avuta la risposta, ho smesso di cercarla da tempo proprio per allontanare quel dolore disarmante e lacerante che sento adesso e che riconosco all’istante. Anche Michael ha le lacrime agli occhi. Mi stringe a sé. – Non lo so, Diana. Non lo so. –

Passa un mese.
Sì, sono ancora in questa camera d’albergo. I giorni passati con Michael sono stati belli ma non sono serviti a trovare la nostra risposta, e così entrambi siamo ritornati alle nostre vite a fare i fantasmi di noi stessi.
E io non lo sopporto più, di girare per le strade con il cartellino del prezzo addosso proprio non mi va ma questa voglia di libertà non posso urlarla a nessuno, anche perché Michael non è più tornato. Dopo quattro giorni a casa sua mi ha riaccompagnato qui dicendo che avrebbe avuto da fare e che non sarebbe tornato per un po’. Non immaginavo per così tanto.
Quando bussano alla porta, spero che ancora una volta il mio pensiero sia stato evocativo, ma non è così. Un uomo dall’aria vagamente familiare mi osserva senza parlare. – Sì? –
– C’è un pacco per lei, mrs Diana –.
Mrs Diana?
Okay, ora so chi l’ha mandato.
Prendo l’enorme busta, lo ringrazio e richiudo la porta. Incuriosita taglio la carta con l’unghia del pollice. In grembo mi si rovesciano troppe banconote e un piccolo fascicolo di fogli. Com’è mia natura, inizio dal contare i soldi: arrivata a novemila però mi stufo e inizio a sfogliare il fascicolo. È un contratto. Aggrotto le sopracciglia e lo scorro velocemente: quando capisco, mi si apre sul volto un sorriso enorme.
Lascio le carte sul letto e inizio a fare le valigie.
Prendo un taxi e, prima di andare a casa, la mia casa, vado alla spiaggia dove Michael mi ha portato settimane fa. Mi accovaccio su uno scoglio e respiro a lungo l’aria salata, ha un sapore diverso dal solito, ma so che dipende da me. Prendo dalle tasche del giubbotto le targhette che vi conservo, le getto in acqua e annego Diana la puttana.
So che non tornerò più da Mark e nemmeno a questa spiaggia, i luoghi di passaggio non fanno per me.
Io resisto.
Io resto.
Io resto pulita.
E Michael?
Non so se lo rivedrò ancora, ma anche lui, a modo suo, resta. Pulito lo è sempre stato, anche troppo per questo mondo. Ma non sono né sarò mai abbastanza altruista da volerlo meno innocente, anche solo quel tanto da salvarsi, perché se non fosse innocente non avrebbe salvato me.
Due vuoti insieme non danno nulla ma Michael vuoto non lo è mai stato e io ho avuto la fortuna di godere dell’infinito che sa donare, anche se per poco, anche se per tanto, quando di solito i miei rapporti si misuravano in ore e banconote.
A volte penso di essermelo solo sognato perché Michael mi manca come solo i sogni possono mancare, una nostalgia vivida e realissima di immagini affidate al vento.
Non le banconote, non il contratto, nemmeno il biglietto di quella prima sera sono la testimonianza più valida che di un sogno non si è trattato, ma quella targhetta spezzata mesi fa, che conservo ancora nella scollatura, dove Michael mi ha insegnato che ho anche un cuore.
Ora ci pensi lui a battere.
Io ho già dato.
 

 
The End

 








ANGOLO AUTRICE
Ciao ragazze!
Ebbene sì, anche questa storia è finita… spero che di non avervi deluse! Volevo ringraziarvi come al solito per averla letta e, per chi l’ha fatto, apprezzata… ero un po’ incerta perché era solo la mia seconda fanfiction su Michael ma sono contenta del riscontro e vi dico che nel frattempo ho continuato a scrivere…
Care lettrici, fremete… tenete il computer acceso perché sta arrivando un’altra storia mooolto presto!! Spero di trovarvi di nuovo anche su quella :) 
Un ringraziamento speciale a GiulyJ (so che ci sei!torna presto però!) e a Porsche, le mie lettrici più fedeli, le mie recensitrici preferite  e, mi prendo senza rimorsi la libertà di dirlo, anche un po’ mie amiche.
Un abbraccio a loro e a tutte voi.
Grazie di cuore, e…
Buon compleanno, Michael.
Diana
   
 
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