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Autore: Loulou_24    29/08/2015    1 recensioni
Ammetto che è il classico cliché innamorarsi del migliore amico del fratello maggiore,giuro che ne avrei fatto volentieri a meno di questo amore impossibile se avessi potuto scegliere. Ma si sa, non si sceglie chi amare. O si? Io in ogni caso non ho avuto possibilità di scelta. E’successo e basta.
Genere: Romantico | Stato: in corso
Tipo di coppia: Het
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno | Contesto: Scolastico
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«Stavo mettendo un po’ a posto e ho trovato questa sulla scrivania.» Tra pollice e indice teneva la foto di Rìan che fino a qualche ora fa stavo fissando con gli occhi a cuoricino. Merda!
Cercai di inventare una scusa ma come al solito quando ho più bisogno del mio cervello lui mi abbandona. Grazie! davvero gentile da parte tua. «Per fortuna sono entrata in camera tua prima di tuo fratello. Non ti hanno mai detto che se hai una foto che non dovresti avere devi tenerla nascosta e non in bella vista sulla scrivania?»
Mi guardò con un finto sguardo di rimprovero.
«Che stai insinuando Molly?» Chiamo spesso mia madre per nome. Soprattutto in momenti di questo tipo, momenti in cui cerco disperatamente di sembrare sincera o momenti in cui voglio avere ragione. «Non so davvero di cosa parli, non ho mai visto quella foto.» Continuai la mia recita sperando che ci cascasse. Dal suo sguardo però non sembrava molto convinta.
«Non guardarmi così, magari è di Nic. Sarà finita per sbaglio tra la mia roba.» Ora il suo sguardo sembrava più confuso più che di finto rimprovero.
«Di Nicholas? Perché tuo fratello dovrebbe stampare una foto del suo migliore amico?»
«L’hai detto tu! Perché è il suo migliore amico, in camera sua sicuramente troverai anche le foto di Jason e Zac o di qualche altro suo amico. Gli amici sono importanti, vanno sempre ricordati.» A quel punto non ero riuscita a convincere neanche me figuriamoci lei. Così feci l’unica cosa che potevo fare. Cercai di chiudere lì il discorso e cacciarla fuori. Ma mia mamma non cedette così facilmente.
«Guarda che Rìan è un bel ragazzo, anche molto educato. Non ti giudico mica. Se avessi 17 anni probabilmente anche io sarei cotta di lui» Guardò la foto interessata come per assicurarsi che avesse detto la cosa giusta e che fosse davvero un bel ragazzo. Probabilmente decise che aveva ragione perché mi diede una pacca sul braccio guardandomi con malizia. «Puoi stare tranquilla, non lo dirò a Nicholas. Promesso!» Dalla sua espressione sembrava che avesse avuto una grande idea. «Non sarei per niente dispiaciuta di una relazione tra voi due. Sarebbe meraviglioso!» Aggiunse anche un occhiolino.
 Iniziavo a preoccuparmi.  Esattamente in quale momento della chiacchierata mia mamma ha pensato di essere diventata la mia migliore amica e di potersi permettere di guardarmi con quello sguardo complice?
 «Non c’è niente da tenere segreto mamma. Ti stai sbagliando. Non sono innamorata di Rìan!» Continuai a negare imperterrita sperando che abbandonasse il discorso.
Ora non ero più l’unica a fare sogni ad occhi aperti su me e Rìan. Bene.
In quel momento la testa di Nicholas fece capolino da dietro la porta. Di bene in meglio.
 Ci mancava solo che lo venisse a sapere pure lui. Dopo avremmo potuto informare anche la nonna. Sono sicura che sarà interessata. Mia mamma velocemente fece sparire la foto che aveva ancora in mano nella tasca dei suoi jeans. Quantomeno quella donna aveva i riflessi pronti.
«Chi è innamorato di chi?» Chiese Nicholas guardando prima me poi mia madre sorridendo.
«Nessuno ha detto innamorato, dicevo solo che non hanno ancora inaugurato quel nuovo ristorante: Riano.» Mia mamma mi guardò e per poco non scoppiò a ridere.
«Si davvero un peccato. Volevo andarci.»
«Mai sentito nominare. Dov’è?» Nicholas ci guardava quasi come se fossimo impazzite.
«In una zona che non conosci. Lontano. Comunque..ciao ragazzi devo andare a preparare la cena.»
Prima di andarsene mi guardò e mimò con le labbra “non finisce qui signorina” lasciandomi da sola in quella situazione imbarazzante.
Si che finisce qui Molly. Non ho intenzione di riparlare di questo argomento con te. Né con te né con qualcun’altro.
«Che sta succedendo?» Mio fratello continuava a passare lo sguardo da me a nostra madre.
«Non lo so davvero. Che ci vuoi fare..con la vecchiaia le persone impazziscono. Ora per favore mi fai vestire? Inizio a sentire un po’ freddo con questo accappatoio bagnato.»
Spinsi Nicholas  fuori dalla porta e la richiusi alla sue spalle mentre aveva ancora l’espressione confusa sul viso.
 Emisi un gigantesco sospiro e mi gettai a pesantemente sul letto soffocando un urlo nel cuscino.
Prima si presenta la sexy fidanzata di Rìan a casa mia pretendendo anche che io le presti un pigiama. Investo un povero ragazzo innocente in cortile. Perdo il telefono. Mia mamma che dopo anni che nascondo questo segreto lo scopre per colpa della mia stupidità. Poi per poco non lo scopre anche mio fratello e probabilmente ora mia madre è di là che sta già pensando ad organizzare le nozze tra me e Rìan.
Che altro deve succedere?
In quel momento sento lo scricchiolio della porta della mia stanza che si apre. Che altro c’è? Mi giro pensando di dover risolvere altri problemi ma per fortuna è Lucy. Probabilmente l’unica cosa di cui avevo bisogno dopo una giornata simile.
«E’ tutto a posto?»
«Ciao! Si tutto a posto mi stavo solo disperando per la perdita del mio telefono.»
Per quello e per un’altra decina di cose. Si avvicinò a me e si sedette sul bordo del letto.
«L’hai detto ai tuoi? Sono sicura che non si arrabbieranno troppo. Tua madre non fa altro che perderli.» La sua affermazione mi strappò una risata.
 Mia mamma ha perso e rotto un’enorme quantità di cellulari. Le cadono dalla borsa perennemente aperta,  li lascia sul bancone dei bar, nei negozi, li fa cadere nel water. Mio padre ha smesso di comprarle cellulari costosi anni fa. Ora usa quelli con cui puoi inviare messaggi e fare telefonate. Non c’è neanche il gioco Snake in quello che usa ora. Con questo ha stabilito un record, ce l’ha da 9 mesi e non gli ha fatto neanche un graffio.
«Hai ragione, probabilmente dovrei dirglielo.» Risposi ancora sorridendo. «Come è andato il tuo appuntamento?»
Ora era il suo turno di sorridere. «Benissimo, davvero. Lui è stato un perfetto gentiluomo. Ha pagato per me, mi ha aperto la porta del bar, il portone di casa quando sono uscita e mi ha prestato la sua giacca. Alla fine la giacca di pelle non l’ho messa.»
 «E che fine ha fatto la tua ansia di ammalarti?» la presi un po’ in giro.
«L’ho lasciata a casa a posta. Un piccolo trucco per farmi prestare la giacca da lui. Ho portato un maglioncino nella borsa comunque. In caso non fosse stato così gentiluomo come voleva farmi credere.»
«Grande idea. La prossima volta che avrò un appuntamento sperimenterò questa tattica.» Magari un appuntamento con Rìan.
«Magari la prossima volta non è così lontana, Sam potrebbe chiederti di uscire!» Mi fece lo stesso sguardo malizioso che mi aveva fatto prima mia madre. «A proposito oggi sei stata una stupida!»
«Io? Sei stata tu a spingermi addosso a lui» Non si ricordava di chi era stata la brillante idea di gettarmi addosso a Sam?
«Non mi riferivo a quello, quella è stata una grande idea. Intendevo all’uscita lui stava cercando di fare conversazione e tu l’hai liquidato per correre da tuo fratello e il suo amico!» Ohh quello! Avanti una bella scusa adesso? Niente cervello? Sei sempre il solito.
«Io non me ne sono accorta, ero in imbarazzo non me la sentivo di fare conversazione e stava anche per piovere!» sperai che quella scusa le bastasse.
«Non c’è motivo di sentirti in imbarazzo. Lui voleva parlare con te e tu te ne sei andata e l’hai lasciato lì mentre stava ancora parlando. Se domani non i fermi a parlare con lui non credo che vorrò ancora essere tua amica.»
 E non scherzava. Quando avevamo 10 anni non mi ha parlato per 2 giorni perché avevo messo la “X” su no quando un bambino mi aveva dato un bigliettino per chiedermi di fidanzarci. Sosteneva che era un bambino dolcissimo e che sono stata una stronza a non accettare e che avevo gli spezzato il cuore. A quei tempi non aveva detto “stronza” aveva detto qualcosa come  “cattiva” o “per niente gentile”.
«Va bene domani ci parlerò» risposi rassegnata. Non che mi dispiacesse in effetti, non fa mai male parlare con un bel  ragazzo.
 «Non cambiare argomento comunque. Raccontami i dettagli del tuo appuntamento con Daniel. Vi siete baciati?»
«No, ancora no. Stavo pensando che forse non è una buona idea iniziare qualcosa con lui. Se poi ci lasciamo dovrò stare attenta quando esco di casa e quando entro. Non voglio finire in una situazione imbarazzante davanti al portone o ancora peggio in ascensore.»
Ecco qui l’ansiosa Lucy era tornata.
«Stai scherzando? Non puoi far finire tutto così. Lui ti piace non far finire tutto così per una cosa così stupida. Se vi lascerete pazienza, vivrete qualche settimana di imbarazzo e poi non ci farete più caso. Non sprecare un’occasione con un ragazzo come lui. Sembra speciale.» L’avevo quasi convinta. «E poi se la fai finita con lui sarò io a non voler essere più tua amica.»
Mia madre annunciò dalla cucina che la cena era pronta.
«Pensaci. Non farti scappare un ragazzo come lui.»
«Parli tu che stamattina hai lasciato quel poveraccio a parlare da solo. Buona cena. A domani.»
Accompagnai Lucy alla porta e andai a cena con lo stomaco che brontolava.
 
Quella mattina la giornata iniziò con il familiare suono della sveglia. Piacevole come sempre. Appena sveglia ogni mio movimento è rallentato, inizio a carburare solo dopo una notevole dose di caffè. Dopo il mio caffè forse riesco anche a rispondere alle domande insistenti di mia madre che puntualmente appena sveglia mi bombarda di domande ed informazioni che non riesco ad assimilare. “Che vuoi per pranzo?”, “oggi tornerò a casa alle 3 devi prepararti il pranzo da sola”, “hai studiato per il compito?”. In genere la mia risposta è sempre un grugnito, sta a lei capire se è un si o un no. Non è colpa mia se decide di parlarmi nei momenti meno indicati. Se vuoi fare conversazione con me devi imparare ad interpretare la mia lingua “pre colazione”.
Colazione, doccia, armadio.
40 minuti dopo mi stavo dirigendo verso la fermata dell’autobus con un fresco venticello primaverile che mi sferzava il viso. L’autobus era stranamente pieno quel martedì e stavo iniziando a rimpiangere il fatto di essermi lamentata per la vista di Rosalie ieri in macchina. Non so se sia peggio vedere lei e Rìan che si sbaciucchiano o vedere l’ascella di questo vecchio panzone spiaccicata su di me. E’ una bella lotta. Forse questa mattina il premio lo vince il simpatico anziano qui davanti. In fondo avevo sempre la consolazione di essere in uno spazio così limitato con Rìan ieri, oggi l’unica consolazione è che due terzi delle persone sull’autobus hanno detto sì al sapone.
Scesa dall’autobus ho finalmente ricominciato a respirare col naso invece che con la bocca.
Ero in anticipo così ne approfittai per prendermi il secondo caffè della giornata con calma e pagarne uno anche a Lucy. Individuai un tavolo libero e cercai di lanciarmi verso quel tavolo prima che qualcun’altro lo facesse. Una volta seduta mi sentii un po’ in imbarazzo lì a quel tavolo da sola. Una cosa che odiavo era stare da sola vicino a scuola, durante la ricreazione, all’entrata e all’uscita o al cambio dell’ora. In genere se mi capitava di essere da sola tiravo fuori il cellulare e fingevo di essere immersa in una importantissima e interessantissima conversazione.
Aprivo what’sApp e iniziavo a fare su e giù guardando le varie chat. Il mio telefono però non c’era più così decisi di tirare fuori il mio libro. Perlomeno potevo sembrare anche un po’ intellettuale. Dopo aver letto le prima due righe una mano entrò nel mio campo visivo e si poggiò sulla sedia davanti a me.
«Posso sedermi?»
                                                                                                                     
 
  
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