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Autore: PokeShiira    30/08/2015    1 recensioni
L'aria gelida lo avvolse in tutto il corpo, stava congelando, ma sentì come se la sua testa stesse andando a fuoco. John riaprì gli occhi per l'ultima volta, le facce lo fissavano tutte, come se stessero per chiedergli qualcosa. John stava lentamente ascendendo verso l'alto.
Genere: Horror, Thriller, Triste | Stato: completa
Tipo di coppia: Nessuna
Note: OOC | Avvertimenti: Contenuti forti
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Dopo aver dormito per quelli che sembrarono solamente alcuni minuti, John si alzò dal letto e si avvicinò al drop box. Come presupponeva, c'era un'altra pillola, in attesa del consumo. Così, dopo averla inghiottita velocemente, tornò al letto e, preso il suo amico, si diresse nell'angolo per aggiungere un altro segnetto.

Terminato il lavoro, decise che avrebbe provato a fare ancora qualche flessione: diamine, se stava per morire, almeno sarebbe morto con un bell'aspetto! Questa volta riuscì a fare flessioni per qualche minuto, lentamente, tanto che quando terminò, si sentiva praticamente esausto, ma avvertiva anche un certo senso di gratitudine. Stava migliorando.

Si sdraiò sul letto, facendo ruotare il cacciavite tra le dita, pensando a cose nuove da scrivere sul muro. In realtà non riusciva mai a trovare qualcosa di talmente importante da poter essere scritta, ma tutto questo pensare gli permetteva di non impazzire.

"Oh no… di nuovo", pensò John. Ancora quel maledetto pianto. Questa volta sembrava più forte però, quasi fosse diretto proprio a lui. Deciso a non assecondare il gioco malato di Herbert, John restò fermo e immobile, come se non avesse sentito nulla. Mantenne la posizione fino a quando a poco a poco quel terribile rumore si spense tra i singhiozzi. Soddisfatto di se stesso e di non essere caduto di nuovo nella trappola, tornò a dormire.


Lentamente, quasi senza accorgersene, la vita di John si trasformò in una monotona routine quotidiana. Si alzava dal letto, ingeriva la sua pillola, incideva un piccolo segnetto nel muro, due o tre flessioni e poi si perdeva nei propri pensieri fino alla notte. Sarebbe stata una vita particolarmente noiosa per una persona comune, ma John aveva dimenticato le lussurie e i divertimenti della sua vita precedente, e tutto ciò che aveva gli bastava, non chiedeva altro. Anche il pianto durante la notte incominciò a fare parte della routine. Ogni volta che andava a dormire si incominciavano a sentire i fastidiosi lamenti che John puntualmente ignorava.


Passarono tredici giorni, fino a quando una notte il pianto fu particolarmente forte.

John era quasi abituato a sentirlo tanto che normalmente riusciva anche ad addormentarsi mentre quello si protraeva per tutta la notte. Stava per farlo quando udì qualcosa che gli fece spalancare gli occhi.

"Per l'amor di Dio, per favore! Qualcuno mi aiuti!"

John strabuzzò gli occhi, a denti stretti.

"Oh merda merda merda", mormorò tra sé e sé John.

Strinse a sé il cacciavite più forte che mai. Milioni e milioni di pensieri gli attraversavano la mente a talmente folle velocità che si sentiva intontito, non riusciva a capire cosa succedesse.

Insomma… lui… era sempre stato solo in questo posto, no? Eppure quella che aveva sentito era una voce. Non un semplice pianto o rumore. Era una voce. C'era qualcuno insieme a lui.

Non aveva per niente senso.

John rimase nel suo letto, mentre il pianto continuava incessantemente.

Non aveva per niente senso. Anche se il rumore si fosse fermato per caso, sarebbero passate ere prima che si fosse azzardato a mettere di nuovo piede fuori dal letto.

John era confuso… cercava di capire cosa avesse sentito realmente. Ma certo! Tutto aveva un senso! Herbert! Se era in grado di produrre un pianto, sarebbe stato di certo in grado di riprodurre anche una voce umana.

Ridacchiando nervosamente, John si rilassò. Doveva fare tutto parte del piano di Herbert. Che idiota che era stato. Così, sollevato e anche un po' stordito, si diresse zoppicando verso il drop box, inghiottendo la pillola.

Mentre incideva l'ennesimo segnetto, decise che sarebbe stato meglio ricadere nella quotidiana routine, per far sì che Herbert non si accorgesse dell'ansia e del disagio che crescevano in lui.

Per sentirsi meglio, provò a fare altre flessioni. Il piano era di mantenere Herbert completamente ignaro delle sue emozioni, di quanto fosse terribilmente stanco e spaventato (dopotutto non aveva dormito per tutta la notte). John non sapeva quanto tempo fosse passato dall'ultima volta che aveva sentito la sua voce, ma sapeva che lo stava ancora osservando. E sapeva che avrebbe dovuto muoversi, così che Herbert non si accorgesse che lui sapesse. Sapeva che lo stava tormentando ogni notte.

Così, mise fuori le gambe dal letto e le appoggiò a terra.

"Coraggio, mantieni la calma" si disse.

Appoggiò le mani aperte a terra e fece un respiro profondo.

Le braccia si piegavano in modo incontrollabile… otto… nove… stava per arrivare a dieci. Non era mai arrivato fino a tanto. Ora le braccia erano quasi del tutto distese, e John si sforzò di fare un piccolo sorriso attraverso il dolore bruciante.

Ce l'aveva fatta. Era soddisfatto finalmente, ma stava perdendo sensibilità ad un braccio. Non aveva realizzato ancora da quanto tempo si stesse tenendo in tensione. Quasi senza accorgersene, stanco e senza pensarci, si lasciò andare. Le vertigini lo avvolsero e non vide altro che bianco e rosso.


"… Che diavolo?" mormorò a mezze parole quando si risvegliò sputando sangue e saliva.

In un primo momento si spaventò. Cosa era successo? Era stato attaccato? Aggredito a casa sua? Ma dopo alcuni attimi capì cosa era successo. Il suo corpo lo stava tradendo… si stava lentamente deteriorando nonostante le pillole, che gli garantivano appena il sufficiente fabbisogno per vivere.

Alzò la testa dal pavimento e avvertì qualcosa di strano sul viso. Qualcosa di freddo. Spaventato, John si girò da ogni parte cercando cosa potesse esserne la fonte. Guardò perfino la pozza di sangue e saliva sotto di lui, confuso. Riusciva ad avvertire quel brivido freddo solo da un lato, come se avesse danneggiato i nervi del viso. "Vuol dire che… sarà così per sempre?", pensò spaventato.

Poi se ne accorse.

Un piccolo pannello rettangolare, con dei buchi, proprio sotto il suo letto, contro il muro.

John si guardò intorno per un'ultima volta… non voleva essere attaccato alle spalle mentre era sotto il letto, poi si chinò e strisciò fino a quando non poté avvicinarsi oltre.

Sì, era come un leggero vento che proveniva da lì, ma che cavolo ci faceva?

Tentò di scrutare cosa ci fosse dall'altra parte ma non ci riuscì: i fori erano piccoli solo abbastanza da far passare una brezza leggera, e non si distingueva nulla se non buio totale. Allora tentò di forzarla con le dita, cercando di aprirla, ma l'unica cosa che ottenne fu un lungo taglio sull'indice.

Avvilito, strisciò fuori e si sedette nuovamente sul letto.

Il suo sguardo passò dalla pozza sul pavimento alle sue mani entrambe coperte di sangue. Si voltò, cercando qualcosa con cui pulirsi, ma trovò solo le due coperte con cui dormiva. Pensò che sarebbe riuscito ad addormentarsi anche usandone una soltanto, così ne prese una.

Per quanto a lungo strofinasse, però, le grosse macchie rosse sul pavimento non volevano saperne di sparire. Perfino quelle sulle sue mani sembravano ormai secche.

Le sue mani… prima lo avevano tradito. Sarebbero mai tornate alla normalità?

John decise che non aveva importanza. Di questo passo, continuando ad indebolirsi, tra un paio di giorni probabilmente non sarebbe nemmeno riuscito a sollevarle. Pigramente gettò la coperta insanguinata dall'altra parte della stanza e si voltò tentando di dormire.
   
 
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