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Autore: Cygnus_X1    30/08/2015    1 recensioni
Un trono usurpato. Una ragazza in cerca di se stessa. Una maledizione mortale.
~~~
Myrindar ha diciassette anni e un marchio nero sul petto. Una maledizione che l'accompagna da sempre, che le dà il potere di uccidere con il solo tocco. Salvata dal Cavaliere Errante Jahrien dai bassifondi di una città sconvolta dalla guerra, Myrindar ha vissuto in pace per cinque anni, dimenticandosi dei conflitti, con una famiglia che l'ha accolta con amore.
Tutto cambia quando nel villaggio dove abita giungono i guerrieri dell'Usurpatore a cercarla. Myrindar è costretta a fuggire, guidata da una misteriosa voce che le parla nei sogni, alla ricerca dell'esercito dei Reami Liberi e dei Cavalieri Erranti. Ma il nemico più pericoloso non è l'Usurpatore, né il suo misterioso braccio destro; è la maledizione che la consuma ogni giorno di più e rischia di sopraffarla.
Tra inganni, tradimenti e segreti del passato, tra creature magiche e luoghi incantati, Myrindar si ritroverà in un gioco molto più vasto di quanto potesse immaginare; perché non è solo una guerra per la libertà, quella che sconvolge i Regni dell'Ovest. Non quando antiche forze muovono le loro pedine sul campo di battaglia.
[High Fantasy]
Genere: Avventura, Fantasy, Guerra | Stato: completa
Tipo di coppia: Het
Note: Lime | Avvertimenti: Violenza
Capitoli:
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Capitolo 21

Oscurità, fiamme e discorsi



 

«E



hi!»
Bastò un sussurro per destare Myrindar dal sonno leggero e agitato in cui era caduta. Sussultò e si guardò intorno cercando di capire da dove proveniva quella voce.
«Sopra di te.»
La ragazza sollevò lo sguardo. Appoggiato sulle grate c'era qualcuno che Myrindar, con un po' di fatica a causa della penombra del tramonto, identificò come Anser.
«Ascoltami, ho poco tempo. Sveglia tutti, tra poco una delle guardie verrà a prendervi. È uno di noi, vi porterà al sicuro, io vi raggiungerò là e vi dirò del piano.»
La giovane annuì, le sfuggì un sorriso. Non le risultava difficile credere che ci fosse lo zampino di Keeryahel in tutto quello, l'Elfa non si faceva intimorire da nulla.
Anser sparì subito, in un fruscio di abiti neri. Myrindar, senza perdere un istante, si avvicinò a Jahrien per svegliarlo, ma bastò sfiorargli la spalla perché aprisse gli occhi; e lo stesso accadde con Torg. Per svegliare Dane, invece, la ragazza dovette scuoterlo per qualche istante prima di strapparlo dal sonno. Myrindar continuava a pensare che non avrebbe dovuto essere lì. Non era un guerriero, un mago o un Cavaliere, era soltanto un suo amico che aveva troppo buon cuore per lasciarla subito dopo averla ritrovata. Se gli fosse successo qualcosa, la ragazza non se lo sarebbe mai perdonata, e vista la situazione, avrebbe potuto capitare qualsiasi cosa.
In effetti, si trovò a constatare amaramente, penso che Dane sia inadatto a tutto ciò, ma io non sono affatto meglio. Sono una ragazzina dei vicoli incastrata in cose troppo grandi.
La giovane si morse il labbro per distrarsi da pensieri inutilmente tristi.
I passi di una delle guardie sul pavimento del corridoio fuori dalla porta cominciarono a farsi sentire dopo qualche minuto di snervante attesa. Si fermarono dietro la loro porta, si sentì il suono del chiavistello che scattava e infine il cigolio della porta. Un uomo con indosso una cotta di maglia, un elmo semplice e indumenti di cuoio apparve nel quadrato illuminato dalle torce. Li fece uscire uno a uno senza proferire parola, legò strettamente le loro mani dietro la schiena e cominciò a punzecchiarli con la cuspide dell'alabarda per farli camminare. All'uscita, una delle guardie si affiancò a loro per tenerli d'occhio, e li guidò oltre la piazza, in uno dei vicoli; poi continuarono ad avanzare fuori città, lungo un sentiero stretto e appena battuto nel sottobosco, in cui dovevano camminare uno alla volta.
Il cervello della giovane lavorava frenetico. Dove li avrebbero portati, e cos'era questo piano? Quanto Keeryahel aveva detto di loro? E soprattutto, l'Elfa stava bene? Myrindar si mordicchiò un labbro, preoccupata. Avevano passato solo un giorno in prigione, eppure avrebbe potuto essere successo di tutto.
Il bosco si aprì all'improvviso, infrangendosi contro una delle pareti rocciose che caratterizzavano le montagne di Kamehra, come un'onda contro una falesia. Il sentiero continuava il suo percorso inerpicandosi su di essa, serpeggiante, e perdendosi nell'oscurità di una caverna. Era là che li stavano conducendo.
La strada si fece subito ripida e pericolosa, e Myrindar ne fu sollevata: se si doveva concentrare su dove metteva i piedi, non aveva tempo per pensare ed elucubrare inutilmente. Avrebbe saputo tutto a tempo debito.
Quando raggiunsero infine la caverna, il sole era del tutto tramontato, ma l'oscurità non era ancora scesa sulla terra. In un angolo della grotta, addossati alla parete, c'erano le loro armi e i loro oggetti che qualcuno si era premurato di recuperare e portare là. Appena una delle guardie le liberò le mani, la ragazza si riappropriò della sacca e della spada, sentendosi sollevata ora che percepiva il peso dell'acciaio pendere dal fianco.
Anser apparve all'imboccatura della caverna e si rivolse subito alle due guardie.
«Non vi ha visto nessuno venire qui?»
«Nessuno, siamo stati attenti» rispose il primo uomo.
«Perfetto. Ora potete andare, raggiungete gli altri e aspettatemi.»
I due annuirono e si congedarono. Myrindar era ammirata: la prima volta che aveva visto Anser le era sembrato un ragazzo un po' sperduto, chiuso nei propri pensieri, e invece, ora che la situazione lo richiedeva, era in grado di assumere il ruolo del comandante con naturalezza, come se fosse nato per farlo.
Il giovane si volse verso di loro e la ragazza lo osservò meglio. Nonostante sembrasse sicuro di sé, forse qualche dubbio lo attanagliava, perché aveva la fronte aggrottata da un velo di preoccupazione, e gli occhi neri erano cupi.
«Questo pomeriggio Temeh e i suoi sono partiti per una razzia. Ora che gli uomini a lui fedeli non sono presenti, prenderemo il controllo della città, e voi potrete partire. A questo punto Keeryahel dovrebbe aver ottenuto il talismano che cercate; scendete in spiaggia e aspettatela là, vi raggiungerà. Ho fatto mandare un segnale al capitano della vostra nave, che era ormeggiata a poca distanza da qui. La troverete nella baia.»
«Grazie davvero, Anser» rispose Myrindar. «Apprezzo davvero molto tutto quello che hai fatto per noi.»
«Avrei preferito che combatteste con noi, sareste stati un valido aiuto. Ma Keeryahel mi ha riferito che la vostra missione non può attendere, e così sarà. Ora devo raggiungere gli altri, vi auguro buona fortuna, che il fato sia dolce con voi.»
Senza attendere risposta, il giovane si voltò e scese nel sentiero, una sagoma nera e indistinta nella penombra.
«Aspetta.»
La ragazza si voltò: Torg si era alzato, Anser, stupito, era fermo in mezzo al sentiero e si era voltato a guardare l'uomo.
«Anser, ci sono cose che devi sapere. Sono state nascoste per troppo tempo.»
Il ragazzo tornò indietro, un po' a disagio. Myrindar lo osservò sedersi di fronte alla persona che credeva fosse suo padre senza sapere cosa aspettarsi.
«Papà» dice, esitante. «Non importa per la faccenda della scomparsa, sono certo che avessi i tuoi motivi per farti credere morto...»
«No» lo interruppe Torg. «Non sono tuo padre, Anser. Fui incaricato dai tuoi genitori di proteggerti e nasconderti la verità.»
Il ragazzo restò per qualche secondo in completo silenzio; deglutì, tentò di accennare un sorriso forzato.
«Cosa significa?»
«Ero uno dei Cavalieri Erranti più importanti, ed ero il consigliere di Valair e Asheena. Loro mi hanno ordinato tutto ciò.»
La giovane dovette controllarsi per mantenere un'espressione neutra e non lasciarsi sfuggire nemmeno un gemito. Le sembrava di non cogliere un qualche dettaglio fondamentale, qualcosa di enorme in tutto ciò. Gettò un'occhiata agli altri due ragazzi: Dane sembrava confuso e sbalordito quanto lei, Jahrien era atterrito. Cosa sapeva che lei non era riuscita a comprendere?
«Non è possibile, io non... non posso crederci» mormorò Anser, lo sguardo perso nel vuoto, i capelli che a ciocche cadevano sulla sua fronte nascondendo il volto. Quando infine sollevò gli occhi verso Torg, erano colmi di furia. E di lacrime. «Mi hai mentito per una vita intera. Sei sparito nel nulla fingendoti morto... avevo sette anni, Torg. Sette. Ma in fondo perché avrebbe dovuto importarti? Non sono tuo figlio» sputò.
«Valair mi obbligò a giurare che ti avrei tenuto all'oscuro di tutto. Sei il figlio del re di Dokhet, dannazione! Se qualcuno avesse saputo di te, ora saresti morto
«E la bella fiaba della donna che non potevi sposare» riprese il giovane, le lacrime che ora scendevano senza ritegno lungo le sue guance «della nobile promessa a un altro che, rimasta incinta, partorì e ti affidò vostro figlio? Hai mentito su qualsiasi cosa.»
«Non ho mentito. È successo davvero così... ma mio figlio non sei tu. Era un'Elfa.»
Ora Myrindar aveva capito. Fissò Jahrien che, il volto terreo e gli occhi spalancati, ascoltava senza nemmeno respirare. Il suo intero mondo era stato capovolto, aveva trovato un padre che non pensava avrebbe mai incontrato... ed era stato quasi del tutto un caso.
«C'è qualcosa di vero in quello che mi hai detto, Torg?» gridò Anser, balzando in piedi, la voce spezzata.
«Mi chiamo Tarazed» sospirò l'uomo. Il giovane di fronte a lui imprecò, tirò un calcio a un sasso e corse fuori dalla grotta. Myrindar, seguendo una sensazione, e sperando di fare la cosa giusta, si alzò in piedi e lo seguì di corsa.
 
***
 
«Anser!»
Il ragazzo era soltanto una sagoma nera sul sentiero. Camminava a passo spedito senza guardarsi indietro, e per la ragazza era difficile raggiungerlo sul ripido sentiero.
«Dannazione, Anser, aspetta!»
Lui si bloccò di colpo e Myrindar poté infine avvicinarsi a lui. Si era strappato le lacrime dalle guance, ma gli occhi ancora lucidi e il volto arrossato tradivano le sue emozioni.
«Che cosa vuoi?» sbottò senza lasciarle il tempo di parlare.
«Qualunque idiozia tu abbia in mente di fare, per gli dei, non farla» esclamò la ragazza, e poi cercò di riprendere fiato. «Torg... volevo dire, Tarazed, ha fatto quello che ha fatto per una ragione ben precisa. Non vale la pena tutto ciò, e soprattutto non vale la pena annullare il piano.»
«Oh, ma che cosa ne puoi sapere, tu» sibilò il ragazzo. «Mi hai visto per la prima volta un giorno fa, non sei altro che una ragazzina, e già vuoi dirmi cosa io devo o non devo fare? Dopo aver passato tutta la tua vita tra i merletti di una corte, magari. Suppongo che tutta questa avventura ti stia divertendo, no?»
«Ho passato dodici anni della mia vita tra i vicoli cercando di difendermi meglio che potevo. E fino a qualche mese fa non potevo toccare una persona senza ucciderla. So di cosa sto parlando quando dico di non fare idiozie, non abbandonare i tuoi uomini e combattere contro quello stronzo. Hai sempre creduto che Tarazed fosse davvero tuo padre perché si è comportato come tale. Sapere che non è vero ha cambiato sul serio qualcosa?»
Anser non rispose, ma abbassò lo sguardo. Myrindar intuì che fosse un buon segno e si azzardò a continuare, ma con meno enfasi, ora.
«Non credo importi cosa è o non è Tarazed, Torg o come accidenti si chiama» sussurrò. Sembrava quasi lo stesse implorando. «Non so nemmeno io perché ti sto dicendo tutto questo, in realtà» sospirò.
«In effetti non so cosa possa cambiare per te se spodestiamo Temeh o no. Ma hai ragione» concluse lui alla fine. «Probabilmente non ci incontreremo più, per cui addio. E grazie.» Mentre parlava sollevò lo sguardo e incrociò i suoi occhi prima di accennare un sorriso e voltarsi per scendere il sentiero.
 
***
 
Il silenzio gravava pesante sulla spiaggia buia. La città era nascosta alla vista dalla fitta foresta, e Myrindar non poteva intuire nulla su come stessero andando gli scontri. Fissava il mare senza vederlo davvero, lo sguardo perso tra le ombre di Raheest, ascoltando il suono ripetitivo della risacca che non scioglieva la tensione colma di non detti. Sapeva che Anser avrebbe fatto quello che si era promesso di fare, ma non aveva idea di cosa Jahrien pensava di tutto ciò: il giovane aveva rifuggito ogni sguardo, si era chiuso nei propri pensieri costruendosi davanti una maschera di indifferenza.
Con uno sbuffo, Myrindar ruppe gli indugi. Picchiettò con le dita sulla spalla di Dane, per attirare la sua attenzione.
«Ti va di fare quattro passi?» gli propose quando si voltò a guardarla. Lui annuì, entrambi si alzarono in piedi spazzolando i pantaloni dalla sabbia e dai sassolini.
«Non ci allontaniamo dalla spiaggia, torneremo tra non molto» annunciò Myrindar, poi lei e Dane si incamminarono verso la città, con l'intenzione di accogliere Keeryahel non appena fosse apparsa.
«Myrindar» spezzò il silenzio Dane. La ragazza notò che avevano messo abbastanza spazio dagli altri due per permettere loro di parlare tranquillamente, e si sedette. La sabbia era fredda e leggermente umida, ma soffice sotto la pelle; cominciò a tracciare dei simboli astratti con le dita, spirali e linee tondeggianti.
«Dimmi.»
«Tu e Jahrien state insieme, vero?»
Myrindar sorrise.
«Si vede molto, immagino.»
Lui per qualche secondo non rispose. Da quando era diventata così brava a capire le persone? Le sembrava di leggere nel viso di Dane ogni singolo pensiero che gli stava scorrendo nella mente. Le dispiaceva per lui, un po': per qualche tempo, a Tadun, aveva pensato di essersi presa una cotta per lui, prima che i cavalieri dell'Usurpatore rovinassero tutto, ma solo ora si era accorta di come fosse stata solamente un'illusione. Con il tempo, Dane sarebbe potuto diventare un caro amico, ma nulla di più. Lui, invece, una cotta per lei se l'era presa, e a Myrindar questo spezzava il cuore.
«Si vede da come vi guardate, da come vi comportate... non è che siete sempre incollati l'uno all'altra, ma comunque sì, si vede.»
La ragazza dovette trattenersi dall'abbracciarlo dicendogli quanto le dispiacesse.
 
***
 
«Tu sei Tarazed. E sei mio padre.»
Jahrien non era stupido: sapeva che Myrindar aveva fatto quella scena per permettere a loro di parlare e chiarirsi, e appena i ragazzi si erano allontanati abbastanza, aveva rotto quel maledetto silenzio.
«Mi sembra così assurdo» continuò poi. «Mi hai addestrato per sei anni come se non mi conoscessi, come se fossi solo il figlio di una tua cara amica... perché?»
«È proibito dall'ordine dei Cavalieri, lo sai.»
«Almeno prima di fingere di morire però avresti potuto. Avevo diciotto anni, non ero più un bambino, avrei tenuto la bocca chiusa.»
«Cambia qualcosa averlo saputo ora o due anni fa?»
Jahrien non rispose. Era la stessa domanda che Myrindar aveva fatto ad Anser prima, e in effetti aveva ragione. Non cambiava nulla.
«Ma perché fingerti il padre di Anser? E cosa c'entra lui con la famiglia reale di Dokhet? Non capisco. I Gemelli erano entrambi maschi... eppure Myrindar e Layrath sono identici, e Anser ha almeno un paio d'anni in più.»
«Ho giurato che non avrei rivelato nulla sulla famiglia reale finché non si fossero calmate le acque. Ad Anser l'ho detto perché non mi sembrava giusto tenerlo all'oscuro, e per ora, qui è al sicuro dai sicari dell'Usurpatore. E mi sono finto suo padre per distogliere l'attenzione da lui, fin da quando è nato.»
Il ragazzo si prese la testa tra le mani. C'era un collegamento, un qualcosa che gli sfuggiva e che gli avrebbe permesso di capire finalmente tutto.
«Quindi, tu sei rimasto con Anser per sette anni... poi Temeh ha tentato di ucciderti, tu sei sparito e hai fatto credere a tutti di essere morto. E a quel punto sei tornato a Yndira e hai fatto in modo che io fossi assegnato a te.»
«Esatto.»
Jahrien sollevò lo sguardo per rispondere, ma qualsiasi cosa stesse per pronunciare svanì dal suo cervello appena vide Dane e Myrindar correre verso la città.
 
***
 
«Dane, che ne è stato della tua famiglia?»
«Si sono salvati. Ho detto loro di fuggire e poi ho cercato di avvisare più persone che potevo. Li ho incontrati solo dopo, ora abitano a sud di Tadun, sulle colline.»
«Sono felice che stiano tutti bene» sospirò di sollievo lei, mentre una stilettata la trafiggeva al pensiero di suo padre.
«Mi dispiace tantissimo per Mearth» disse subito dopo Dane, come leggendo i suoi pensieri. «Però Cody e Alya sono vivi...»
Myrindar non ascoltava più, distratta da un movimento al largo, nella baia. L'oscurità della notte le impediva di vedere chiaramente di cosa si trattasse, strizzò gli occhi per concentrarsi. Un lampo attraversò la sua mente quando le riconobbe: erano barche.
E le uniche persone che in quel momento avrebbero dovuto tornare di soppiatto per tendere un'imboscata a qualcuno...
Temeh.
Volevano sorprendere gli uomini di Anser alle spalle.
La ragazza scattò in piedi.
«Mya, che succede?» le chiese Dane, confuso.
«Vado in città» rispose lei, e senza attendere risposta, cominciò a correre. Sentì dietro di lei i passi affrettati del giovane, ma non si fermò a spiegare: doveva raggiungere Anser prima che lo facesse Temeh.
 
***
 
La città era in fiamme. Quando Myrindar, con il fiato corto per la corsa, spuntò dalla foresta, si rese conto che era già tardi. Oltrepassò la barricata arrampicandosi, seguita da Dane, e cercò con gli occhi la casa di Temeh, da dove Keeryahel avrebbe dovuto essere uscita già da un po'. Era l'edificio più alto e svettava a poca distanza dal luogo in cui si trovavano i due ragazzi, ma tra le labirintiche vie avrebbero potuto facilmente perdersi. Myrindar correva tra una strada e l'altra, sperando di prendere la direzione giusta e sperando di non dover combattere – anche se era consapevole di quanto questo fosse vano. Nelle sue orecchie, il ritmo del suo cuore forsennato e dei suoi passi copriva le urla delle persone e delle fiamme.
Infine, la casa di Temeh apparve davanti ai suoi occhi. Senza perdere un istante, la giovane sguainò la spada – un sibilo dietro di lei le annunciò che Dane l'aveva imitata – e si fiondò dentro la porta spalancata.
Un grido proruppe dall'oscurità e la fece sussultare. Myrindar si bloccò e abbassò l'arma, ma non la rinfoderò, pronta a qualsiasi minaccia. Una donnina minuta, con gli abiti spiegazzati e i capelli che cadevano dallo chignon disfatto, si stringeva in un angolo, con le spalle al muro, e fissava i due giovani con occhi grandi di paura.
«Non siamo soldati di Temeh» disse la ragazza per cercare di calmarla. «Non le faremo alcun male, ma dobbiamo sapere dov'è la ragazza che Temeh tratteneva qui.»
«Lei... sono venuti a prenderla, è riuscita a fuggire, credo verso il porto» balbettò la donna, tremando. «Tu sei Myrindar?»
La ragazza annuì, sorpresa.
«Mi ha detto di darti questo...» La donnina si tolse un cordoncino da attorno al collo: appeso, un pendente di cristallo trasparente intagliato a forma di stella a cinque punte leggermente irregolare, che riluceva fievole nella penombra.
«La ringrazio infinitamente, signora» le disse Myrindar prima di uscire dalla casa, nuovamente di corsa. Finalmente aveva trovato il Craidhal, dopo tutto quello che aveva passato; lo appese al collo e lo nascose sotto la maglia.
Ora però si stavano avvicinando all'incendio, cominciavano a incontrare persone che tentavano di fuggire o altre che, armi alla mano, andavano a combattere.
«Dove stiamo andando, Mya?» urlò Dane per sovrastare il caos. «Il talismano l'hai trovato!»
«Dobbiamo trovare Keeryahel!»
Dane le afferrò un braccio, fermando la sua corsa.
«Potrebbe essere già tornata alla spiaggia. Ci stiamo ficcando in un problema per niente.»
«Hai sentito cos'ha detto quella donna, la stanno inseguendo! Io non la lascio da sola nei guai.»
«Myrindar, ragiona. Come fai a trovare una persona in una città in rivolta?»
«Che cosa dovrei fare, lasciarla in balia di quella gente?» esclamò lei, esasperata.
Dane sembrò esitare.
«Va bene, cerchiamola, ma se non la troviamo in fretta torniamo alla spiaggia. Non puoi farti ammazzare, Mya.»
La città non era vastissima, ma le sue vie si contorcevano e attorcigliavano le une sulle altre quasi senza ordine. Conoscendo Keeryahel, Myrindar avrebbe scommesso che l'Elfa avesse cercato di tenersi più lontana possibile dalle persone per evitare di coinvolgerle nello scontro, per cui cercava di seguire le vie meno battute.
Proruppe, improvviso, dalla sua destra il suono di un'esplosione, e per un istante la notte fu squarciata da una luce abbacinante. La ragazza, senza esitare, deviò dal suo percorso per raggiungere quella luce: Keeryahel non avrebbe mai usato una magia tale se non si fosse trovata in pericolo.
Svoltò in una piazza minuscola, dalla forma irregolare, e restò atterrita. L'Elfa era svenuta, tenuta stretta per le braccia da due uomini abbigliati con le corazze a piastre e le tuniche blu degli uomini fedeli a Temeh. Altri la circondavano, in tutto erano circa una decina.
«Ehi, ma voi due eravate in gattabuia! Che cosa fate qui?» ringhiò uno dei soldati, sguainando la spada. Myrindar non si fece spaventare: tese una mano e già aveva evocato Aleestrya, fulmini crepitavano violetti tra le sue dita.
«Liberatela. Subito» intimò. Qualcuno degli uomini scoppiò a ridere.
«Mya...»
La giovane, allarmata dalla paura nel sussurro di Dane, si voltò e tutta la sua determinazione svanì all'istante. Un'altra pattuglia li aveva visti e si stava dirigendo verso di loro, le armi spianate.
Dovevano combattere.
Myrindar cercò di concentrarsi e chiamare a raccolta la sua magia. Era stanca dopo tutti gli avvenimenti e la corsa forsennata, ma tese entrambe le mani per cercare di bloccare quanti più soldati potesse: i lampi esplosero dai suoi palmi, fendendo l'aria e dividendosi in una tempesta viola che si abbatté sui nemici.
La testa prese a girarle e Myrindar si trovò a terra, la spada sfuggita di mano e la vista annebbiata. Che stupida, aveva speso tutte le sue energie in quella magia, e ora doveva rialzarsi e combattere. Strinse i denti e si rialzò, andando a dare manforte a Dane che da solo la stava difendendo da quattro soldati.
Fissò la spada di uno degli avversari entrare nella guardia del ragazzo e trafiggergli il fianco come se non l'avesse vista davvero. Vide il sangue scarlatto alla luce del fuoco imbrattare in poco tempo la camicia bianca, espandersi in una macchia informe. Si sentì urlare come se la voce non fosse la sua.
La spada riluceva di bagliori pericolosi, che si intrecciavano ai lampi di Aleestrya in una danza disordinata e furiosa; non c'era nulla di aggraziato o epico nei suoi fendenti scomposti e disperati e nelle scintille di magia che schizzavano in ogni direzione. Solo la rabbia animava i suoi movimenti e le dava la forza di compiere quel massacro: rabbia pura e semplice, voglia di vendetta e ira verso se stessa che aveva permesso che tutto accadesse.
Una dozzina di cadaveri tappezzavano la strada quando Myrindar si chinò sul suo amico, negli occhi la colpa di quell'errore che aveva commesso. Il respiro di Dane era corto e spezzato, le mani si stringevano sulla ferita, cremisi. Nessun altro in quella strada se non lei, corpi mutilati e un ragazzo in un lago di sangue: Keeryahel era stata portata via.
Aveva sbagliato qualsiasi cosa.






 

******* Famigerato Angolino Buio *******

Non mi uccidete T_T
Questo capitolo non mi piace proprio. È lungo, vero, ma succedono così tante cose che credo sia risultato frettoloso e pieno di cose in sequenza sparate una dietro all'altra. L'impressione è che sia una mitragliata di cose sconclusionate, ma non avrei potuto dividerlo ancora senza allungare la minestra allo sfinimento - già da un capitolo teorico me ne sono risultati tre pratici. Che dilemma T_T
Al di là delle mie paranoie che cosa pensate di tutto quello che è successo? *-* sono certa che una buona metà di queste cose qualcuno già le aveva immaginate, ma spero vi abbiano sorpreso almeno un pochino... *cespugli che rotolano*
E ancora il rapporto tra Myrindar e Layrath è un punto di domanda e Anser non fa che aggiungere casino
Tutto a tempo debito, promesso! E in realtà non è tra molto il tempo debito, in linea teorica, e mi sforzerò di non triplicare più i capitoli d'ora in avanti.
Lascio a voi il commento - per chi vorrà commentare - sul finale, con la ferita di Dane e il rapimento di nuovo di Keeryahel. E ricordiamoci che c'è pur sempre una guerra in corso, nei Regni u.u
Inoltre - questo F.A.B. sta diventando più lungo del capitolo - annuncio che *rullo di tamburi* con questo capitolo si chiude la seconda parte della storia... la conclusione si avvicina, e spero di renderla epica almeno la metà di come l'ho immaginata *-*
La smetto! Alla prossima ^^

Vy


Pagina di fb: Di mezzelfi, muffin e fucili laser - Cygnus_X1

   
 
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