Storie originali > Romantico
Segui la storia  |       
Autore: CappelloParlante    31/08/2015    1 recensioni
Alessandro ed Elisa non hanno nulla in comune se non l'odio per i ristoranti croati e per i calzini di spugna. 100 capitoli, 100 incontri casuali nei posti più disparati per far capire ai nostri personaggi che, forse, se il destino cerca di farli incontrare con così tanto impegno, qualche ragione ci sarà.
Genere: Romantico | Stato: in corso
Tipo di coppia: Het
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno | Contesto: Contesto generale/vago
Capitoli:
 <<    >>
Per recensire esegui il login o registrati.
Dimensione del testo A A A

"Appuntamento?!" Elisa allontanò il cellulare dall'orecchio con uno sbuffo. Quando aveva chiamato Aliana per chiederle un consiglio su cosa indossare per l'uscita con Alessandro, non aveva calcolato l'alto livello di gitazione presente nella sorella. "Lia, ti prego, non strillare, sono le nove di mattina" mormorò flebilmente. Aliana parve non ascoltarla "cavolo! Un appuntamento bello e buono! Oddio, e con chi è? Non dirmi con quella noia di Adalgisio, ti prego, altrimenti butto giù" berciò instancabile. Elisa fece una risatina "no, non è con Adalgisio, però sei ingiusta, non era una noia, non lo conoscevi nemmeno" " grazie al cielo che non lo conoscevo, Elisa!" sbuffò Aliana "comunque, chissene frega di Adalgisio, non è con lui l'appuntamento, vero?" chiese, la voce vagamente minacciosa. Elisa fece un sorrisetto "oh! si è con lui, è l'amore della mia vita e domani convolaremo a nozze!" trillò allegra. Aliana ridacchiò piano "smettila di fare la cogliona e dimmi chi è" intimò. Elisa sorrise e si sedette di nuovo sul letto con un sospiro "un ragazzo che ho conosciuto tempo fa...lui è così carino Ali! Credo mi piaccia proprio!". Aliana stette in silenzio per un po' "perché non me ne hai parlato prima?" chiese, la voce seria e leggermente offesa. Elisa fece una smorfia "oh, Lia, non te la prendere, non volevo mica nascondertelo! Solo che non credevo arrivassimo mai al punto di vederci ad un appuntamento" mormorò dispiaciuta. Aliana sbuffò "beh, la prossima volta fatti sentire quando ti succede qualcosa" sibilò " perché sai, magari, quando ti sposerai, ci terrei ad essere invitata!". Elisa alzò gli occhi al cielo "smettila di fare la melodrammatica, Ali, scusami, la prossima volta sarai la prima a sapere tutto". La sorella fece uno sbuffetto" okay, va bene" mormorò poi "Senti, sto uscendo di casa, passo da te e ti aiuto a scegliere cosa mettere". Elisa sgranò gli occhi "ma no, tranquilla, non c'è bisogno che vieni qu-" " si che c'è bisogno, tu fai schifo a scegliere cosa metterti, fosse per te andresti ad un appuntamento con il principe William vestita da palombaro". Elisa ridacchiò "non credo di poter rivaleggiare con Kate" Aliana si unì alla risata "se ti vesti da palombaro di sicuro! Arrivo, Sasà". Ed Elisa, dopo aver chiuso la chiamata, guardò per la prima volta in assoluto l'armadio di camera sua con un sorriso.


***************


"Sono le nove e venti e dò un buon giorno a tutti gli ascoltatori di Radio Pettegolezzi, la radio che ti fa sapere tutto di tutto di tutti! Sono Annetta Andreoli e oggi, insieme a me, c'è Mariuccia Tripodi, informatissima su qualsiasi relazione in corso o defunta ad Hollywood e dintorni! Allora, Mariuccia, hai qualche nuova news da offrire ai nostri ascoltatori?" " Buon giorno a tutti! E grazie per avermi invitata, Annetta, cara! Ovviamente sono a conoscenza del gossip più succulento del mese! Per chi non lo sapesse, ovvero, probabilmente tutti, la duchessa Maria Antonietta della lomba-". Alessandro fece finire gli sproloqui che uscivano dalla sua radiosveglia allungando un dito e cliccando il tasto 'colse'. Chiuse ancora un secondo gli occhi e fece un gran respiro. Anche se era la terza mattina consecutiva in cui si svegliava nello stesso identico modo non si poteva dire che fosse stato meno traumatico. In fin dei conti, come poteva essere un buon modo per iniziare la giornata ascoltare quella stazione radio per vecchie pettegole? Quella mattina, proprio come le tre precedenti, stette qualche secondo assorto a chiedersi perché diavolo la radiosveglia sembrasse fare ciò che voleva, come se avesse vita propria. Insomma, non era normale che, invece che la stazione calcistica che impostava personalmente lui il giorno precedente come sveglia, si cambiasse magicamente da solo con "Radio Pettegolezzi". Iniziava a sospettare seriamente che la sua donna delle pulizie, Lidia, si divertisse a fargli questi scherzi divertentissimi quando passava a spolverare al pomeriggio. Come se fargli ascoltare i discorsi per zitelle a tradimento fosse la punizione per quando le aveva detto che aveva pulito male la cucina. Con uno sbadiglio stanco si stiracchiò nel letto. Fece un sorrisetto vittorioso quando gli cadde lo sguardo sul calendario appeso all'armadio. Infatti, come gli ricordava lo scarabocchio rosso scritto nelle note del mese, quella sera avrebbe dovuto accompagnare sua madre a teatro a vedere un polpettone polacco. Teoricamente quel compito sarebbe dovuto spettare a suo padre perché, insomma, nelle promesse nuziali, quando si accenna alla malattia e al dolore, probabilmente si intende anche accompagnare la consorte alle rappresentanzioni cantate in lirico di una durata di quattro ore e mezza. In ogni caso, pensò Alessandro tracciando una rigaccia nera sull'impegno, lui non sarebbe andato comunque. Quella sera aveva di certo meglio da fare. Per la precisione sarebbe stato occupato ad un appuntamento che aspettava da tempo, con una ragazza che ne valeva la pena in uno sconfinato campo di zucche.


**************


Elisa strabuzzó gli occhi, le mani strette sulla stoffa ruvida del suo paio preferito di jeans slavati "la gonna no, Lia, ti prego" sussurrò terrorizzata, arretrando sino al letto. Aliana la guardò con un cipiglio severo, le mani sui fianchi e la bocca contratta in una smorfia "Sasà, molla quei jeans pulciosi. Non ti permetterò di rovinarti l'appuntamento da sola, manco fossi un kamikaze" rispose aspra, facendo un passo verso di lei. Elisa balzò veloce sul letto, allontanado dalla portata della sorella i jeans "se gli interesso davvero non baderà nemmeno a quel brufolo che mi è spuntato sul mento stamattina, figurati ai vestiti" ribattè. Aliana saltò urlando sul letto morbido, tentando di afferrare i pantaloni in mano alla sorella ma, all'ultimo secondo, Elisa si scostò agilmente e la sorella finì a pancia in giù sul copriletto. "Elisa" borbottò, la faccia schiacciata contro al letto, mentre la sorella ridacchiava alle sue spalle "ti prego, fatti mettere in ordine da me". Ad Elisa si smorzò il sorriso. Poi fece uno sbuffo "okay, va bene, ma solo perché se ti ignoro finisci per metterti a piagnucolare manco avessi tre anni" borbottò infine, tendendo una mano ad Aliana per aiutarla ad alzarsi. La sorella fece un sorriso da orecchio a orecchio che Elisa trovò vagamente inquietante "non te ne pentirai, sei in una botte di ferro con me" sussurrò estasiata. Elisa fece una smorfia "di ferro proprio" mormorò preoccupata.


*****************


Alessandro non l'avrebbe mai, mai, mai ammesso, ma, in tutta sincerità, se la stava facendo sotto. Proprio come un adolescente brufoloso con annesso apparecchio al primo appuntamento. Fece ruotare il te freddo nel bicchiere di vetro un'altra volta, lo sguardo sempre più vacuo. Al suo fianco, Simone sbuffò forte "Alessandro, non diventare un ameba, ti prego" sbottó frustrato. Alessandro non si diede nemmeno la pena di voltarsi a guardarlo "mh" mormorò assente. Simone si passò una mano sugli occhi e mollò sul bancone il boccale di birra "Ale, stai bevendo un te freddo" esclamò esplicito, lanciando un occhaitaccia al bicchiere dell'amico " solo perché devi vedere una ragazza" concluse schifato. L'altro lo guardò male " ma lo capisci che non voglio fare cazzate, Simone? Per una volta, potresti gentilmente lasciarmi fare?" sibilò. Simone riprese tra le mani il boccale e fece spallucce "come vuoi" mormorò, fingendo indifferenza "ma ti dico una cosa, amico" si voltò verso Alessandro e lo guardò, serio come mai prima "quando le donne ti impediscono di berti una birra con il tuo migliore amico, allora sei diventato loro succube. Non farti traviare da Elisa, Ale!". Ad Alessandro, detto in tutta sincerità, veniva leggermente da ridere. Ma, come solo un vero gentleman inglese sa fare, strinse le labbra e guardò a sua volta Simone. "Quindi secondo te sarei succube di una donna già al primo appuntamento?" domandò con un sorrisetto. Simone scosse il capo tristemente e prese un gran sorso di birra "non sai mai cosa possono farti, quelle la. Sono belve feroci infiocchettate in una bella carta regalo, te lo dico io". E con questa perla serale, Alessandro si decise a vuotare il bicchiere.


**************


Elisa, guardando il tendone bianco e la gente allegra che ballava sul palcoscenico montato prontamente sul suo campo di zucche, si sentì molto stupida. In primis perché aveva dato appuntamento ad Alessandro in un posto dove, evidentemente, si stava svolgendo la sagra della zucca, e in secondo luogo perché indossava delle scarpe col tacco scomodissime. Sbuffò forte e si strinse nel maglioncino panna che indossava. In quel momento, appoggiata ad una staccionata di metallo con la musica di fisarmonica nelle orecchie, le veniva davvero da piangere. Aveva rovinato tutto, un'altra volta. Ma come era possibile che proprio quel dannatissimo giorno, proprio quando avrebbe dovuto incontrare Alessandro senza tante storie, proprio quando forse lui l'avrebbe finalmente baciata su quel bellissimo campo di zucche da cui si vedono le stelle, le si dovesse piantare davanti una allegra festa paesana di cui non uno al mondo conosceva l'esistenza. Sagra della zucca, pensò Elisa con disprezzo, che cosa orribile. Il campo di erba tagliata di fresco si estendeva per molto spazio davanti ai suoi poveri piedi schiacciati nelle scarpe strette, ed era tutto occupato da tavolate di gente che beveva e mangiava zucca. L'orchestra suonava canzoni che conoscevano solo gli anziani, ma sembrava non importare a nessuno. Roteavano sul palco ragazze sorridenti con i vestiti buoni, le scarpe delicate e i capelli acconciati, strette tra le braccia di ragazzi impacciati con le guance arrossate. Coppie anziane ripetevano i passi ballati così tante volte da giovani, sorridendo malinconici guardando con affetto i volti segnati da rughe dei compagni di una vita. Ed Elisa si ritrovò a sorridere, nonostante il fatto che, probabilimente, la sua serata importante era rovinata, sorrise perché era tutto così leggero e semplice che sembrava gallegiare nel vuoto della notte e nel silenzio del tempo. I bambini che si inseguivano tra le gambe dei ballerini improvvisati sul palco, l'odore di fritto, la gente che rideva, qualche abbraccio occasionale. Ed era tutto bellissimo, nonostante lo odiasse.


***************


Alessandro indossava una camicia bianca con i primi due bottoni lasciati aperti, dei jeans normalissimi e teneva stretta in mano una rosa rossa. Banale, decisamente banale, si ripeteva nella mente mentre svoltava l'ennesimo angolo. Magari ad Elisa sarebbe piaciuto il pensiero anche se...no, forse avrebbe fatto meglio a buttare via il fiore. Si passò una mano tra i capelli, frustrato, mentre l'ultima luce del giorno svaniva dietro ad una chiesetta. L'aria era fresca e frizzante e Alessandro si ritrovò a sorridere di impazienza. Finalmente era certo che avrebbe rivisto Elisa, senza complicazioni ne errori vari. Lei ci sarebbe stata e lui ci sarebbe stato. Il resto, poi, veniva da se. Camminò spedito ancora qualche metro, i passi che rimbombavano sul marciapiede sconnesso. Poi, quando voltò l'ultimo angolo, si trovò davanti al campo di zucche dove così spesso aveva giocato a calcio da bambino. Si estendeva, grande e vivace, per tutta la vallata, ma non era vuoto come si sarebbe aspettato. Gremitava di vita e di gente, si sentiva in lontananza la musica e l'odore di zucca, ed Alessandro, mentre iniziava a scendere le scalette, si chiese se Elisa avesse scelto quel posto proprio per la festa paesana. Perché aveva l'idea che Elisa fosse così, teneramente anticonformista e tremendamente imprevedibile. E gli piaceva un sacco anche per questo.


************


" Ehi ehm...ti va, cioè, beh, si, ti va, per caso, di ballare con...con me?". Il ragazzino dagli occhi lucenti che si era parato davanti ad Elisa la fissava ad intermittenza, guardando prima lei, poi le sue scarpe. La ragazza fece un sorriso intenerito e guardò il ragazzino. Avrà avuto quattordici, massimo quindici anni. " Ciao, mi dispiace, ma sto aspettando un altro" mormorò osservandolo. Il ragazzo alzò il capo verso di lei e fece sprofondare le mani nelle tasche "Ah" sussurrò deluso "il tuo ragazzo". Elisa si tratrenne dal ridacchiare "beh, in realtà no, non è ancora il mio ragazzo questo è il nostro...primo appuntamento". Il ragazzo si animò tutto, facendo un sorriso luminoso "oh, bene! Allora ho qualche speranaza!" esclamò su di giri. Poi le si avvicinò di un passo "se si comporta male cercami e dimmelo, così ci penso io a lui, e magari noi ci facciamo un ballo". Detto questo le stampò un bacio sulla guancia e, rosso in viso e allegro, si allontanò, lasciandosi alle spalle una Elisa allibita e piuttosto divertita. "Ah, Elisa, dimmi con quanti tuoi spasimanti dovrò combattere prima di poter passare del tempo con te" esclamò all'improvviso una voce melodrammatica alle sue spalle. Elisa, colta alla sprovvista, fece un balzo e si voltò di scatto. Quando vide Alessandro che le sorrideva vivace proprio dietro di lei, fece una risatina " Beh, se conti questo e quel bambino di sei anni che mi ha chiesto di ballare dieci minuti fa sei a due, e sono entrambi contendenti minori di diciott'anni, quindi direi che potresti batterli" " magari uscirei incolume...sei qui da più di dieci minuti? sono così in ritardo?" chiese preoccupato, cambiando velocemente tono. " no, per nulla, sono io che sono arrivata presto". Guardando Alessandro con attenzione, notò uno strano sorriso furbo dipingersi sul suo volto. Le si avvicinò di un passo, sino a che lei non sentì l'odore fresco del suo dopobarba "e come mai sei arrivata così presto?" chiese a bassa voce. Elisa, come era logico aspettarsi, si incendiò immediatamente "oh, beh, io volevo...controllare se...ecco, il campo di zucche...c'era...ancora?" mormorò flebilmente. Alessandro fece un minuscolo ghigno "avevi paura che non venissi?" domandò. Aveva una bella voce, calda e bassa, che ad Elisa ricordava, chissà perché, il rumore delle onde del mare. Bastò il rossore diffuso sul viso della ragazza come risposta alla domanda di Alessandro. Con un sorriso leggero le si allontanò appena "ho una...cosa per te" disse senza guardarla negli occhi. Elisa non avrebbe saputo dire come, ma era certa che fosse imbarazzato. Alessandro portò una mano dietro alla schiena e armeggiò per qualche secondo. Quando le porse una rosa rossa, Elisa trattenne il fiato. "Oh" mormorò soltanto, guardando il fiore che lui le porgeva. Allungò una mano tremante e prese lo stelo senza spine della rosa, portandola al viso. Chiuse gli occhi e inspirò il suo odore delicato e, quando guardò il volto rosso di Alessandro, sorrise dolcemente "grazie, è bellissima" sussurrò, stringendo il fiore al petto. "Beh...sono contento che ti piaccia" rispose Alessandro, una mano dietro al collo. Elisa, felice, sorrise e, in uno slancio di coraggio, gli porse una mano "Ti va di mangiare qualcosa? C'è un odore di zucca delizioso".


**************


"Allora" cominciò Alessandro, prendendo un pezzo di zucca al forno dal contenitore in plastica "avevi scelto questo posto per la sagra della zucca o è stato un incidente di percorso?" chiese curioso, guardando Elisa. La ragazza, seduta al tavolo di fronte a lui, fece cadere nel piatto la zucca che stava mangiando "ah, che stupida" mormorò raccttandola, cercando di nascondere l'imbarazzo. Quando fu nuovamente con la forchetta tra le mani, fece un sorriso incerto "incidente di percorso...non lo sapevo, mi aspettavo il classico vecchio campo di zucche, e invece..." borbottò, guardando la gente intorno che mangiava ai tavoli. Alessandro la guardò per qualche secondo "a me piace" disse semplicemente. Elisa gli sorrise grata "anche a me, molto" sussurrò. Il ragazzo posò sul tavolo le posate e sorrise "allora, ti va di ballare?" chiese allegro. Elisa appoggio il tovagliolo sul piatto e si alzò dalla panca di legno "certo che si!" esclamò, contenta come una bambina, guardando il palco li vicino. In quel momento, la banda, stava suonando una canzone vivace con parole messe a caso giusto per far rima, ma nessuno ci badava. Elisa, la mano stretta in quella delicata di Alessandro, si fermò qualche secondo a bordo pista per vedere la gente che ballava. Sorridevano tutti. C'era il sorriso sdentato del bambino stretto alla mamma, che ondeggiava lentamente al centro della pista, c'era quello tirato della donna di mezza età, che borbottava ogni volta che il marito le pestava un piede, c'erano quelli un po' altezzosi di una coppa nordica che ballava benissimo zigzagando tra la gente. E c'era gente, tanta gente. La nonna che ballava con la nipote, ricordandole ogni tre secondi che "non devi poggiare i piedi così, vedi? Appoggi e fai questa specie di saltello, brava, stai imparando" oppure le adolescenti a bordo pista che sibilavano frustrate perché "nessuno mi sta invitando a ballare! eppure mi sono anche truccata!". Ed era tutto accompagnato da una musica semplice, cantata da una voce mediocre. Ma era bellissimo. E dolce. Alessandro si chinó su Elisa sino a sfiorarle il collo con il naso, facendola rabbrividire "io non so ballare" sussurrò piano al suo orecchio. Elisa si voltò appena verso di lui e gli strinse la mano "nemmeno io" mormorò con un sorriso, portandolo lentamente sulla pista. Ballarono con passi appena accennati, ondeggiando leggeri tra la gente, senza fare altro che guardarsi negli occhi senza riuscire a dire nulla. Ballarono lentamente, senza fretta, diventando parte perfetta di quel quadro senza tempo, galleggiando verso il cielo nero pece. E, quando la canzone finì, ballarono ancora un poco, persi l'uno negli occhi dell'altro, senza più pensare a nulla. Quando Alessandro si chinó appena su di lei, Elisa chiuse gli occhi. E il suo bacio fu un leggero sfiorarsi di labbra, un fugace assaggio di loro. Ma fu bellissimo. E dolce.





************************************


Dedico questo capitolo a mia nonna, che è mancata la settimana scorsa. Può non essere bello, può essere pieno di errori e magari non ti sarebbe piaciuto nemmeno. Ma lo so che mi avresti sorriso lo stesso. Un sorriso un po'stanco, un po' segnato. Mi avresti detto che se a me piace come è venuto fuori, ne è valsa tutta la pena del mondo. E se faccio ciò che amo non sbaglio mai. Grazie, di tutto.

   
 
Leggi le 1 recensioni
Segui la storia  |        |  Torna su
Cosa pensi della storia?
Per recensire esegui il login oppure registrati.
Capitoli:
 <<    >>
Torna indietro / Vai alla categoria: Storie originali > Romantico / Vai alla pagina dell'autore: CappelloParlante