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Autore: masked_lady    04/02/2009    2 recensioni
È la storia che conosciamo, sono i personaggi che amiamo, tutti catturati e immortalati in momenti che passano all'interno delle mura della cattedrale. Pensieri sconosciuti e privati, azioni che non sospetteremmo mai. Segreti da svelare in capitoli in parte narrativi, in parte introspettivi. Leggete e commentate numerosi.
Genere: Generale | Stato: in corso
Tipo di coppia: non specificato | Personaggi: Claude Frollo, La Esmeralda, Phœbus de Châteaupers, Quasimodo
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
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Quasimodo

Quasimodo

 

Quanto era morbida la tua mano. Morbida, piccola e soffice nella mia, più grande e dalle dita tozze e forti. È stato così bello tenerti per mano.

 

Il gobbo continuò a scendere le scale, lentamente, gravemente, come se ad ogni gradino il peso della distanza da lei pesasse su di lui come un macigno. Sul suo volto deforme si disegnò un ghigno contorto, una specie di sorriso. Continuava pensare a quanto quella bambina fosse delicata ed innocente, bella e pura.

 

Non dovevi andare in giro, Esmeralda. Non dovevi! Te lo avevo detto, che non avresti dovuto. Se ti scoprissero, saresti in pericolo, persino qui, nella casa di Dio. Oh, io sono deforme, sordo, quasi, ma so pensare benissimo, quasi meglio degli altri. Avrò cura di te, se me lo permetterai.

 

Mentre scendeva, sospirò lentamente, espirando come in un tentativo di scacciare la preoccupazione per lei. Era troppo bella, troppo vera, perchè la lasciassero vivere in pace. Lei era una minaccia aperta alla società ed all’ipocrisia. Per questo andava eliminata.

Quando giunse quasi al termine della stretta scala a chiocciola, sussultò nel trovarsi davanti la figura alta e superba di Febo di Chateupers. Non indossava la sua armatura lucente. Non quella mattina, visto che doveva essersi recato in chiesa. Però era ugualmente bello.

 

Sciocco uomo! Non sai quanto sei fortunato e quanto ti invidio. Ma cosa fai qui? Non ti ho udito arrivare, salendo le scale, ma questo dovevo aspettarmelo, visto le mie povere orecchie inutili. Ora che ti vedo, vorrei ucciderti, perché se sei qui, giorni dopo che ti avevo chiesto di salire dalla mia bambina dolce, è per farle del male. Non passerai facilmente, cavaliere.

 

Il gobbo si irrigidì ed assunse un’espressione feroce, che sul suo volto devastato faceva ancora maggiore impressione. Era un formidabile orco, in quel momento. Un orco buono, ma così simile alle statue gotiche che decoravano la facciata della cattedrale!

In un primo momento il capitano rimase impressionato, suo malgrado, da quella orrida e determinata visione, ma poi recuperò la sua baldanza e gli restituì lo sguardo.

Qualche secondo dopo, però, quando Quasimodo cominciò ad avanzare con atteggiamento minaccioso verso di lui, egli arretrò lentamente. Vide un’ultima volta l’espressione adirata del gobbo e poi tornò sui suoi passi.

Il campanaro, invece attese di vederlo uscire dalla cattedrale, per poi andare a cercare il suo amato padrone, il suo unico amico, per avvisarlo della collocazione della piccola zingara.

  
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