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Autore: CappelloParlante    31/08/2015    1 recensioni
Il dentista. Solo a sentirlo nominare i vecchi dalla perfetta dentatura giallognola e storta tremano, i bambini cominciano a piagnucolare aggrappandosi alle gonne delle madri, gli adolescenti piantano dei conflitti mondiali perché "io l'apparecchio non me lo metto nemmeno se mi paghi" e gli adulti mugugnano perché sentono già il portafoglio in tasca alleggerirsi drasticamente. Il dentista è questo e molto di più. È l'odore di pulito e di disinfettante, l'aria condizionata che ghiaccia il collo e strambi modellini di dentature cavalline sparsi per tutto lo studio. Ma vi siete mai chiesti cosa succede nelle sale d'attesa dei dentisti di tutto il mondo quando nessuno guarda?
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"Io sono acida, tu sei un uomo, cosa vuoi farci, ognuno ha le sue pecche"  
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" Sei una pazza. Una fuori di testa completa, da buttare" mormorò. Ma le sorrideva, e lei seppe che non diceva sul serio. Forse solo un po'.
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Il ragazzo fece un sorriso sottile "problemi da donna?" chiese curioso. Veronica lo guardò male "non è che le donne devono andare al bagno solo per cambiarsi gli assorbenti"
Genere: Generale, Slice of life | Stato: completa
Tipo di coppia: Het
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno | Contesto: Contesto generale/vago
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" Pronto?" chiese una voce distante."Oh! Grazie per avermi risposto!" esclamò sollevata la ragazza seduta nella sala d'aspetto fredda del dentista "non sa quanto bene mi faccia sapere che non sono sola e abbandonata a questo mondo!" strilló sollevata. La sua espressione allegra si tramutò in imbarazzata quando, voltandosi, Matilde trovò una vecchina raggrinzita che la guardava male dalla sua sedia scomoda "faccia silenzio!" le intimò acida "la sento persino io che ho l'apparecchio acustico!". Matilde arrossì e avvicinò di più il cellulare all'orecchio " c'è qualcuno ?"sussurrò piano. "Si, sempre io" mormorò la stessa voce calda, ora incerta "posso esserle d'aiuto?". Matilde si alzò dal suo seggiolino e camminò ondeggiando sui tacchi sino alla finestra della saletta. Corrucciò le sopracciglia " sto parlando con la ditta che aggiusta computer e telefoni, vero?" chiese tremante. "Certo che sì, la 'Filibustiera e soci'" rispose la voce, il tono colloquiale e professionale. "Si!" Matilde sorrise allegra, evitando accuratamente lo sguardo rabbioso che le lanciò la vecchia "cioè, volevo dire, bene, perfetto" mormorò cercando di darsi un contegno. Il silenzio dall'altro capo del telefono si fece pesante "desidera?" chiese dopo un po' la voce della ragazzo, annoiata. "Ah! si, giusto!" si riprese Matilde "navigo a tremila leghe sotto un mare di merda, la prego, mi deve aiutare" cominciò febbrile. " Deve sapere che, nel mio ufficio, dopo circa due anni in cui vieni sfruttato incessantemente da quelli stronzi ai piani alti, hai il diritto ad un cellualre aziendale. Ovvio che il telefono non sia tutto sto granché, ma io mi sono detta "un telefono con credito e menate varie già tutto pagato? Alla grande!" e ho intascato il mio cellulare. Ora, andava tutto bene sino a oggi, mentre venivo dal mio dentista, deve sapere che ultimamente ho dei problemi ai canini, se le intaressa, comunque, sono caduta, e lei dirà, ma cosa sarà mai una cadutina? Assolutamente nulla di grave, le risponderei io, ma, a parte che mi si è mezzo scollato un tacco, e, per inciso, quel tacco mi serve, il cellualre mi è caduto in una pozzanghera, e adesso è mezzo morto, ogni tanto vibra e spara qualche merdosa lucina". Quando ebbe finito di vomitare addosso al ragazzo dell'assistenza clienti tutta la sua vita, Matilde si cucì le labbra, imbarazzata. Ora tutto taceva, sia nella sala, dove solo la vecchina la guardava digrignando i denti storti, e nel telefono, dove risuonavano solo i suoi respiri pesanti. "Allora?" chiese dopo un po' incerta. Non appena finì di parlare, nel telefono risuonò una risata forte e allegra. "E, se si può sapere" mormorò il ragazzo tra una risata e l'alta" da quanto è che hai il telefono dell'ufficio?". Matilde incrociò le braccia, offesa nel profondo " beh, da sta mattina, ma questo non cambia niente" borbottò. Il ragazzo scoppiò in un'altra risata " non è divertente!" sbottó Matilde. Dopo un po' la ragazza lo sentì calamarsi e prendere grandine respiri " Ah!" gorgogliò poi, allegro "grazie mille per la risata, era da tanto che non mi divertivo così". Matilde fece una smorfia " hai un senso dell'umorismo contorto, fattelo dire" mugugnò. "Comunque" disse poi sospirando" che faccio io con il cellualre? mi serve assolutamente entro sta sera, e il mio di telefono, quello con cui ti sto chiamando, è praticamente morto". Il ragazzo sbadigliò "pace all'anima sua, amen". "Ma che amen e amen!" squittì Matilde agitata "la cerimonia non è ancora finita, tu mi devi aggiustare il cellulare assolutamente". Il ragazzo borbottò qualcosa "e allora portalo qua, no? Via degli ulivi sette" disse poi, la voce di nuovo annoiata. "Ma è ovvio che io non possa venire lì! Sono dal dentista!" strilló lei, al limite dell'ansia. Si voltò immediatamente verso la vecchia "mi scusi!" sillabò guardandola mortificata. "Allora? Tra quanto sarai qui?" chiese poi al ragazzo "ah, scusami, lo studio è in via dei Ginepri trenta". Il silenzio che seguì non fece ben sperare Matilde "cosa?" chiese poi il ragazzo, un tantinello allibito. "Beh, è l'indirizzo del mio dentista" mormorò la ragazza. "Tu credi seriamente che io possa mollare tutto e venire da te che, oltretutto, sei pure in giro a farti curare i molari?" "canini" lo corresse Matilde in un pigolio. " Nel caso non lo sapessi, noi non facciamo servizio a domicilio" chiarì il ragazzo. Matilde rimase a bocca aperta per qualche secondo, poi incarcò le sopracciglia e fece un sorriso tirato "beh, io lo capisco" sussurrò "ma se io la pagassi di più? diciamo tipo...ecco..." la ragazza frugò nel portafoglio che aveva in borsa ed estrasse tutto ciò che conteneva "cinque euro e settantanove centesimi!". Il ragazzo fece una risatina divertita "accidenti! Quei cinque euro mi servirebbero proprio per arrivare a fine giornata" la prese sfacciatamente in giro. Dopodiché Matilde non capì bene cosa successe. Si sentì il ragazzo dell'assistenza dirle in tono distaccato" resta un secondo in linea" poi qualche borbottio lontano. La ragazza aspettò paziente seduta al suo posto, lo sguardo fisso sul calendario appeso alla parete e la mano con il telefono incollata alla faccia. Poi, dopo qualche tempo, la voce del ragazzo tornò. " Senti " le disse " dove hai detto che sei?". Matilde incrociò le dita "via dei Ginepri trenta...perché?" chiese in un sussurro. Il ragazzo sbuffò "perché vengo, ecco perché". Matilde non poté trattenersi e fece un sorriso esaltato "oh! Grazie, sei fantastico!" gli disse allegra. Il ragazzo fece un altro sbuffo, ma ora divertito "si, come vuoi" mormorò" a tra poco". Matilde sorrise e ripose il cellulare in borsa. Stava pensando di schiacciare un pisolino nell'attesa che si fosse fatto vivo o il dentista o il ragazzo dei telefoni, quando la vecchia di fronte a lei si schiarì forte la voce. "Scusi, eh!" le disse "ma volevo chiederle una cosa". Matilde, stupita, fece un piccolo sorriso "prego" mormorò. "Ma, al telefono, stavi parlando con un tizio che aggiusta aggeggi elettronici?" berciò con voce roca. Matilde corrucciò le sopracciglia "si...perché?" chiese incerta. La vecchia fece un sorriso giallognolo "e sta vendendo qui?" domandò, ignorando Matilde. La ragazza si trattenne dal fare uno sbuffo "si, perché le serve saperlo?". L'anziana sospirò soddisfatta "bene! Così mi darà una controllatina all'apparecchio acustico, è da un po' che fa le bizze!". Matilde sgranò gli occhi "cosa? non credo si possa fare, lui sta venendo per me!" esclamò, provavando un'inspiegabile fitta di gelosia per quel ragazzo che nemmeno aveva mai visto. La vecchia sgranò gli occhi e digrignò i denti "vedremo" mormorò perfida. Matilde era lì lì per darsela a gambe da quella spaventosa vecchietta, quando entrò nella sala d'aspetto la segretaria dalla schiena ricurva. " Matilde Musicò?" gracchiò, guardando le due donne nella saletta da dietro le lenti ovali degli occhiali. La ragazza saltò in piedi "presente!" esclamò, senza nemmeno vedere la vecchietta che si tappava le orecchie. La segretaria la squadrò annoiata "mh...mi segua" sussurrò, voltandole le spalle e incammimandosi. Così Matilde dovette seguirla, pregando Dio che il ragazzo delle riparazioni non arrivasse mentre lei non c'era, cercando di non pensare che, ultimamente, la fortuna non era stata troppo magnanima con lei. Come volevasi dimostrare, una lunghissima ora dopo, Matilde uscì dalla saletta del dentista con le labbra anestetizzate e si prese un infarto quando, entrando nella sala d'aspetto, trovò un ragazzo in salopette di jeans accucciato sulla vecchietta scorbutica di prima. "Oh mio Fio, fei arrifato daffero!" esclamò, probabilmente storpiando qualche parola. Si sentiva le labbra gonfie e livide, e faceva fatica a parlare. "Fei tu il rafazzo del telefono?". Il ragazzo che le dava le spalle si voltò piano "cosa?" sussurrò. Aveva un bel viso, pensò Matilde. Nulla di eccezionale, ma era pulito e curato, e aveva due occhi nocciola incantevoli. Purtorppo, in quel momento, quei due occhi nocciola la stavano guardando incerti e leggermente terrorizzati, così la ragazza si sbrigò a fare marcia indietro. "Fei il rafazzo venuto per aggiuftare il mio telefono?" chiese speranzosa. Il ragazzo si alzò in piedi spazzolandosi i pantaloni, mentre, alle sue spalle, la vecchina arrossiva. " Si...perché?" domandò cauto. Matilde sorrise radiosa "piacere, io fono Matilde!" esclamò allungandogli la mano. Lui, però, non gliela strinse. Si girò invece verso la vecchia e la guardò senza capire "Matilde? ma non è lei Matilde?" chiese stupito. La vecchietta guardò prima il ragazzo, poi Matilde, che la fissava incredula. Alzò le mani "mi dispiace, giovanotto, ho mentito. Mi serviva una controllatina all'apparecchio acustico e sei stato veramente bravissimo. Ti ho pagato, no? Allora niente di male. Ora fate largo, gioventù, devo andare al bagno" berciò instancabile, e si alzò dal sediolino scomodo. Il ragazzo fissò la porta dietro al quale la vecchia era sparita per qualche secondo, immobile. "Mi ha detto di essere te" mormorò assorto "infatti mi sembrava strano, al telefono mi avevi parlato di riparazione di un cellulare, ma la vecchia qua mi ha detto che aveva cambiato idea, e che ora voleva che le aggiustassi l'apparecchio". Matilde lo guardò male "Beh, certo che fei proprio uno ftupido, fai? Non hai notato che fa mia voce è difersa da quella fi una fecchia?". Il ragazzo le scoccò un'occhiataccia" prima di tutto io non mi faccio dare dello stupido da una ragazza che non sa nemmeno parlare. Secondo, spesso i telefoni modificano le voci, io ero molto stressato, cosa ne potevo sapere che in realtà non eri una vecchia?". Matilde la prese molto sul personale "cofa? non è mica colfa mia fe ho dei cafifi che fanno schifo e ofa con l'aneftefia non riescfo più a parlafe! non ti permeffere di paflafe cofì a me, intefi? e nemmenfo dafmi della fecchia è ftato molfto galanfte, ne fei a conofienza? non mi fiafe proprio per fienfe il fuo mofo fi fare, e forfe forfe non fi farò nemmeno rifarafe il mio fellulafe!". Quando la voce martellante di Matilde si spense, la sala d'attesa rimase in silenzio per qualche secondo. I due ragazzi si guardarono negli occhi per qualche secondo, scambiandosi sguardi astiosi e innervositi. Poi successe una cosa che Matilde non si sarebbe mai aspettata. Il ragazzo scoppiò a ridere "non ci ho capito un cazzo" mormorò tra una risata e l'altra. Poco dopo Matilde si unì a lui, e finirono seduti sui sedili della saletta a tenersi lo stomaco con le mani, scossi da risatine incontrollabili. "Oh mio Fio" sussurrò Matilde, sorridente ad allegra, causando altre risate al ragazzo. Quando si sentì stringere una spalla si voltò verso di lui, gli occhi lucidi e un sorrisetto dipinto in volto. Il ragazzo teneva una mano sulla sua spalla e la guardava, sorridendole di rimando, facendo formare due fossette bellissime sulle guance. Matilde dovette trattenersi da farci affondare dentro un dito. "Fi?" sussurrò, pregando che l'effetto dell'anestesia passasse presto. Lui fece un sospiro "mi sa che abbiamo cominciato con il piede sbagliato, noi due" mormorò guardandola. Matilde arrossì appena "non che abbiamo afuto molfo temfo" disse scrollando le spalle. Lui annuì brevemente. Poi sorrise e le porse una mano "Io sono Leonardo, ti va di andare a berci un caffè, così intanto mi parli di quel telefono dell'ufficio che hai distrutto prematuramente?". Matilde ridacchiò, dandogli un colpetto sulla spalla "non mi prendefe in gifo...io fono Matilde, comunque, quella fera, però, senfa apparecchi acuftici e menate da fecchia". Leonardo rise, si alzò in piedi e la tirò su, accanto a lui. Per qualche secondo si guardarono e basta senza dire nulla. Poi Leonardo sorrise di nuovo, lentamente, e Matilde vide uno strano luccichio nei suoi occhi. " Sei una pazza. Una fuori di testa completa, da buttare" mormorò. Ma le continuava a sorridere, e lei seppe che non diceva sul serio. Forse solo un po'.

   
 
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