Libri > Il Labirinto - The Maze Runner
Segui la storia  |       
Autore: Stillintoyou    01/09/2015    2 recensioni
{Sequel di Benvenuta nella radura}
Non sapevo nulla di tutto quello, e non sapevo come poteva essermi utile.. Ma erano informazioni interessanti. E, in un certo senso, non mi erano nemmeno nuove.
Che pensiero stupido... era ovvio che non potevano essermi poi del tutto nuove!
‹‹ Spero solo che nessuno dei soggetti si ammali gravemente durante la fase due ›› mormorò, riportando la sua attenzione sul fascicolo che gli avevo passato poco fa.
Prima che potessi aprire bocca per chiedere qualche informazione riguardante questa fantomatica “fase due”, entrò qualcuno in stanza. La solita dannata assistente di mio padre, quella che portava gli occhialoni ed aveva un naso più lungo di un becco d'anatra.
‹‹ Signor Richard... sono qui. Sono arrivati ››
Mio padre annuì, tornando a sedersi sulla sua sedia e schioccando la lingua ‹‹ Bene. Cominciamo, allora ››
Genere: Avventura, Fluff, Thriller | Stato: completa
Tipo di coppia: Het
Note: Missing Moments, What if? | Avvertimenti: Spoiler!
Capitoli:
 <<    >>
Per recensire esegui il login o registrati.
Dimensione del testo A A A

Sentivo la testa pensante. La luce batteva contro i miei occhi, anche se avevo le palpebre chiuse.
Dov'ero? La superficie sotto di me era comoda, fresca... Non era un lettino. Non ero in una stanza ospedaliera.
Avevo perso la memoria un'altra volta?
Perché avevo questo dubbio.

La cosa che mi premeva di più era solo ed esclusivamente quella.
Mi chiamo Elizabeth, ho diciassette anni e sono una delle artefici del dolore dei miei compagni radurai perché ho creato dei fottuti D2MH.

Cavolo, questo effettivamente avrei preferito dimenticarlo...

No, era ancora tutto lì.
Eppure sapevo di aver scordato qualcosa di importante.

O forse qualcuno...
Ricordavo il terrore di perdere la memoria, ma non ricordavo il perché.
Aprii lentamente gli occhi.
La faccia da caspio di Marie era proprio davanti me, con un sorriso maledettamente inquietante stampato in faccia.
‹‹ Ciao Elizabeth ›› disse. Le sue labbra erano così disidratate che temevo le si potessero disintegrare da un momento all'altro mentre parlava.
‹‹ Che caspio è successo? Mi fa male la testa! ›› borbottai, massaggiandomi la fronte con la mano libera.
‹‹ È tutto okay, sei svenuta nel corridoio e ti abbiamo portata nell'ufficio di tuo padre. Magari è stata la stanchezza... ›› rispose in tutta calma.
Non poteva essere colpa della stanchezza... Non faccio nulla per essere così stanca da svenire così all'improvviso.
La guardai con aria sospettosa, ma decisi di non darle così tanta importanza.
Sentivo una cosa dentro di me: volevo assolutamente sapere cosa succedeva nell'ala esterna.
Sapevo che ero nel corridoio, prima di “svenire”. Che stavo pensando proprio a quello.
Dovevo trovare il modo di andare di là... dovevo sapere cosa mi stavano nascondendo.
Marie era ingenua, avevo imparato a conoscerla col tempo. E secondo me le mancava anche qualche rotella... potevo provare a raggirarla in qualche modo.
‹‹ Quindi, Marie...posso farti una domanda un po' personale? ›› chiesi, sistemandomi una ciocca di capelli dietro l'orecchio.
‹‹ Okay... dimmi pure! ›› e sfoderò il suo finto migliore.
‹‹ Tu e papà vi frequentate di nascosto? Voglio dire... hai interesse per mio padre? ›› sorrisi anche io, cercando di sembrare sincera. Questa arrossì ed abbassò lo sguardo, dando un finto colpo di tosse per cercare di camuffare l'imbarazzo.
‹‹ No... ››
‹‹ Sii sincera... Facciamo così. Tu fai una cosa per me, ed io metterò una buona parola per te, con mio padre. ›› accennai un sorriso beffardo, mentre questa sollevò lentamente lo sguardo. Era completamente rossa in faccia.
La sua attenzione, improvvisamente, divenne reale.
‹‹ Cosa vuoi che faccia? ››
‹‹ Portami nell'ala esterna della C.A.T.T.I.V.O.. Voglio vedere cosa c'è ››
‹‹ Cosa? È fuori discussione! Sono progetti privati della C.A.T.T.I.V.O.! E tu non puoi averci nulla a che fare, cara mia!››
corrugai la fronte, corrucciando le labbra.
‹‹ Vuoi che dica a mio padre che per colpa tua ho battuto la testa contro il pavimento e sono svenuta? Perché sarebbe la tua parola contro la mia ›› sollevai un sopracciglio.
Allora sbiancò.
Dopo pochi minuti di silenzio, si alzò in piedi ‹‹ okay. Andiamo. D'altronde ormai la stanza dovrebbe essere completamente vuota... rimarrai solo delusa, Liz. ››
Mi alzai in piedi, trasalendo poco dopo sentendo quel nomignolo.
Strinsi i pugni ‹‹ Non chiamarmi così. ›› sbottai, uscendo poco dopo dalla stanza senza nemmeno guardarla in faccia.

Nessuno poteva chiamarmi in quel modo, tranne una persona. E quella persona non era di certo lei.

Attraversammo diversi corridoi.
Vidi zone che non sapevo nemmeno che esistessero, scoprendo, così, che la base dove mi trovavo era più grande di ciò che sembrava.
Passammo per un corridoio sotterraneo, che aveva diversi sbocchi.
“Laboratorio D404: Zona creazione e sperimentazione Dolenti.”
“Laboratorio D405: Zona esperimenti neurologici.”
“Laboratorio D406: Zona test resistenza fisica.” e così via.
Tutti i laboratori che stavano nel corridoio sotterraneo erano “Laboratori D” che andavano dal 400 a 500, mentre invece, al piano che portava al corridoio sotterraneo, vi erano i laboratori C, al superiore ancora laboratori B e quello ancor prima quelli A. Sopra ancora, si trovavano gli uffici importanti.
Al piano dopo, i vari dormitori degli scienziati e al piano superiore della base, si trovava l'ufficio di papà, assieme al nostro appartamento.
Alla fine del corridoio, si trovavano delle scale.
Marie si levò il camice e me lo passò ‹‹ tieni ›› disse quasi con disprezzo ‹‹ certo che potevi anche metterti qualcosa di diverso. Cavolo, sei diventata un maschiaccio stando insieme ai maschi! ››
‹‹ Mi sono vestita comoda, che vuoi? ›› borbottai, prendendo il camice ‹‹ perché mi stai dando questo coso? Non voglio metterlo! ››
‹‹ Non devi metterlo. Devi usarlo per ripararti dal sole, visto che non hai una felpa o cose così. Riparati gli occhi, perché, anche se qui è illuminato, il sole lì fuori è a dir poco accecante ››
‹‹ Perché non hai preso degli occhiali? ››
‹‹ Perché non esco mai per andare nell'ala esterna della C.A.T.T.I.V.O., genietto! ›› sollevò un lembo del grembiule e si sistemò sotto, ed io feci lo stesso.
Salì lentamente le scale e spostò la botola. La luce entrò di botto, ed io chiusi gli occhi. Mi sentii quasi andare a fuoco. Non pensavo che facesse così caldo, ed aveva appena aperto quella dannata botola ed entrato solo un filo di luce.
‹‹ Muoviti! ›› sbottò lei, ancora ferma perché lo ero io.
Salii velocemente le scale, ad intuito poi, perché i miei occhi dovevano ancora abituarsi a tutta quella luce.
Schiusi un poco gli occhi quando capii che le scale erano terminate, e Maria richiuse la botola.
Mi guardai attorno. C'era del vento caldo lì fuori... e il paesaggio era a dir poco desolato.
La base della C.A.T.T.I.V.O. non si vedeva nemmeno, questo voleva dire che il corridoio che avevamo percorso era più lungo di quanto sembrasse.
Davanti a noi c'era una struttura che sembrava quasi abbandonata. L'entrata era chiusa con una catena arrugginita.
C'era una cartellone rovinato con una scritta a caratteri cubitali:
“Test Gruppo A”.
Sentii l'aria mancarmi, e non era per il caldo soffocante.
‹‹ Test gruppo A? ›› mormorai, rivolgendomi a Marie. Lei annuii.
‹‹ Qui si svolgeva il test del gruppo A. Invece, dall'altra parte, dove per l'appunto lungo il corridoio sotterraneo ci sono i laboratori E dal 500 al 600, sbuchi direttamente nell'ala est della C.A.T.T.I.V.O., dove si trovava il gruppo B ››
A parte che non sapevo nemmeno dell'esistenza di due corridoio, sapevo solo di quello che stavamo percorrendo noi e non sapevo nemmeno dell'ala esterna est e di quella ovest.
Marie si avvicinò lentamente alla parete, premette la mano sul cartello e questo si aprì come un piccolo sportello, rivelando una piccola fessura.
Si frugò nella tasca del pantalone, tirò fuori una piccola tessera bianca con una scacertola disegnata sopra e la scritta C.A.T.T.I.V.O. Sotto.
La infilò nella flessura e, poco dopo, una piccola spia rossa si illuminò.
‹‹ Okay, e quindi? ››
‹‹ Hai mai visto o letto Harry Potter? ›› disse Marie, girandosi verso di me.
Ahah, Marie, simpaticona. Come se potessi ricordarmi davvero di averlo fatto, no?
Schioccai la lingua e la guardai malissimo, incrociando le braccia contro il petto aspettando che potesse arrivarci da sola.
Ma niente, sembrò non pensarci nemmeno. Alla fine scrollò le spalle ed allungò la mano verso la parete ‹‹ in ogni caso, ci passi attraverso, come per andare al binario 9¾. Così ›› e, detto questo, passò attraverso la parete.
Sgranai gli occhi e mi guardai attorno.
Ero priva della protezione del camice perché, intelligentemente, Marie entrò per prima e se lo portò dietro.
La mia povera pelle... sentivo che se non mi sbrigavo avrei presto preso un insolazione coi fiocchi.
Chiusi gli occhi, presi un respiro profondo e cominciai a camminare alla cieca nella parete, sperando solo di non fare la figura della deficiente prendendo una brusca facciata.
Cosa che, fortunatamente, non accadde.
Ero davvero passata attraverso la parete?!
‹‹ è una parete particolare, ispirata, appunto ad Harry Potter. In pratica è come un ologramma che diventa “solido” a comando, una volta oltrepassato.
La spia rossa analizza quante persone devono entrare all'interno della struttura e da un timer di 40 secondi. Superati questi, la parete torna solida ›› fa le spallucce, poi poggiò nell'attaccapanni il camice ‹‹ ora seguimi, andiamo da Janson ››.

La struttura era più piccola di quanto sembrava. Dovevo ammetterlo. Però... dava la sensazione di solitudine. Non c'erano finestre. Aveva mobili, tavolini, stanze... ma era tutto completamente spoglio.
Le cose sembravano essere messe lì senza un perché.
Non diceva nulla. Sembrava una stanza di prigionia... O forse lo era.
Stanza per stanza, quel posto era privo di ogni segno di utilizzo. Il pavimento presentava qualche impronta, segno che qualcuno magari aveva appena corso, o qualcosa del genere, qualche mobile era sporco e spostato, ma poi nient'altro.
‹‹ Dov'è Janson, quindi? ›› domandai impaziente. Mi sentivo presa in giro. Nulla, d'altronde, mi assicurava che Marie mi avesse effettivamente portata nel posto giusto.
‹‹ Oltre quella porta ›› disse, indicando la porta poco distante da noi. Accanto a questa c'era la porta che evidentemente portava ad una specie di dormitorio. Vedevo i letti disfatti.
Sorpassai Marie con grosse falcate e spalancai la porta, trovando Janson seduto dietro una scrivania, con i piedi poggiati sopra questa.
Stava leggendo un foglio e, talmente era intento nel farlo, non sentii nemmeno la porta sbattere.
La stanza era spaziosa. Veramente spaziosa. Doveva essere la stanza principale.
‹‹ Janson! ›› gridai, e allora finalmente alzò la testa. Tanto era colto di sorpresa che quasi cadde giù dalla sedia.
‹‹ Elizabeth? Che diavolo ci fai qui?! Come ci sei.... arrivata... ›› la sua voce si abbassò quando vide Marie alle mie spalle, che si giustificò semplicemente facendo le spallucce.
‹‹ Da quanto sono andati via? ›› domandò lei, oltrepassandomi ed avvicinandosi lentamente al collega.
Janson infilò la mano sotto la scrivania, si sentii un “click” e Marie si avvicinò, poggiandosi alla scrivania. Doveva esserci qualche barriera o qualcosa del genere.
‹‹ Un bel po', lo sai benissimo. Ormai saranno già a metà strada, se non più avanti. Stavo giusto guardando queste statistiche. Hanno tutti buone probabilità di sopravvivenza, diciamo... Spero sia così.
Spero oltretutto che sopravvivano almeno alla prima parte della seconda fase. E se le sfere metalliche mangiano loro la testa come se nulla fosse? La loro testa ci serve! ›› ridacchiò ‹‹ spero che Thomas avesse ragione sulle potenzialità di questi ragazzi. D'altronde, è stato lui stesso a puntare il dito su di loro e ad ideare tutto questo ›› Janson si passò le mani tra i capelli, alzando lo sguardo su di me come se volesse accusarmi di qualcosa. Non spiccicò parola per un pochino.
‹‹ Quello che mi chiedo è che ci fa lei qui? ››

‹‹ Lei? Oh, parli di Liz? ›› giuro che adesso le tiro la scrivania addosso. ‹‹ è voluta venire qui a sapere cosa stavamo combinando. Mi sono detta “perché no? Tanto ormai il gruppo A è andato via”››
‹‹ Aspetta... “Il gruppo A”... i miei compagni erano il gruppo A... ›› sgranai gli occhi ‹‹ Mi state dicendo che i radurai erano qui? E voi non mi avete detto niente?! ›› sentii il mio cuore battere all'impazzata. Era come un tamburo. Prima non diedi peso a quel particolare, inizialmente, leggendo la scritta “Test gruppo A” pensai che era semplicemente un'altra base di controllo.
‹‹ Non ti abbiamo detto nulla perché sapevamo perfettamente che avresti fatto di tutto per venire qui. Ti saresti messa in mezzo un'altra volta! La prima volta è andata bene con la cianografia, ma chi ci assicurava che la seconda sarebbe stata uguale? E poi, tuo padre non voleva che tu corressi di nuovo un rischio così assurdo! ›› sbottò Marie.
Assurdo. Le sue parole mi sembravano assurde. Caspio, quanto la stavo odiando.
Digrignai i denti, fulminandola con lo sguardo. Stavo sperando con tutta me stessa che si ammalasse e che l'eruzione prendesse il sopravvento su di lei costringendola all'autocannibalismo.
‹‹ Da che parte sono andati? ›› sbottai, fissando Janson.
Lui rimase in silenzio, guardando Marie con la coda dell'occhio.
‹‹ Ho detto: da che parte sono andati. ›› mi avvicinai lentamente alla scrivania.
‹‹ Non posso dirtelo, Elizabeth. Non disobbedirò a tuo padre. ›› rispose lui, senza staccare gli occhi dai miei ‹‹ non vuole che tu li raggiunga e non sarò di certo io a disobbedirgli. ››
‹‹ Ti ho chiesto da che fottuta parte sono andati! ›› fiondai le mani sul suo camice, tirandolo contro di me ‹‹ Janson, caspio, parla! Dopo tutto quello che mi avete costretta a fare il minimo che puoi fare e dirmi da quale strafottuta parte sono andati i miei compagni! Te lo sto ordinando, da figlia del capo! ›› strinsi le mani, fissandolo dritto negli occhi.
Lui scosse la testa, poi guardò dietro di sé, ridacchiando sotto i baffi.
‹‹ E ora che hai da ridere, stupido ratto?! ›› digrignai i denti. La sua espressione divenne fredda, schioccando la lingua con un espressione quasi soddisfatta.
‹‹ Sono passati lì ›› indicò alle sue spalle ‹‹ È un pass verticale, un po' come quello dalla quale siete passate tu e Marie. Ma indovina? Ormai si è richiuso. Non c'è modo che tu raggiunga i tuoi “compagni”. E, in ogni caso, ti hanno già dimenticata.
Quando è arrivato il ragazzo nuovo, le scorte di cibo ce abbiamo dato loro contenevano nel siero. Lo stesso siero che abbiamo dato loro prima di arrivare nella radura. Non hanno alcun ricordo di te, Elizabeth. Della prima ragazza nella radura non hanno assolutamente memoria. Secondo te perché abbiamo interrotto i video, così che tu non potessi vedere? Per risparmiarti tutto questo. ››
Per un attimo, mi sembrò che il mio cuore smettesse di battere.
Avevano dimenticato tutto? Davvero?
Lasciai andare la presa, portando lo sguardo su Marie.
Lei non disse nulla. Si limitò a guardarmi.
Decisi di non insistere ulteriormente.

‹‹ È tutto okay, piccina? ›› chiese Brytan mentre faceva delle fotocopie di alcune schede piene zeppe di statistiche ‹‹ ti vedo un po' giù... e non mi riempi di domande riguardanti a “cos'è questo? Cos'è quello? Dov'è il caffè buono?” ›› disse, ridacchiando.
Brytan era lo stesso ragazzo che mi aveva accolta al mio risveglio.
Si era rivelato l'unico scienziato simpatico che non mi aggrediva per ogni minima cosa, e questo l'avevo capito sin dal primo momento.
‹‹ Perché non mi avete detto che i miei amici erano qui? ›› mormorai, girandomi lentamente verso di lui.
Il suo sguardo divenne cupo di colpo. Spense la stampante e mi guardò con un espressione ricca di sensi di colpa ‹‹ io volevo dirtelo, piccola Elizabeth, ma tuo padre non voleva. Ha una paura matta di perderti, lo sai... ››
‹‹ Voglio raggiungerli... ››
‹‹ Non puoi ›› si passò le mani tra i capelli ‹‹ il pass verticale dal quale sono usciti loro è stato disattivato poco dopo il loro passaggio ››
‹‹ C'è sempre quello dell'ala Est dal quale sono passate quelle del gruppo B, no? C'erano anche loro, giusto? ››
‹‹ Disattivo anche quello. Non c'è modo di raggiungerli. Elizabeth... La fase due che dovranno affrontare è completamente differente dalla fase uno nella radura. Quella, in confronto, era una passeggiata tra i fiori! ››
‹‹ In cosa consiste questa benedetta fase due? ››
‹‹ Devono attraversare la zona bruciata per raggiungere il porto sicuro ›› disse quasi in un sussurro, come se avesse paura di farsi sentire.
‹‹ E quindi? ›› corrugai la fronte ‹‹ Non m'interessa. Aspetta... Anche tu sei uno scienzato! Tu puoi riattivare i pass! Hai anche tu quella caspio di tessera! ››
‹‹ Ehm... Non funziona così... ››
‹‹ Voglio raggiungere i miei compagni, Brytan. ››
‹‹ Piccola, io non... ››
‹‹ Brytan... te lo chiedo per favore... aiutami. ››
‹‹ È troppo rischioso... ››
‹‹ Starò attenta. Ti scongiuro Brytan... ›› si morse il labbro inferiore, guardandosi attorno.
Brytan era a conoscenza di quanto soffrissi per la separazione dei miei compagni.
Lui, come altri, aveva perso tutti ed era stato separato dai suoi più cari amici... ma perché loro erano stati portati via, perché malati.
Sospirò con fare rassegnato ‹‹ a dire il vero, c'è un terzo passaggio sotterraneo... Ti porterà poco distante da lì ›› sussurrò vicino al mio orecchio, poi si spostò ‹‹ Va prendere una coperta e dell'acqua, avanti, poi raggiungimi davanti al Laboratorio C360 ››


Licenza Creative Commons
Quest'opera è distribuita con Licenza Creative Commons Attribuzione - Non commerciale - Non opere derivate 2.5 Italia
  
Leggi le 2 recensioni
Segui la storia  |        |  Torna su
Cosa pensi della storia?
Per recensire esegui il login oppure registrati.
Capitoli:
 <<    >>
Torna indietro / Vai alla categoria: Libri > Il Labirinto - The Maze Runner / Vai alla pagina dell'autore: Stillintoyou