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Autore: Naoya    01/09/2015    1 recensioni
I Nex sono un popolo alieno pacifico, tecnologicamente molto avanzato e con una mentalità aperta. Vivono su un pianeta due volte e mezzo più grande della Terra e nonostante la vastità delle loro terre ed etnie presenti, sono un popolo unito. Ma poi, tutto cambiò quando uno scienziato pazzo attaccò i Nex per vendetta; un traditore che aveva dissertato il suo stesso popolo per ben due volte. Ora i Nex sono in fuga e in cerca di speranza, viaggiando di pianeta in pianeta aiutando e ricevendo aiuto dalle popolazioni presenti nell'universo; ma un popolo in particolare attira la loro attenzione: il genere umano.
Genere: Science-fiction, Sentimentale | Stato: in corso
Tipo di coppia: Het
Note: nessuna | Avvertimenti: Triangolo, Violenza
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Dopo molte ore di volo Phil e Anies giunsero finalmente nell’oceano pacifico, sorvolando la zona notarono che il loro jet non rispondeva correttamente ai comandi «A. cosa diavolo sta succedendo? Non mi piacciono questi scossoni e non credo ci siano turbolenze visto il cielo sereno».

«Non lo so P. l’unica cosa che so è che l’aereo non risponde più ai comandi, sembra quasi che qualcuno lo stia pilotando a distanza».

«Vuoi dire che qualche hacker si è intrufolato nei sistemi del velivolo e lo controlla a distanza?»

«Così sembra, tutta via non credo si tratti di hacker, sembra quasi… che l’aereo sia vivo e che si stia dirigendo in una direzione precisa»

Passarono trenta lunghissimi secondi prima che si intravide in lontananza la piccola sagoma di un isola, Phil indicò l’isola e disse «Guarda A. sembra che l’aereo si stia dirigendo su quel isola! Che strano però, sembra che qualcuno ci abbia costruito… una sorta di grattacielo altissimo!»

«Gia, così sembra. Fammi un favore, puoi controllare di che isola si tratta? Chiunque ci sia su quel isola sembra essere un essere intelligente».

«Ok, controllo immediatamente».

Phil controllò il diario di bordo in cui aveva annotato tutti i posti sorvolati e le relative tappe, confrontò le coordinate gps e le mise a confronto con una cartina che teneva nello zaino e disse «Non capisco, quel isola non è segnata sulla mappa, e la cartina che ho in mano è recente. Come è possibile?»

«Non lo so P. l’unica cosa che posso dirti è che l’aereo ha avviato la procedura di atterraggio»

«Cosa? No, non ci credo».

«Mi è appena venuta un’illuminazione, presto controlla le coordinate che ci hanno fornito gli alieni».

Phil controllò le coordinate «No, è uno scherzo vero? Le coordinate… coincidono».

«Lo sospettavo, a quanto pare gli alieni hanno capito che li stiamo cercando e hanno pensato bene di guidarci da loro».

L’aereo continuò la manovra di atterraggio fino al suo completamento, i due ragazzi scesero dal velivolo, videro tre Nex ad aspettarli; l’alieno al centro si avvicinò a loro, era una ragazza molto carina i suoi capelli erano biondi e gli occhi azzurri come il cielo, era vestita come una specie di receptionist, con una sorta di camicia, una gonna ed un paio di tacchi, inoltre tutti e tre gli alieni avevano delle strane sfere luminose su mani, bacino e piedi. Nonostante le loro fattezze umane era chiaro che questi esseri venivano da un altro pianeta.

«Benvenuti» Disse la ragazza sorridendo «Io mi chiamo Ariel e sono lieta di accogliervi nella nostra piccola isola, i miei colleghi si prenderanno cura del vostro velivolo, state tranquilli è in buone mani».

I due ragazzi erano sconcertati nel sentire che l’aliena parlava bene la loro lingua, cosi Anies gli chiese «Come fai a parlare bene la nostra lingua? Insomma… voi venite dallo spazio giusto?»

«Hey A. dovresti almeno presentarti prima non credi?» Disse Phil sussurrandogli nell’orecchio.

«Ah giusto. Io mi chiamo Anies, lui è il mio amico Phil».

L’aliena guardò i due ragazzi e con la massima cordialità rispose «Vi chiedo scusa per non aver dato le dovute spiegazioni, il motivo per cui sappiamo parlare bene la vostra lingua è uno soltanto: abbiamo semplicemente studiato».

Anies stentava a crederci «C-cosa? Tutto qua?»

L’aliena sorrise e disse «Certamente, non vorrei peccare di superbia ma le nostre facoltà intellettive sono molto al disopra di quelle umane, per questo in pochi giorni tutti noi siamo stati in grado di apprendere quasi tutto ciò che c’è da sapere riguardo questo pianeta. Ora per favore seguitemi, Master Zero, il nostro leader, sarebbe lieto di fare la vostra conoscenza».

I ragazzi seguirono Ariel, presero un ascensore e si diressero verso i piani più alti della torre. Durante il tragitto Phil notò la strana tecnologia che indossava l’aliena sulle mani, sul bacino e sulle scarpe e chiese curioso «Posso chiederti una cosa».

Ariel si voltò e disse «Certamente, chiedi pure»

«Posso sapere a cosa servono quei strani congegni che porti sulle mani e non solo? Sono decorativi o hanno qualche funzione particolare?»

Ariel guardò il dispositivo che portava sul dorso della mano destra e disse «Questi sono generatori di gravità, funzionano come una sorta di peso extra per noi. Devi sapere che sul nostro pianeta d’origine la gravità era molto più forte rispetto che qui, così per non atrofizzare i nostri muscoli siamo costretti a portare questi pesi, senza di essi non riusciremmo a controllare la nostra forza su pianeti come il vostro, fino a quando non arriveremmo al punto in cui i nostri tessuti perdono consistenza in quanto mancano del nostro allenamento naturale. In poche parole è come quando voi umani andate nello spazio, i vostri muscoli perdono massa fino a quasi atrofizzarsi del tutto, per questo quando tornate avete bisogno di un periodo di riabilitazione».

Phil capì subito che la ragazza aliena sapeva il fatto suo, tuttavia qualcosa lo lasciava perplesso, voleva fargli un’ultima domanda ma non fece in tempo, l’ascensore si fermò e Ariel disse «Siamo arrivati».

Le porte dell’ascensore si aprirono, Anies e Phil seguirono Ariel fino ad una maestosissima porta, la Nex l’aprì senza troppa difficoltà, entrò e disse «Master Zero, i nostri ospiti sono arrivati».

I due ragazzi sentirono una voce calda e profonda provenire da quella stanza dire «Bene, falli entrare per favore».

Ariel aprì la porta e disse «Venite, entrate pure, prego non fate complimenti».

I due ragazzi entrarono guardandosi intorno, entrambi provavano una marea di emozioni, nella loro mente si frantumavano certezze e sorgevano dubbi, tuttavia non potevano fermarsi.

«Benvenuti, fratelli» I due ragazzi diressero il loro sguardo verso dove proveniva la voce poi lo videro, li seduto sul suo trono, abiti bianchi e rossi, lo strano copricapo, una sorta di mantello che era difficile distinguere nel video e… come tutti i Nex… la strana voglia sulla fronte a forma di triangolo, inoltre anche lui portava gli stessi congegni tecnologici. Vicino a lui c’erano quattro Nex vestiti con una tunica, il loro volto era nascosto dal cappuccio che indossavano, uno di loro si avvicinò al loro leader e disse bisbigliando nell’orecchio «Master Zero è necessario che li accogliamo ora? Dopo tutto stiamo organizzando l’operazione».

Master Zero si volto e gli fece un cenno con la mano, il Nex misterioso si allontanò e disse «Come desidera».

Tutti e quattro si allontanarono dal loro leader per poi uscire dalla stanza.

«Fratelli, per favore non fate caso a ciò che è appena successo ora, loro sono i miei guardiani, non temeteli non vi faranno del male. Ditemi, a cosa devo la vostra piacevole visita».

Anies era spaventata nel vedere il leader dei Nex, un essere dall’aspetto apparentemente uguale a quello di un qualsiasi ragazzo ma che, tuttavia, possedeva una strana energia. La ragazza si fece coraggio e disse «S-salve i-io sono Anies e l-lui è il mio amico P-phil».

Master Zero si alzò dal trono ed in un battito di ciglia si ritrovò a pochi passi da Anies, nonostante la gigantesca sala in cui si trovavano lui riuscì a percorrerla più della metà in meno di un secondo; si avvicinò alla ragazza, sollevò il suo volto dal mento con un gesto delicato, la guardò negli occhi e gli disse «È questo ciò che gli umani chiamano paura? Non devi temere ne me, ne tanto il mio popolo. Noi non siamo qui per farvi la guerra».

Anies era rimasta terrorizzata, si sentiva paralizzata ed in quel momento lei, non era in grado di fare niente. Phil così per distrarre l’alieno disse «Cosa volete allora? Non credo la storia del “vogliamo salvarvi” sia la sola unica ragione per cui siete venuti qui dico bene?»

L’alieno lasciò il volto della ragazza, sorrise e disse «Sei perspicace ragazzo, dimmi voi due avete tradotto i nostri messaggi, dico bene?»

«Non hai risposto alla mia domanda!»

«Sento ostilità nei miei confronti, per favore rilassati, come ho già detto non voglio farvi del male, ne a te, ne alla tua amica, ne tanto meno al vostro pianeta. So per certo che voi avete tradotto i miei messaggi altrimenti ora non sareste qui. Scommetto che il motivo del vostro lungo viaggio sia per scoprire qualcosa in più su di noi».

Master Zero si allontanò e si sedette sul suo trono, batté le mani e due Nex giunsero dal nulla con in mano due sedie.

«Prego, accomodatevi, ora vi voglio raccontare la nostra storia. Ascoltandola comprenderete meglio le nostre ragioni per le quali vogliamo salvare la vostra civiltà dall’autodistruzione».

I due ragazzi si sedettero e il leader dei Nex cominciò il suo racconto.

«Tempo fa, il nostro popolo viveva su un pianeta simile al vostro, vivevamo in armonia fino a quando… una minaccia arrivò dallo spazio profondo. Si facevano chiamare Yom ed il loro leader era uno scienziato bandito dal nostro pianeta perché conduceva esperimenti che andavano contro l’etica di noi Nex. Quando ci attaccò le sue macchine cominciarono a fare una carneficina dopo l’altra, fummo costretti a fuggire dal nostro pianeta ormai in rovina. Esplorammo l’universo ed aiutammo le civiltà in difficoltà che incontravamo nel nostro cammino proprio come stiamo facendo con il vostro, stringemmo alleanze potenti che garantirono al nostro popolo potere e tecnologie, grazie alle quali speriamo di debellare questa minaccia, non solo per noi ma anche per tutto l’universo. Abbiamo monitorato i suoi spostamenti fino ad oggi e continueremo a farlo fino a quando non saremo pronti per il contro-attacco».

Phil incuriosito dalla storia chiese «Quindi voi siete venuti qui per poter stringere un’alleanza con noi? Non siamo tecnologicamente sviluppati ciò nonostante volete il nostro aiuto?»

Master Zero guardò Phil e disse sorridendo «So che il vostro livello tecnologico è ancora agli albori se così vogliamo dire, tuttavia voi umani siete interessanti per la nostra specie. Voi avete un qualcosa che a noi manca in maniera sostanziale».

«Di cosa si tratta?» Chiese Anies.

«Semplice. Si tratta della facoltà di comprendere e di usare le emozioni come se fossero una forza inarrestabile. Noi Nex proviamo emozioni proprio come voi, ma non abbiamo la facoltà di comprenderle ne tanto meno di usarle a nostro vantaggio. Abbiamo tecnologie che rispondono ai nostri stati d’animo ma… se solo riuscissimo a provarle con la stessa intensità di come fate voi, allora questa tecnologia potrà svilupparsi in una maniera così straordinaria, che ci garantirebbe la vittoria assoluta su quel essere spregevole».

I ragazzi erano alquanto sorpresi; com’è possibile che esseri cosi straordinari non riuscissero a comprendere cose così naturali quali le emozioni?

Anies chiese presa dalla curiosità «Quindi è questo che volete da noi?»

«Ciò che vogliamo da voi è una cosa che non abbiamo mai chiesto agli altri popoli. Ciò di cui noi abbiamo bisogno è che voi ci accettiate».

«In poche parole, una convivenza dico bene?» Disse Phil

«Esatto, il nostro progetto parte da questa isola artificiale che abbiamo costruito noi stessi. Qui accoglieremo persone da tutto il vostro mondo, che siano esse famiglie, studenti o persone bisognose e sempre da qui, daremo il via ai primi programmi di integrazione che poi si estenderanno a tutto il globo. Noi colmeremo le vostre lacune in ambito tecnologico, sociale, scientifico e molto altro; in cambio voi ci insegnerete come rendere più comprensibili le emozioni».

I due ragazzi non sapevano se l’umanità era in grado di fare una cosa simile, ma visto la situazione tragica che affliggeva l’umanità non ebbero altra scelta se non quella di accettare, Anies e Phil strinsero la mano a Master Zero il quale sorrise e disse «Vi ringrazio della fiducia che riponete in noi, in cambio vi offriremo la nostra ospitalità. Ariel per favore prepara le stanze per i nostri ospiti».

«Certamente Master Zero». Disse Ariel sorridendo.

«Ora, l’unica cosa che manca è quella di dare un nome a questa bellissima isola, mi è venuta in mente l’idea di chiamarla “New Hope” ma avrei preferito ascoltare il parere di qualche abitante di questo pianeta prima di battezzarla così. Voi cosa ne pensate?».

Phil guardò Anies, sorrise e tirò fuori la mappa dallo zaino, l’aprì e disse «New Hope? Penso sia un nome perfetto, vista la situazione che stanno vivendo i nostri popoli, credo sia il nome più azzeccato».

Disegnò sulla cartina l’isola e ci scrisse a fianco il nome “New Hope”. Ariel entrò nella stanza dicendo «Signori le vostre stanze sono pronte, vi prego di seguirmi».

«Andate fratelli miei, il viaggio che avete fatto è stato stancante e meritate di riposarvi». Disse Master Zero sorridendo.

I due ragazzi ringraziarono e salutarono il leader dei Nex per poi seguire Ariel, presero l’ascensore e si diressero nella zona di soggiorno degli ospiti; mentre attraversavano il corridoio i ragazzi guardarono fuori dalla finestra e videro una gigantesca nave effettuare una manovra di atterraggio, Phil e Anis erano meravigliati nel vedere un bestione del genere muoversi con così tanta destrezza, Ariel si avvicinò a loro e disse «Siete meravigliati? Quella che state vedendo è una delle nostre navi cargo, lì trasportiamo tutto l’occorrente per la struttura: da beni di prima necessità fino alle attrezzature mediche per i feriti che portiamo qui. Forse non lo sapete ma voi non siete gli unici esseri umani qui dentro»

«Non siamo l’unici?» Chiese Phil.

Ar.: «No, non molto lontano dalla struttura principale sorge un ospedale, là sono ricoverati diversi sopravvissuti alla guerriglia che sta affliggendo il vostro pianeta. Voi non avete visto la struttura ospedaliera perché siete entrati dal lato opposto da dove è stato costruita».

P: «Capisco, mi sento dispiaciuto per tutto ciò che sta accadendo al nostro pianeta, se solo avessi potuto fare qualcosa per evitare tutto questo ora non staremo qui a farci la guerra».

An.: «Non darti la colpa P. anche se saresti intervenuto non avresti risolto le cose, conosciamo bene gli eventi e anche se una sola persona si fosse comportata diversamente non penso sarebbe cambiato nulla».

Ar.: «Comprendo il vostro dolore, una situazione così è drammatica per un popolo, specialmente se diviso come il vostro. Come ha detto Master Zero, ora noi Nex ci impegneremo affinché il vostro pianeta possa ritrovare la pace… e la speranza di un futuro migliore».

Phil si commosse a quelle parole, specialmente se erano dette da una creatura così gentile e pura come Ariel, la sua voce era così calda, dolce e cordiale che sarebbe stata in grado di sciogliere anche il più freddo dei cuori; Ariel notò le sue lacrime, prese un fazzoletto e glie le asciugò, in quel momento lei sentì un profondo senso di speranza provenire dal cuore di Phil, era come se ci fosse stata una connessione tra i loro cuori, Ariel non capiva l’emozione che stava provando, era forte ma non gli importava, in qualche modo sapeva che ciò che stava succedendo era frutto dell’animo umano, che aveva reso più intense le sue emozioni.

«Grazie…» Disse Phil singhiozzando.

Ar.: «No… sono io che devo ringraziarti…»

P: «Per cosa?»

Ar.: «Non so cosa sia successo… ma ho sentito le mie emozioni reagire alle tue… è come se… tu le avessi rese più intense, forse è questo a ciò che si riferiva Master Zero».

An.: «Complimenti P. non siamo neanche qui da un giorno e gia fai miracoli, a volte mi chiedo come tu ci riesca».

P: «C-come se lo sapessi».

Phil ed Ariel si ripresero, poi la Nex disse «Bene signori, per favore seguitemi siamo quasi arrivati alle vostre stanze».

I tre ripresero a camminare e poco dopo giunsero alle loro stanze, Ariel aprì loro le porte e disse «Queste sono le vostre stanze, se avete bisogno di qualcosa potete chiamare uno dei nostri colleghi che vi darà tutto ciò di cui avete bisogno».

I due ragazzi entrarono nelle loro stanze e rimasero stupefatti, di fatti erano delle vere e proprie suite in piena regola, Ariel vedendo il loro stupore disse «Tutti gli alloggi di questa struttura sono così, alcuni sono anche più grandi in quanto è necessario più spazio per le famiglie con i bambini; è possibile personalizzare il proprio alloggio a seconda delle proprie preferenze tramite quel piccolo congegno sul tavolo, esso vi permetterà di modificare il colore delle pareti, lo stile dell’arredamento, l’illuminazione e molto altro ancora. Spero che il vostro soggiorno sia piacevole e che vi troviate a vostro agio qua. Io ho delle cose da sbrigare per cui devo salutarvi. Arrivederci».

Ariel se ne andò lasciando i ragazzi a godersi le rispettive stanze.

Anies era entusiasta di essere qui, un po’ spaventata dal fatto di essere lontano da casa ma l’entusiasmo era di gran lunga maggiore della paura; Phil era pensieroso, non si rendeva conto dell’esperienza che aveva vissuto con Ariel; di fatti era qualcosa che neanche lei si sarebbe aspettata di vivere.

   
 
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