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Autore: Mr Apricot    03/09/2015    2 recensioni
[TRAILER: http://youtu.be/ndfs75Lblkk]
Nome?
-Andrea
-Alberto
Età?
-18 anni
-Prossimamente 19!!
Segni particolare?
-Nessuno...
-Vediamo, occhi verde-ghiaccio, tanti e troppi tatuaggi...insomma, mi si vede lontano un miglio che sono io!
Sapresti definire il tuo carattere con una sola parola?
-Lunatico...molto!
-Solare!
Che lavoro fanno i tuoi genitori?
-Mio padre!? Psicologo...
-Ho solo una madre! Psicologa...che stress!
Che rapporto hai coi tuoi genitori?
-Mi sono dimenticato di dire che mio padre come secondo lavoro si impegna a rovinarmi la vita!
-Da piccolo mi usava come una cavia per i suoi studi...diciamo che il nostro rapporto non è certamente cominciato col piede giusto!
Come definiresti la tua vita sociale?
-Inesistente...
-Molto spesso mi sveglio con gente che non ho mai visto in vita mia! Ahah!
Etero o gay?
-Nessuna delle due...è normale?!
-Decisamente gay!!
Quante volte l'hai fatto?
-Mai!
-Troppe...
Ultima domanda: a cosa non potresti mai rinunciare nella tua vita?
-Facile: alla danza hip hop!
-E c'è da chiederlo?! Alla danza hip hop ovviamente!!
Genere: Fluff, Song-fic | Stato: completa
Tipo di coppia: Het, Slash
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
Capitoli:
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Capitolo 11: The Night is still young (Nicki Minaj)
 
Andrea's POV:
 
E fu così che da quel momento
diventammo inseparabili.
 
Una cosa sola,
in cui l'uno poteva contare
sull'altro, in ogni istante.
 
Fu tutto una felicità immonda,
mai neppure concepita da essere vivente...
...
 
No.
 
Le cose non andarono certo così.
 
Le cose andarono che rimasi
lì a fissarlo per non so quanto tempo,
non pensando minimamente a niente.
 
Alberto's POV:
 
In quel momento mi sentivo così,
così...
 
"E voi due che ci fate ancora qui?!",
sentii urlare all'improvviso da una voce dietro ad Andrea.
 
Alzai un poco la testa per rendermi conto che non era altri
che la prof di ginnastica.
 
Dio, che imbarazzo...
 
Le cose andarono che sbucò
la prof dalla porta antincendio,
urlandoci isterica di tornare
subito in classe, altrimenti
lei si sarebbe ritrovata a litigare
con la prof di scienze 
per l'ennesima volta.
 
Non che non ci litigasse già
abbastanza di suo...
 
A ripensarci, mi volevo sotterrare!
Neppure nei film comici coi
protagonisti più sfigati del mondo 
poteva succedere una cosa del genere!
 
Alla fine, comunque, tornammo
in classe di corsa, inventando una
scusa cretina al momento...
 
Fatto stava che sembrava che la 'magia'
fosse finita.
 
Ci separammo, visto che Ella
era miracolosamente riapparsa al suo
posto dopo giorni di assenza, mentre Samantha
era già arrivata e sistemata al suo posto,
a fianco al mio.
 
Mi limitai a raggiungere il mio posto
con un semplice sorrisino di scuse,
un po' incerto ed imbarazzato,
verso Alberto.
 
Di cosa mi stessi scusando,
in verità non lo sapevo neppure io.
 
Non si poteva fare altrimenti...
Sbuffai, in risposta ad Andrea.
 
Quello che successe nelle ore dopo poi
fu...Niente.
 
Mi chiedevo se veramente quanto fosse
successo era solo frutto di allucinazioni,
per non dire sonno arretrato.
 
In realtà non avevo idea di come
dovessi comportarmi...
Fatto stava che cominciavo
già a mettere in dubbio
le sue belle parole.
 
Non avevo neppure un'idea abbastanza
chiara di come mi sarei dovuto comportare.
Si aspettava che gli parlassi?
 
Forse dovevo aspettare qualcosa come 24 ore?
Ma quello era se ci volevo provare...quindi andava
bene tutto ma non le 24 ore.
 
Mm...
 
Il problema era che eravamo nella stessa classe.
 
Più lo vedevo far finta di niente, più mi convincevo
che era stata tutta una presa in giro.
 
Forse era stato meglio così però.
 
Yo, ayo tonight is the night that I'ma get twisted 
 
Erano ormai quasi le nove di sera...
e di mio padre neppure l'ombra.
 
Di solito entro le otto di sera,
salvo casi eccezionali,
era già a casa!
 
Per di più non era da lui
fare un ritardo del genere
senza neppure avvisare!
 
Avevo provato più volte a chiamarlo,
trovando sempre occupato...
Sinceramente stavo cominciando un po'
a preoccuparmi.
 
Un po’ tanto anche...
 
Me ne stavo seduto sul tavolo
da pranzo, a contemplare la cena
ormai fredda, già bella e sistemata
ad opera d'arte sui piatti.
 
E sì che per una volta ci avevo messo
più impegno del solito.
 
...per cercare di distrarmi,
per non pensare
a quanto era successo oggi.
 
Ci stavo pensando troppo,
e non andava bene,
questo era poco ma sicuro.
 
Erano precisamente le ore 21
e 12 minuti.
 
Erano passate circa 11ore e 57minuti,
da quando era riuscito a parlare con Andrea.
E da allora non solo non mi aveva più rivolto la
parola, ma la giornata da più o meno bene
che era cominciata, si era trasformata
in uno di quei giorni di sfiga assurda!
 
Me ne stavo disteso sul letto
a contemplare il nulla.
 
Per mangiare, avevo mangiato
qualsiasi cosa mi capitasse sotto tiro,
ma sinceramente avevo tutt'altro che fame.
 
Ero piuttosto nervoso, irrequieto
e...sì, incazzato anche. Molto molto incazzato!
 
Dopo quella che sembrava un'eternità,
mi ritrovai a realizzare che stavo fissando
lo stipite della finestra della mia camera...
 
Okay, non è che lo stessi fissando con interesse,
ma il concetto era che avevo gli occhi incollati lì...
 
...mentre la testa vagava, vagava e vagava instancabile
e senza sosta a ripercorrere tutti gli avvenimenti
che mi avevano sconvolto di quella giornata.
 
Stava cominciando a venirmi mal di testa
e per di più non riuscivo a calmarmi.
 
Credo che fu un lampo, un fulmine
a ciel sereno -oppure stavo veramente
impazzendo-, fatto stava che d'un tratto
persi la pazienza e afferrai il telefono,
già sapendo quello che avrei fatto.
Perchè la stavo facendo tanto tragica in fondo?!
 
Mi alzai dal letto, tirandomi su a
sedere, per cercare di calmare quella
strana ansia che mi stava salendo.
Che mi stava prendendo adesso?
 
Sentii improvvisamente il suono
di chiavi alla porta d'ingresso,
seguito subito dopo dal fruscìo
di quest'ultima che veniva aperta.
 
Mi precipitai all'ingresso,
ritrovandomi davanti un alquanto
mal ridotto e trasandato genitore.
 
"Che è succe...", cominciai
ad esclamare allibito,
ma mio padre mi interruppe subito.
 
"Andrea...", disse con voce stanca.
"Non chiedermi niente adesso..."
 
"Lasciami stare, per favore", aggiunse poi
piano, lasciando cadere a terra
le sue borse da lavoro.
"Non voglio che tu mi veda
in queste condizioni!"
 
"Ma...", provai ad obiettare,
ma fui interrotto un'altra volta.
"Ti prego, lasciami da solo...",
ripetè. "Ho solo bisogno
di stare da solo adesso."
 
Mi sentivo colto alla sprovvista,
non ero preparato ad una cosa del
genere, e soprattutto, non sapevo come
comportarmi...
 
Vedevo il suo volto segnato dalla
sofferenza, in contrasto con
la sua voce abbastanza
decisa e presente.
 
Mi aspettavo che sarebbe tornato,
con delle scuse, delle spiegazioni logiche
che non avevo tenuto in considerazione
e la promessa che non lo avrebbe più fatto...
fu invece tutto troppo diverso, improvviso
e lapidario.
 
"Va bene...sono in camera mia
se hai bisogno", dissi alla fine.
 
Non avevo idea di cosa  cavolo
stava succedendo,
tuttavia decisi che non era
certamente il momento
più appropriato per fare domande,
così mi limitai ad andarmene
ubbidiente nel mio rifugio.
 
Myx Moscato and vodka, I'ma mix it 
 
"Segreteria telefonica!", iniziò a trillare 
una voce registrata.
Ti pareva...
 
Chiusi la chiamata e aspettai un po'
dopodiché, sbuffando sonoramente,
riprovai a chiamare.
 
Non feci in tempo a chiudere
la porta che sentii improvvisamente
il rumore di qualcosa infrangersi
sul pavimento in mille pezzi.
 
Per poco non persi un battito al cuore.
 
Ma dopo quel rumore
ne seguirono subito altri,
tanti. Troppi.
 
Ora stava cominciando
seriamente a salirmi
l'ansia.
 
Non avevo visto mio padre
con un comportamento simile
da quando...
 
Da quando lei se n'era andata.
 
Dio...che stava succedendo?!
 
Sembrava che la mia vita
si stesse organizzando per
incasinarsi da sola.
 
Se fino ad un istante prima
mi sentivo abbastanza
confuso su varie cose,
adesso, il rumore di quegli
oggetti infranti, quei rumori,
era come se avessero riportato
a galla la stessa sofferenza che avevo
da bambino.
In quel momento mi sembrò quasi
di essere catapultato indietro nel tempo,
a quella stessa notte di tanti anni
prima in cui mia...madre...se ne andò di casa...
 
Scoraggiato, afflitto e...tremendamente depresso.
Ecco come mi sentivo.
 
Come se in tutti quegli anni non fosse
mai cambiato niente...
 
E dai però!
Rispondi...
 
Roll that spaceship, we about to get lifted 
 
Lo squillare improvviso
e insistente del mio cellulare
abbandonato e dimenticato
sul bordo del letto
mi riportò alla realtà.
 
Che altro c'era adesso?
 
Cominciavo veramente a non poterne
più di questa giornata. 
 
Schiacciai il tasto verde
senza neppure guardare chi fosse.
 
Tanto peggio di così!
 
Lift and the President gift is for the gifted 
 
D'un tratto quel tu-tuu continuo
e monotono si arrestò di colpo.
Ci misi qualche secondo per realizzare la cosa.
Possibile?
Ormai veramente non ci stavo sperando più!
 
"Ehi...?", provai a dire
un po' incerto.
 
Quella voce...di chi
era quella voce?...
Ah, sì!
 
"Perchè non proviamo a fidarci...
l'uno dell'altro?"
 
No, aspetta...
tra tutti, proprio lui!?
Questa era una cattiveria assurda però!
 
Nessuna risposta...
Però il cronometro
della chiamata stava andando!
 
"Ehi?", provai a ripetere. "Andrea?
Mi senti? Sono Alberto."
 
"Sì...", balbettai,
giusto per dare un segno
della mia presenza.
 
"Ehi!", esclamai quasi
trionfante. "Ciao Andrea!"
 
"Ciao Alberto", cercai di dire con
un po' di entusiasmo.
"Dimmi tutto", okay...avrei potuto
metterci un po' d'impegno in più sto giro!
 
"Io...", in quel momento
tutta l'incazzatura che
mi aveva spinto a chiamarlo,
tutta l'ansia e tutta l'irrequietezza
di qualche istante prima...
Tutto era scemato di colpo.
"Nulla...tutto bene?", provai a dire,
completamente tranquillo.
 
Un rumore di vetri infranti
mi fece ricordare cosa stava
succedendo nell'altra stanza.
 
"Ehi, cos'era quel rumore?!",
domandai preoccupato.
Ecco che pure la tranquillità
stava scemando.
 
"Niente di preoccupante",
risposi in automatico,
cercando di rassicurarlo.
 
"Sei sicuro?! A me non..."
 
"Sì, stai tranquillo!"
 
Vaffanculo però!
Ero io quello che aveva bisogno 
di essere rassicurato, non
quello che doveva rassicurare
gli altri!
 
This what you came, this what you came for 
 
L'ennesima scaricata di oggetti
su quello che doveva essere il pavimento
smentì ogni mia singola parola.
 
Sperai per un attimo con
tutto me stesso che Alberto
non avesse sentito nulla.
 
Ora stavo veramente cominciando
a preoccuparmi.
 
"Scusami ma...", tentai di dire,
e vaffanculo alla voce spezzata
con cui mi uscirono le parole.
"Ho da fare...se non c'è nulla,
devo andare!"
 
Aveva la voce leggermente incrinata...
Era in difficoltà?
 
Mi faceva impazzire solo l'idea...
 
"Ehi? Non provare a riattaccare."
 
Ero così tanto sgamabile
e disperato?!
 
You get what you buy, this what you paid for 
 
Cercai di allontanarmi il
più possibile dal rumore,
andando verso la finestra
e spalancandola completamente.
 
"Scusa ma non ti sto sentendo
più tanto bene!", esclamai
alla fine col tono più
convincente possibile.
 
"Non provare a..."
Inutile dire che mi aveva già messo giù.
 
 
 
So make sure the stars is what you aim for 
 
Direi che dopo questa, potevo dire
di aver ufficialmente toccato
il fondo.
 
Mi buttai sul letto,
afferrando il cuscino e
raggomitolandomici
intorno.
 
Sentivo le lacrime pizzicarmi
le palpebre, volevo piangere,
volevo solo lasciarmi
finalmente andare
e non pensare a niente.
 
Starmene nel mio bozzolo,
dimenticandomi di tutto
e di tutti...
 
La cosa più incredibile era che non
riuscivo neppure a piangere.
Sentivo le lacrime che spingevano,
la disperazione, tutto...
ma non riuscivo neppure a piangere!
 
Ero un dannato impedito cazzo!
 
Make mistakes though
 
Sbuffai sonoramente, questa volta
avevo veramente le palle girate
per...per...non sapevo neppure io
bene per cosa!
 
La cosa più assurda era che tra i
moventi sapevo che non rientrava
il fatto che mi avesse chiuso
il telefono in faccia,
quando invece sarebbe stata
una cosa più che comprensibile!
 
"Sono tornata!", d'un tratto la voce
di mia madre rimbombò per tutta casa.
 
La mia testa invece,
contrariamente alle mie
aspettative, cominciò a vagare
tra i ricordi...guarda caso in particolar
modo tra gli ultimi.
Fantastico...
 
 
"Vediamo come va...proviamo a viverlo,
insieme, piuttosto che andare avanti
e fare finta che non ci sia niente.
Diamoci questa possibilità."
 
Nessuno mi aveva mai parlato così prima...
 
 
Possibile che mi fossi affezionato
tanto ad una persona che conoscevo
così poco?!
 
...Dio che imbarazzo...
 
 
Unico obiettivo: Dovevo.Entrare.In.Quella.Casa.
ORA!
 
...Avrei voluto sprofondare e basta...
 
 
"Ehi!", mi salutò subito Samantha, interrompendo
di punto in bianco una discussione che sembrava
le stesse particolarmente animando entrambe.
 
"Buondì!", la salutai, sporgendomi per salutarla
con due baci.
 
"Ciao", disse semplicemente Ella, senza nessun tono particolare.
Inutile dire che con lei non stavo per niente guadagnando punti...
 
 
"Mi raccomando tu!", disse poi
d'un tratto, rivolgendomi un'occhiataccia.
"Se quel cretino ti dovesse ancora fastidio
per qualche motivo e tu non mi dici niente,
te le prendi pure tu!", minacciò.
 
Vedevo tutto confondersi...
 
Avrei voluto urlare che la smettessero,
correre giù e dire loro di finirla di dirsi tutte quelle brutte cose...
e invece rimasi lì.
Immobile.
In silenzio.
Senza fare nulla.
 
 
Uno sull'altro...
 
In quella situazione tanto assurda,
mi ero completamente dimenticato
che c'era anche una quarta persona coinvolta.
Mi girai verso di lui e...Oddio...
 
Perdendo ogni senso...
 
Sicuramente doveva essere...
Stronzo.
 
Mentre le lacrime cominciarono
finalmente ad uscire da sole...
 
"Ah okay, scusa!", la presi in giro. "Samantha, sai che sabato
sera ho conosciuto un ragazzo che tu avresti definito  'carino'?"
"Ehi!", si impuntò lei. "È inutile che cerchi di rimediare adesso!
E poi per tua madre è carino!", cominciò facendo roteare l'indice verso
tutto e tutti. A quella scena era impossibile non scoppiare a ridere!
 
 
"Io invece mi chiamo Ella!",
rimasi letteralmente immobile.
Completamente ammuttolito.
Stregato da due occhi da cerbiatto.
Scuri, furbetti, vivaci.
Bellissimi.
 
 
"Mi ha fatto piacere incontrarti!", disse lei.
"Anche per me", risposi, non sapendo bene che fare.
Poi improvvisamente la vidi sporgersi verso di
me e schioccarmi due baci sulle guance.
"Ci vediamo a scuola!", esclamò poi, prima di
uscire dal negozio.
Sentivo ancora perfettamente i
punti in cui mi aveva toccato le guance,
come fossero delle zone bollenti.
Dovevo essere diventato completamente
rosso a giudicare dal caldo che sentivo
avvampare lungo le guance.
Per fortuna che Ella non mi aveva visto.
 
E in quel vortice di ricordi,
senza rendermene conto,
alla fine mi addormentai.
 
I never worry, life is a journey 
 
"Cos'è quell'affare?!", esclamai
notando uno scatolone che ben
conoscevo...
Lo scatolone degli elettrodi.
 
"Non ti ho insegnato a salutare?",
mi riprese mia madre.
 
"Che ci devi fare con quegli affari?!",
ribattei non muovendo
un muscolo.
 
"Questi...", fece lei con finta noncuranza.
"Nulla...pensavo di farti un controllino,
come quando eri piccolo, sai?", cercò
di fare una specie di sorriso da mamma dolce,
peccato che in quel ruolo fosse sempre
stata negata.
 
"Te lo scordi!", risposi con un altrettanto
finto sorriso, il numero quattordici questa volta,
quello che di amichevole non aveva nulla.
 
"Su...non fare l'esagerato!", esclamò.
 
"E tu non fare la psicopatica!", sputai.
 
"Alberto!", mi richiamò lei. "Non permetterti di
usare questo tono con me!", urlò. "Già è stata una giornata snervante!
Non ti ci mettere anche tu!", minacciò.
 
Non mi lasciai impressionare.
"Pure io ho avuto una giornata abbastanza
pesante", dissi apposta, visto che era la verità.
 
"Già...", fece lei con noncuranza. "Ne sono certa...
Claudia cara, sei ancora lì?!",
disse girandosi e facendo per andarsene.
Solo in quel momento notai l'auricolare che aveva
attaccato all'orecchio. In quel momento realizzai
che era al telefono con la sua storica 
migliore amica/nemica/collega/allieva/mentore
Claudia Ludisi...in pratica ci si poteva scrivere un libro
su Claudia.
 
"Non credo che tu abbia idea di cosa voglia dire
avere una giornata pesante!", esclamò lei
col tono di chi la sapeva lunga, mentre prendeva
a sistemare le cose che si era portata sul tavolino del soggiorno.
 
"Lavorare con uno che ti sta addosso
continuamente ed è più lunatico di una
donna è snervante!", disse poi.
 
Che stava dicendo?!
Da quando mia madre lavorava
con qualcuno, visto che sopportava
a malapena la presenza di un essere umano!?
 
"Sto parlando del dottor Latorre..."
Il padre di Andrea.
 
"Che è successo?", domandai.
 
Vidi mia madre pensarci un po' su,
ovviamente non mi aveva minimamente sentito...
"È che...da quando sono tornata,
l'ho trovato completamente cambiato
da come me lo ricordavo."
 
Perchè? Era capace di una prodezza simile quell'uomo?
 
"No, non invecchiato!", fece lei.
La vidi alquanto in difficoltà nell'esprimersi.
 
Mi avvicinai di più cercando di far finta di niente.
 
"Più...smielato, in un certo senso", disse alla fine.
"Anche se riferito a lui, non so quanto
si possa dire una cosa del genere", la guardai
perplesso. "È sempre stato un uomo austero,
spartano, silenzioso e preciso", spiegò poi.
 
Un maniaco dell'ordine...pensai.
Tipo Andrea.
 
"No!", esclamò di colpo. "Lui non è mai stato molto ordinato!",
disse mia madre scoppiando in una piccola risata.
La vidi osservare un punto lontano
da sè per cominciare a vagare poi con lo
sguardo, persa in chissà quali pensieri.
 
"Quindi?!", escalmò poi tornando alla realtà.
 
"Oh...naturalmente ho pensato inizialmente che
mi stesse prendendo in giro! Insomma, in che razza
di secolo viviamo per fare ancora cose del genere?!"
 
Cioè? Ormai ero troppo curioso.
 
"Nel bel mezzo delle mie ricerche
che stavo analizzando, se n'è venuto
oggi con un anello chiedendomi la
mano...hai capito la mente malata?",
disse come se niente fosse.
 
"Stai scherzando vero?!", urlai allibito.
 
"Alberto! Non urlare!", gridò mia madre furibonda.
"Non vedi che sono al telefono, razza di stupido?!"
 
"No, no!", riprese poi tutta tranquilla. "Era pure serio!",
disse tirando fuori una piccola scatolina nera dalle
ovvie dimensioni e prendendo a girarsela fra le mani.
"Vedessi che anello poi!"
 
Ero shockato...
Completamente shockato!
E cominciai a sudare freddo
perchè a quel punto non riuscivo
a prevedere quale sarebbe stata
la risposta...
 
"Che non mi interessava minimamente la cosa!
Ecco che cosa gli ho risposto!",
urlò lei di punto in bianco.
 
Mm...questa era una cosa buona...
 
"Mi ha mollato l'anello e mi ha chiesto
di pensarci..."
 
...Questo non andava bene...
 
"Gli ho ripetuto, urlandolo in modo
che tutti mi sentissero bene, che non me ne
poteva fregare assolutamente niente
nè di lui nè dell'anello...nè ora nè mai!
Insomma sono una donna in carriera!
Mi ci vedresti tu a fare la donnetta di casa
a cinquant'anni e passa?!"
 
...Questo era un filino un po' cattivo da dire però.
 
"È andato su tutte le furie!
Ho fatto chiamare la sicurezza poi!"
La solita cinica bastarda e senza cuore.
 
"Un po' di delicatezza no, eh?",
feci poi.
 
Ovviamente se ne andò in camera sua senza
cagarmi minimamente.
 
"Venirsene fuori con una cosa del genere
nel bel mezzo del lavoro che stiamo
portando avanti da un mese ormai!
Mi sono sentita presa in giro sinceramente!
Ecco perchè ho voluto brutalmente
umiliarlo davanti a tutti...",
continuò a raccontare senza sosta.
"No, no! Ti posso assicurare che quell'uomo
nato nel millennio sbagliato,
rozzo e stupido, è ancora così convinto
di un primato dell'uomo sulla donna
tale da non calcolare minimamente che
così di punto in
bianco una proposta di matrimonio
non la potessi rifiutare!
Ma stiamo scherzando?!"
 
"Aspetta, cara!", cominciò ad esclamare poi.
"C'è qualcuno che sta continuando a chiamarmi
insistentemente, ti metto in pausa e
gli dico di darci un taglio!"
 
I just wanna enjoy the ride 
 
Rimasi in silenzio,
completamente fermo immobile,
perchè ero troppo curioso di sapere
cos'altro era successo.
 
Ero curioso come una scimmia...
 
Finalmente capii le
-troppo- frequenti visite del dottor
Latorre a casa nostra...anche se dovevo
ammettere che mia madre era stata
piuttosto scema se non aveva realizzato
dove stesse andando a parare quell'uomo.
 
Però era anche vero che mia madre
su certe cose non era per niente scema...
 
Conoscendola, l'aveva sicuramente già sgamato...
E allora cosa stava combinando?!
 
"Pronto?!", trillò mia madre con quel suo tono di sfida.
 
Quelli che vennero dopo furono tutti dei
borbottii e delle frasi sconnesse.
 
Visto che non stavo captando una mazza
della conversazione, decisi di precipitarmi
il più velocemente e silenziosamente possibile
verso la porta della camera di mia madre.
 
Non appena vi arrivai davanti però,
questa si spalancò di colpo.
 
"E tu che ci fai qua davanti?!", ruggì lei
quando mi vide. Per poco non ci stavamo scontrando!
 
"Nulla!", pensai velocemente ad una qualsiasi scusa.
"Passavo di qua!", esordii alla fine.
 
"Inventatene un'altra...", borbottò lei sorpassandomi.
 
La vidi marciare verso il salotto, afferrare il giubbotto
e poi dirigersi a grandi passi verso la porta d'ingresso.
 
"E adesso dove stai andando?!", domandai.
 
"Quel fesso di un Latorre si è fatto beccare ubriaco
e con la macchina schiantata contro un albero...",
blaterò irritata. "E tra tutti quelli che potevano chiamare,
i poliziotti che l'hanno trovato,
hanno pensato bene di chiamare me! Non posso
neppure rifiutarmi di andare adesso, capisci?", disse poi alquanto seccata.
 
"Che ti aspettavi?", ribattei io.
"Andrea è ancora minorenne e tu sarai sicuramente
tra le chiamate recenti, madre!"
 
"Parli del figlio di Marco?", domandò mia madre.
"Quello che è in classe con te, no?"
 
"Sì...?", risposi non capendo dove volesse andare a parare.
 
"Fammi il favore di avvisarlo che
sto andando a prendere suo padre
dai Carabinieri", 
disse poi. "Hanno chiamato me perchè a casa
e al suo cellulare a quanto pare 
non rispondeva nessuno",
spiegò poi.
 
"Sicura che non sia niente di grave?",
domandai piuttosto preoccupato.
Telefonare ad Andrea per dirgli
"Ehi, ciao! Hanno appena chiamato
mia madre per avvisarla che tuo padre
sta in caserma...sai com'è,
quando ci si va a schiantare contro un albero..."
non è che mi esaltasse molto come idea!
Mi stavo sentendo già malissimo io per lui.
 
"Sì, Alberto!", rispose lei. "Dì pure ad Andrea che stia
tranquillo, grazie a Dio pare che suo padre non
si sia fatto un graffio."
 
"Va bene..."
 
"Almeno così gli risbatto in faccia l'anello che mi ha
mollato oggi!", disse più tra sè e sè.
"Mi raccomando!", aggiunse poi aprendo la porta per uscire.
"Ci sentiamo...e vedi di comportarti bene finchè sono via!"
 
"Stai tranquilla", risposi. "Fammi sapere come sta il
dottor Latorre", aggiunsi poi.
 
"Va bene", disse lei nello stesso momento
in cui chiuse la porta dietro di sè.
 
Bene.
 
Dovevo avvisare Andrea.
 
In quell'istante però mi vennero
in mente gli strani rumori di roba
che andava in frantumi che avevo
sentito quando l'avevo chiamato...
 
Oggetti che volavano per aria.
 
Andrea in casa.
 
Padre ubriaco.
 
Cominciò a salirmi l'ansia,
mentre andavo a prendere
di corsa il giubbotto e nel frattempo
tentavo di chiamare Samantha per farmi
dire l'indirizzo di Andrea.
 
What is the hurry? It's pretty early 
 
Mi svegliai di colpo,
in un'ora ignota della notta,
a causa della luce che avevo lasciato
accesa...d'altronde non avevo neppure
programmato di mettermi a dormire però.
 
Mi ritrovai con la faccia appiccicata
al cuscino, che era completamente
bagnato fradicio.
 
Che era successo?
 
Avevo pianto...
 
In quell'istante mi ricordai tutto.
 
Avevo pianto, mi ero liberato
di tutte le mie lacrime,
per tutto quello che era successo.
E adesso mi sentivo semplicemente...
 
Vuoto.
 
Calmo.
 
Sereno anche, in qualche modo...
 
 
Cercai di tirarmi su a sedere
sul letto, nonostante fossi ancora
piuttosto rincoglionito dal sonno,
dove rimasi per un po' a fissare il nulla.
 
Mi decisi ad alzarmi
quando mi ricordai che probabilmente
mio padre era ancora fuori
e che sicuramente in soggiorno
avrei trovato il macello.
 
Lentamente presi a fare il giro
delle stanze, appurando che di mio
padre non c'era alcuna traccia,
finendo poi per raggiungere il soggiorno,
dove praticamente ogni cosa
che si poteva rompere,
era stata ridotta in frantumi.
 
Quando accesi la luce,
uno scintillio di  vetri colorati
prese a brillare sul pavimento.
 
Era anche bella da vedere come cosa,
peccato che la consapevolezza che
avrei dovuto sistemare io quel disastro
fosse capace di rovinare quell'atmosfera.
 
Presi a camminare in quello
scempio di vasi , statuine e oggetti di cristallo,
quando qualcuno citofonò alla porta.
 
Per poco non sobbalzai per lo spavento!
 
Inizialmente pensai che potesse
trattarsi di mio padre...
ma mio padre oltre ad  usare
le chiavi, nei rari casi
in cui era costretto a suonare,
era solito suonare tre volte
esatte, per farsi riconoscere...
 
Chi stava davanti a casa
invece aveva citofonato 
due volte...
 
Presi in considerazione l'idea di non aprire,
ma il notare che praticamente avevo mollato
luci accese in giro per tutta la casa
e le finestre spalancate e senza tapparelle
abbassate, mi costrinsero a lasciar
perdere quest'idea.
 
"Arrivo!", urlai alla fine,
trascinandomi riluttante
verso la porta.
 
It's ok, we'll take our time
 
Finalmente vidi la porta
di quella cazzo di casa aprirsi.
 
"Chi è?", sentii urlare da una figura
intenta a raggomitolarsi tutta su sè stessa
per il freddo.
Riconobbi la voce di Andrea.
 
Dio, che sollievo...
 
"Ciao!", urlai in risposta,
cercando di mettermi sotto
la luce del lampione per farmi vedere.
 
"Ciao."
 
Camminai velocemente
lungo il vialetto per raggiungere
il cancelletto, al di fuori del quale
sembrava ci fosse Alberto...
 
Lo vidi arrivare fino al cancelletto
d'ingesso senza staccarmi gli occhi di dosso
e con la faccia completamente confusa.
 
"Ehi...", feci, prendendo
a cercare la chiave per aprire
il cancelletto. "Come mai qui?"
 
Aspettai di sentire il suono
dello scatto della serratura
prima di parlare.
Quando vidi il cancelletto aprirsi
e Andrea mettermisi davanti
aspettando una spiegazione,
cominciai a parlare.
"Poco fa dei carabinieri hanno
chiamato mia madre per chiederle
di andare a prendere tuo padre in caserma...
pare che l'abbiano trovato ubriaco",
cercai di dire tranquillo.
"Nulla di grave. Sta bene,
non si è fatto niente."
Ecco perchè aveva rotto tutto...
Con quell'informazione tornavano
molte cose.
 
Anche se non capivo il perché l'avesse fatto...
 
"Quindi...mi hanno incaricato di
avvisarti...visto che a quanto pare non
sono l'unico a cui non rispondi...",
buttai lì, infilandomi le mani
nelle tasche del giubbotto.
 
Non pensavo me l'avrebbe detto così diretto.
 
Ricordavo bene il motivo del perchè l'avevo
trattato in quel modo.
"Mi dispiace", dissi solo.
 
In fondo era vero.
 
"E grazie per essere venuto fin qui ad avvisarmi",
aggiunsi poi.
 
In quell'istante, sotto la luce
della lampada della piccola volta
che copriva il cancelletto, notai
che i suoi occhi erano insolitamente
lucidi e cerchiati di rosso.
 
The night is still young 
 
"Hai pianto, Andrea?", domandai
cominciando ad osservarlo più attentamente.
 
Abbassai lo sguardo,
senza sapere cosa rispondergli.
 
Alla fine optai per il non
raccontargli balle.
 
In quel momento sentivo che mi avrebbe
pesato anche il dirgli una sillaba
banale come un "no".
 
"Non ti devi preoccupare."
 
Continuai ad osservare attentamente quei
pochi lembi di pelle che aveva
scoperti, alla ricerca di graffi,
tagli o qualsiasi tipo di ferita.
 
"Coi tuoi silenzi del cazzo
non aiuti a farmi stare calmo, sai?",
sbottai poi di colpo.
 
"Mi dispiace" , ripetei.
 
"C'è altro che sai dire?", domandai
piuttosto acido.
 
Questa volta non dissi niente,
mi limitai a guardarlo.
 
Mi ero fatto tutta la cazzo di strada
da casa mia a casa sua di corsa,
con il pensiero continuo e ripetitivo
di mia madre che diceva che a casa sua
non rispondeva nessuno e il ricordo
ossessivo e martellante del rumore di oggetti
che andavano in frantumi...
 
Ero completamente sudato fradicio,
coi polmoni che ancora mi facevano male
per lo sforzo e una forte nausea
che a stento mi sembrava di riuscire
a trattenere.
 
Avevo avuto una paura folle che potesse
essergli successo qualsiasi cosa per colpa
di quella mente malata di suo padre...
E adesso il suo far finta di niente mi
stava facendo andare in bestia.
 
Eppure non riuscivo ad arrabbiarmi con lui...
 
The night is still young 
 
"Andrea, guardami...", dissi poi prendendogli
il volto tra le mani. Sentivo la mia voce uscire
tremando. "Tu non hai idea
di...di cosa vuol dire correre fin qui con la paura...
che tu..."
 
Mi sentivo esplodere...
 
Quel contatto mi prese alla sprovvista.
 
Lo guardai, non riuscendo a staccare
i miei occhi dai suoi, che in quel momento
si fecero sempre più lucidi.
 
Non riuscì a finire la frase.
 
Vidi poi delle lacrime cominciare
a rigargli le guance...
 
"Dio, non riesco neppure a dirlo!",
sbottai.
 
"...Fossi morto?",
terminai io per lui.
 
Era abbastanza ovvio si riferisse
a quello, anche se forse la stava
facendo un po' troppo tragica.
 
A differenza di Alberto,
io, per quanto sarebbe stata
una cosa da me,
non mi commossi di fronte
a quel gesto.
Avevo già pianto tutte le mie lacrime.
 
Non c'era più niente dentro di me.
 
The night is still young 
 
Mi limitai a guardarlo,
cercando di metterlo
a fuoco tra le lacrime.
 
Probabilmente dovevo sembrare veramente
patetico,
solo che non me ne importava
nulla in quel momento.
 
Mi avvicinai un po' di più a lui.
 
"Alberto...", provai a dire. "Di mio padre
si può dire tutto...ma pure nelle
sue peggiori condizioni, non è uno che
perde il controllo...in quel senso.
Di questo ne sono sicuro."
 
"E poi, in ogni caso, non sarebbe stata
colpa tua", aggiunsi poi.
 
"Questo non devi nemmeno provare a dirlo!"
 
"Come chiunque, posso morire da un
momento all'altro...e su questo
non puoi fartene tu una colpa",
ero in quello strano stato di estrema
lucidità mista a saggezza post-pianto.
Era incredibile quello che stavo dicendo.
 
Non che pensassi alla mia morte
come una tragedia, però, 
visti i miei genitori,
avevo la consapevolezza che alla fine
dovevo vivere più per me stesso,
che non pensando a contare a quanta
gente gliene importava veramente
di me e a quanta no...
 
Una vita vissuta per me stesso,
in cui le certezze
erano i sentimenti di affetto
per altre persone.
 
Se quelle persone ricambiassero
o meno, alla fine per il momento poco
importava.
 
Avevo imparato col tempo
che anche il solo voler bene
a qualcuno ci rende
migliori, più positivi
ed energici...
Quindi perchè non lasciarsi andare
in questo senso?
 
And so are we
 
Sul fatto che mi ritrovavo 
davanti ad un Alberto in lacrime
e che continuava a farneticare
sulla mia morte...beh, quello
lo attribuii allo spavento che
si era preso...
 
"Perchè non mi vuoi credere?",
domandai piano, avvicinandomi
di più a lui.
 
Ormai non c'era niente di peggio
che potesse rendermi più ridicolo di così.
 
Perchè riusciva sempre a sgamarmi
sto ragazzo?
 
"Perchè...", ci riflettei un po' su.
"...prima o poi ti accorgerai che non
sono nulla di speciale, come tu continui
erroneamente a credere", 
ecco il perchè non riuscivo
a lasciarmi andare, nonostante
fossimo abbastanza estranei.
Di me ero sicuro.
Di lui no.
 
Ayo, drinks on you or the drinks is on me 
 
Stanco ed esasperato da tutto
quello che stava succedendo,
mi lasciai andare io,
buttandomi con la testa
sulla sua spalla e
avvolgendogli i fianchi
con le mie braccia.
 
"Sei solo uno stupido, cretino,
immaturo...", dissi con poca convinzione
contro la stoffa della sua maglia.
 
"Finalmente lo stai capendo
pure tu...", dissi accennando un
sorriso che Alberto non poteva vedere.
 
Sentivo le sue lacrime bagnarmi
la maglia all'altezza della spalla,
mentre sentivo il leggero
odore della sua giacca e quello
più forte della sua pelle sudata.
 
"Sei tu che non capisci un cazzo..."
 
Mi ritrovai ad accarezzarlo piano,
mentre cercavo di rannicchiarmi
di più intorno alle sue braccia
per non sentire il freddo
pungente della sera.
Fu un gesto spontaneo,
naturale.
 
We ain't going nowhere like tanks on E 
 
"Non farmi più una cosa del genere,
capito?", borbottai.
 
"Mi dispiace davvero averti dato
tanti pensieri",
dissi piano.
 
Ed era vero.
 
"E allora non farlo, Andrea...",
dissi staccandomi da lui e guardandolo serio.
"Sei solo tu che puoi farlo...se non vuoi farmi
sapere che cosa ti capita, io non sono nessuno
per impedirlo..."
 
Aveva ragione.
 
Aveva dannatamente ragione.
 
We still getting money, which bank is it gonna be? 
 
A quel punto non potevo veramente
fare più niente.
 
Lo vidi titubante sul da farsi.
 
Sentivo ancora sulle braccia il
contatto del suo corpo esile...
"Beh...", dissi poi, cambiando tono.
"Se...non abbiamo altro da dirci, io",
feci un cenno verso la strada.
"Ti lascio in pace", cercai di fare del sarcasmo,
che però uscì piuttosto male.
 
If he sexy, he planking on me 
 
"Perchè non...", mi ritrovai
a balbettare di punto in bianco,
con l'unica consapevolezza che non
volevo che se ne andasse.
"Non..."
 
"Sì?", incalzai,
allargando le gambe
e incrociando le braccia,
cercando di darmi un tono serio.
 
Sospirai.
 
"Perchè non resti?",
provai a proporre più convinto,
ridacchiando appena.
"Così, non so...aspettiamo i nostri
genitori insieme? Tanto tua madre
deve per forza passare per di qua."
Mi unii entusiasta alla sua risata,
per poi cercare di tornare subito serio.
"È solo per questo?",
lo guardai con aria furbetta
e alzando un sopracciglio
con fare indagatore.
 
"... E perchè, soprattutto", dissi alzando
gli occhi al cielo. "...Non voglio che te ne vada
così presto, ti va bene?",
domandai retorico.
 
"Va bene...", ridacchiai.
 
So when them big boys want all of that 
 
Improvvisamente però mi ricordai
del disastro che c'era in casa...
 
"Che c'è?", domandai
notando il suo cambio d'umore.
 
E va bene...
 
Sospirai di nuovo.
 
"Nulla di particolarmente tragico...", risposi.
"Però prometti che stai tranquillo
e non ti agiti?", domandai.
 
"Promesso...?", risposi piuttosto confuso.
 
Aveva promesso.
 
Ormai era troppo tardi per tirarsi indietro.
 
Gli feci strada lungo il vialetto
e poi dentro casa, dove la prima cosa
in cui incappammo,
fu -appunto- il soggiorno.
 
Con la coda dell'occhio lo vidi che stava
spalancando la bocca per bestemmiare qualcosa.
 
"Non ci provare!", lo ammonii. "Ricordati che
hai promesso di stare tranquillo!",
gli ricordai.
 
Con la mano con cui stavo
per indicare e additare quello scempio,
feci finta di niente, passandomela
tra i capelli, mentre mandavo
giù per la gola tutte le esclamazioni
che stavano naturalmente venendo su da sole.
Ecco cos'era quel rumore al telefono...
si trattava di quello.
 
"Bene...", blaterai, cercando di stare calmo.
 
"Che vogliamo fare?", domandai, cercando
di far finta di niente e non guardare troppo
quei vetri in frantumi.
 
"Tu...sistemati pure tranquillo dove vuoi,
io preferisco prima dare una sistemata qui"
 
Tell the bartender, say my order back 
 
"Ti do una mano", risposi.
 
"No", mi rifiutai. "Sul serio, non serve..."
 
"Non era una proposta", lo interruppi.
"È un dato di fatto: ti do una mano. Punto."
 
Sbuffando mi arresi di fronte
alla sua ennesima dimostrazione di
testardaggine.
 
"Va bene..."
 
E così...raccogliemmo, pulimmo e sistemammo
tutto il soggiorno a regola d'arte,
lindo, bello e pulito.
 
O meglio, IO sistemai il soggiorno
a regola d'arte, perchè Alberto una volta
raccolti i vetri rotti in un enorme sacchetto,
si era già ritenuto soddisfatto del suo lavoro.
 
Si vedeva che non era uno avezzo alle pulizie...
 
Poco male...almeno non ci saremmo
messi a litigare anche sul detersivo da usare.
 
Era già successo con altri,
in altre occasioni...
dico solo questo.
 
It's bottle service, he ordered that 
 
"Bene...e adesso...", cominciai a dire
una volta che ci buttammo esausti
sul divano. "Mangiamo qualcosa?",
proposi, nonostante fosse già
mezzanotte passata.
"Io non ho ancora cenato",
spiegai, dato che sentivo un certo
brontolio allo stomaco...
e a casa non è che si
potesse dire che avessi mangiato.
 
"Andata", risposi.
"Che mangiamo?", domandai poi.
 
"Ti andrebbe della pizza?",
domandai.
"Potremmo farcela portare."
 
"Non posso!", scoppiai a ridere.
"Sono celiaco!"
 
Una pizza per me voleva dire
una condanna a morte.
 
"Cavolo!", esclamai aggrottando
la fronte. "Scusa, non lo sapevo!",
mi affrettai ad aggiungere.
 
"Quindi?", dissi poi, riflettendoci
un po' su. "Cosa potremmo
mangiare, che puoi mangiare
anche tu?", domandai.
 
La testa mi andò alle meravigliose costate
di carne che avevo cucinato alla piastra
qualche ora prima, belle, fumanti
e con un odorino decisamente invitante...
 
Ma porca di quella zoccola!
 
Io avevo cucinato, mi ero preparato
tutto, mi ero dato da fare per...per...
Per niente! Cazzo!
 
Mio padre questa me l'avrebbe pagata!
 
Elaborai mentalmente
una cena di salvataggio...
c'era del riso lesso...e quello
si poteva scaldare.
 
Al riso cosa ci si poteva aggiungere?
 
Passai mentalmente in rassegna tutti
i mobili della cucina.
 
C'era una busta di sfilacci di cavallo...
 
C'era una zucca!
 
E...
 
E...
 
Sedano?
 
No, il sedano poteva rimanersene dov'era.
 
"Ti piace la zucca?", domandai.
 
"Sì", risposi.
 
"E il riso?"
 
"Sì..."
 
"E gli sfilacci di cavallo?"
 
"Sì?"
 
"Perfetto!", esclamai tutto esaltato,
saltando giù dal divano.
 
Mi ritrovai a seguire in cucina
una versione alquanto pazza e
su di giri di Andrea Latorre.
Doveva trattarsi sicuramente
di una Limit Edition!
 
Might let him take it home and slaughter that 
 
E a tempo di record, in soli
20minuti -più una quantità esorbitante
di gas-, avevo preparato un riso -definirlo
risotto era pretendere troppo- di zucca,
cosparso di sfilacci e grana.
 
Per cuocere in fretta la zucca avevo
dovuto tagliarla a rondelle sottili,
meno roba c'è da cuocere,
più in fretta si cuoce;
questa è la regola!
 
Mi aiutai anche con un soffritto di cipolla
per dare un buon sapore al tutto.
 
Non era uno dei miei piatti usciti
fuori meglio, ma vista l'ora, la voglia
di mettersi a fare qualcosa e
soprattutto -e questa si chiama
soddisfazione- la voracità con cui
Alberto aveva fatto fuori il suo piatto...
Direi che potevo ritenermi
soddisfatto!
 
He got friends for all of my friends 
 
"Hai ancora fame?", domandai
notando l'incredibile brillantezza
in cui Alberto aveva ridotto
il suo piatto.
 
Penso che neppure se lo avessi lavato
mi sarebbe venuto fuori così splendente.
 
"No, no!", risposi subito, trattenendo
poi l'aria che mi stava salendo dallo
stomaco. Il risultato che venne fuori
fu un piccolo singhiozzo.
"Tranquillo, sono a posto!"
 
Chissà perchè, ma ci credevo poco...
 
"Sicuro? Ci sono...",
ci pensai un po' su.
"Frutta, patatine,
biscotti..."
 
"No, Andrea!", lo interruppi.
"Sul serio, sono a posto!",
dissi agitando le mani
in segno di resa.
 
"Come vuoi...", risposi.
 
They ain't leaving 'till we say when 
 
"Che facciamo finchè non arrivano
tuo padre e mia madre?", tentai
di cambiare argomento.
 
"Ti va di vedere qualcosa?",
proposi.
 
"Sarebbe ottimo, direi!",
esclamai, alzandomi in piedi
e cominciando a raccogliere
i piatti e le posate dalla tavola.
 
"Che stai facendo?!",
esclamai.
 
"Mi sembra ovvio, no?
Sto sparecchiando!"
 
"Per quale motivo?!",
chiesi allarmato.
 
"Perchè...quando
uno cucina, l'altro
sparecchia di solito, no?",
risposi con fare ovvio.
 
Mi limitai a fissarlo.
 
Se sparecchiava come spazzava
per terra, avevo seri motivi
per essere preoccupato.
 
"Eddai!", gli feci un sorriso
a trentadue denti. "Fidati
per una buona volta!"
 
"So già che me ne pentirò!",
blaterai spalmandomi
esausto una mano in faccia.
 
And we gon' hangover the next day 
 
Alla fine mi ritrovai a dover
lottare in casa mia per poter
mettere a posto la roba,
tanto Alberto era cocciuto 
e testardo.
 
Dio mio, che avevo fatto di male!
 
"Piantala di fare il melodrammatico!",
esclamai afferrando il telecomando
e sistemandomi in un angolino
del divano.
 
"Va bene!", ridacchiai.
"Che vogliamo vedere?"
 
Ci pensai un po' su.
"Tu cosa vorresti vedere?",
domandai.
 
"Ti prego, piantala con
questo perbenismo
del cavolo,
mi dai sui nervi!",
dissi scoppiando a ridere.
Se continuavamo così
non avremmo combinato
niente!
 
"Sul serio, Andrea, mi va
bene guardare tutto", risposi.
"Non ho preferenze in particolare!"
 
"Appunto", ribattei.
"Guardiamo qualcosa
che vada bene alle tue 
preferenze non particolari
allora!"
 
"Ma ribatti sempre
così con tutti o
è un trattamento
speciale che 
mi stai riservando?"
 
In realtà non lo sapevo
neppure io come mi stavo
comportando.
 
Però stavo bene...
 
"Non saprei", risposi
evasivo.
 
Osservai Alberto starsene
tutto raggomitolato in un
angolo del divano.
 
Ci misi un po' per realizzare
il probabile motivo per cui stava
in quella posizione.
 
Indossava una maglietta
a maniche corte...in pieno
Novembre.
 
Doveva essere stupido il ragazzo...
 
"Vado un attimo a prendere
una cosa di là", dissi.
"Tu intanto decidi una
buona volta che cavolo
vuoi guardare!", ordinai.
 
But we will remember this day 
 
"E va bene!", dissi sbuffando
poi sonoramente.
 
Accesi la tv e presi a fare
zapping, cercando di ignorare
il freddo che sentivo alle braccia.
 
Dopo pochi istanti vidi Andrea
di ritorno con una coperta piuttosto
invitante in mano.
 
"Prova a dire che non hai
freddo e giuro che te le
prendi questo giro!", risi
porgendogli la coperta.
 
So drop the pop and get low 
 
Scoppiai a ridere prendendo la coperta
e avvolgendomela.
 
E poi presi lui per un braccio prima che si
potesse sedere.
 
Ci fu uno strano attimo in cui
di punto in bianco
persi l'equilibrio,
sentendomi tirare giù per un
braccio.
 
Quando il vorticare generale
e confuso della stanza, cessò
-cioè quando terminò la mia
caduta, praticamente-,
mi ritrovai con la faccia di Alberto
al contrario che occupava quasi
interamente il mio campo visivo.
 
"Si può sapere cavolo stai
facendo?!", esclamai
allarmato.
 
"Rilassati!", risposi, sorridendo
nel vedere Andrea sulle mie gambe,
con un'espressione da cerbiatto
impaurito. "Voglio solo essere
sicuro che non hai botte,
tagli o altro", risposi prendendo
ad esaminare le braccia.
"Fammi stare tranquillo", dissi
poi tornando a guardarlo negli occhi.
 
"Ti assicuro che non ho niente!",
esclamai. "Ero in camera mia
quando il soggiorno è diventato un
campo di guerra", spiegai. "Puoi
stare tranquillo adesso?"
 
Alzai la testa e ci pensai un po'
su, poi tornai a guardarlo.
"Sì, dai...sono un po' più tranquillo", acconsentii.
 
"E cosa dovrei fare per farti stare
completamente tranquillo?", domandai.
 
"Raccontarmi, per esempio,
il perchè di quelle lacrime",
risposi.
 
"Si trattava solo di brutti
ricordi che venivano a galla,
nulla di particolarmente letale", 
mi limitai a rispondere.
 
"Va bene...diciamo che per il momento
potrei accontentarmi di questa spiegazione...",
risposi.
 
"Per il momento però!", ribadii poi.
 
"Mi lasci andare adesso?",
domandai allora,
visto che erano le sue braccia
che mi tenevano in quella
posizione.
 
"In realtà non è che mi stia dispiacedo
tenerti in braccio, sai?"
 
"Non farti idee strane!", lo ammonii.
"Sono assonnato e soprattutto non consenziente!"
 
"Ho solo detto che non mi dispiace
tenerti in braccio, non che ne voglio
approfittare!", scoppiai a ridere.
 
"Davvero?", domandai.
 
"Davvero", risposi. "Non faccio niente,
stai tranquillo...solo, rimani qui."
 
Avevo avuto una paura folle di perderlo.
 
Ora volevo solo tenermelo stretto più che potevo...
 
Or we can drop the top and just cruise 
 
Per tutta risposta mi limitai
a rilassarmi e a lasciarmi cadere
per l'ennesima volta
con la testa e le spalle
sulle sue gambe.
 
A quanto pare non avevo altra scelta...
 
Non appena lo sentii più rilassato,
ripresi a fare zapping.
 
Stavo troppo scomodo però in quella
posizione per guardare la televisione,
così mi limitai ad osservare il soffitto
del salotto.
 
Tra la noia e la luce soffusa
ben presto mi ritrovai con le
palpebre pesanti.
 
We fresh to death, down to the shoes 
 
Era piuttosto strano da ammettere,
ma non mi dispiaceva il contatto
delle braccia di Alberto.
Erano calde, sicuramente
più forti delle mie
e in quelle poi,
per la prima volta in vita mia,
mi sentivo protetto, al sicuro.
 
Forse amato, per una volta.
 
Amato e protetto come avrei voluto che
avessero fatto i miei genitori.
 
Su tutte le attenzioni che non mi avevano dato loro,
avevo cercato di rimediarle da me.
 
Un pasto caldo e preparato con cura,
vestiti puliti e ordinati,
sognare e costruire progetti...
 
Ma per una cosa come quella,
non bastavo io da solo...
 
My only motto in life is don't lose
 
Finii per guardare un programma
di quiz...abbastanza noioso in verità,
ma almeno potevo vedere se indovinavo
le risposte -anche se andavo
a sensazione, visto che ero abbastanza
ignorante in materia di cultura generale-.
 
Quando partì poi la pubblicità,
mi accorsi, abbassando gli occhi,
che Andrea si era già completamente
addormentato.
 
Beato lui che ci riusciva!
 
Io avevo seri problemi ad avere
sonno prima delle tre di notte.
 
Cercando di non svegliarlo,
iniziai a giocherellare un po' con i suoi
capelli.
 
Da addormentato sembrava un angioletto innocente,
da sveglio invece dovevi penare per capire
cosa cazzo gli passasse per la testa!
 
We're just getting started, yeah, yeah 
 
Eppure era un sollievo tenermelo lì così.
 
Vedevo la sua pancia alzarsi e abbassarsi piano,
sentivo le pulsazioni del suo cuore,
mentre di tanto in tanto partiva una piccola
contrazione improvvisa alla mano o alla
palpebra destra.
Si stava rilassando.
 
Questo non poteva che farmi piacere.
 
We're just getting started, yeah, yeah 
 
Quello che non riuscivo a capire però,
era il suo non volermi credere quando
dicevi che ci tenevo a lui.
 
Per me era una cosa assurda,
non riuscivo a capire minimamente il
suo punto di vista.
 
Nonostante tutte le piccole cose 
che sarebbero potute succedere,
scelte, decisioni e cambiamenti,
ci eravamo ritrovati ad avere a che
fare l'uno con l'altro.
 
Qualcosa mi aveva sempre fatto
sentire protettivo nei suoi confronti..
Anche se non ci parlavamo,
mi ero sempre sentito in qualche modo
legato a lui.
 
C'era un sottile filo che ci univa,
fatto di sguardi, di rare parole...
e di qualcos'altro.
 
Lo cercavo con lo sguardo, lo guardavo
quando chiacchierava con qualcuno,
osservavo i suoi gesti...
 
Me lo strinsi delicatamente un po'
più a me.
 
Can't you see the night's still early 
 
Vedevo poi il suo essere forte
che nascondeva dietro ai suoi silenzi.
 
Il suo carattere dolce,
che si era mantenuto intatto
nonostante tutto.
 
Si era mantenuto unico,
fatto a modo suo,
diverso da tutti...
 
Quando c'erano altri ragazzi che
si rovinavano la vita per noia...
 
Andrea non cercava di essere competitivo,
di prevaricare, ma nei momenti più
incredibili sapeva tirare fuori la grinta.
 
Per me una persona del genere
era una cosa incredibilmente rara.
 
Perchè lui non riusciva a vedere questo?
 
And we gon' get wild and crazy
 
"Sei un miracolo così come sei...",
sussurrai piano, prima di piegarmi
per baciargli delicatamente la fronte.
"Quanto mi farai penare prima di fartelo capire, eh?",
ridacchiai piano, a pochi centimetri dal suo viso.
 
 
 
 
 
SPAZIO AUTORE:
Ebbene sì! Sono tornato!
Vi sono mancato? No eh?!
Vaaaaa beneeeee!
Chiedo profondamente scusa per la questione che non ho aggiornato in queste ultime due settimane e passa! 
Spero che con questo capitolo sia riuscito a ricompensarvi dell'attesa!
Purtroppo devo avvisarvi che sono alle prese con un esame...quindi non ho idea di quando aggiornerò (alla peggio agli inizi di ottobre, ma conoscendomi non credo)
Siamo a settembre, per cui comincia un nuovo 'ciclo' pure per i nostri pargolotti!:3 Io personalmente amo alla follia questo capitolo x3
Ma le sporpresa non sono finite qui!!!
Ecco dei disegni fatti da me (in un momento che non sapevo che cazzo fare)
di Alberto&Andrea ! Non so voi ma io me li immagino così! Quanto sono belli?:3:3:3
 
Andrea Latorre
Image and video hosting by TinyPic
 
Alberto Martin
Image and video hosting by TinyPic
 
Altra cosa: volevo dedicare questo capitolo alla mitica, fantastica e unica Musike, che è sopravvissuta a tutti i miei sclero questo mese (Alberto e Andrea non riusciranno mai a superare il Fantastico Duo! Ah!)
 
Cosa numero due: un mega grazie a tutti coloro che seguono/leggono/amano/vorrebbero sposarsi i miei pargoli! Mi siete mancati tutti sinceramente!!!!x3
 
Cosa che viene dopo la due: ho una domanda da farvi??? Sono piuttosto curioso di chiedervi come vi immaginate Samantha! *^* tipo come prestavolto, chi scegliereste per lei??? *^*
 
Altra-altra cosa: a quanto pare non sono l'unico che cerca di unire letteratura e hip hop!XD (del tipo, solo io potevo trovare un video del genere!XD)
Vi supplico, guardatelo, è meraviglioso (per quanto non sia il mio genere !ahahah!) e fatto fantasticamente!(oltre che andare ad aggiungersi alla ormai millenaria guerra "TwilightVSHarryPotter"!
Ecco il link:
 
http://youtu.be/_bcncbwlXR4
 
Ultima cosa(lo so che non ne potevate più!): come al solito, chiunque abbia voglia di scrivermi o chiedermi o parlare di qualsiasi cosa, fatelo tranquillamente:3
(Tanto se mi insultate vi faccio fare una brutta fine...pargolotti adorati!!!)
Claro!? Lindo!!!
 
E anche per sta volta vi lascio con le mie stronzate!XD
Un abbraccio!
 
mr Apricot
  
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