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Autore: Giuls_breath    03/09/2015    1 recensioni
Era trascorso circa un anno dagli ultimi terribili eventi che avevano devastato Mystic Falls, era tutto normale…. o almeno così mi piaceva pensare.
Stavo male, era un dato di fatto, non una fantasia o una suggestione.
Stavo male per tante cose, mi sentivo come una bomba ad orologeria e non sapevo che cosa avrebbe potuto disinnescarla, chi mi avrebbe aiutata.
Genere: Fantasy, Introspettivo, Sentimentale | Stato: completa
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Bonnie Bennett, Damon Salvatore, Kai, Nuovo personaggio, Un po' tutti
Note: What if? | Avvertimenti: nessuno
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Il mio mondo - prigione
 
Nono Capitolo

 
“VATTENE!” urlò Bonnie da dentro la stanza.
Kai era in piedi dietro la porta, le chiedeva di aprire la porta, le chiedeva di parlare, ma ogni volta che provava a girare la maniglia sentiva qualcosa frantumarsi contro la porta perciò decise di non provarci più.
“Bonnie, che succede? Perché fai così?”
“VOLEVI ANDARTENE VIA!” urlò. La sentiva muoversi avanti e indietro nella stanza.
Come un perfetto idiota, aveva lasciato la valigia con le sue cose sparse sul letto. Posò la mano e la fronte contro la porta.
“Bonnie, ti prego, aprimi. Voglio spiegarti.”
Non la sentì più muoversi, era sicuro che avesse le mani sui fianchi e che ci stesse pensando.
La sentì muoversi e poi sprofondare nel letto, chiuse gli occhi sospirando.
“Bonnie!” la chiamò “MI COSTRINGI A..” disse a voce alta “mi costringi ad entrare dalla finestra.” proseguì in tono molto più basso.
“Fai pure! Dalla porta non ti lascio entrare!”
Kai strinse i denti provava in quel momento tanto nervosismo nei confronti di Bonnie, che se non fosse stato un edificio composto da studenti, avrebbe potuto dare un calcio e aprirla. Si contenne.
Attese un’ora abbondante, poi con un salto arrivò al davanzale. Entrò agilmente all’interno della stanza, il tempo che vi mise piede e Bonnie cominciò a colpirlo con tutto ciò che trovava a portata di mano, li prese prima che potessero finire per terra e rompersi. Bonnie poi passò a colpirlo con le mani, stava per schiaffeggiarlo, ma Kai bloccò a mezz’aria la prima mano “Ma che…?” parò anche l’altra che voleva fare la stessa cosa “fai?”
Bonnie aveva le braccia incrociate e le mani ferme a mezz’aria tra le sue mani, i loro visi a poco più di un palmo di distanza.
“Avevo ragione io, allora. Tu sei ancora il bastardo che mi ha lasciato laggiù! Stavi per fare lo stesso!” Bonnie lo spinse via allontanandosi da lui “Mi fai schifo, sei un viscido, un falso! Prima mi giuri che mi aiuti, che sei cambiato, mi illudi e poi? Cosa fai? Prepari le valige per andare via! Cosa potevo aspettarmi da uno come te?” sbottò puntandogli il dito contro.
“Ma se…”
“E io stupida che ci avevo creduto, che ci speravo! Sono una stupida!” proseguì senza ascoltarlo.
“Lasciami parlare, Bon.”
“E non chiamarmi così!” esclamò furente.
Il silenzio scese “Posso parlare ora?” chiese Kai leggermente esasperato.
“NO! Non puoi, anzi. Sai che c’è? Da questo momento dividiamo solo la stanza! Non voglio nessun aiuto da parte tua! Non voglio essere aiutata da uno come te, da una persona che pensa al proprio tornaconto e che scappa pur di non aiutare l’altro! No, grazie. Non ho proprio bisogno di uno come te nella mia vita. Ne ho conosciuti già troppi di stronzi, non ne ho bisogno di un altro da aggiungere alla mia lista.” Bonnie spostò le coperte e ci si infilò dentro furente.
“Per favore, mi fai spiegare?”
“Da questo momento silenzio!” disse Bonnie in tono autoritario.
Kai respirò forte, scosse la testa mentre attraversava la stanza. Si tolse la maglia e si infilò i pantaloni di tuta corti per poi stendersi. Odiava dormire con tutta quella rabbia che sembrava volersi impossessare di lui, e pensare che in tanti anni ci aveva convissuto con la rabbia, con quella rabbia cocente che sembrava volesse carbonizzare le viscere! Provò a rilassarsi, ma non ci riuscì, accidenti a te Bonnie Bennett!!
 
 
Il giorno dopo Bonnie scese prima che Kai si svegliasse, andò a fare colazione al bar self service del College, prese un cappuccino e un cornetto all’amarena e con il vassoio andò a cercare un tavolo libero. Erano già quasi tutti occupati da gruppetti di quattro – cinque persone, prima che lei entrasse erano tutti impegnati a guardare i libri, poi appena mise piede nella saletta divenne oggetto di attenzione da parte di quasi tutti gli studenti.
“Rotto qualcos’altro stanotte, Bennett?”
“Ah!” fece finta una ragazza di essersi fatta male. Qualcuno ridacchiò.
Bonnie abbassò un momento lo sguardo, per poi rialzarlo e stringere i denti. Avanzò nella stanza ignorando con quanta forza aveva gli sguardi malevoli degli altri. Prese a guardare il telefonino, ma nessuno le scriveva.
Ci fu un altro piccolo brusio, Bonnie alzò lo sguardo. Kai era entrato in stanza con dei pantaloni strettissimi e una t-shirt forse di una taglia più piccola rispetto a quella che doveva essere la sua, un sorriso scintillante e il vassoio pieno. Tutte lo guardarono adoranti.
“Posso sedermi?” chiese educato.
Bonnie scrollò le spalle.
“O preferisci stare da sola e sentire le altre che parlano male di te?” riprese Kai posando il vassoio sul tavolino.
“Come sai che parlano male di me?”
“Altro potere da Eretico.” sussurrò avvicinandosi a lei facendole l’occhiolino.
Si sedette quindi al tavolo e Bonnie disse ironicamente: “Immagino quali altri poteri tu abbia avuto!”
“Se mi dessi la possibilità di parlare forse lo capiresti…”
“Non voglio conoscerli. Credevo di volere essere aiutata da te, ma poi ho avuto la prova che da te non potrò mai aspettarmi nulla, perciò… evitiamo perdite di tempo inutili, okay?”
“Ti prego, ascoltami.”
Bonnie non lo guardò affatto. Si era stancata di essere presa in giro, di essere illusa e poi abbandonata a sé stessa. Se dovevano andare di nuovo così le cose, preferiva non essere aiutata da lui.
“Ma è mai possibile che facciamo un passo avanti e tre indietro io e te, mh?” chiese Kai amaramente.
“Questa domanda dovevi portela prima di decidere che scappare era la cosa migliore.”
“Bon, io mi sono fermato. Ammetto le mie colpe, ma poi sono tornato. Sono tornato perché ho capito che stavo facendo una sciocchezza. Non credo che tu sia perfetta o non abbia mai commesso errori!”
“Qui non si tratta di perfezione!” sbottò alzando di un’ottava la voce per poi riabbassarla rendendosi conto degli sguardi altrui “Si tratta di un giuramento, un giuramento che tu mi avevi fatto. Avevi detto che mi avresti aiutato, e invece? Quando torno scopro la valigia! Ma come credi che mi sia sentita?” sbottò tremante cercando di controllare il tono della voce.
“Sola.” rispose. Bonnie annuì. “Bonnie, per favore!”
“Senti, stai diventando patetico! Non voglio le tue scuse, anzi sai che c’è? Non aiutarmi. Da uno come te non voglio proprio essere aiutata!”
Kai la guardò sorpreso, sbatté le palpebre più volte come se facesse fatica a capirla.
Bonnie osservò il mezzo cornetto rimasto nel piattino a lungo come se fosse l’oggetto di studio di una ricerca, il cornetto si divise a metà. Bonnie sobbalzò.
“Fa’ attenzione.” la redarguì Kai, il quale non si scompose affatto circa quell’incantesimo involontario.
La ragazza respirò forte, per poi afferrare la bottiglina di caffè al centro del tavolino. Kai allungò la mano e le loro mani si toccarono.
“Altro potere da Eretico?”
“No, volevo solo toccare la tua mano.” ammise Kai. Assunse l’espressione di chi sperava che lei gli sorridesse o dicesse qualcosa, invece Bonnie alzò solo lo sguardo su di lui con un’espressione scocciata, Kai sospirò deluso abbassando lo sguardo.
“Io vado in aula. Tu… fai come vuoi, non m’importa niente.” disse secca. Bonnie fu la prima ad uscire dalla saletta, fu poi seguita da altri studenti. La lezione stava per iniziare. Kai si versò un po’ di caffè nella tazza e la sorseggiò amaramente.
Ancora convinto di quello che fai? gli chiese la parte peggiore di sé stesso.
“Sempre di più.” rispose secco ad alta voce.
“Non c’è da stupirsi se Bonnie non vuole più avere a che fare con te!” esclamò Caroline sedendosi al posto di Bonnie.
“Chi ti ha invitato a sederti qui?” chiese senza mezzi termini Kai che voleva evitare di sentirsi dire qualche altra fandonia dalla bionda.
“Parli da solo! E’ normale che non ti voglia più accanto!”
“A parte che non mi ha mai voluto accanto, ma praticamente l’ho costretta ad avermi intorno. Secondo pensavo ad alta voce. Lo fai anche tu continuamente, eppure non ti ho mai detto che sei fuori… pur pensandolo!” confessò.
“Come ti pare, allora sei riuscita a farla ragionare?” chiese Caroline non dando peso al leggero insulto che le aveva rivolto “Stanotte sembrava che camera vostra cadesse a pezzi!”
“Mi pare inutile dirti quello che hai già prontamente sentito. Piuttosto, come faccio a farmi guardare come prima da Bonnie?”
“Non lo so, sii gentile. Le passa.” fece una brevissima pausa “Oddio con te non lo so, tu sei un caso a parte. Potrebbe anche non perdonarti.”
“Fantastico.” disse in tono atono.
“Dai sono sicura che oggi tutto andrà bene!”
“Come mai sei così positiva stamattina?”
“Ho letto che oggi devo sfruttare la mia energia positiva e dare tanti consigli, aiuterà un sacco di persone.”
Kai la guardò con aria contrariata. “E tu credi ancora a queste sciocchezze?”
“Beh…” abbassò notevolmente il tono della voce “esistiamo noi vampiri, i licantropi, gli ibridi, i mondi – prigioni, quindi perché non si potrebbe credere nelle stelle?”
“Io credo solo nelle eclissi che poi, ad oggi, non ho ancora capito perché si dovesse aspettare quell’evento!” esclamò pensieroso.
Caroline scrollò le spalle “Io vado in aula. Se non vuoi essere bocciato, ti suggerisco di venire.”
“Sì. Sì. Arrivo.” disse congedando Caroline.
Lentamente si avviò verso l’aula, quando entrò in questa, il professore era appena entrato perciò non si accorse che aveva fatto un paio di minuti di ritardo. Si sedette accanto a Bonnie dal momento che tutta la sua fila era vuota, un paio di ragazze avevano anche proposto al ragazzo di sedersi vicino a loro, ma lui declinò l’invito con un piccolo sorriso e con un ‘magari un’altra volta’, le due ragazze un pochino deluse si voltarono, ma sperarono comunque nella volta successiva.
La lezione riprese, si parlò di storia moderna, della guerra di secessione.
“Tutto bene?” sussurrò Kai con la mano davanti alla bocca per evitare di essere scoperto.
 Bonnie lo guardò, Kai fece lo stesso.
“Con te non può mai andare niente bene perciò…!” esclamò ad alta voce.
“Signorina Bennett, qualcosa non va? Crede che la mia lezione non meriti di essere ascoltata?”
“Penso solo che lei sia un grande incompetente.” la classe scese in un silenzio tombale.
“Come ha detto?”
“Lei è un incompetente. Insegna a tutti noi solo alcuni aspetti della storia, li modifica, li distorce. Lei non sa che cosa è successo in quel periodo, nessuno di voi può saperlo!”
Kai la osservò impallidendo.
“Ah, e lei di soli 20 anni pensa di essere in grado di sapere cosa è accaduto tra il 1861 e il 1865? Mi fa piacere sapere che c’è un’allieva molto interessata al mio corso, ma signorina questo è il mio corso e qui si studia la storia del nostro Paese…”
“Storia che non corrisponde alla verità!!” urlò alzandosi in piedi “Lei – e chi come lei – è un bugiardo oltre che ad essere un ignorante!”
Kai scattò in piedi “Professore, la porto fuori a prendere una boccata d’aria!”
“E’ meglio!” esclamò il professore spazientito e rosso in viso.
“Perché?” proseguì Bonnie “Ha paura di conoscere la verità? Ha paura di essere giudicato?”
“Qui giudico io.” sibilò l’uomo “E se non la smette la porto davanti al Preside e la faccio sospendere.”
“Sa, professore, che se fossi in lei io starei attento…”
“Mi sta minacciando?”
Le cose stavano peggiorando decisamente, senza chiedere il permesso dell’uno o dell’altra, Kai tirò via Bonnie prima per le braccia poi la condusse fuori tenendola per mano.
“Scusatela, per favore.” disse Kai uscendo.
La porta alle loro spalle si chiuse, i due camminarono per un bel po’ in silenzio, mano nella mano.
Kai la portò fuori dal college, s’incamminarono lungo un manto innevato, oltrepassarono il gigantesco albero che dominava la piccola collina davanti all’istituto e proseguirono. Arrivati in una piana si fermarono, Kai era furente con Bonnie. Questa lo guardò e fu un attimo, Kai la colpì in pieno viso. La ragazza si massaggiò la guancia dolorante e guardò incollerita Kai.
“Vuoi farti espellere? Bonnie, ma che ti sta succedendo?” chiese preoccupato per Bonnie.
“E a te che t’importa? Decidi di abbandonarmi, pretendi di fare l’amico, mi dai uno schiaffo, e ora torni a preoccuparti di me? E’ bene che tu decida cosa fare!” urlò quasi con le lacrime agli occhi e incrociate le braccia si voltò dall’altra parte.
Kai si appoggiò al tronco di un albero “Io sono qui per aiutarti, te l’ho detto, ripetuto e lo ripeterò fino alla nausea se necessario. Ieri è vero avevo pensato di scappare perché… temevo di non essere abbastanza capace per darti l’aiuto di cui hai bisogno.” Bonnie voltò il capo verso di lui “Poi… ho capito che stavo.. sbagliando. Che se non ci provavo almeno, non potevo neanche saperlo se ne ero capace. Quindi mi sono fermato e sono andato a Mystic Falls a fare ricerche.”
“Ricerche?” chiese Bonnie che aveva il corpo di nuovo rivolto verso di lui.
“Ho fatto qualche ricerca sui Bennett e ho scoperto che un tuo e un mio antenato erano amici.”
“Davvero?” chiese sorpresa.
Kai annuì. “Forse… potremmo esserlo anche noi?” chiese titubante Kai.
Con uno sbuffo e un mezzo sorriso, Bonnie disse: “Non farti strane idee! Ho chiesto il tuo aiuto, ma non voglio la tua amicizia.”
Kai abbassò il volto con espressione delusa, strinse le labbra e disse: “Se il mio aiuto può servire a farmi vedere come una… persona normale…. allora lo farò.”
Bonnie non seppe decifrare quel tono, quella frase.
Aveva bisogno di lui, aveva capito che c’era qualcosa che non andava in lei, ma l’idea di essere sua amica, la inquietava.
“E poi? Cos’altro hai scoperto?”
“Ho scoperto che il tuo Sebastian ha fatto ricerche su di te, sulla tua famiglia e sulla tua antenata Johanna Bennett. Ehm, c’è una cosa che non ti ho detto: la notte in cui tu hai avuto quel terribile attacco, è intervenuta una terza persona. Ho scoperto il suo nome è una certa… ehm, aspetta… com’è che si chiama? Ehm….”
Bonnie lo guardò incuriosita.
“Ops, non me lo ricordo più! Forse me lo ricorderò dopo un po’ di allenamento!” concluse sorridendo.
La ragazza alzò gli occhi al cielo scuotendo la testa, Kai era sempre lo stesso.
Anche se diceva di essere diverso.
“Che vuoi fare? Fare a pugni?”
“Non ti nascondo che prendere lezioni dal Maestro Kesuke Miyagi non mi sarebbe dispiaciuto! Quando ero ragazzino volevo tanto essere come Daniel… in effetti sono sempre stato un po’ come lui, ma io non ho mai trovato un Maestro.” disse inizialmente in tono entusiasta per poi concludere tristemente.
“Chi sono Kesuke e Daniel?” chiese la ragazza.
Kai assunse un’espressione sconcertata e sorpresa “Karate Kid!”
Bonnie alzò le sopracciglia come per dire che non ne aveva mai visto uno di quei film e quindi non sapeva proprio di che parlava!
Kai sbuffò e disse: “Okay, okay una di queste sere affittiamo un film e te lo faccio vedere!”
Bonnie incrociò le braccia guardandosi intorno per poi riguardare verso il ragazzo davanti a lei.
Kai si alzò ed esclamò “Da oggi sarò io Kesuke Miyagi e tu..” indicandola con il palmo rivolto verso l’alto “Daniel.”
“Che dovremmo fare?” chiese scettica.
“Ma tu puoi chiamarmi Maestro.” disse ironico il ragazzo.
“Non ti chiamerò mai Maestro e io non sarò mai Daniel!”
“Okay allora Danielle, ti piace di più?”
“Mi spieghi che scopo avrebbe questo chiamarsi Kesagi o Danielle?”
“Kesuke Miyagi.” la corresse il ragazzo.
“Quello che è!” sbottò lei.
“Allora, pensavo che se ti sono venuti questi attacchi è perché probabilmente le tue difese sono deboli, molto deboli e questo permette all’intruso di avere la meglio su di te. Ora con questo training, in teoria le tue difese dovrebbero acquistare vigore e gli attacchi sarebbero meno frequenti.”
“Ma non è detto che accada!”
“Per questo ho sottolineato la parola teoria.”
“Perfetto! Davvero perfetto! Io mi dovrei affidare a te, Maestro” disse ironicamente l’ultima parola “che ti muovi per fare qualcosa in teoria! No, ma mi stai prendendo in giro? Io dovrei affidarmi a te?! Neanche per scherzo! Il tuo potrebbe essere solo un trucco per farmi indebolire ancora di più!”
Kai sospirò tristemente “Voglio solo aiutarti e secondo me – e ne sono sicuro – funzionerà! Puoi provare a fidarti di me?”
“Sei un mostro e niente riuscirà a riabilitarti ai miei occhi.”
Quelle parole spezzarono Kai, si voltò dall’altra parte per nascondere gli occhi lucidi. Avrebbe voluto prendersi i capelli e tirarli con tutta la forza che aveva, forse il dolore stesso avrebbe fatto meno male delle sue parole.
“Sai, Bonnie” si voltò verso di lei senza guardarla “quella sera” alludendo alla sera in cui era stata preda della Magia Nera “tu mi hai abbracciato e supplicato di aiutarti e io ti ho giurato che l’avrei fatto. Ora ti giuro che lo farò a costo della mia vita e non m’importa se tu mi credi ancora un mostro o meno, niente mi fermerà. Stavolta vado fino in fondo.” alzò gli occhi non le importava se avesse notato il luccichio nei suoi occhi, doveva convincerla “Tu? Cosa vuoi fare? Vuoi guarire ed essere te stessa o vuoi lasciare che sia qualcos’altro ad avere la meglio su di te, a tenerti sotto scacco e preda costante della paura?”
Sperava di averla convinta, di averla scossa. In ogni caso poco più di un’ora dopo erano l’uno di fronte all’altra, il sole splendeva alto nel cielo. Kai voleva che lei divenisse più forte, che lasciasse quanti meno spazi era possibile al nemico.
“Chiudi gli occhi, Bon, e respira. Profondamente.” disse Kai chiudendo gli occhi.
Bonnie tutto riusciva a fare fuorché rilassarsi con lui che parlava in quel modo, con lui che faceva sembrare quella cosa una passeggiata a cavallo. Esitò qualche istante, ma poi obbedì.
“Ancora una volta.”
Lo sentì respirare profondamente, lei rilasciava piccoli sbuffi più che respiri.
Non era convinta, non ci credeva. Era tremendamente scettica.
“Ti sento!” la rimproverò pacatamente Kai “Respira bene o non potremo fare quello che sto progettando.”
“Tu che progetti mi fai paura!” esclamò Bonnie.
“Ancora uno!” disse facendo finta di non aver sentito.
Bonnie si guardava intorno con l’aria di chi aveva tante cose da fare e non aveva tempo da perdere nella respirazione, Kai aprì gli occhi e chiese in tono di sfida: “Pronta?”
Bonnie lo guardò preoccupata.
Manifestat putas!
Bonnie si sentì attraversare come dalla corrente, ogni cellula del suo essere sembrava impazzita e preda ad atroci dolori. Quel dolore fu insopportabile, svenne.
Kai riuscì a vedere solo poche cose, Bonnie era svenuta e il contatto interrotto. La soccorse, le sollevò il busto e le tenne in alto la testa, la chiamò.
“Bonnie? Bonnie, mi senti?”
Lentamente – e dopo alcuni minuti – la ragazza aprì gli occhi confusa.
Visto Kai si mise subito a sedere “Attenta, fai piano! Sta’ tranquilla, non ti faccio niente!”
“Che cosa mi hai fatto?”
“Ho fatto una sorta di lettura mentale.”
Bonnie con un piccolo lamento si mise seduta sulle ginocchia “Ha fatto male.”
“Lo so.” disse solo Kai “Perché non combatti Bonnie? Avresti potuto bloccarmi o respingere questa.. invasione con niente e invece? Hai lasciato che ti colpissi.”
“Mi hai colto di sorpresa!” rispose seccamente la ragazza.
“Non è vero, ti stavo preparando alla cosa. Tu non hai fatto niente. Avanti, so che puoi farcela. Forza.”
“Non ce la faccio.” disse mettendosi in piedi.
“Sì, che ce la fai!”
“COME?” urlò. “Non ci riesco.”
“Bonnie” disse prendendola per le braccia “avanti, so che puoi. Concentrati!”
Lei chiuse gli occhi, la testa le faceva terribilmente male e le girava forte.
“Ehi!” si trovò aggrappata alle braccia di quell’estraneo che aveva così tanta fiducia in lei, che la spronava a non arrendersi a lottare. L’ultima volta che si erano trovati vicini in questo modo, era stato quando l’aveva pugnalata di fronte casa sua prima di abbandonarla. Come trapassata da una scarica elettrica al ricordo di quel momento terribile, la ragazza lo respinse barcollando leggermente.
“Forse per il momento basta così, non voglio che tu stia male e poi stasera dobbiamo vedere Karate Kid!”
“N – no,  non.. mi v – va.” biascicò Bonnie che si sentiva talmente tanto stanca e affaticata che Kai la prese in braccio.
“Io ti porto in braccio, tu sopporti il film.”
“D – de – devo sopportare g – già.. te.”
Sorrise “Dici tu che basta. Forse sì, ma mi è venuta una voglia matta di guardare quel film. Ti piace la pizza?” Bonnie fece segno con la testa di sì “Forse parlo anche più di te e Caroline messe insieme, ma che ci posso fare? Saranno stati gli anni di isolamento! Non hai idea in quegli anni quanto abbia desiderato che qualcuno mi ascoltasse, mi parlasse e invece… l’unica che parlava era la televisione, pensa che ho visto tutte le serie tv, tutti i film, tutti gli show trasmessi credo un.. mille volte, poi ho finito con il parlare da solo e infine… credo di essere impazzito..” guardò verso Bonnie, ma lei era crollata.
Kai scrollò appena le braccia e con un leggero broncio. Odiava fare confidenze a qualcuno che poi nemmeno lo ascoltava, ma sembrava essere la storia della sua vita: tutti lo avevano sempre visto debole, inutile, incapace e siccome nessuno lo avrebbe mai preso in considerazione per il ruolo di leader, lo aveva fatto da lui. Voleva dimostrarsi forte. Voleva essere l’unico. Quel gesto era stato estremo senza dubbio, ma lui gridava solo un briciolo d’attenzione da parte della sua dannata Congrega, del padre e invece, lo avevano giustiziato e condannato senza possibilità di difendersi.
Era un mostro e come tale doveva essere trattato, ma nessuno si era mai scusato per averlo reso il mostro tanto temuto.
  
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