Libri > Il Labirinto - The Maze Runner
Segui la storia  |       
Autore: Stillintoyou    03/09/2015    1 recensioni
{Sequel di Benvenuta nella radura}
Non sapevo nulla di tutto quello, e non sapevo come poteva essermi utile.. Ma erano informazioni interessanti. E, in un certo senso, non mi erano nemmeno nuove.
Che pensiero stupido... era ovvio che non potevano essermi poi del tutto nuove!
‹‹ Spero solo che nessuno dei soggetti si ammali gravemente durante la fase due ›› mormorò, riportando la sua attenzione sul fascicolo che gli avevo passato poco fa.
Prima che potessi aprire bocca per chiedere qualche informazione riguardante questa fantomatica “fase due”, entrò qualcuno in stanza. La solita dannata assistente di mio padre, quella che portava gli occhialoni ed aveva un naso più lungo di un becco d'anatra.
‹‹ Signor Richard... sono qui. Sono arrivati ››
Mio padre annuì, tornando a sedersi sulla sua sedia e schioccando la lingua ‹‹ Bene. Cominciamo, allora ››
Genere: Avventura, Fluff, Thriller | Stato: completa
Tipo di coppia: Het
Note: Missing Moments, What if? | Avvertimenti: Spoiler!
Capitoli:
 <<    >>
Per recensire esegui il login o registrati.
Dimensione del testo A A A

‹‹ Sento che verrò licenziato per questo ›› borbottò Brytan, mentre si avvicinava alla fessura sul muro ed infilò la tessera al suo interno.
La spia rossa si illuminò, esattamente com'era successo con Marie.
Brytan si girò verso di me, incrociò le braccia al petto e mi guardò mentre stringevo la coperta marrone in un nodo, avvolgendo attentamente le due bottiglie di acqua. Il nodo era ben saldo. Mi infilai la coperta come se fosse una borsa a tracolla e alzai lo sguardo verso il ragazzo, che aveva un espressione palesemente preoccupata.
‹‹ Che c'è? Non ti licenzieranno, non preoccuparti! ›› dissi, scrollando le spalle poco dopo.
‹‹ Già... sta attenta piccina, mi raccomando. Non voglio averti sulla coscienza ›› mormorò, poggiando le mani ai lati del volto ‹‹ sei come una sorellina, okay? Se ti succedesse qualcosa, tuo padre mi aprirà in due e dopo mi sbatterà tra gli spaccati spacciandomi per una scatoletta di tonno ›› mormorò ancora, accennando un sorriso per smorzar la tensione.
Annuì, accennando un sorriso a mia volta ‹‹ starò attentissima... Grazie Bry ›› mi accarezzò le guance, poi mi diede un bacio sulla fronte. Era così delicato che quasi mi sentii in colpa per la mia richiesta.
‹‹ Corri, prima che si richiuda. Mi raccomando: nel sotterraneo, corri sempre dritta. Non fermarti o le palle metalliche ti cadranno in testa, anche se non sono sicuro che in questo corridoio ci siano. Non puoi sbagliare, le scale per l'uscita sono proprio alla fine del vicolo cieco ››
‹‹ Bene così. Ciao Bry ›› accennai un sorriso l'ennesimo sorriso, girandomi verso la parete.

Sentii come se volesse dirmi qualcosa in più, ma preferì non aggiungere altro. Al momento non m'interessava però. Forse ero un po' egoista per questo, ma sentivo che al momento non era importante.
Pochi passi ed attraversai la parete senza problemi.
Non potevo più tornare indietro. In effetti non volevo farlo. Volevo solo tornare con loro, i miei compagni.

Speravo solo di rivedere Brytan un giorno, perché dopo quel gesto, gli dovevo molto... e sperai che nessuno lo buttasse fuori da quel posto.

Era l'unico lavoro che poteva avere... l'unico modo per essere al sicuro, per sopravvivere in quel nuovo mondo.

La C.A.T.T.I.V.O. aveva bisogno di gente come lui: qualcuno che cercava sempre la via migliore per evitare di fare del male a tutti.
Infatti, era l'unico che effettivamente pensasse al “bene più grande”, e l'unico che lì dentro cercava di dare le pene minori ai radurai.

L'unico, dopo mio padre, che si preoccupava per me.


‹‹ Ma, non so, controllare la luce in questo posto no, eh? ›› mormorai. La mia voce sembrava così strana lì dentro.

Rimbalzava nelle pareti, producendo un eco quasi robotico.
Attorno a me era praticamente tutto buio, ma sapevo bene di dover camminare dritto. Semplicemente tutto dritto.... anche perché a dire il vero non c'era molta scelta.
Mi ricordava vagamente lo spazio richiuso della scatola, con la differenza che qui potevo camminare e il soffitto era decisamente più alto.

Doveva esserci qualche tubatura rotta, oltretutto, perché il pavimento era bagnato. Sentivo i miei piedi che calpestavano l'acqua. Meno male che era tutto liscio, quindi non c'era il rischio di inciampare (anche se, conoscendomi, sarei stata benissimo capace di farlo nei miei stessi piedi come una perfetta testa puzzona).

Si vedeva che era un posto abbandonato anche per le pareti piene di polvere.

Dovevo stare attenta presunte palle metalliche che cadevano dal soffitto.
Mi chiedevo come si presentassero. Già intere? Fluttuavano? Stavano miracolosamente attaccare al soffitto infrangendo ogni sorta di forza di gravità? Oppure erano in forma liquida?
Beh... a dire il vero, forse, non volevo saperlo veramente, ma la mia testa voleva ingannare il tempo, quindi pensavo a cose di cui in verità non me ne poteva fregare di meno.
Mi strinsi nelle spalle, cercando di scaldarmi.
‹‹ Dio... fa freddo qui dentro ›› mormorai tra me e me.
Pensai che tutto sommato dovevo godermi quel momento di fresco, perché poi probabilmente l'avrei rimpianto per parecchio.
Avevo assaporato per poco tempo il calore esterno e non si era rivelato per niente di piacevole.
Ma cosa importava, alla fine?
Da lì a poco avrei rivisto i miei compagni, e quella era forse l'unica cosa positiva di tutto quel casino.
C'erano mille domande che avevo per la testa, dal mio risveglio alla base.
Come erano usciti? Cos'era successo? Stavano tutti bene? Sopratutto... loro si ricordavano di me?
In cuor mio, speravo fosse così, o il mio tentativo di ritrovarli sarebbe stato totalmente inutile.

L'unica cosa che potevo fare, in caso non si ricordassero di me, era semplicemente aiutarli in qualche modo a trovare il porto sicuro.
Speravo che Janson mentisse riguardo la loro memoria, perché penso che non sarei mai in grado di reggere la scoperta che, dopo tutto quello che avevamo passato, i radurai non si ricordassero nemmeno la mia faccia.
Frypan, poi, che mi definiva al suo livello. Minho, che per me, lui, era come un fratello. Alby, il super capo un po' imbranato. Chuck... Il piccolo, paffuto, bullizzato, Chuck. O Newt...
Non avrei sopportato lo sguardo assente e privo di memoria di Newt. Morivo dalla voglia di abbracciarlo tutte le volte che lo vedevo attraverso gli schermi della C.A.T.T.I.V.O., avevo bisogno di fargli sapere che tutto sommato stavo bene, considerando che l'ultima cosa che avevo sentito, era la sua voce che mi pregava di tenere duro.
Non dimenticherò mai il suo sguardo assente davanti alle mura aperte, poco tempo dopo la mia scomparsa. Minho dovette dargli un colpetto per farlo riprendere e farlo muovere. Non so cosa gli disse, o cosa era successo di preciso. Ma ogni tanto, da quando ero sparita io, rimaneva immobile.
I suoi occhi erano sempre gonfi, spariva per ore intere e, in cuor mio, sapevo bene dove andava.
Forse non dormiva nemmeno bene... non saprei dirlo con certezza.
Il suo sguardo era sempre spento ogni volta che lo incrociavo nello schermo, ogni volta che qualcuno gli diceva “Ehi, pive, caspio, dobbiamo andare!”.
Speravo solo che la situazione fosse migliorata da quando le telecamere erano disattive.

Smisi di pensare a tutto. Decisi che il mio uno pensiero doveva essere uscire di lì il prima possibile. Dovevo raggiungere l'esterno e stare concentrata su dove mettevo i piedi, perché più camminavo, meno luce era presente e oltretutto sentivo che il corridoio diventava sempre più stretto.
Ogni tanto si sentiva qualche lampadina scoppiare, provocando qualche scintilla qua e là.
Sembrava oltretutto che il livello dell'acqua aumentasse man mano che andavo avanti.
Camminavo forse da qualche ora. Neanche l'ombra della fine del sotterraneo.... Fino a quel momento.

Finalmente le vidi nella penombra di uno dei faretti attaccati al soffitto.
Meno male che “non era tanto lungo”.
Tutto così buio... tutto così silenzioso.... speravo solo che tutto quello finisse il più in fretta possibile, perché sentivo il rischio di impazzire a stare ancora qualche ora così.
Poi, di colpo, il rumore di qualcosa che cadeva sul terreno.
Un tonfo sordo, non troppo lontano da me.
‹‹ Uhm? ›› abbassai lo sguardo, poi feci scivolare una mia mano lungo la gamba.
Sentivo qualcosa salire lentamente. Qualcosa di caldo.
La mia mano non incontrò nulla, tranne... qualcosa di liquido. E questo qualcosa continuava a farsi strada in modo libero ed indisturbato.
Provai a cacciarlo via, ma sembrò che le mie mani nemmeno lo disturbassero, anzi, sembrava voler arrampicarsi anche lì.
Cominciai a scrollare la gamba, sperando che si staccasse. Invece nulla.
Mi chinai e provai a gettargli addosso dell'acqua per lavarlo via. Nulla.
Cominciai a correre. Dovevo salire le scale il prima possibile, magari il calore lo avrebbe fatto sciogliere, evaporare o comunque staccare.
Salii le scale in modo rapido e con un agilità che non pensavo nemmeno di avere.
Con una mano feci leva e spostai la botola per poter uscire.
La luce improvvisa quasi mi accecò. Uscii completamente alla cieca da lì. Sperai di non colpire qualcuno o qualcosa, e sperai sopratutto di non cadere all'indietro.
Nonostante tutto, sentii quella cosa continuare a farsi strada lungo al mia gamba. Stava raggiungendo la vita.
Aprii a fatica gli occhi. Chiusi la botola ed abbassai lo sguardo per vedere di cosa effettivamente si trattava.
Era liquido argenteo... che fosse la materia di cui erano fatte le sfere metalliche? Magari erano fatte così, prima di diventare delle sfere compatte e solide.
‹‹ Come caspio me ne libero?! ›› pensai, guardandomi attorno nervosamente.
Attorno a me c'era solo qualche edificio sparso qua e là, già mezzo distrutto e piuttosto lontani.

Tutti tranne uno di piccole dimensioni, che dava tutta l'aria di essere qualcosa che poteva cadermi addosso da un momento all'altro.

Non c'era altro, se non calore e un forte vento sabbioso. Una tempesta di sabbia fortunatamente non troppo forte.

‹‹ Caspio! ›› gridai in preda alla frustrazione. Quella cosa continuava a salire. Cominciava ad essere viscida e sempre più calda (o forse era solo colpa del calore esterno?).
Lanciai a terra la coperta con l'acqua e mi accasciai. Rotolai su me stessa.
Magari, se prendeva polvere, diventava abbastanza “solida” da poterla levare senza troppi problemi.
Niente. Sotto il mio peso semplicemente si appiattiva e poi tornava normale senza problemi. La sabbia sembrava scivolargli addosso.
‹‹ Ehi? Tutto bene? Sei una spaccata? Hai bisogno di una mano? ›› alzai lo sguardo, notando una ragazza che, da lontano, sembrava asiatica. Era affacciata dalla finestra rotta dell'edificio più vicino.

‹‹ Eva! Smettila! Attirerai l'attenzione così! ›› gridò qualcun altro.

‹‹ Non sono una spaccata! ›› gridai di rimando. La ragazza si allontanò dalla finestra, e poco dopo ricomparve e dietro di lei c'era una ragazza bionda e un'altra di colore.

‹‹ Vi prego, aiutatemi! ›› Non ci speravo. Non ci speravo per niente. Infatti non si mosse nessuno.

Decisi si alzarmi. Corsi verso l'edificio e cominciai a battere il pugno contro la porta con fare insistente.

Se potevano darmi una mano avrei fatto qualsiasi cosa prima che fosse troppo tardi.

Quell'affare stava salendo sempre di più. Ormai era sul petto, e cominciava ad espandersi attorno al mio corpo come se volesse imprigionarmi. Pesava così tanto che faticavo quasi a respirare.

‹‹ Vi scongiuro, aiutatemi! ››
‹‹ Io apro. ››

‹‹ Sei impazzita, Eva?! E se è una spaccata?! ››

‹‹ Non sembra così! ››

‹‹ Magari non è ancora andata del tutto!.... Eva! ›› e, poco dopo, il portone si aprì.

Ci avevo visto giusto. Era una ragazza asiatica.

‹‹ Cosa ti duole, mia car- Oh... Oh cavolo. Ragazze! Ha uno di quelle caccole argentate che le sale sopra! ›› gridò, poi avvolse con le mani nude il liquido argenteo e cominciò a tirare ‹‹ datemi una mano! Sonya! Harriet! ››

‹‹ Ma a me fa schifo! ›› gridò la ragazza bionda, guardandosi le mani
‹‹ Smettila di fare la schizzinosa solo perché ti sei fatta la manicure mentre eravamo alla base! ›› sbuffò la ragazza di colore, affiancando la ragazza asiatica ed aiutandola a tirare.

A quanto pareva quell'affare argentato man mano che saliva diventava sempre più solido... In ogni caso, non sarei riuscita a levarmelo di dosso da sola.
Poco dopo si avvicinò anche la ragazza con i capelli biondi, cominciando ad aiutare le compagne.
Provai a spingermi indietro, cercando di contribuire incastrando le mani anche io e spingendo con loro.

Ci volle un po'. Pensai che si sarebbero arrese dopo poco tempo, invece continuarono a darmi una mano finché quel coso, qualunque cosa fosse, non cedette e cadde a terra con un rumore simile a quello che fanno le gelatine quando si spappolano sul pavimento, riducendosi in poltiglia.

Caddi anche io, all'indietro e di culo... proprio come una stupida.

‹‹ Ew... che schifo! ›› commentò una ragazza dietro di loro.

‹‹ Tutto okay? ›› mi chiese la ragazza di colore, porgendomi la mano.

Annuì, acchiappando la sua mano e mettendomi in piedi.
‹‹ Chi sei? Da dove vieni? Sicura di non essere una spaccata, ah? ›› chiese una ragazza con i capelli ricchi e lunghi fin sotto le spalle, che spuntò tra le ragazza bionda e quella di colore.

‹‹ Calmati, Frankie, così la spaventerai! ›› sussurrò la ragazza bionda.

‹‹ Sono stra-sicura di non essere una spaccata... Vengo dalla base della C.A.T.T.I.V.O., veramente ›› mormorai, guardando le facce delle ragazze.
‹‹ Anche noi veniamo da lì ›› rispose la ragazza di colore, porgendomi la mano ‹‹ Mi chiamo Harriet. E loro sono Sonya, Frankie ed Jocelyn, ma preferisce essere chiamata Evangeline ››

‹‹ Sento che Evangeline è il mio vero nome ›› aggiunse la ragazza asiatica

‹‹ Quindi... ›› la ragazza bionda, Sonya, mi trascinò dentro l'edificio, mentre Frankie chiuse il portone assieme ad Harriet ‹‹ se ho capito bene, anche tu vieni dalla base della C.A.T.T.I.V.O., come noi, giusto? ››

dentro quell'edificio c'erano un sacco di ragazze. Tutte sedute in modo sparso per l'edificio o sopra delle scatole imballate. Mi guardavano come se avessi la peste. Sicuramente anche loro, come gli altri, credevano che fossi malata e diffidavano.

‹‹ Giusto... ›› risposi, mentre Sonya continuava a spingermi, tenendo le mani sulle mie spalle.

‹‹ Come mai non ti abbiamo vista prima? Voglio dire... Non eri nel nostro gruppo. O forse sei una scienziata? ›› lo disse con un tono di disprezzo.

Vidi, allora, le altre ragazze attorno a me alzarsi e mettersi in cerchio.

Io ero al centro assieme a Sonya.

Non pensavo che volesse farmi un interrogatorio assieme alle altre... E non mi ero nemmeno accorta che erano armate, seppure fossero armi artigianali.

Coltelli e simili.

Deglutii. Mi sentivo dannatamente in trappola.

‹‹ Non sono una scienziata... Immagino che voi siate il gruppo B, quindi ›› Sonya si spostò i capelli dal collo.

Gruppo B

Soggetto B5

l'anima.

Il tatuaggio...

‹‹ Così dice questo tatuaggio, che mi sono felicemente trovata addosso una bella mattinata in cui mi sono svegliata in quel buco di posto. Oh, e chiaramente l'ha detto anche una scienziata, che c'era sempre in quel buco di posto,

Harriet, come ha detto di chiamarsi quella donna? ››

‹‹ Caroline ›› rispose Harriet, sistemandosi i ricci e mettendosi in prima fila nel cerchio che si era formato. Stringeva la mano di Frankie, che si aggrappava a lei come se fosse la sorella maggiore.

In effetti, Frankie era la più giovane a vista d'occhio.

‹‹ Questo nome ti dice qualcosa? ››

‹‹ No... perché mai dovrebbe? ››

‹‹ Perché tu sei una ragazza. E non eri nel nostro gruppo. Quindi, non sei come noi.

Io sono la seconda in comando, qui, quindi ricordo e conosco bene tutte le mie compagne.

Un faccino così pulito me lo ricorderei, sai? ›› disse, camminandomi intorno come un felino pronto ad attaccare ‹‹ quindi, da dove vieni? ››

‹‹ Te l'ho detto. Dalla base della C.A.T.T.I.V.O.. Ero nella base principale. Quella in cui stavate voi era una delle due aree esterne. Precisamente, l'ala esterna est. ›› risposi in tutta calma.

Ero stupita da me stessa per come mantenevo il sangue freddo.

Sentivo dentro di me che quella ragazza non mi avrebbe fatto del male. Stava semplicemente facendo un interrogatorio. Potevo giocarmi bene le mie carte ‹‹ Non sono una scienziata.

Loro non sono così stupidi e masochisti da gettarsi fuori dalla base di loro spontanea volontà. Non ne hanno motivo ››

‹‹ Quindi ti definisci stupida e masochista da sola? ››

‹‹ La mia è stata una scelta stupida, lo ammetto. Lì dentro forse ero al sicuro, ma ho avuto i miei buoni motivi per correre fuori. ››

‹‹ E quali sarebbero questi buoni motivi? ››

‹‹ Riunirmi al mio gruppo ››

Le ragazze si guardarono una ad una. Sonya sembrò stupita.

Si fermò. Era davanti a me.

Si scambiò un occhiata con Harriet.

Boccheggiò per un attimo, poi si guardò attorno. Si avvicinò ad una delle ragazze e prese agilmente un coltello dalle mani di una di queste, poi, con una mossa veloce e precisa, si affiancò a me, puntando il coltello poco sotto il mio mento.

Sentivo la lama fredda contro il mio collo ‹‹ Non mentirmi, ragazzina! ›› sibilò tra i denti.

‹‹ Sonya! ›› la riprese Harriet

‹‹ Non sto mentendo! ›› sbottai io, tirando indietro la testa

‹‹ C'è un gruppo C, allora, composto da maschi e femmine? E non ci hanno detto niente?

O forse fai parte della C.A.T.T.I.V.O. e non vuoi dircelo?! ›› continuò a sibilare, premendo lievemente il coltello.

‹‹ Non faccio parte della C.A.T.T.I.V.O., e no, non c'è un gruppo C! ››

‹‹ Menti di nuovo, quindi! ››

‹‹ Io appartengo al gruppo A! ›› si sentirono delle risate alzarsi all'interno della stanza.

Anche Sonya ridacchiò, senza spostare nemmeno di un centimetro il coltello dalla mia gola.

‹‹ Il gruppo A è interamente composto da maschi. E a meno che tu non nasconda una sorpresa dentro quei pantaloni, presumo che tu sia una donna come noi! ››

‹‹ Ti assicuro che è la verità! ››

‹‹ Il gruppo A aveva una sola ragazza ›› disse qualcuno dall'interno del cerchio. Tutti si zittirono, e Sonya si girò in direzione di quella voce.

Il cerchio si aprii, lasciando passare una ragazza dalla pelle pallida, gli occhi azzurri e dei lunghi capelli neri ‹‹ e quella ragazza, ero io. ››

Quello sguardo era così dannatamente freddo...

Non la conoscevo. Eppure mi era così familiare..

‹‹ La conosci? ›› domandò Sonya.

La ragazza scosse la testa, rivolgendo lo sguardo a Sonya ‹‹ ma abbassa il coltello. ››

‹‹ Ma... Teresa... e se è un'infiltrata della C.A.T.T.I.V.O.? ››

‹‹ È sola. Anche se fosse un'infiltrata, che vuoi che faccia? Siamo molto più numerose rispetto a lei.›› rispose, schioccando la lingua poco dopo ‹‹ come ti chiami? ››

‹‹ Elizabeth ›› dissi, facendo un respiro profondo non appena Sonya spostò il coltello ‹‹ e vengo veramente dal gruppo A. ››

‹‹ Ah sì? ›› Teresa sollevò un sopracciglio, incrociando le braccia al petto. Il suo sguardo divenne minaccioso, era sicura di sé. ‹‹ E sentiamo, Elizabeth, se appartieni al gruppo A, immagino che conosci le regole della radura ››

‹‹ Fai la tua parte, rispetto per i tuoi compagni radurai e non oltrepassare mai quelle mura... Queste tre regole erano per la convivenza civile con i compagni e per evitare grossi casini ›› Risposi in tutta calma, le conoscevo a memoria, come se Alby me le avesse dette non meno di qualche secondo fa. Teresa guardò le altre ragazze ‹‹ me le disse Alby, che era il capo ››.

Teresa si zittì definitivamente. Mi guardò come se stesse scrutando ogni singola parte di me, del mio volto.

Come se volesse studiarmi. Vedevo nel suo sguardo che sapeva bene che non mentivo.

Fece un cenno con la mano alle altre, poi si avvicinò di più a me e mi prese per il braccio, tirandomi in un angolino della stanza.

‹‹ Okay, sentiamo un po'. Com'è che non ti ho mai vista? Nessuno mi ha mai parlato di te prima! Mi devi dare qualche spiegazione piuttosto logica a tutto questo, sappilo! ››

I suoi occhi azzurri erano puntati su di me. Non aveva più quell'aria minacciosa che aveva fino a qualche minuto fa lì al centro del cerchio.

Sembrava confusa e disorientata.

 


{Piccolo angolo dell'autrice che sì, tranquilli, non vedrete più per un bel po'}

Comunque, sono qui solo per darvi un piccola e breve News:

Ho scelto ufficialmente i giorni per aggiornare, ossia il Martedì e il Sabato. E niente, ci tenevo a dirvelo ahahahah alla prossima, pive!
Alla prossima!
Licenza Creative Commons
Quest'opera è distribuita con Licenza Creative Commons Attribuzione - Non commerciale - Non opere derivate 2.5 Italia
  
Leggi le 1 recensioni
Segui la storia  |        |  Torna su
Cosa pensi della storia?
Per recensire esegui il login oppure registrati.
Capitoli:
 <<    >>
Torna indietro / Vai alla categoria: Libri > Il Labirinto - The Maze Runner / Vai alla pagina dell'autore: Stillintoyou