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Autore: evelyn80    04/09/2015    5 recensioni
Dopo aver espresso il desiderio di poter salvare Boromir dalla sua triste fine, Marian si ritrova catapultata nella Terra di Mezzo grazie ad un gioiello magico che la sua famiglia si tramanda di generazione in generazione. Si unirà così alla Compagnia dell'Anello per poter portare a termine la sua missione. Scoprirà presto, però, che salvare Boromir non è l'unica prova che la attende.
Ispirata in parte al libro ed in parte al film, la mia prima fan fiction sul Signore Degli Anelli.
Genere: Avventura, Comico, Romantico | Stato: completa
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Boromir, Nuovo personaggio
Note: Missing Moments, What if? | Avvertimenti: nessuno
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- Questa storia fa parte della serie 'La mia Terra di Mezzo'
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Edoras

 

Cavalcai per due giorni ed una notte, fermandomi solo per mangiare pochi bocconi di Lembas e bere un sorso d’acqua una volta ogni tanto. Approfittai di alcune di quelle soste anche per dormire un poco: benché il mio lato elfico avesse preso il sopravvento, continuavo comunque a provare spesso stanchezza. Al crepuscolo del secondo giorno giunsi, finalmente, in vista di Edoras. I vessilli sventolavano al vento fresco della sera, svettando sulle mura della città e sulle guglie del Palazzo d’Oro di Meduseld. A giudicare dai falò che brillavano nelle piazze, i soldati dovevano già essere rientrati dalla battaglia al Fosso di Helm. Probabilmente, era già in corso la festa che avevo visto nello specchio di Galadriel: dovevo sbrigarmi, se volevo che Boromir mi vedesse prima di andarsene con la cortigiana. Spronai Freccia per un’ultima volta, pregandola di fare più in fretta che poteva. Nonostante fosse esausta per la lunga e spossante galoppata, la giumenta rispose alla mia richiesta, lanciandosi a rotta di collo verso le porte della città.
Solo due sentinelle rimanevano a guardia dei cancelli, ed entrambe erano ubriache fradice. Mi avvolsi strettamente nel mantello di Lòrien, cercando di passare inosservata. L’euforia per la battaglia vinta che ancora aleggiava nell’aria mi consentì di arrivare, indisturbata, fino ai piedi del palazzo di Re Théoden. Lì smontai e lasciai libera Freccia d’Argento di andarsi a riposare.
Salii le scale con trepidazione, chiedendomi come sarei potuta entrare nel palazzo senza destare troppi sospetti. La fortuna era dalla mia parte poiché, a quanto sembrava, anche i due soldati di posta alle porte di Meduseld si erano goduti la vittoria scolandosi diversi boccali di birra, ed ora cantavano a squarciagola, sotto il cielo che si andava riempiendo di stelle, tenendosi vicendevolmente sottobraccio per non cadere.
Scivolai all’interno e, subito, mi ritrovai nel caos più completo. Decine e decine di persone affollavano la vasta sala del trono che, per l’occasione, era stata arredata con tavoli di legno imbanditi di leccornie. Un gruppo di musici con flauti e zampogne suonava in un angolo, ma era quasi impossibile sentirli nella confusione generale.
Mi addentrai nella sala, dando di gomito più volte per farmi largo tra gli ospiti. Individuai quasi subito Merry e Pipino che ballavano su un tavolo, cantando a squarciagola una delle goliardiche canzoni della Contea. Aragorn e Gandalf erano poco lontano, ed entrambi ridevano e battevano le mani al ritmo della canzone, quasi come a voler cancellare la tensione accumulata durante la battaglia. Qualche tavolo più in là, Legolas e Gimli stavano dando fondo alle loro energie rimaste in una gara di bevute. Entrambi avevano già diversi boccali vuoti posanti davanti, ma mentre l’Elfo pareva perfettamente savio, il povero Nano aveva le guance paonazze e gli occhi strabici, vistosamente ubriaco.
Lasciandomi sfuggire un sorriso, mi inoltrai ancora di più tra la folla in cerca di Boromir, ma senza riuscire a trovarlo. Sapevo – avendolo visto nello specchio di Galadriel – che doveva essere seduto ad uno dei tavoli, ma era praticamente impossibile individuarlo in mezzo a quel mare di teste. Vidi Re Théoden seduto sul suo trono, con Éowyn ed Eomer in piedi al suo fianco, ma del Gondoriano nessuna traccia.
Stavo quasi per mettermi a gridare il suo nome, in preda all’ansia, quando finalmente lo individuai. Era seduto ad un tavolo laterale, lontano dalla mischia, con le braccia conserte e la fronte aggrottata. Mentre lo guardavo, lo vidi alzare distrattamente la mano destra, tirar fuori la “Stella” e mettersi a giocherellare con essa. Dovevo assolutamente sbrigarmi. Riuscii ad avanzare a fatica, ostacolata dalla gente che sembrava volermi passare tutta davanti proprio in quel preciso momento. Stavo per arrivare a portata delle sue orecchie, quando vidi la donna mettersi seduta accanto a lui. Si appoggiò lascivamente al suo braccio sinistro, facendogli scorrere la punta delle dita lungo la manica. Gli parlò e, grazie all’udito da Elfo che ora mi ritrovavo, la sua voce mi arrivò chiaramente.
"Mi è stato riferito che avete combattuto molto valorosamente al fianco del nostro Re, durante la battaglia del Trombatorrione" gli disse, la voce languida e carezzevole.
Lui rimase in silenzio, continuando a rigirarsi il mio gioiello tra le dita, ed allora lei insisté.
"Dovete essere veramente un uomo coraggioso."
Boromir grugnì in risposta, lo sguardo fisso nel vuoto. Dopo pochissimi istanti di attesa, la concubina tornò alla carica.
"Siete un Capitano di Gondor, non è vero?” gli chiese all’orecchio, sfiorandogli il petto con la mano. “Non avevo mai conosciuto un Capitano di Gondor, prima d’ora” continuò, lascivamente, strofinando il seno prosperoso contro il suo avambraccio. “Mi piacerebbe molto poter guardare da vicino il vostro corpo…"
A quel punto Boromir si voltò verso di lei, fissandola in quello strano modo che avevo già visto. Si alzò in piedi di scatto, la afferrò per il polso e la costrinse ad alzarsi a sua volta, attirandola a sé al punto da far sfiorare i loro nasi.
"Vuoi vedere da vicino il corpo del Capitano Generale di Gondor? Bene, ti accontenterò!" le disse con voce roca, sfiorandole le labbra con le sue. Dopodiché, si allontanò tirandosela dietro, uscendo dalla Sala del Trono passando da una porta laterale. Rimasi impotente a guardarlo mentre se ne andava inconsapevole della mia presenza, lasciandomi lì in mezzo a tutti quegli sconosciuti, sola come un gambo di sedano.
Quindi era stato tutto inutile. Non era servito a niente sfiancare la povera Freccia. Ero comunque arrivata tardi e la visione dello specchio si era svolta esattamente come preannunciato. Boromir aveva ceduto alle lusinghe della prima donna che gli era capitata sottomano, confermando ancora una volta quello che mi aveva detto in ben due occasioni: non era altro che un puttaniere.
Cercai di giustificarlo in qualche modo: in fondo era un uomo e gli uomini hanno bisogni fisici, a volte. Ma, subito dopo, pensai ad Aragorn. Anch’egli era un maschio, ma non si comportava come il Gondoriano. Lui era sempre stato fedele ad Arwen e per sempre lo sarebbe rimasto, rifiutando persino l’amore offertogli dalla povera Éowyn. Era inutile, non esistevano scuse per Boromir. Evidentemente, non mi amava come credevo io.
Con il cuore a pezzi, mi avvolsi nuovamente nel mantello elfico e, lentamente, riguadagnai l’uscita del Palazzo. Percorsi in silenzio le strade di Edoras, senza neanche sapere dove stessi andando. Dopo molto girovagare mi fermai, appoggiandomi con le spalle ad una delle case della città e lasciandomi scivolare a terra. Mi coprii gli occhi con le mani e piansi tutte le mie lacrime.
Era già notte inoltrata e stavo quasi per appisolarmi, con il viso appoggiato alle ginocchia che avevo stretto al petto, quando mi trovò Freccia d’Argento. La giumenta aveva gironzolato per un po’ per le strade della città: nessuno aveva badato a lei dato che, per i Rohirrim, i cavalli erano sacri. Aveva trovato le scuderie, dove aveva mangiato e bevuto a volontà, poi era tornata a cercarmi. Sentii il suo respiro caldo sulla testa ed alzai il viso, su cui oramai le lacrime si erano asciugate.
"Ciao Freccia…" le dissi, carezzandole il muso. Nel farlo, ricordai la prima visione che avevo avuto nello specchio: io che cavalcavo al fianco di Éowyn, al seguito dell’esercito del Mark. Tutto cominciava ad avere un senso. Per compiere quello che, a questo punto, ero destinata a fare, ovvero riportare la terra di Mordor al suo antico splendore grazie al potere della “Stella di Fëanor” – che si trovava ancora al collo di Boromir – dovevo assolutamente recuperare il mio gioiello. Di conseguenza, avrei dovuto seguire il Gondoriano ovunque andasse. A quel punto, dovevo trovare la Scudiera di Rohan e convincerla a darmi un’armatura. Mi sarei travestita anch’io da uomo, come lei. Éowyn, per combattere al fianco dell’Uomo che amava come un padre, per difendere la sua terra e per sentirsi finalmente libera da qualsiasi vincolo dovuto alla sua condizione di donna. Io, per recuperare il mio monile e portare a termine la mia ultima missione.
Mi alzai e mi diressi risolutamente verso il Palazzo di Meduseld, decisa a parlare con la nipote di Théoden. Fatti pochi passi, però, fui costretta a togliermi dalla strada in tutta fretta per non essere travolta da un cavallo al galoppo. Si trattava di Gandalf che, in groppa ad Ombromanto, portava Pipino a Minas Tirith. L’Hobbit aveva contravvenuto ai suoi ordini, guardando nel Palantir di Saruman rischiando la pazzia e, cosa ancor più grave, di svelare i loro piani al Nemico.
Aspettai fino a che il rumore degli zoccoli non si fu allontanato, poi tornai ad incamminarmi verso l’alto. Non appena arrivai ai piedi della scalinata che conduceva al palazzo fui, però, costretta a fermarmi di nuovo ed a nascondermi nell’ombra. Due uomini erano appena usciti dall’edificio, parlando piano. Li riconobbi immediatamente dalle loro voci: erano Aragorn e Boromir.
"Mi dispiace, Boromir, ma le nostre strade devono dividersi" disse il Ramingo, in tono serio. Mi parve perfino di cogliere un accenno di comando, nella sua voce.
"Perché Aragorn?” gli chiese il Gondoriano, in risposta. “Io ti ho giurato fedeltà! Ho giurato che ti avrei seguito ovunque!" Il tono della sua voce era accorato, molto diverso dal suo solito.
"Lo so, fratello mio. Ma ora devo percorrere una strada che è mia, e mia soltanto" replicò Aragorn.
"Anche Legolas e Gimli hanno espresso il desiderio di seguirti, ma tu non li hai rifiutati!" si risentì Boromir. Dal fruscio che le mie orecchie colsero, capii che doveva aver incrociato le braccia sul petto.
"È vero, e vorrei tanto che anche tu potessi accompagnarmi” ammise l’erede di Isildur, la voce più pacata. “Ma tu sei figlio del Sovrintendente e quindi, in qualche modo potresti apparire, agli occhi dei Morti, come un mio avversario. Non voglio che ti accada nulla di male” gli spiegò, con calma. “E poi” riprese, “a Minas Tirith hanno bisogno di te! Ora più che mai, devi raggiungere la tua città e riprendere il comando del tuo esercito!"
Boromir aprì la bocca e prese fiato per ribattere, ma Aragorn lo interruppe, quasi prevedendo la rimostranza dell’altro.
"So che Faramir è un ottimo Comandante, ed egli è un uomo molto valoroso, proprio come te, perfettamente in grado di adempiere i suoi compiti” gli disse, “ma sono sicuro che anche lui, adesso, desidera avere il suo amato fratello al suo fianco, per condividere insieme la vittoria… o la sconfitta."
Il Gondoriano rimase silenzioso per un attimo, riflettendo profondamente.
"Hai ragione, amico mio” rispose infine, con un sospiro. “Marcerò verso la mia città al fianco di Re Théoden, anche se una parte del mio spirito rimarrà con te."
"Se i Valar lo vorranno, ci rivedremo presto a Minas Tirith" concluse Aragorn.
Mi mossi cautamente, per sbirciare di là dal muro dietro al quale mi ero nascosta, e vidi i due uomini abbracciarsi fraternamente. Entrambi alti e fieri, entrambi risoluti: quella visione mi fece commuovere. Poi, rientrarono insieme nel palazzo, lasciandomi via libera. Attesi qualche minuto, per evitare di incontrarli casualmente all’interno, poi ripresi a salire la scalinata, avvolgendomi ancor più strettamente nel mantello elfico, calandomi il cappuccio fin quasi sugli occhi.
Varcai facilmente l’ingresso, visto che le guardie si erano addormentate ed, una volta all’interno, drizzai le orecchie per captare la voce di Éowyn e capire da quale parte andare.
Ben presto, udii una voce femminile parlare con Aragorn. Tornando con la memoria alla storia scritta da Tolkien capii che doveva trattarsi della donna che cercavo. Attesi che il Dunedain si allontanasse poi la raggiunsi, arrivando alla sua stanza appena prima che lei chiudesse l’uscio.
"Dama Éowyn?" la chiamai sottovoce, fermando la porta con una mano per impedirle di serrarla.
"Sì…?" rispose lei, titubante, guardandomi in un misto di sorpresa e sospetto. "Come fate a sapere il mio nome?" mi chiese poi, non appena ebbe superato il primo attimo di smarrimento, aggrottando le sopracciglia. Per tutta risposta abbassai il cappuccio, mostrandole i miei lineamenti affilati e le orecchie a punta. Lei soffocò un’esclamazione di meraviglia.
"Oh… Ma allora voi siete… l’Elfa promessa a Sire Aragorn?" chiese con la voce che tremava, la delusione per il suo amore respinto ancora forte dentro di lei.
"No, mia signora, anche se appartengo alla sua stessa stirpe” le risposi, enigmatica. “Il mio nome è Ennòna e sono qui per chiedervi un favore" continuai, andando dritta al punto.
"Parlate" mi rispose la giovane Scudiera, diretta, celando nuovamente i suoi sentimenti amareggiati.
"Vi chiedo di poter prendere in prestito una delle vostre armature, e di marciare con voi fino alle mura di Minas Tirith."
"Perché lo chiedete a me e non al Re?" mi chiese, piena di sospetto ma al contempo senza riuscire a celare del tutto la sua curiosità.
"Perché so già cosa mi risponderebbe” le risposi, sapendo quale argomento usare per convincerla. “Che sono una donna, e che le donne non debbono intromettersi in affari da uomini."
Le sue labbra si strinsero mentre annuiva gravemente. Mosse qualche passo inquieto nella stanza prima di riprendere a parlare.
"Non ho alcuna difficoltà a darvi quel che mi chiedete, poiché seguire l’esercito come un cavaliere è quello che anch’io intendo fare!” disse rabbiosamente. “Sono stanca di rimanere prigioniera in questo palazzo, ingabbiata dai miei doveri di donna! Voglio essere libera e combattere per il mio popolo, al fianco del mio popolo!” ammise, trovando il coraggio di confidarsi con una sconosciuta. “Seguitemi, vi condurrò alle armerie: troveremo qualcosa di adatto a voi!"
Fece per incamminarsi, poi ebbe come un ripensamento.
"E voi? Perché volete combattere con noi? Voi siete un’Elfa, e gli Elfi non si sono mai preoccupati di quello che accade a Rohan" mi chiese, voltandosi a guardarmi, un nuovo sospetto malcelato nello sguardo.
"La mia è una lunga storia e quando questa guerra sarà finita, se ne avremo l’occasione, ve la racconterò” le risposi, cercando di stuzzicare la sua curiosità senza rivelare troppo di me. “Per ora, posso solo dirvi che ho una missione da portare a termine e che, volente o nolente, solo legata ad un Uomo che si trova al momento presso la corte di Re Théoden, ma che non è un Rohirrim."
Visto che solo due persone rispondevano a queste caratteristiche, e che ne avevo già esclusa una all’inizio, per lei non fu difficile indovinare.
"State parlando del Capitano Generale di Gondor?"
Risposi annuendo semplicemente. Lei ripeté il gesto a sua volta, poi riprese il cammino verso le armerie.
Sgusciammo silenziose nell’oscurità del palazzo. Ormai la maggior parte della gente era andata a dormire: molti erano ubriachi e russavano come tromboni, abbandonati nei corridoi di Meduseld. Una volta all’esterno, Éowyn mi condusse verso un basso edificio in legno posto dietro al Palazzo d’Oro. Si guardò furtivamente intorno, poi vi scivolò dentro, facendomi cenno di seguirla.
"Bene" disse, quando fu sicura che fossimo sole, prendendo una torcia dalla parete e riprendendo a camminare verso il centro dell’enorme struttura. "Di cosa avete bisogno?"
"Mi occorre tutto, a parte la spada" le risposi, estraendo Hoskiart dal fodero che avevo sulla schiena. "Ho bisogno però di una custodia per poterla cingere al fianco. Boromir non è a conoscenza della mia presenza qui e, per il momento, non voglio nemmeno che lo venga a sapere” le spiegai velocemente. “Questo mio vezzo di portarla sulle spalle, tuttavia, è ben conosciuto dal Capitano.”
"Vi darò quello che mi chiedete" concesse, mentre già rovistava all’interno di un vecchio baule, tirandone fuori un logoro fodero di cuoio. “Vi occorrerà anche una lancia… ed uno scudo" continuò, e mentre parlava avanzava all’interno dell’edificio, prendendo ora un oggetto, ora l’altro, fino a che non ebbi tra le braccia tutto l’occorrente.
"Ed ora veniamo all’ultimo problema” proruppe infine, seria. “Vi serve un cavallo."
Scossi la testa, in risposta alle sue parole.
"No, mia signora. Ho già una giumenta e, se le mie orecchie non mi ingannano, credo che in questo momento si trovi proprio qui fuori.” Ed, infatti, dopo aver spinto il portone con il muso, Freccia entrò all’interno dell’edificio, affiancandomi.
Éowyn rimase ad ammirarla mentre avanzava verso di noi.
"Che splendido animale…" mormorò, ammaliata, prima di riscuotersi e riprendere il tono pratico di poco prima. "Abbiamo bisogno di un’armatura anche per lei. Seguitemi!"
Dopo aver bardato Freccia d’Argento, e dopo avermi mostrato come indossare i vari pezzi della mia armatura, Éowyn si congedò.
"Il Re mio zio darà ordine di adunata all’alba. Vi consiglio di prepararvi subito, Ennòna, se vorrete essere pronta per la partenza.”  Mi fissò per un attimo, poi aggiunse di slancio. “Vi consiglio anche di cambiare il vostro nome. Forse per gli Elfi è una cosa naturale, ma qui a Rohan non ci sono donne soldato."
"Sì, lo so. Sarò Ennòn, l’equivalente maschile del mio nome"
"Ed io sarò Dernhelm. Così dovrete chiamarmi, se vorrete cavalcare con me al momento della partenza” disse, con un mezzo sorriso.
"Molto volentieri, mia signora” le risposi, chinando lievemente il capo. “Vi chiedo soltanto un altro favore. Non parlate a nessuno di me. Voi non mi conoscete" aggiunsi, in tono di urgenza. Non volevo assolutamente che Boromir sapesse che ero ancora viva, non dopo averlo visto andar via con quella cortigiana.
Lei annuì, lasciandomi sola con la mia giumenta che tentava, inutilmente, di scrollarsi dalla testa la placca metallica che le proteggeva il muso.
“Devi avere pazienza, amica mia" le dissi con un sospiro, incamminandomi verso la parte bassa della città. "So che deve essere scomoda, ma dobbiamo proteggerci, se vogliamo sopravvivere alla battaglia.” Mi voltai a guardarla attentamente: nonostante fosse così agghindata, mi parve ancora troppo riconoscibile. “Dovrò infangarti un po’…” aggiunsi. “Merry ti conosce fin troppo bene e non vorrei che ti riconoscesse, una volta che saremo al suo fianco."
Freccia nitrì risentita, scrollando il muso: poteva anche accettare l’armatura ma, di fango, proprio non ne voleva sentir parlare. Provai ad insistere, ma quando tentai di buttargliene contro una manciata lei mi mostrò prima i denti poi mi volse le natiche, alzò una zampa posteriore ed agitò lo zoccolo ferrato con fare minaccioso.
"Va bene, va bene… Niente fango!” le concessi, con un altro sospiro. “In fondo, saranno tutti così indaffarati che credo nessuno presterà attenzione a noi. Che Dio ce la mandi buona… e senza vento!" conclusi, congiungendo le mani ed alzando gli occhi al cielo.
Era il sei di Marzo, e così diventai una Rohirrim.

Spazio autrice: Salve a tutti. In questo capitolo ho seguito principalmente la trama del film, facendo tornare l’esercito Rohirrim ad Edoras prima di partire per Dunclivo, mentre nel libro Théoden ed i suoi lo raggiungono direttamente quando lasciano il Fosso di Helm. Continuerò principalmente a seguire la pellicola, se non per qualche piccolo riferimento alla carta stampata, ed è per questo che ho inserito il dialogo tra Aragorn e Boromir. Nel film, il ramingo, Legolas e Gimli partono per il sentiero dei morti proprio da Dunclivo, accompagnando l’esercito fino a lì; nel libro, invece, Aragorn lascia prima i Rohirrim, e con lui andranno anche i Raminghi del nord. Ai fini della mia storia, però, Boromir deve andare a Gondor, e così mi sono inventata questa storia dei morti che potrebbero vederlo come rivale di Aragorn. Spero che la cosa non sia troppo forzata o poco verosimile.
Grazie, come sempre, a tutti voi che leggete e recensite!
Bacioni!
  
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