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Autore: Kamala_Jackson    04/09/2015    4 recensioni
[MOMENTANEAMENTE SOSPESA]
Annabeth, Katniss, Renesmee e Clary sono al loro primo anno ad Hogwarts, smistate in tre differenti Case e apparentemente non hanno niente in comune.
Si incontrano spesso a lezione, nei corridoi o in Sala Grande e ogni volta, come legati da un filo invisibile, i loro occhi si incrociano. E dalle semplici occhiate si passa ai saluti, alle chiacchierate e all'amicizia.
E' Novembre ad Hogwarts e accade qualcosa di strano. I gufi cominciano a sparire. Quelli rimasti non intendono muoversi, sembrano terrorizzati da qualcosa. Non si riesce ad avere più un contatto con gli altri maghi, Hogwarts sembra isolata da resto del mondo.
Nei corridoi cominciano ad aggirarsi strane creature fatte d'ombra, che non esitano a colpire chiunque incroci il loro cammino. E così iniziano a sparire anche gli studenti.
Renesmee fa incubi sempre più strani e orrendi.
Clary si sente attratta irresistibilmente da una strana porta chiusa scoperta per caso.
Katniss sembra essere l'unica sopravvissuta ad un attacco delle Ombre.
Annabeth ha visto qualcosa che non avrebbe mai voluto vedere.
Hogwarts vive nel terrore più puro e le quattro ragazze decidono di porre fine alla storia.
Ma ci riusciranno da sole ?
Genere: Avventura, Fantasy, Mistero | Stato: in corso
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Altri, Katniss Everdeen
Note: AU, Cross-over, OOC | Avvertimenti: Spoiler!
Capitoli:
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19. If I Die Young

 

 

 

Clary aveva urlato.

Aveva urlato così forte che avrebbe potuto rompere i vetri delle finestre.

Aveva urlato ed erano arrivati i professori.

Aveva urlato quando le braccia di qualcuno si erano chiuse intorno al suo corpo e l'avevano trascinata via.

Aveva continuato ad urlare anche quando Percy l'aveva lasciata andare nella sua stanza di dormitorio.

Per un attimo le era mancata la voce. Rivedeva davanti a sé il momento in cui Renesmee si era accasciata a terra.

Il momento in cui aveva spalancato la bocca cercando di respirare. Il momento in cui il suo petto aveva smesso di muoversi.

Era tutto sfuocato intorno a sé. Vedeva Percy e le sembrava di non vederlo. Lo vedeva muovere la bocca, sentiva in lontananza il suo nome ripetuto come una mantra, ma era tutto un gioco di luci e ombre. Era come se fosse tutto appannato. E il dolore, il dolore era qualcosa di indescrivibile. Partiva dal petto e si irradiava per tutto il corpo, facendole tremare le gambe, annebbiandole il cervello.

La gola le doleva e gli occhi le bruciavano. Ma poi aveva ricominciato ad urlare, e aveva iniziato a prendere tutto ciò che si trovava a portata di mano e a lanciarlo.

Percy continuava a ripetere il suo nome, cercando di fermarla, ma lei si dimenava.

Vetri rotti, tende strappate, rumore di oggetti fracassati. A Clary sembrava tutto così lontano e vicino allo stesso tempo, così irreale e reale contemporaneamente.

Poi era arrivato Simon.

Pallido come un lenzuolo, i capelli scompigliati e gli occhi castani sbarrati dietro gli occhiali. Non aveva detto una parola, ma le si era avvicinato e l'aveva presa tra le sue braccia.

E Clary era crollata, le gambe avevano ceduto e le lacrime erano arrivate.

Ricordava confusamente Simon che si sedeva sul letto di Rachel trascinandola con sé.

E lei aveva pianto, cullata da quell'abbraccio così familiare, tra le schegge di vetro e i pezzi di tenda strappati. Si era addormentata senza nemmeno accorgersene.

 

 

 

Quando si era svegliata era nel suo letto.

Per un attimo pensava di aver immaginato tutto. Le tende erano come nuove, non c'era traccia di oggetti rotti per terra. Ma poi aveva visto Simon che dormiva accanto a lei, e si era accoccolata al suo petto, lasciando che altre lacrime le bagnassero le guance.

Era stata così per ore interminabili, poi aveva deciso di alzarsi.

Doveva trovare Katniss e Annabeth.

Aveva un piano. E non era una cosa bella.

 

 

 

-La porta.- la sua voce graffiata e ferita risuonò distintamente nel bagno, superando la voce di Mirtilla Malcontenta, che continuava a gironzolare sopra le loro teste mormorando “maschi”.

-In che senso “la porta”?- Katniss corrucciò le sopracciglia. Aveva gli occhi rossi e gonfi e i capelli, solitamente stretti in una treccia, erano una cascata mora sulle spalle.

Clary non osò immaginare le condizioni in si trovava. Ma alla fine non le importava nemmeno.

Incrociò lo sguardo grigio di Annabeth, seduta accanto a Percy.

-Se ci pensate, davanti a quella porta sono accadute un sacco di cose. Voi vi siete rifugiate lì e le Ombre non vi hanno trovato...- iniziò a spiegare la bionda.

-Si erano nascoste!- le fece notare Peeta con ovvietà.

La semidea scosse la testa.-Quel posto era completamente buio. E noi sappiamo bene che le Ombre si muovono nell'ombra, ci vivono. Era il posto peggiore dove si potessero nascondere. Cosa sconfigge l'oscurità? La luce. Ma nonostante l'ovvia trappola che si erano create i mostri non le hanno viste. Perché, direte voi. Non lo sappiamo, ma sospettiamo ci sia dell'altro, oltre quella porta.

-È uno sgabuzzino.- Percy incrociò le gambe e posò il viso sulle mani.

-No.- disse subito Katniss.-L'ultima volta...abbiamo scoperto un'altra porticina all'interno.

-Cosa?!- saltò su Connor, strabuzzando gli occhi.

-Perché diavolo non ce lo avete detto?- sbottò Simon, appoggiato al muro tra due lavandini.

-Perché non sapevamo cosa fosse.- ammise Clary, abbassando lo sguardo.-Ma ora è ovvio che c'entra qualcosa con questa storia. Ness ha sentito delle voci, ed è proprio davanti quella porta che è...- le mancò la voce.

-Quindi...perché avete chiamato anche noi?- Percy si mordicchiò il labbro, incerto.

-Perché ci serve il vostro aiuto.- Katniss si girò a guardarli.

-C'è altro che non sappiamo?- borbottò Simon, infastidito. Clary sapeva cosa stava pensando. Lui era il suo migliore amico, la persona più importante che aveva. Eppure aveva smesso di confidarsi con lui e non era per niente giusto.

La Grifondoro lanciò un'occhiata alle amiche. L'esserino fatto di luce, i sogni della mezza-vampira, Ginny Weasley...

-Ecco...forse dovremmo aggiornarvi un po' meglio.- ridacchiò nervosamente Katniss.

 

 

 

Clary strinse le labbra secche in una striscia sottile, ascoltando dalle Orecchie Oblunghe la voce della preside. Percy, accanto a lei, sospirò pesantemente.

-...le si è fermato il cuore. Per pochi secondi, ma le si è fermato.

-Queste sono cose che accadono ai babbani adulti!

-In più conosciamo tutti la sua natura, è assolutamente impossibile.

-Sentite. So che è assurdo, ma è così. Mags non trova altra spiegazione.

-Mags è una vecchia decrepita.

-Chiudi quel forno, Lupa.

La rossa assegnò mentalmente 20 punti a Bane.

-Come ti permetti! Io...

-Sì, la conosciamo tutti la storiella di Romolo e Remo e bla bla bla, questo non ti da alcun diritto di rivolgerti così a dei tuoi pari e soprattutto a Mags, che si fa sempre in quattro per tutti qui al castello, compreso per te!

-Non ho certo bisogno di quella, io. E poi...dei miei pari...Puah! Non siate ridicoli. Io sono qui solo per i miei cuccioli.

-Beh, allora puoi anche andartene. Non ci servono persone presuntuose come te, che si preoccupano solo delle frivolezze e fanno preferenze con quei ragazzi!

-Date una medaglia a quell'uomo.- susuurrò Simon. Katniss biascicò un “Zarà fatto, mi badrone”.

-Magnus, Lupa, per favore, non diciamo sciocchezze.

La voce della McGrannitt riportò il silenzio.

-Adesso dobbiamo pensare a proteggere tutti gli studenti. Cullen sta bene, si riprenderà presto, ma ciò non toglie il pericolo costante in cui siamo tutti. Siamo isolati da tutto il resto del mondo e l'unica cosa che possiamo fare è capire come curare gli studenti attaccati e come sconfiggere le Ombre. Il consiglio è finito, fuori dal mio studio.

I ragazzi arrotolarono fulmineamente le Orecchie Oblunghe e schizzarono via.

-Qual'è il piano adesso?- domandò Katniss, puntando gli occhi su Annabeth.

-Ci dividiamo. Connor e Katniss, voi andrete fuori, dovete trovare quell'esserino. Simon, tu andrai da Nessie in infermeria. Clary, tu e Percy dovete cercare di aprire quella porta. Io e Peeta andiamo in biblioteca a cercare dai libri proibiti qualcosa che può aiutarci. Ci vediamo al tramonto in infermeria.

Si voltarono tutti contemporaneamente. Clary sfrecciò per le scale, sfoderando la bacchetta e dirigendosi verso il terzo piano. Percy l'affiancò velocemente.

Salirono le scale senza fermarsi, sorpassarono di corsa alcuni Serpeverde per i corridoi, evitarono Kane e la Herondale che passavano per le scale nascondendosi dietro un angolino. Arrivarono alla porta col magone, ma Clary non ci fece caso e si umettò le labbra spaccate con la lingua. Il sapore di ruggine le invase sgradevolmente la bocca.

Aprì la porta dello sgabuzzino senza esitazione e vi si infilò dentro, seguita da Percy, che si richiuse la porta alle spalle.

-Lumos.- dissero in coro. La punta delle loro bacchette si accese di una luce calda e forte, che li rassicurò.

La rossa la puntò verso il fondo, e nei suoi occhi smeraldini si rifletterono i bagliori della porticina intarsiata. Si fece strada spostando le scope e i secchi a casaccio, avvicinandosi alla porta fino a posarvi sopra una mano.

I bordi levigati dal tempo delle pietre dure incastonate le accarezzarono la mano.

Posò un orecchio sulla superficie intarsiata, attenta.

Il silenzio era quasi opprimente, mentre il fiato di Percy sul collo le muoveva i riccioli rossi sfuggiti dalla coda alta che si era fatta.

Deglutì, non capendo perché non sentisse alcuna voce.

Che si fosse sbgliata? Che la porta non avesse nulla a che fare con ciò che era accaduto?

Stava per staccare l'orecchio, delusa, quando lo sentì. Un flebile lamento, ma decisamente umano.

Sobbalzò e scattò indietro, andando a sbattere contro il petto di Percy, che cercò in qualche modo di prenderla, ma finirono entrambi per cadere tra i moci e i secchi, quel giorno fortunatamente vuoti.

-Ahi...- biascicò Clary, tirandosi a sedere e urtando la schiena contro un secchio.

-Ti sei fatta male?

La rossa alzò lo sguardo e incontrò gli occhi verdemare e preoccupati del figlio di Poseidone.

La Grifondoro si rese conto che era seduta sulle gambe dell'amico e si alzò, rossa quanto ai suoi capelli.

-S...sto bene...- esalò, voltandosi in fretta verso la porticina.

-Sicura? Sei tutta rossa. Forse hai la febbre.

Il ragazzino si sporse verso di lei e le posò una mano sulla fronte, tastando poi la propria con fare pensieroso.

Percy, Percy, perché sei così tonto, Percy?

Clary alzò gli occhi al cielo.-Sto bene Testa D'Alghe. Fa solo caldo e mi sono presa un infarto.

-Uhm...sì, giusto. Aspetta, perché sei saltata così?

-Ho sentito una voce. Da dietro la porta.- ammise. Il ragazzino si mosse dietro di lei e si fece spazio, per poi appoggiare anche lui l'orecchio sul legno vecchio.

Passarono pochi secondi che strabuzzò gli occhi.

-Cacchio, allora c'è davvero qualcosa qui dentro!- esclamò, guardando la porta come se potesse uscirne fuori una Manticora da un momento all'altro.-Come pensi che si apra?

La Grifondoro scosse la testa, facendo ondeggiare i riccioli rossi.-Non ne ho idea. Forse c'è una serratura.

Percy fece un passo indietro, cercando con gli occhi una serratura, illuminando la parete con la bacchetta.

Clary fece lo stesso.

-Qui c'è qualcosa.- Percy si spostò di lato, indicando con la bacchetta un minuscolo forellino di argento che luccicava nell'oscurità.

Clary si avvicinò e illuminò la minuscola intarsiatura con la bacchetta.

Nell'argento era incisa la forma di una stella, ed era evidente che mancasse un pezzo. Sembrava uno di quei giochi ad incastro per i bambini.

-Probabilmente è soro il posto da cui è caduta una decorazione. Guarda, ce ne sono un po' ovunque su tutta la porta.

Percy osservò attentamente i fori nel legno e annuì, arrendendosi.-Forse si apre con qualche incantesimo.

La rossa annuì.-Siamo in un castello di maghi, è la cosa più ovvia. Dobbiamo cercare qualche incantesimo per aprirla. Ora direi di uscire di qui.

Il semidio si voltò, facendo strada tra i secchi e le scope cadute e aprì la porta, uscendo fuori.

-Cavolo!- esclamò.-Sta già tramontando, non mi ero accorto che fosse passato così tanto tempo lì dentro.

La Grifondoro aggrottò le sopracciglia, chiudendo la porta dello stanzino e osservando il cielo imbrunire e la neve sfumarsi di arancione e di rosso.

Anche a lei pareva passato pochissimo tempo...

-Muoviamoci.

 

 

 

-Eh, Katniss, cosa vedono i tuoi occhi da cacciatrice?

-Un idiota che mi cammina davanti.

-Suvvia, principessa, che linguaggio.

-Chiedo venia, milord, se l'ho urtata con il mio vocabolario scurrile!

-Molto bene, e che non si ripeta mai più.

Connor gonfiò il petto con fare teatrale, per poi capitombolare a terra dopo nemmeno mezzo secondo.

Katniss scoppiò a ridere, appoggiandosi all'albero accanto a lei e buttando la testa all'indietro.

-Ma porc...- fu il commento poco fine del figlio di Ermes, che si rialzò con una smorfia.-Cosa diavolo ridi?!- berciò, piuttosto piccato.

La Serpeverde lo guardò, un ghigno beffardo sul volto, che si tramutò in una smorfia di stupore e allerta quando individuò un bagliore azzurrognolo dietro l'amica.

-Che hai ora, una paralisi facciale?- sbuffò il ragazzo, spolverandosi il mantello sporco di neve.

Katniss deglutì.-Connie. Girati lentamente.

Lui impallidì, ma obbedì e si voltò con estrema lentezza.

La ragazzina avanzò piano, affiancandolo.

Un minuscolo esserino fatto di luce bianco-azzurra si librava a pochi centimetri dal terreno, davanti a loro.

Sembrava scoppiettante come il fuoco e leggero come una piuma.

-Cosa diavolo pensi che sia?- sussurrò Connor senza staccare gli occhi dal fuocherello.

-Una lucciola mal riuscita.- la luce sfarfallò, quasi infastidita dal commento della Serpeverde, e schizzò qualche metro più avanti.

-Ecco, l'hai offesa.- decretò il semidio balzando in avanti e seguendo la luce.

-Oh, per favore. E poi chi ti ha detto che è femmina?- borbottò Katniss alzando gli occhi al cielo. La luce schizzò ancora avanti. I due ragazzini si lanciarono all'inseguimento.

-Ha la faccia da femmina.- Connor saltò agilmente un tronco caduto.

-Non ce l'ha, una faccia.- gli fece notare lei, rischiando di scivolare.

-Solo perché tu non possiedi il dono dell'immaginazione non significa che anche gli altri abbiano il cervelletto vuoto.

-Tu sei tutto vuoto.

-Ti sbagli, donna di poca fede, io sono un uomo dalle innumerevoli risorse.

-E io sono un ramarro a dieci zampe.

-Il verde ti dona, Kat.

-Una dote naturale.

-È una dote naturale anche la straordinaria capacità con cui sei capace di dare fastidio?

-Nah, quello l'ho imparato da te, maestro Condor.

-L'allievo supera il maestro.

-Tu sei eccessivamente bravo per essere superato.

-Mi lusinghi, ma insisto per dire che il Guiness dei Primati per la persona più fastidiosa vada a te.

-O a Travis.- aggiunse Katniss.

-O a Travis.- acconsentì Connor.

La luce scivolava rapida tra gli alberi della Foresta Proibita, spingendosi nel profondo della boscaglia innevata. I due maghetti la seguivano altrettanto veloci, muovendosi agilmente tra le piante ricoperte dal morbido manto bianco.

La videro schizzare a destra e frenarono i piedi sulla neve fresca, che aveva appena iniziato a cadere.

La lucciola – o quello che era – aveva iniziato a scendere per una specie di crepaccio.

-Okay. Facciamo attenzione. Per di qua.- disse Connor, iniziando a scendere scivolando sulla coltre candida.

Katniss lo seguì, l'arco in pugno e la faretra sulle spalle, affondando con gli stivali e cercando di non rotolare giù.

Rischiavano di cadere ad ogni passo o di creare un mini valanga che li avrebbe portati chissà dove.

L'esserino continuava imperterrito la sua discesa, fermandosi giusto pochi secondi ad aspettarli.

-Ci sta portando da qualche parte, non sta scappando.- esalò Katniss, rabbrividendo per il freddo.

-Beh, spero che questo posto sia vicino.- sibilò il figlio di Ermes, prima di starnutire.

Scivolarono ancora nella neve, scendendo ancora più giù, cercando di resistere al freddo pungente.

-Oh cavolo.- borbottò Katniss. L'ultimo pezzo era praticamente in verticale. La lucciola li aspettava placidamente giù, tra il turbinio della neve che si era fatto più intenso.

-Perfetto. E adesso come facciamo?- chiese Connor battendo i denti.

La streghetta aprì la bocca per rispondere, quando un rumore sinistro li fece sobbalzare.

-Che diavolo...?- il semidio non ebbe tempo di terminare la frase, perché il pezzo di terreno e ghiaccio sopra cui erano franò, trascinandoli entrambi giù con sé.

La Serpeverde chiuse occhi e bocca con forza, cercando di non pensare che potevano scontrarsi con qualche tronco o con qualche masso e rompersi tutte le ossa.

Il freddo le pungolava la pelle, avvolgendola e penetrando fin sotto i vestiti pesanti e la mantella, facendole intorpidire le dita che non stringevano più l'arco.

Non seppe per quanto tempo scesero, ma le parve un'infinità. Quando tutto intorno a lei smise di muoversi e di muoverla. Si tirò su di scatto, spalancando gli occhi e la bocca e respirando. Tossì e starnutì, scacciandosi via dal viso la neve che le bruciava la pelle irritata e mosse le gambe intrappolate nella neve.

-Connor! CONNOR!- strillò, agitandosi.

-Ma che urli!- sbottò una voce poco dietro di lei. La Serpeverde si voltò di scatto, osservando l'amico che si tirava su goffamente e le andava incontro con il suo arco in mano.

-Quest'affare ha cercato di piantarmisi nella schiena.

-Quest'affare rispecchia i miei desideri più di quanto possa fare la bacchetta.

Il semidio le porse le mani e lei vi si aggrappò, riuscendo a tornare in piedi.

Aveva tutti i muscoli intorpiditi per il freddo.

-Hai visto dov'è finita la cosa?

Lui scosse la testa.-Forse l'ha sommersa la neve.

-Ne dubito.

Katniss si rimise l'arco in spalla e cercò di ritrovare nella neve qualcuna delle sue frecce.

Ne recuperò solo tre sulle sette che aveva, ma poco male. Michael Yew ne aveva sempre qualcuna di riserva.

-Dove siamo finiti?- domandò.

Il figlio di Ermes scosse la testa.-Non ne ho idea.

-Fantastico. Ci siamo persi e abbiamo perso anche la cosa.

-Credo che “cosa” sia un filino irrispettoso.

-Taci.

-Kat, guarda qui...

La Serpeverde si voltò verso l'amico, che si era avvicinato ad una parete rocciosa coperta di edera secca.

-Cosa c'è?- chiese, facendosi largo tra la neve smossa.

-Sembra che ci sia qualcosa oltre questi rami.- Connor ne spostò alcuni, graffiandosi le mani.

-Aspetta.- la streghetta tirò fuori una delle sue frecce e iniziò a recidere il legno creando un piccolo passaggio tra i rovi.

Vi si infilò dentro, seguita dal semidio, e si bloccò.

-Connie...vedi anche tu quello che vedo io?

-Credo proprio di sì.

In quel piccolo antro buio, l'unica fonte di luce era rappresentata da un magnifico uccello accoccolato in un nido di pietre focaie.

Lunghe piume rosse e gialle ricoprivano il corpo snello, brillando come fuoco rappreso tra le ceneri di un camino.

La testa era nascosta dietro a una delle grandi ali fiammeggianti. La neve intorno al giaciglio era sciolta e una piacevole temperatura aleggiava nell'aria, tanto che Katniss si sentì sciogliere da quel dolce tepore.

-È una fenice.- mormorò piano il semidio, estasiato.

-Silente ne aveva una. Si chiamava Fanny.

Un brivido scosse l'animale, mentre alcune scintille scoppiettavano intorno al suo corpo.

-Oh oh...credo sia meglio andare...prima che si svegli.

I due scattarono fuori, tornando ad essere punti dal gelo e affondando nella neve fresca che aveva continuato a cadere fitta.

-Di qua!- disse il ragazzino, iniziando a inerpicarsi su per il dislivello. Katniss lo seguì senza obbiettare, affogando nella coltre bianca e fin troppo morbida che arrivava ad avvolgerle le ginocchia.

Un verso melodioso si librò nell'aria, e Connor la prese per mano tirandola sotto un grosso tronco.

Katniss riuscì a intravedere solo una lingua di fuoco che solcava il cielo immacolato, poi le fenice svanì, così come il silenzio tornò padrone del paesaggio invernale.

-Bene.- la voce di Connor era gracchiante. Aveva le labbra screpolate e i capelli ricci e castani incastonati di fiocchi di neve. Gli occhi azzurri erano quasi abbaglianti con tutto quel bianco.-Credo sia ora di tornare dalla nostra figlia di Atena preferita.

 

 

 

-Non c'è un tubo!- sbottò Annabeth esasperata, lottando con uno dei libri proibiti che non voleva richiudersi.

Peeta lanciò un incantesimo verso un grosso abecedario nero, che crollò a terra ribellandosi.

-Dobbiamo darci una mossa, tra poco la Dodds rinverrà e non voglio che ci trovi qui a curiosare.- sibilò la semidea, rimettendo a posto altri libri.

Si passò una mano tra i capelli scompigliati e mosse la bacchetta in aria, richiamando a sé degli altri libroni.

Peeta fece lo stesso, iniziando a leggere i titoli a mezza voce.

-Guarda questo!- la sua voce incredula risuonò per la biblioteca vuota.

Annabeth prese in mano il libro che le porgeva.-Ricettario di Nonna Austerità. Sul serio tra i libri proibiti c'è un libro di cucina?!

Peeta annuì con gli occhi strabuzzati, lasciando cadere sul tavolo gli altri libroni che presero a dimenarsi. Lo tolse delicatamente dalle mani della bionda e iniziò a sfogliarlo.-Senti questa ricetta: “Un pezzo di cielo sepolto in un prato...Qualcosa da mordere per denti affilati...Da un cuore guerriero una spada di sale...”. Ma che diavolo di ricetta è!?

-Beh. Sicuramente non parla di dolci.

-Questa si intitola “La Cura di Luce”.

-Leggila.

- Ingredienti :

Una lacrima di fuoco da un cuore spezzato,

La luce di un fiore incantato,

L'essenza dei sogni di una creatura splendente,

Le gocce di un albero dormiente,

L'amore perduto di un essere oscuro,

Il dolce dolore di un cuore insicuro.”

Annabeth finì di scrivere ciò che Peeta le dettava, per poi rileggere le parole accuratamente.

-Non hanno molto senso.- osservò, pensierosa.

-Forse. Ma se questa fosse solo una stranezza?

-Cosa vuoi dire?- la semidea si alzò in piedi e osservò il punto della pagina che l'amico le indicava.

Alla luce del tramonto, una scritta fugace si presentò agli occhi grigi della figlia di Atena.

 

Ciò che liberiamo finisce sempre per essere la causa dei nostri problemi. Tutte le verità sono create sulle bugie, fidarsi può essere una scelta pericolosa.

Bada a ciò in cui credi.

 

-Ma che allegria!- esalò sarcastica, trascrivendo velocemente le parole sulla pergamena. Peeta tolse il libro dalla luce del sole e la scritta sparì.

-Cosa pensi che significhi?- le chiese, mettendo i libri a posto.

Uno cercò di svignarsela sotto il tavolo, ma Annabeth lo preso e lo rimise nello scaffale.

-Non lo so, ma lo scopriremo.

La Dodds, stesa a terra qualche metro più in là, mugolò di dolore.

Peeta raccolse i fogli e porse la mantella ad alla bionda.

-Andiamo via di qui. Velocemente, anche.

 

 

Simon sobbalzò. Non si era nemmeno accorto di essersi addormentato con la testa sul letto dell'infermeria, quando una mano calda si era posato sulla sua testa.

Il Tassorosso alzò lo sguardo, incontrando quello color cioccolato al latte di Renesmee.

-NEEEESSSS!- strillò, saltandole addosso. La risata cristallina della mezza-vampira gli solleticò le orecchie.

Il ragazzino si sedette sul letto, osservando l'amica che si sistemava tra le coperte e posava la schiena sui morbidi e candidi cuscini.

-Cosa è successo?- chiese lei, allungandosi verso il comodino e versandosi un bicchiere d'acqua.

-Non ricordi nulla?- Simon si sistemò gli occhiali sul naso, guardando i movimenti sicuri e normali dell'amica. Sembrava essersi fatta un sonnellino, e invece era morta per qualche secondo.

Renesmee aggrottò la fronte e dopo aver bevuto si rimise comoda, più pallida di prima.-Ricordo le voci...e che non riuscivo a respirare. E poi il cuore che batteva...e...e basta.- i suoi occhi grandi e profondi si fusero con quelli scuri e caldi di Simon.

-Il tuo cuore si è fermato. Per pochi secondi, ma ha smesso di battere.

La vide diventare ancora più pallida e gli si strinse il cuore.

-Perché?- chiese solamente la mezza-vampira, con voce strozzata.

Il Tassorosso scosse la testa.-Non lo sappiamo. Non lo sanno nemmeno i professori.

-Tipico.- la voce della ragazza risuonò amara tra le pareti bianche dell'infermeria, mentre le mani pallide stringevano le coperte.

Simon sospirò e si sistemò accanto a lei, togliendosi le scarpe e appoggiando la schiena ai cuscini morbidi. Prese da sopra il comodino un'ampolla e ne versò il contenuto blu scuro in una tazza sbeccata.

Renesmee chiuse gli occhi e inalò il profumo di cioccolata e mirtilli che invase l'aria.

-Percy mi ha chiesto di dartela quando ti fossi svegliata.- Simon le porse la tazza e rimise l'ampolla ancora piena a posto, lanciando un'occhiata al tramonto coperto di neve candida fuori dalla finestra.

-Dovrebbero essere qui tra poco.- dichiarò, iniziando a giocherellare con la bacchetta.

Renesmee staccò le labbra rosse dalla tazza.-Cosa mi sono persa?

Il Tassorosso le spiegò brevemente il piano di Annabeth, i sospetti sulla porta e stava anche per dire che si sentiva messo da parte da Clary, quando la porta si aprì mostrando Annabeth e Peeta con le braccia stracolme di fogli.

Il sorriso della semidea sembrò illuminare a giorno la stanza.

Posò tutto il suo armamentario ai piedi del letto e abbracciò l'amica.

-Nessie!- la voce di Clary non fece in tempo a raggiungere le orecchie della mezza-vampira che un vulcano rosso la investì e la stritolò fino a farle male. Anche Percy l'abbracciò, e lei si sentì profondamente rincuorata dal profumo di salsedine che contraddistingueva il ragazzo.

Si misero seduti in cerchio, vicini, lasciando lo spazio per i due amici mancanti.

Clary si concesse di sedersi sopra le gambe magre di Simon, come avevano sempre fatto, e lui sorrise felice, giocherellando con i riccioli rossi che conosceva bene.

Percy versò la cioccolata calda per tutti, mentre Peeta ordinava i fogli e Annabeth si dilungava in resoconto medico sulla quasi-morte di Renesmee.

Dopo un po' di minuti, il tempo che si scuriva e l'agitazione crescente per il ritardo dei due Serpeverde, la porta si spalancò.

Katniss e Connor, i vestiti fradici e i fiocchi di neve che sommergevano le loro teste, si lanciarono praticamente nella stanza, slittando sul pavimento che avevano inzuppato, con il fiato grosso, le dita blu per il freddo e gli occhi lucidi ed eccitati.

-Non crederete mai a quello che abbiamo visto!- ululò Katniss buttandosi sul letto, mentre Connor saltellava per l'infermeria dicendo parole sconnesse.

-Illuminami.- Annabeth alzò gli occhi al cielo. Katniss si buttò anche su di lei, riempiendola di acqua e neve.

Simon accese la punta della sua bacchetta in faccia alla figlia di Atena, facendo scoppiare a ridere Clary e Peeta, mentre la bionda cercava di liberarsi di Katniss e di spingerla sul pavimento e Connor scivolava vicino alla credenza con le bende, finendo gambe all'aria e facendo venire un attacco di risate a Percy e Renesmee.

 

Fuori, nel buio, una piccola luce azzurra scoppiettava allegra, sparendo tra gli alberi della Foresta Proibita.

 

 

 

 

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Kamala's Corner

 

 

Ecco. Sì, lo so che non ho postato per un mese e rotte, ma posso spiegarvi.

Dopo essere tornata dal Trentino, ho dovuto riordinare il bordello che vige in camera mia (e non ho ancora finito), questo capitolo ha avuto più di tremila versioni, perché lo scritto e riscritto un casino di volte e ogni volta mi faceva schifo e deduco (?) che questo sia il fantomatico blocco dello scrittore.

In fine, come se gli eventi brutti nella mia vita non bastassero, il cane chi ci ha accompagnati per quasi nove anni ci ha lasciati e io sono stata veramente una cacca.

Quindi ecco. Forse non vi basteranno queste “giustificazioni” e le mille scuse che vi chiedo. E mi dispiace veramente tanto di essere sparita da un momento all'altro. Mi sono lasciata deludere dal mio non riuscire a scrivere qualcosa di decenti e l'insicurezza ha preso il sopravvento.

Questo capitolo, questa versione, non è certo il top di ciò che ho scritto fino ad ora, ma era meglio di tutti gli obrobri scritti in precedenza.

Ho cercato di rimediare, scrivendo un sacco e facendo ruotare il punto di vista da un personaggio all'altro, rendendo partecipi anche i “co-protagonisti”. E mi sono tipo scavata la fossa con le mie stesse mani perché ho iniziati a shippare Clary e Percy con tanto di shipname (Clarcy. HELP!) e anche Simon e Renesmee. Ma più come OTF (One True Friendship) che come coppia vera e propria. E anche Katniss e Connor. Ahhhh, sono insalvabile.

Insomma, ecco tutto.

Si vengono a scoprire un bel po' di cose da questo capitolo e, prima che me lo dimentichi, Il Ricettario di Nonna Austerità non è una mia invenzione, ma appartiene esclusivamente a Elisabetta Gnone e al libro Gli Incantevoli Giorni Di Shirley-I Quattro Misteri.

Così come anche i versi “Un pezzo di cielo sepolto in un prato...Qualcosa da mordere per denti affilati...Da un cuore guerriero una spada di sale...”, presi dal Mistero del Bosco.

L'altra ricetta, la Cura di Luce, l'ho inventata io e spero che non faccia così tanto schifo. Non sono una poetessa, so shame on me >.<

Vi chiedo ancora scusa per il madornale ritardo. Cercherò di aggiornare di nuovo una volta a settimana, magari decidiamo insieme il giorno e così siamo tutti molto happy.

Vi voglio bene, mi siete mancati.

Alla prossima,

Kam<3.

   
 
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