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Autore: jas_    05/09/2015    1 recensioni
Sembrava avere una trentina d'anni, i capelli scuri erano leggermente spettinati come se fosse quello l'effetto desiderato e le sue guance erano tinte di un lieve rosso probabilmente a causa del caldo che c'era. La maglietta a maniche corte che indossava metteva in mostra un tatuaggio complicato e colorato che gli copriva il braccio sinistro. Ella percorse con lo sguardo il suo intero corpo, ammirando il suo fisico asciutto, fino ai jeans chiari e alle scarpe sportive che calzava. Era indubbiamente un bell’uomo, i lineamenti del suo viso erano armoniosi ma ciò che lo rendevano attraente ai suoi occhi, erano il suo sguardo profondo, il suo sorriso perfetto e quelle dannate guance paffute e rosse.
Genere: Drammatico, Romantico, Song-fic | Stato: completa
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Nuovo personaggio, Pierre Bouvier
Note: AU, OOC | Avvertimenti: nessuno
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LILAC
 
 
 
You touched me and suddenly I was a lilac sky
 
 
 
Il sole che scaldava la città sembrava aver dato una tregua alle temperature che si abbassavano ogni giorno di più. Tornando a casa dall'università Ella era stata costretta a togliere la giacca dal caldo e a tenerla in mano. La via in cui condivideva la casa con il suo coinquilino le sembrava persino più affollata del normale, pensò, superando le numerose case poste ai lati di essa, dietro i vialetti in cemento e i giardini curati.
Ella aprì la cassetta della posta e ritirò le numerose buste che trovò, scorrendole velocemente intanto che camminava verso la porta di casa.
Si arrestò di scatto quando lesse su un'anonima busta bianca il suo nome scritto in una calligrafia piccola e disordinata. Non c'era nessun francobollo, solitamente lei non riceveva nessun tipo di posta oltre alla pubblicità e all'estratto conto mensile della banca, pensò, mentre con curiosità strappava un'estremità della busta ed estraeva un foglio bianco piegato in due.
Prima di leggere ciò che c'era scritto, abbassò lo sguardo sulla firma finale, troppo curiosa di sapere chi fosse il mittente: Pierre.
Ella deglutì cercando di trattenere le proprie emozioni ma senza poter impedire al suo cuore di accelerare il battito.
 
"Chuck mi ha detto che sei passata sabato, e non avendoti più vista questo mi sembrava - per quanto retrò - l'unico modo di contattarti. Passo a prenderti stasera alle sette se ti va bene.
Fammi sapere,
Pierre"
 
Ella ripiegò il foglio ignorando il numero di telefono che le aveva lasciato sotto quelle poche frasi, ed entrò in casa.
Jack, il suo coinquilino inglese, era sdraiato sul divano con un libro appoggiato sul petto ma l'attenzione rivolta verso la tv. La ragazza lo salutò e gli lasciò la sua posta, si diresse poi in cucina e bevve un bicchiere d'acqua mentre pensava a cosa rispondere a Pierre. Avrebbe dovuto chiamarlo? Forse un messaggio sarebbe stato migliore, pensò. Prese il foglio dalla tasca dei jeans e salvò il numero nel telefono. Non sapeva se fosse il caso di inventarsi qualche scusa sul perché non l'aveva cercato. Avrebbe potuto dirgli che era stata impegnata a causa della scuola, ma la verità era che non voleva sembrare appiccicosa sebbene la voglia di rivedere Pierre fosse tanta.
 
"Sarebbe perfetto. A dopo, Ella"
 
La ragazza rilesse il messaggio una sola volta, era piuttosto neutro ma avrebbe avuto tutto il tempo di dire ciò che voleva quella sera, pensò. Prima che le sorgessero altri dubbi a riguardo, premette invio e mise il telefono in tasca. Le sembrava ancora incredibile che quella sera sarebbe uscita con Pierre.
 
Erano le sette in punto quando il campanello di casa suonò. Ella scese di fretta le scale, due gradini alla volta, e si precipitò all'entrata.
«Vado io!» esclamò, mentre indossava la giacca in pelle e teneva la borsa tra le gambe coperte soltanto da dei collant color carne.
«Esci?»
La voce di Jack sovrastava la tv lasciata accesa.
«Sì, ci vediamo dopo» lo salutò Ella, prima di aprire la porta di casa.
Sorrise affannata a Pierre che l'attendeva sul pianerottolo, in preda alla fretta si era completamente dimenticata di lui che l'aspettava ed ebbe una reazione lievemente sorpresa, sebbene fuori luogo.
«Buonasera» la salutò lui, senza preoccuparsi di nascondere il suo sguardo lusingato, e si prese alcuni secondi per ammirare Ella da cima a fondo, che si sentì esaminata e in imbarazzo. Le sfiorò la mano con la sua e le diede un leggero bacio sulla guancia, Ella lo guardò allontanarsi da lei e gli sorrise.
«Ciao anche a te.»
Non avendo idea di dove l'avrebbe portata, aveva indossato una gonna nera a vita alta e un top bianco e aderente con il colletto alto e senza maniche. Si era coperta con un cardigan nero e la giacca in pelle, ai piedi i soliti anfibi neri. Aveva raccolto i capelli in uno chignon disordinato, il colore se ne stava andando lentamente ed era uguale a quello che si poteva vedere alzando gli occhi al cielo, dove il sole stava lasciando spazio alla notte con una sfumatura che andava dal rosa al lilla.
A differenza dell'ultima volta, si era truccata con cura, una sottile linea di eye-liner sulle palpebre, mascara e un gloss rosato sulle labbra.
Pierre le prese la mano e avvicinò il viso all'orecchio della ragazza.
«Sei bellissima» le sussurrò, prima di allontanarsi e farle strada verso l'automobile parcheggiata infondo al vialetto.
"Anche tu" avrebbe voluto dirgli Ella, sebbene non lo trovasse appropriato le sembrava soltanto la pura verità.
Il profumo di Pierre l'aveva inebriata sin da subito, era vestito in modo casual, con dei blue jeans e una maglietta di una band che Ella non conosceva. Riusciva ad essere attraente anche senza dei particolari vestiti addosso. Per un attimo nella testa della ragazza balenò in mente un'immagine di Pierre nudo, vergognandosi di se stessa per il pensiero, si sentì avvampare e voltò la testa verso il finestrino.
«Non dovresti nascondere le tue lentiggini.»
La voce di Pierre la fece sussultare, il fatto che avesse parlato proprio in quell'istante le aveva fatto sembrare per un attimo che lui l'avesse colta in flagrante.
L'uomo si accorse della sua reazione fuori luogo, aggrottò le sopracciglia e la guardò preoccupato. «Tutto bene?» domandò, rallentando in prossimità di un incrocio.
Ella annuì. «Sì tutto bene» rispose. «Dove mi porti?»
 
Il Mangiafoco era un ristorante italiano situato dietro la cattedrale di Montréal, in una di quelle districate vie che si incrociavano fino a raggiungere la riva del fiume, tanto strette quanto meravigliose e piene di interessanti negozi e locali. Ella aveva già sentito parlare della gustosa pizza che si poteva mangiare, degli ingredienti importati direttamente dall'Italia e dei deliziosi vini che si poteva ordinare, tuttavia non ci era mai stata. Pierre aveva prenotato un tavolo per due infondo alla spaziosa, ma intima, sala. Le luci erano soffuse, le pareti rivestite di mattoni in terra cotta, e i tavoli in legno rustico creavano contrasto con il moderno bar posto al centro del locale dove si potevano fare delle degustazioni di vino accompagnate da degli antipasti italiani.
«Questo posto è stupendo» disse Ella, guardandosi intorno meravigliata.
«Sì è molto bello, ci vengo spesso. Il proprietario è...»
«Pierre!»
Prima che lui potesse finire la frase, un uomo completamente calvo e con un piercing al labbro gli cinse il collo da dietro, in una mossa che sembrava a metà strada tra un abbraccio e un tentativo di strozzare qualcuno.
«Jeff!» esclamò Pierre ridendo e stringendo la mano all'uomo che gli sorrideva calorosamente, per poi posare lo sguardo su Ella. «Lei è Ella» disse Pierre. «Lui è Jeff, il proprietario del ristorante.»
La ragazza si alzò leggermente dalla sedia per stringergli la mano. «È un piacere» disse.
«Non mi avevi detto che avevi una nuova ragazza, perlopiù così bella!» esclamò Jeff, dando un colpo sulla spalla a Pierre.
«Non è la mia ragazza» chiarì lui, divertito. «Anche se, insomma...» continuò, lasciando la frase in sospeso e facendo l'occhiolino a Ella che avvampò.
Jeff trattenne un sorriso, facendo rimbalzare continuamente lo sguardo sui due seduti a tavola.
«Allora, cosa vi porto?» chiese, congiungendo le mani.
«Quello che vuoi tu» disse Pierre, rilassandosi sulla sedia.
«Ella? C'è qualcosa in particolare che non ti piace?»
Lei scosse la testa. «Ma non c'è un menù da consultare?»
Jeff fece cadere una mano davanti al viso, dando poca importanza a ciò che Ella aveva detto. «Il menù lo si da ai clienti, voi siete miei ospiti» spiegò, facendole un occhiolino divertito sotto la risata sommossa di Pierre.
«Okay» disse la ragazza, trattenendo un sorriso. «Allora lascio fare tutto a te, mi fido.»
«Non potevi fare scelta migliore» la rassicurò Jeff. «Vino?»
«Direi rosso. Il più buono che hai» osservò Pierre.
«E una bottiglia di acqua naturale» aggiunse Ella.
«Perfetto!» esclamò entusiasta Jeff, e senza aggiungere altro andò in cucina.
 
 
 
«Grazie per la cena.»
Pierre sorrise in risposta ad Ella e le cedette il passo, tenendole la porta aperta all'uscita del ristorante.
«Ti è piaciuto?» le domandò.
«Molto, non ero mai stata in un ristorante italiano così buono» ammise. «E Jeff è troppo simpatico.»
«Jeff è un po' pazzo. È sempre stato così.»
Stavano camminando in una via stretta e in discesa che portava verso il fiume, dove avevano lasciato parcheggiata la macchina. I lampioni illuminavano bene la strada ricoperta di ciottoli scuri, più affollata rispetto ad alcune ore prima.
Ci vollero soli cinque minuti prima che si scorgesse il jeep scuro di Pierre in lontananza. Ella strinse le labbra in silenzio, l'avrebbe portata a casa e quella magica serata si sarebbe conclusa. Fino a quel momento si era divertita molto e il tempo era passato senza che nemmeno se ne accorgesse, tra una risata, un boccone e un sorso di vino.
Pierre prese le chiavi dalla tasca e aprì l'auto ma piuttosto che andare dalla parte dell'autista seguì Ella. Lei pensò che volesse aprirle la portiera ma prima che potesse avvicinarsi a questa Pierre la prese per mano e la trascinò verso di sé. Colta alla sprovvista Ella inciampò, andando a sbattere sul suo petto. Fu in quel momento che fu catturata dalle sue labbra.
Fu un bacio brusco, i loro denti si sfiorarono per un istante prima che Pierre socchiudesse la bocca e cercasse la lingua di Ella con la propria. La ragazza, ancora sorpresa da quel gesto, ricambiò il bacio con altrettanta passione mentre riprendeva l'equilibrio e con le braccia cingeva il collo di Pierre. La sua barba le solleticava la pelle ai lati della bocca e poteva sentire il calore del suo corpo anche attraverso i vestiti. Quando le loro labbra si staccarono Ella si ritrovò con il respiro accelerato e gli occhi che brillavano ancora increduli.
«Scusami ma non riuscivo più a resisterti» ammise Pierre, mordendosi un labbro.
Ella non gli disse nulla, si limitò a baciarlo di nuovo.
 
La casa di Pierre sorgeva nella parte alta della città, quella ricca, vicino al parco. Le strade della zona residenziale erano deserte e il cancello che delimitava la sua proprietà automatico. L'edificio sorgeva al centro di un giardino con molti fiori e alberi, che rendevano difficile distinguere l'abitazione dalla strada.
Appena entrati Pierre le fece fare un breve giro del piano terra, mostrandole la sala grande e spaziosa con un divano in pelle nera e una tv al plasma appesa al muro bianco, la sala da pranzo occupata da un tavolo in legno scuro e la cucina grande e moderna con un isolotto al centro e un frigo grigio a due ante sul lato. I lampadari erano in ferro battuto e il pavimento in terra cotta. Il colore predominante era il marrone in tutte le sue tonalità, che creava contrasto con le pareti e i soprammobili chiari.
«Hai buongusto» ammise Ella, guardandosi intorno meravigliata, mentre Pierre versava del vino rosso in due bicchieri. Ne porse uno ad Ella sorridendo sornione.
«Salute.»
«Salute» ripeté lei.
Si sedette sul divano e ne bevve un sorso, gustando il sapore dolciastro e l'alcol che le scaldò la gola.
«Ti piace?» le chiese Pierre.
Ella fece ruotare il liquido scuro nel bicchiere, osservando il movimento, e poi annuì. «Buono» disse.
«L'ho preso in Francia due anni fa» spiegò Pierre fiero. «Era in cantina che aspettava soltanto di essere bevuto.»
«C'è qualche paese che non hai visitato?» gli chiese Ella, appoggiando il bicchiere di vino sul tavolino di fronte a lei e dedicando tutta la sua attenzione a Pierre.
Lui sorrise. «Ne ho ancora molte di cose da vedere» osservò saggiamente, prima di cominciare a raccontarle della vacanza in Costa Azzurra così come al ristorante le aveva raccontato del viaggio in Italia con Jeff.
«E con chi sei andato?» chiese Ella.
A quella domanda Pierre si zittì, fu evidente il suo disagio e la ragazza fu sorpresa da quella reazione.
«Tasto dolente, scusa» cercò di rimediare. «Non devi dirmelo se non vuoi.»
«No non c'è problema» la rassicurò Pierre schiarendosi la voce. «Sono andato con la mia ex moglie e le mie due bambine» spiegò.
Ella rimase in silenzio, Pierre la guardava attentamente cercando di capire la sua reazione ma lei si limitò ad inarcare le sopracciglia, era sorpresa, com'era normale che fosse.
«Da quanto sei separato?» chiese.
«Poco più di un anno.»
Il suo tono era neutro, freddo. Pierre si chiese se avesse dovuto dirglielo prima, se Ella si fosse offesa per averlo scoperto solo in quel momento.
«Allora quelle sono le tue figlie?»
Ella indicò una foto dove due bambine bionde sorridevano all'obbiettivo.
Pierre annuì.
«E io che pensavo che fossero le tue nipoti» osservò divertita lei, mentre si alzava dal divano e prendeva in mano il quadretto, osservando più attentamente la fotografia.
«Sono bellissime» ammise, cercando con gli occhi lo sguardo di Pierre.
Lui la guardava attentamente, registrando ogni sua mossa in attesa di qualche critica su quella rivelazione non fatta prima. Ma Ella era serena, aveva appena rimesso a posto la foto e si stava avvicinando a Pierre. Senza aggiungere nulla si sedette sopra di lui, gli prese il bicchiere di vino dalla mano e l'appoggio sul tavolino. Non era per nulla arrabbiata, si conoscevano da poco ed era normale che non le avesse detto tutto, subito, sebbene quelle informazioni le avessero fatto vedere Pierre sotto un nuovo punto di vista.
«Sono sicura che sei un padre meraviglioso» osservò Ella, prima di sporgersi verso Pierre e baciarlo.
Sarebbe potuta sembrare una ragazza facile, ma in quel momento l'unica cosa che le interessava era averlo. Non sapeva quando avrebbe avuto nuovamente quell'occasione, e non voleva sprecarla per nulla al mondo.
Si concentrò sul sapore fruttato lasciato dal vino nelle loro bocche e sulle labbra morbide di Pierre.
Lui le appoggiò le mani sulle cosce, facendole risalire lentamente e spostando la gonna verso l'alto mentre le loro bocche si cercavano fameliche in un bacio sempre più appassionato.
Ella sussultò quando sentì Pierre stringerle i glutei. Appoggiò le mani sul suo petto tonico, accarezzandolo fino ad arrivare all'orlo della maglietta che alzò verso l'alto per sfilargliela.
Si prese alcuni secondi per ammirare il tatuaggio sul braccio che finiva con una linea netta sulla spalla sinistra. Si accorse che aveva un altro tatuaggio sul fianco destro e sfiorò con i polpastrelli il suo petto, sorridendo quando notò che gli aveva fatto venire la pelle d'oca. Ella riprese a baciare Pierre con sempre più foga mentre sentiva le sue mani abbassarle la zip della gonna ed alzarle la maglietta fino a sfilargliela dalla testa. Sganciò il reggiseno e le fece scorrere le spalline lungo le braccia. Ella sentiva l'eccitazione di Pierre crescere sotto i suoi jeans e sfiorarle l'inguine, si strusciò su di lui sentendolo più vicino e gli diede un ultimo bacio prima che lui con un gesto deciso la muovesse sul divano.
Le sfilò la gonna, Ella si sforzò di togliersi gli anfibi da sola mentre Pierre faceva scorrere i collant e gli slip lungo le sue gambe.
Strinse le ginocchia quando vide il suo sguardo posarsi su lei, completamente nuda. Si sentì vulnerabile ma lo sguardo compiaciuto di Pierre riuscì a farle riacquistare sicurezza. Si chinò su di lei e s'impossessò nuovamente della sua bocca mentre con le mani le accarezzava i seni. Ella sospirò quando abbassò la testa e le mordicchiò un capezzolo.
«Sei bellissima» mormorò sulla sua pelle.
Ella le rispose con un mugolio sommesso mentre si contorceva in preda al piacere dato dal suo tocco.
Pierre la baciò sulle labbra e riprese la sua lenta discesa verso il basso ventre di Ella. La ragazza inarcò la schiena nel sentire la lingua di Pierre giocare con la sua intimità.
La lista dei suoi ex non era poi così lunga ma era la prima volta che qualcuno le faceva una cosa del genere così bene. Voleva godersi al massimo quel momento concentrandosi soltanto sulle sensazioni che Pierre le stava dando ma allo stesso tempo anche il solo vederlo con la testa tra le sue gambe era una scena erotica a sé.
Ella stava per parlare ma aveva la mente completamente annebbiata e la gola secca. Si morse un labbro mentre il respiro si accelerava, le sue mani tra i capelli di Pierre. Fu costretta a chiudere gli occhi e a sforzarsi di non gridare dalla gioia quando raggiunse l'apice del piacere, ebbe l'istinto di chiudere le ginocchia ma le mani di Pierre glielo impedirono.
L'uomo alzò la testa, sorridendo compiaciuto nel vedere il viso di Ella sconvolto dall’orgasmo e il suo respiro non ancora regolare.
Si avvicinò a lei e riprese a baciarla, Ella fece scorrere le mani sul suo petto fino ad incontrare l'elastico delle mutande messe in mostra dai jeans a vita bassa. Slacciò la cintura e abbassò la zip dei pantaloni.
«Siediti» gli disse, intenzionata a farlo sentire come lui aveva fatto sentire lei.
Pierre scosse la testa ed Ella inarcò le sopracciglia. Era la prima volta che un uomo rifiutava qualcosa del genere.
«Voglio vederti venire» le sussurrò con voce roca. «Ancora.»
Ella non rispose, si lasciò trascinare da lui mentre la faceva sdraiare nuovamente sul divano e si posizionava tra le sue gambe.
«Devo prendere il...»
«Non serve» lo interruppe Ella.
Pierre la guardò per alcuni istanti, cercando una conferma nei suoi occhi. Riprese a baciarla, prima lentamente e poi con sempre più passione, aumentando l'aderenza tra i loro corpi. Dalle loro bocche uscì un sospiro quando lui entrò dentro di lei.
Ella si aggrappò alle sue spalle mentre Pierre aumentava gradualmente il ritmo delle sue spinte, chiuse gli occhi assaporando il suo profumo e inebriandosi delle sensazioni che gli dava. Il divano scricchiolava lievemente sotto il peso dei loro corpi che si muovevano in sintonia. Il rumore udibile nel silenzio disturbato soltanto dai loro respiri che si facevano sempre più vicini e più corti. Pierre le bacava le labbra, il collo, tra un respiro e l'altro, ed Ella si sentiva il cuore scoppiare mentre il ritmo delle spinte accelerava
Ella sentì ogni cellula del suo corpo attivarsi sotto il peso del corpo di Pierre che la possedeva, socchiuse la bocca quando sentì un formicolio partire dal suo basso ventre.
Pierre aumentò ulteriormente ritmo delle spinte mentre lei si aggrappava ancora più forte alle sue spalle.
«Vieni per me» le sussurrò Pierre in un orecchio.
Quelle tre parole furono il colpo di grazia per Ella, che obbedì inarcando la schiena e lasciandosi andare all'orgasmo che le pervase il corpo. Poco dopo sentì il corpo di Pierre irrigidirsi proprio come il suo, e dalla sua bocca uscì un gemito sommosso. Lo guardò con gli occhi chiusi e la fronte aggrottata, in un'espressione di totale piacere, pensare che fosse lei la causa di ciò la lusingò.
Ella ascoltò il suo respiro regolarizzarsi insieme al suo cuore che invece non riusciva a rallentare.
Pierre le diede un bacio sulle labbra prima di uscire lentamente da lei. Le scostò una ciocca di capelli dalla fronte, Ella si morse un labbro ancora incredula per quello che era appena accaduto. Pierre era così bello che le sembrava di aver vissuto un sogno e che non fosse davvero lui ad essere nudo sopra di lei. Lo guardò attentamente, voleva imprimersi nella mente ogni parte del suo corpo, il colore acceso dei suoi tatuaggi e le lentiggini sul naso.
«Sei bellissima» le sussurrò, spostandosi al suo fianco e cingendole la vita con un braccio per attirarla a sé.
Ella non disse nulla, chiuse gli occhi addormentandosi nel calore emanato dal suo corpo e col suo respiro ormai regolare a solleticarle il corpo.



​La canzone COLORS, alla quale mi sono ispirata per questa flash-fic, è uscita! 
Sono super felice. Seguo Halsey da un po', avevo letto le parole sulla sua pagina Tumblr e me ne sono innamorata all'istante, ma non pensavo che avrebbe pubblicato la canzone e invece... YAY!
Spero che il nuovo capitolo vi piaccia, ahimé è anche il penultimo.
Alla prossima!
Jas


 
   
 
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