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Autore: Kaguya    05/09/2015    1 recensioni
“Edward Elric...Fullmetal, l'Alchimista d'Acciaio...”
Conferma, restituendomi il foglio. E' un sorriso quello che le compare sulle labbra?
“E' arrivato stamattina, appena in tempo per la prova...”

Edward ritorna dopo un anno al quartier generale, riaccendendo inconsapevolmente un fuoco che covava sotto la cenere.
Genere: Introspettivo, Romantico, Sentimentale | Stato: completa
Tipo di coppia: Het, Shonen-ai, Yaoi | Personaggi: Un po' tutti | Coppie: Roy/Ed
Note: What if? | Avvertimenti: nessuno
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Casa è dove ci sei tu


And if I may just take your breath away
I don't mind if there's not much to say
Sometimes the silence guides our minds
So move to a place so far away
The goose bumps start to raise
The minute that my left hand meets your waist
And then I watch your face...

(Sweather Weather – The Neighbourhood)



Maledico mentalmente Breda che è venuto a chiamarci.
Siamo riusciti a non farci scoprire per un soffio, ma quel piccolo bozzolo di calore e intimità che si era creato si è dissolto. Non ci siamo più cercati per il resto della serata. O meglio. Questo stupido fagiolo non mi ha più cercato. O meglio ancora mi ha deliberatamente evitato. Pensare che sia stato assorbito dalla torta e dalle foto mi risulta difficile. Almeno si è portato sul viso un delizioso rossore per tutta la serata. L'ho sentito giustificarlo con “sarà che ho bevuto troppo”. Avrei voluto tanto dirgli “no, è che hai respirato troppo poco” ma mi sono contenuto, sotto lo sguardo di rimprovero di Riza, che deve aver intuito qualcosa dalla mia espressione.
Diamine, non ho aspettato anni per avere quello che volevo per poi perderlo di nuovo. Lui invece appena la festa è finita e tutti si sono ritirati ha borbottato un saluto e si è ritirato negli alloggi. Ho dovuto anche aspettare che non ci fosse nessuno in giro per andare da lui e convincerlo a seguirmi.
Se ripenso alla faccia imbronciata che ha fatto quando mi ha visto fuori alla sua porta mi viene voglia di mordere il volante per la frustrazione. Ma l'importante è che ora sia qui. Un silenziosissimo biondissimo maledetto fagiolino tutto crucciato e rigido sul sedile accanto a me.

“Ti verranno le rughe d'espressione cosi, Fullmetal...”

Provo a scuoterlo, consapevole che le probabilità che la sua risposta riguarderà la mia età sono elevate. Però una risposta non arriva. Cosi mi zittisco anche io e continuo a guidare. Anche la città è silenziosa vista l'ora tarda e, non essendoci un'anima per strada, ben presto mi trovo a parcheggiare davanti casa mia.
Spengo la macchina e faccio per uscire, ma Edward non muove un muscolo. Sta cercando di farmi arrabbiare sul serio? Lo fulmino con lo sguardo e senza dire nulla esco, chiudendo la portiera e avviandomi verso il portone. Sto già inserendo la chiave nella toppa quando sento la sua portiera che sbatte e i passi pesanti dietro di me. Resisto alla tentazione di voltarmi. Tanto lo troverei con quella faccia da condannato a morte. Manco l'avessi legato e imbavagliato.
Apro la porta di casa chiedendomi se non sia il caso di riportarlo indietro. Ma stavolta, pur rimanendo zitto, non esita a seguirmi dentro. E, mentre mi da le spalle per richiudere la porta, non resisto più.
Mi avvicino veloce e lo abbraccio da dietro. Forte. Perchè mi aspetto che sgusci via o provi a tirarmi un pugno da un momento all'altro. Invece Ed si irrigidisce, ma resta fermo. Sospiro di sollievo. Quindi qualche speranza c'è...

“Ti ho portato qui per parlare, Edward...Se vuoi far finta che non sia successo niente e preferisci andare via non ti forzerò...basta una tua parola...”

Gli sussurro all'orecchio per rassicurarlo. Mi sembra di parlare a una tigre in gabbia.
Lo vedo esitare e fissare la porta di casa come se fosse la chiave per la Verità. Poi però fa un respiro profondo e volta appena la testa per guardarmi.

“Deve giurare che non mi toccherà, Taisa, mentre parliamo...”

Lo fisso stupito. Le prime parole dopo ore e servono a farmi sentire un maniaco. Crede che l'abbia portato da me per...

“Credo la tua opinione sia diversa, ma non sono il tipo d'uomo che approfitta di un ragazzino alla prima occasione, se è quello che temi...”

Sbotto, allentando la presa, forse con un tono più duro di quello che volevo, perchè il fagiolino sussulta, distogliendo lo sguardo per portarlo di nuovo alla porta.

“Non è quello...è che non riesco a ragionare cosi...anche prima nel suo ufficio...”

Bisbiglia, rossissimo. E se non fosse che siamo soli, in piena notte, immobili, non avrei mai potuto sentirlo.
Eccolo il suo potere. Farmi sentire un mostro un attimo prima, lusingarmi cosi un attimo dopo. Sospiro sollevato e affondo il naso nei suoi capelli. Li ha di nuovo legati in una treccia, ma stavolta non l'ho sabotata. E' già troppo in imbarazzo cosi.

“Hai la mia parola...”

Gli assicuro, sciogliendo a malincuore l'abbraccio e indicandogli il divano.

“Accomodati...preparo un the, ok?”

Annuisce, sfilando la giacca e posandola su un bracciolo, mentre si siede, fin troppo obbediente.
Tolgo anche io il soprabito e quindi mi dirigo in cucina ad armeggiare con il bollitore. Il silenzio diventa di nuovo una cappa pesante. Ne usciremo mai?

“Stupido Breda...”

Borbotto di nuovo, preparando un vassoio con due tazze e qualche biscotto.
Una volta che il the è pronto, torno in salotto e vedo Ed gironzolare davanti la libreria. Ha l'aria rilassata finalmente, distratto com'è dai vecchi volumi sullo scaffale.
Poso il vassoio sul tavolino davanti al divano e il tintinnio della ceramica attrae la sua attenzione. E' delizioso il modo in cui arrossisce come se fosse stato beccato con le mani nella marmellata. Sorrido.

“Hai trovato qualcosa di interessante...?”

Chiedo, per rompere il ghiaccio, mentre prendo posto. Lascio a lui la scelta di dove sedersi, a che distanza...

“Ci sono un paio di testi che sembrano interessanti...”

Ammette, avvicinandosi e sedendosi all'altro capo del divano. Sono un po' deluso, ma mi consolo presto...avrebbe potuto anche scegliere la poltrona dall'altro lato del tavolino per esempio.

“Prendili pure...anche se spero tu non avrai bisogno di farlo dopo che avremo parlato...”

Gli porgo la tazza, mente lui mi fissa con le sopracciglia aggrottate, nello sforzo di capire cosa stia cercando di dirgli. Prendo un sorso di the e senza pensare oltre mi lancio.

“Fullmetal...no, Edward...Non ti farò nessun discorso sentimentale...non credo ce ne sia bisogno.”

Comincio, fissandolo negli occhi per assicurarmi che mi stia seguendo.

“Sono Capitano ora, e non metterei in gioco questo traguardo per un capriccio, mi conosci e lo sai...Per cui andrò dritto al punto: ho già aspettato abbastanza e non voglio aspettare oltre...ti offro la mia casa...”

Ed strabuzza gli occhi e per poco non si strozza col the.

“Non cercherò di convincerti, ti ho fatto la mia proposta, pura e semplice...sta a te.”

Concludo. Avrei voluto dirgli altre mille cose. Che so di essere non poco ottimista a credere che lui voglia continuare questa cosa. Che la verità è che vorrei davvero fare di tutto per convincerlo. Che io lo amo, maledizione, anche se non oserò mai dirlo ad alta voce, perchè fra di noi non funziona cosi.
Lo osservo in silenzio, mentre lui fissa con fin troppo interesse il the, giocando a rigirarsi la tazza fra le mani nervose. Passano minuti che sembrano ore. Finisco il mio the senza forzare una sua risposta. Che arriva quando poso la tazza vuota sul vassoio.

“Può riportarmi agli alloggi, Taisa...?”

Sento il suo bisbiglio e poi, più distintamente, il suono di qualcosa che si infrange.
E non è la tazza.

----------

Osservo il plico di fogli sulla mia scrivania. Tutti firmati. In perfetto ordine.
Roy è appena uscito dall'ufficio, dopo avermeli consegnati. E' cosi da due settimane. Arriva presto, firma tutti i documenti, esce. E' successo di nuovo. Edo-kun è tornato a Resembool un paio di sere dopo la festa. Da allora Roy è un automa.
Vorrei davvero poterlo aiutare, ma so che la verità stavolta è ancora più dura da accettare...ha avuto un assaggio della felicità che tanto desiderava e poi la fonte di tutto è sparita.
La mattina che Fullmetal ha abbandonato il quartier generale, Roy era alla finestra. Ha detto “non mi ha salutato” con un tono secco, asciutto e amaro. Ha usato sempre quel tono fino ad oggi.
Sospiro, riponendo i documenti, proprio mentre la porta si apre.

“Permesso...”

Sorrido all'improvvisa educazione di Jean, che si guarda attorno e poi sgattaiola dentro. Scuoto la testa. Avevamo detto niente incontri durante l'orario di lavoro, ma ha la testa dura...

“So cosa stai pensando, ma volevo darti una notizia...”

Si giustifica, avvicinandosi. E non aspetta il mio consenso per proseguire.

“Stasera passerò da te più tardi...ho una faccenda da sbrigare prima...”

Mi dice, fin troppo soddisfatto. Dovrei ingelosirmi? Inarco un sopracciglio, incrociando le braccia al petto. E' il segnale per “sputa il rospo”. E il mio “ragazzo” coglie l'antifona. Si china e mi bisbiglia all'orecchio.

“Ho promesso a una persona che sarei andato a prenderlo in stazione...”

Mi volto ancora più confusa e lui annuisce con un sorrisone da bambino. Vuoi vedere che...?

“Jean...”

Lo chiamo. E, quando lui mi sorride di nuovo, il mio corpo fa tutto da solo e mi ritrovo con le braccia attorno al suo collo. E le labbra sulle sue.

----------

Sto facendo preoccupare tutti. Lo so. Però loro non capiscono. Ora che ho raggiunto il punto più alto, ora che il paese è in pace, non ci sono più stimoli. E' tutto cosi piatto. Non riesco a gioire di questa normalità perchè non ha senso se non posso condividerla.
Ho fatto la fine di Icaro. Sono stato sciocco e troppo pieno di me a credere di poter arrivare al sole. Ho il cuore a brandelli e l'orgoglio ferito. Ho messo da parte le mie convinzioni per quello stupido ragazzino e lui mi ha illuso. O ha mentito a se stesso. Questo non lo so. Il risultato non cambia. Se n'è andato di nuovo.
Sbuffo, mentre esco dal bar, incamminandomi verso casa. Una ragazza al bancone ha cercato di attaccare bottone. Ma era bionda. E io vedevo solo Ed. In un orribile vestito rosa come se non bastasse. Ultimamente mi capita spesso...lo rivedo un po' ovunque.
Per un po' ho pensato di prendere un treno e raggiungerlo in quel paese sperduto, di caricarmelo in spalla, stavolta si, legato e imbavagliato, e di riportarlo qui. Ma mi è mancato il coraggio. Insomma è stato piuttosto chiaro quando gli ho chiesto di venire a stare da me. Andare a cercare un secondo rifiuto sarebbe stato davvero troppo.
Sbuffo mentre apro il portone e inizio a salire le scale, contando i gradini per distrarmi dai brutti pensieri. Ma niente. Proprio non si può. Sono talmente a pezzi che me lo rivedo qui, fuori alla porta seduto su un borsone con in mano un piccolo pacchetto, con una carta rossa tutta stropicciata.

“Che palle...”

Sbotto, avanzando per mettere la chiave nella toppa, convinto di poter passare attraverso la mia visione. Ma quel borsone è stranamente solido e inciampo, rovinando a terra.

“Taisa! Ma che fa...è impazzito?”

Chiede, un po' allarmato l'Ed immaginario. Strabuzzo gli occhi osservandolo bene e la verità mi schiaffeggia, facendomi tornare in me. Immaginario un piffero.

“Acciaio! Che ci fai qui?”

Chiedo, rialzandomi velocemente. La mia voce suona un pizzico troppo acuta, in parte forse accusatoria, perchè lo vedo aggrottare la fronte, mentre si alza a sua volta.

“Ha bevuto?”

Domanda lui di rimando, piantando le mani sui fianchi. Deve averglielo insegnato Riza...

“Fullmetal, non si risponde a una domanda con una domanda...”

Gli faccio notare, pizzicandomi la radice del naso, fra le sopracciglia con aria stanca.

“Entriamo.”

Ordina lui. E io faccio roteare gli occhi al cielo. Perchè questi gusti difficili? Non poteva piacermi Breda? Una scatola di cioccolatini e via...Rabbrividisco al pensiero e mi decido ad aprire la porta.
Edward mi segue dentro, agitato quanto la prima volta. Onestamente lo sono anche io visto come è andata a finire. Il borsone che stringe in una mano dovrebbe farmi sperare, ma ho imparato che è meglio non farlo. Non con questo fagiolo lunatico almeno.

“Vuoi un....caffè?”

Propongo, esitando per un attimo. Stavo per dire the, ma poi per scaramanzia ho deciso di cambiare bevanda. Magari la caffeina gli fa un effetto migliore. Sicuramente aiuterà me dopo i tre whisky. Ma lui scuote la testa e poggia il borsone a terra. Quindi mi si avvicina, rigido come un burattino, mentre mi porge quel piccolo pacchetto sottile e consunto. Sembra se lo sia rigirato per le mani parecchio.

“E' per me?”

Chiedo, inarcando un sopracciglio. Lui annuisce in modo deciso, visibilmente imbarazzato. Lo rigiro anche io fra le dita, cercando di capire cosa sia. Ed batte a terra un piede ritmicamente, agitato.

“Lo apra no??”

Sbotta infatti, un po' isterico, arrossendo violentemente. Obbedisco, stracciando piano la carta.

“E' mio...”

Spiega lui con un borbottio. Mi ritrovo fra le mani uno spazzolino nuovo. Lo rigiro fra le dita per un minuto buono, prima di alzare lo sguardo sul mio aguzzino.

“Mi stai regalando uno spazzolino e dici che è tuo...?”

Domando, non riuscendo subito a capire. Lui sbuffa, visibilmente contrariato.

“Non posso mica usare il suo!! Insomma...”

Spiega, come se stesse parlando a un bambino, magari anche un po' tardo.
Alterno lo sguardo fra lui e lo spazzolino un paio di volte per poi scoppiare a ridere.

“Davvero Fullmetal...io non sarò un uomo molto romantico, ma tu...”

Biascico, fra le risate. Uno spazzolino. Per dirmi che ha intenzione di rimanere qui e di svegliarsi al mio fianco domani. E dopodomani. E magari anche fra un mese o due.

“Stupido Taisa...”

Borbotta lui, imbarazzato, ma senza riuscire a impedire agli angoli delle labbra di curvarsi all'insù.
Scuoto la testa, ancora divertito, e poggio lo spazzolino sul tavolino, come fosse una reliquia. Poi mi fiondo su di lui, abbracciandolo e rubandogli un bacio. Stavolta, se anche dovesse ripensarci, non lo lascerò uscire di qui.

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Dopo aver passato tutta la notte svegli, a recuperare il tempo perso, siamo entrambi distrutti. Sento gli occhi pesanti, ma non mi fido a chiuderli. Voglio solo guardare Ed: il respiro regolare che gli fa abbassare e alzare il petto nudo, le guance ancora un po' imporporate, i capelli sparsi sul cuscino in onde spettinate, le labbra schiuse arrossate di baci. E' tutto vero. Me lo ripeto più di una volta, mentre lascio il braccio abbandonato mollemente sul suo ventre, la mano che gli accarezza piano il fianco. Mi osserva, scorrendo con gli occhi il mio viso, i miei capelli, il mio petto. Forse sta pensando anche lui le stesse cose.
Dalla finestra chiusa entra un tenue raggio di sole. E' l'alba. Ed mi si fa più vicino, voltandosi sul fianco in modo da fronteggiarmi. Mugola, chiudendo gli occhi e infilando la testa nell'incavo del mio collo, fra il mento e il petto. Lascio scivolare la mano dal fianco alla sua schiena, tirando intanto il lenzuolo a coprirlo meglio.
Sono ormai sicuro si sia addormentato, quando invece lo sento bisbigliare un “grazie”. Lo stringo più forte, strusciando il mento sulla sua testa.

“Per cosa...?”

Chiedo, la voce impastata di sonno.

“Per avermi ridato una casa...”

Sospiro. Penso sia una specie di dichiarazione. Ma va anche oltre, lo so bene. Gli bacio i capelli senza parlare. Nel silenzio ci capiremo comunque.
Cosi ci lasciamo andare finalmente a un sonno sereno.


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Eccoci qua all'ultimo capitolo...in verità non sarà proprio l'ultimo perchè mancano ancora i capitoletti extra dato che voglio giocare ancora un po' con questi due...intanto chi è arrivato a leggere fin qui ha i miei più sentiti ringraziamenti. Rinnovo i ringraziamenti anche a hatake_san, AceWillNeverDie e _KaRaSu_ per aver preferito/seguito la storia...mi farebbe piacere sapere cosa ne avete pensato, se avete gradito davvero o se poi vi siete pentiti di averla seguita XD Menzione speciale ormai scontata a LuckyEd: mi hai dato letteralmente ossigeno con le tue recensioni e sono felicissima tu non abbia trovato i personaggi OOC, davvero grazie!!!
Ora faccio un appello ai “lettori silenziosi”: parlatemi!!! XD ditemi che impressione avete avuto, critiche, suggerimenti...ci vuole un minuto e a me il sorriso durerà per ore (si anche in caso di critiche)

Come di consueto ecco la traduzione “fatta in casa” della citazione iniziale

Se potessi solo toglierti il respiro
Non mi importa se non c'è molto da dire
A volte il silenzio guida le nostre menti
Cosi ci spostiamo in un posto cosi lontano
Inizia a venirti la pelle d'oca
Nel momento in cui la mia mano sinistra incontra la tua vita
E allora guardo il tuo viso...

  
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