Anime & Manga > Creepypasta
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Autore: CassandraBlackZone    05/09/2015    4 recensioni
Tutto accade il 29 giugno del 2016, data in cui viene ritrovato il cadavere di Slenderman, leggenda metropolitana reputata da sempre una mera invenzione di Internet. Questa scoperta non può far altro che suscitare una curiosità tale da spingere un gruppo di scienziati a studiare il corpo della Creepypasta; curiosità che portò alla rovina la razza umana. Bastò una sola incisione e un potente virus si diffuse indisturbato in tutto il mondo confondendosi con l'ossigeno. Esso venne denominato CRP. Le conseguenze? Quando una Creepypasta muore, essa rinasce successivamente in un qualsiasi individuo in cui il virus si è ben sviluppato. Pur sapendo la sorte che l'attende, l'umanità è tenuta a proteggersi dai soggetti infetti, i quali sono destinati a seguire il loro istinto di uccidere.
Genere: Azione, Fluff, Science-fiction | Stato: in corso
Tipo di coppia: Het, Crack Pairing | Personaggi: Jeff the Killer, Nuovo personaggio, Slenderman
Note: What if? | Avvertimenti: Violenza
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Annabelle rimase a fissare quella mano cerea tesa davanti a lei. Era confusa, perché ancora non capiva cosa la faceva sentire al sicuro, pur trovandosi al cospetto di Slenderman. Era arrabbiata, perché avrebbe voluto subito rispondergli di no, che sarebbe rimasta accanto del suo adorato padre adottivo, ma tutto ciò che fece fu restare immobile e incapace sia di parlare che di reagire.
«Or dunque? Accetti?» chiese nuovamente la Creepypasta senza volto, non avendo ricevuto alcuna risposta.
«Io… non so cosa… Perché mai dovrei… »
«Capisco che tu sia confusa, ma ti prego di darmi una risposta ora.»
«Signore» finalmente anche il secondo proxy si fece sentire e, spazientito, si avvicinò a Slenderman senza togliere gli occhi dal suo orologio da polso. «Non abbiamo più tempo.»
«Grazie, Hoodie. Forza, Annabelle. Vieni con me? »
La ragazza in tutta risposta scosse la testa indietreggiando, più impaurita che mai.
«Ragazza mia, lo so che ho detto che potevi decidere, ma ora come ora, ho proprio bisogno che accetti. Il tempo stringe. Credimi, tua madre… »
«Io non ho una madre» disse Annabelle, con la voce strozzata dalle lacrime. «Mia madre si chiamava Stephanie ed è stata uccisa da un CRP prima che potessi conoscerla. Lei era mia madre.»
«Ti sbagli. La tua vera madre era tutt’altra persona, Annabelle. Credimi» Slenderman avvicinò piano agli occhi di Annabelle l’indice nodoso della mano destra e asciugò le lacrime.
«Allora chi era, eh?! Smettila di essere vago! Madre di qua, padre di là. Chi diavolo sono?! Io chi diavolo sono?!» Senza volerlo, la ragazza rievocò nuovamente il giorno in cui il generale Cherubi le confessò di essere stata adottata: ne era rimasta distrutta. Ma non quel giorno. Non poteva permettersi di scappare, non poteva permettersi di piangere di nuovo e soprattutto non poteva permettersi di avere paura: doveva affrontare quella realtà, pur essendo assurda e irreale.
«Signore, mi spiace interromperla, ma… le nostre Dosi di emergenza. Io e Masky non resisteremo a lungo» disse Hoodie più allarmato di prima.
Slenderman si portò una mano al volto e sospirò, mentre Annabelle combatteva ancora con le proprie emozioni.
«Ti prego, Annabelle. Non costringermi a farlo. Dimmi che accetterai di seguirci.»
Annabelle tirò su di nuovo i pugni, cercando di apparire il più sicura possibile. «Che aspetti? Costringimi.»
 
«Te ne vai?!» urlò Marcus alquanto contrariato e arrabbiato. «Come sarebbe a dire che te ne vai?»
«Significa quello che ho detto» rispose semplicemente Annabelle. Con l’aiuto di Itaca, era riuscita a sistemare tutte le sue cose nella valigia, poiché, anche se non lo dava a vedere, non era mai stata una ragazza ordinata e ben organizzata.
«Bene, Annabelle. Ti ho messo in fondo tutti pantaloni e i jeans. Tutti gli oggetti più fragili sono tra di essi e le magliette. Nella tasca piccola superiore ci sono le scarpe e gli asciugamani.»
«Grazie mille, capitano. Non so cosa avrei fatto senza di te.»
«È stato un piacere. Solo una cosa non capisco. Appena sei uscita dall’aula magna mi hai detto che tuo padre ti ha comprato vestiti nuovi. Perché allora ti porti le divise e il resto?» chiese la donna con un sopracciglio alzato.
Annabelle accarezzò la valigia, allargando pian piano un sorriso carico di malinconia, ma anche di mortificazione. «Li voglio tenere. Come ricordo» mentì.
«Oi, non dirlo con quel tono» disse Marcus puntando un indice verso Annabelle. «Parli come se non ci rivedremo mai più.»
«È così» rispose schietta la castana. «Mio… padre mi manderà in un collegio privato.»
«Lui cosa?!» urlo l’altro.
«Marcus, ora stai esagerando. È stata una sua scelta e noi come suoi compagni, come amici, dobbiamo rispettarla» lo ammonì Itaca.
«Io la rispetto! Voglio solo capire perché così di punto in bianco, solo questo!»
«Voglio sapere chi sono!» gli urlò di rimando Annabelle, visibilmente arrabbiata e irritata.
Marcus si ammutolì, sorpreso.
«Per te è facile parlare, Marcus. Tu hai i tuoi genitori, tu esci dal campus, mentre io non sono mai uscita da qui! È vero, il mio vero padre si è presentato solo ora e inizialmente ne ero spaventata, ma parlando con lui ho capito che quello che voglio è seguirlo» il cuore di Annabelle iniziò a farle male. Ogni parola che le usciva dalla bocca era  una profonda accoltellata, erano tutte bugie che il suo migliore amico non meritava, ma che purtroppo era costretta a dire, poiché lo faceva esclusivamente per il bene sia di Marcus che per tutti coloro a cui lei voleva bene.
 
Annabelle. Se non accetterai di venire con me, il generale Cherubi, Marcus, il capitano Itaca e tutti i tuoi amici e compagni… verranno uccisi.
 
Più ripensava a quelle parole, più Annabelle si sforzava di non piangere, e la voce di Marcus mentre si scusava, contribuiva a farla sentire sempre peggio, graffiandole le orecchie.
«Mi dispiace, Annabelle. Davvero.»
 Sono io che dovrei scusarmi,pensò lei a denti stretti.«Non preoccuparti. L’importante è che hai capito.»
«Credo che sia ora di andare»  s’intromise Itaca, «hai preso tutto?»
«Sì.»
«Bene. Forza, piccioncini, è il momento di salutare.»
La mancata reazione di Marcus lasciò senza parole Annabelle e  Itaca, che subito si apprestò ad uscire così da lasciare i due ragazzi altri due minuti da soli.
Annabelle gli si avvicinò, mentre lui volse lo sguardo verso la finestra.
«Allora… ci vediamo» iniziò lei, imbarazzata.
«Perciò mentivi quando dicevi che non ci saremmo più visti?»
«Io non ho mai detto questo. Ho solo detto che sarei andata in un collegio, tutto qui. Tu hai ingigantito la cosa, perciò mi sono arrabbiata e me la sono presa con te.»
«Ma hai fatto bene, credimi» Marcus appoggiò le mani sulle spalle di Annabelle. «Mi sono comportato da egoista, scusami. È normale che tu voglia ricongiungerti con la tua vera famiglia. Finalmente l’ho capito.»
Tra i due calò il silenzio, spezzato di tanto in tanto dalle voci squillanti dei soldati fuori: si stavano svolgendo gli allenamenti pre-pranzo.
All’insaputa di Annabelle, Marcus prese entrambi le sue mani e le portò alla bocca per baciare i palmi. «Promettimi almeno questo. Chiamami o scrivimi, fai pure con qualsiasi mezzo, ma ti prego… fatti sentire.»
Non appena Marcus le si avvicinò, Annabelle lo accolse abbracciandolo forte a sé. «Certo che lo farò. Mi mancherai.»
Titubante, il moro ricambiò affondando la testa sulla spalla dell’amica. «Anche tu.»
 
Il generale Cherubi strinse vigorosamente la mano guantata di nero di Slenderman, sorridendo e cercando di ignorare l’inquietante maschera giapponese. «Fate attenzione al ritorno, signor Kuro.»
«La ringrazio molto, generale. Mi scusi di nuovo per il poco preavviso, ma non vedevo proprio l’ora di vivere assieme alla mia piccola Annabelle.»
«La capisco perfettamente. È una cara ragazza» affermò con occhi sognanti e pieni di orgoglio il generale pluridecorato.
«Lo immagino. Dopo il fantastico tutore che ha avuto è più che certo.»
«Generale Cherubi.»
Il generale accennò un sorriso ad una Itaca sull’attenti e ne allargò uno malinconico ad una Annabelle imbarazzata e mortificata. «Mia piccola Annabelle. Vieni ad abbracciare il tuo vecchio.»
Senza farselo ripetere due volte, la ragazza lasciò andare il suo zaino per abbracciare per l’ultima volta quello che aveva da sempre considerato suo padre. Incapace di trattenerle, lasciò che le lacrime scendessero nuovamente.
«Ti voglio bene, piccola mia» disse l’uomo, con la voce strozzata.
«Anche io. Papà.»
A malincuore, padre e figlia adottivi dovettero lasciare l’abbraccio e quindi salutarsi, definitivamente.
«Che il tuo futuro sia pieno di sorprese, figlia mia» il generale sorrise ad Annabelle con gli occhi ormai diventati rossi.
«È ora di andare.»
Il cuore di Annabelle sussultò, appena la voce di Slenderman la chiamò posandole una mano sulle spalle. Respirò profondamente ed annuì. «Sì.»
Uno dei due accompagnatori in bianco, aprì la portiera dell’immacolata e possente Cadillac Escalade, di un nero opaco e con i vetri dei finestrini completamente oscurati, mentre il secondo si occupò delle valige.
«Prego» Annabelle si apprestò ad entrare, senza voltarsi, onde evitare di piangere di nuovo.
«Sii felice» disse Itaca appena in tempo, prima che l’auto sfrecciasse verso l’uscita del campo e la ragazza affondasse il volto nelle mani.
 
Caldo. Freddo. Caldo. Freddo. Caldo.
Il corpo di Jeff cambiava ogni cinque secondi la temperatura, rendendolo sempre più irritabile. Ignorando qualsiasi cespuglio e ramo, continuò a correre a vuoto finendo col ferirsi e lasciando dietro di sé una scia nera e densa.
Caldo. Freddo. Caldo. Freddo. Caldo.
Avvertì diverse volte una serie di crampi su entrambe le gambe, ma non si fermò e corse ancora più velocemente. Le tempie gli pulsavano terribilmente e a furia di ridere, gli squarci ai lati della bocca rischiavano di allargarsi più di quanto non lo fossero già.
«Beccatevi questi, brutti stronzi!» tra una risata malsana all’altra, Jeff prese ad agitare senza controllo i suoi coltelli, infilzando alberi e animali di piccola taglia e lasciando che l’inebriante scricchiolio delle ossa gli inducesse un senso di piacere. «Oddio, sì! Che goduria!» tutta quell’euforia si manifestò con un’ulteriore risata, repressa da lì a poco da una fitta di dolore che gli attraversò tutto il corpo a partire dalla testa.
«No! Non di nuovo! Basta! BASTA!» accasciatosi a terra, Jeff si rotolò tenendosi la testa fra le mani, urlando a squarciagola. «Fa male! Brucia! Aiuto! Sto bruciando! Qualcuno mi aiuti!». Come ogni notte, il povero ventenne dovette rievocare inevitabilmente la notte in cui la sua vita cambiò; un ricordo fusosi con un altro non suo. Intenzionato a non ricordare, Jeff si coprì gli occhi con le mani, pur essendo ricoperte di terra e sangue, ma fu tutto inutile: un ragazzo moro che non aveva mai visto, ghignava davanti a lui con in mano un accendino, poco dopo l’immagine di suo fratello maggiore sanguinante che gli implorava di fermarsi, poi di nuovo quel ragazzo anonimo e alla fine… le fiamme.
Jeff innalzò un grido talmente forte, che ogni animale nelle vicinanze scappò impaurito. Forte abbastanza da poter aiutare Jane e Liu a ritrovare il loro compagno impazzito.
«È lui» Jane si lasciò guidare dal volo degli uccelli e si addentrò nella foresta, finché non vide la scia nera precedentemente lasciata da Jeff.
«Cosa dicevi a casa? Che non supererà la brughiera?» le urlò da dietro Liu.
«So bene che è questa la direzione, ma io so anche che non lo farà.»
«Come fai ad esserne così sicura?»
«Perché saremo noi a fermarlo.»
 
Per un attimo Annabelle si lasciò incantare dagli uccelli che volavano tutti insieme intorno alla Black Forest, dimenticandosi che da quel giorno in poi ci avrebbe passato il resto della sua vita. Riconobbe la distesa di terreno coperta di vegetazione rada, ovvero la famosa brughiera, che segnava l’inizio della foresta; l’ancora di salvezza dei soldati nel momento in cui i CRP risultasserp troppo aggressivi.
«Signorina Annabelle, gradisce un po’ di tè?»
Inconsciamente, Annabelle scansò la mano di Masky, mentre quest’ultimo fece in tempo ad allontanarsi per non rovesciare la bevanda bollente.
«Caspita. C’è mancato poco.»
«Io ecco… m-mi dispiace.»
«Oh, non si preoccupi. Non è successo niente.»
«T-ti prego. Non darmi del lei
«Come preferisci. Senti, so che sei spaventata e confusa, ma puoi pure stare tranquilla» il proxy appoggiò con cautela una mano sul ginocchio della ragazza. «Il signor Slenderman non le farà del male.»
«Io… non mi preoccupo per quel che ne sarà di me» Annabelle squadrò la possente figura della Creepypasta al di là del vetro oscurato, che separava i posti anteriori da quelli posteriori.
«Non ti devi preoccupare nemmeno dei tuoi amici e di tuo padre.»
Annabelle si voltò verso il castano, sbattendo più volte le palpebre. «Che cosa intendi?»
Ridacchiò annuendo.«Intendo dire che il signor Slenderman non ha alcuna intenzione di fare del male a nessuno di loro.»
«Ma lui nell’aula magna ha detto che…»
«È stato costretto, Annabelle. Mentre diceva quelle parole attraverso di me, ho percepito chiaramente le sue emozioni. E credimi, era decisamente mortificato.»
Ancor più confusa, Annabelle spostò nuovamente i suoi occhi su Slenderman, impegnato a guardare fuori dal finestrino. Perché era mortificato, continuava a chiedersi.
«So che non è abbastanza, ma… l’unica cosa che ti chiedo è di avere pazienza. Lui sa quello che fa.»
«Tu sai perché ha voluto prendere me?»
Scosse la testa.
«È per via dei miei occhi?»
«Questo non te lo so proprio dire. Mi dispiace.»
Rassegnata, ma sollevata, Annabelle si rilassò sul sedile di pelle ed inspirò con più calma. Sorrise. Non le importava più cosa le sarebbe accaduto da allora, l’importante era che il suo caro papà e i suoi preziosi amici fossero salvi.
«Grazie, Masky. Ora… sono più tranquilla.»
«Ne sono felice. Appena arriveremo alla villa, stai vicino a me. Gli altri non sanno ancora del tuo arrivo, poi ti accompagnerò nella tua stanza.»
«Villa?» alzò un sopracciglio, «Che intendi per villa?»
All’improvviso, l’auto si fermò.
«Ma tu guarda. Siamo arrivati proprio adesso.»
Rimasta incuriosita dalle parole del proxy, Annabelle scese subito dalla vettura e ciò che si ritrovò davanti, la lasciò senza parole: il maniero era di stampo inglese, con mattoni grigi a vista, alto tre piani e con a fianco due torri di vedetta, munite di due enormi riflettori. Le finestre erano a forma di archi a tutto sesto e il tetto spiovente era composto da tegole di terracotta. Nell’insieme, sembrava che fosse uscito da un libro delle fiabe.
«Ma questa… cos’è?»
«Questa sarà la tua nuova casa, piccola mia» toltosi maschera e cappotto, Slenderman si slanciò per tornare alle sue dimensioni normali e si mise accanto ad Annabelle. «Ti piacerà, vedrai
«Voi… vivete veramente qui?»
«Scommetto che al campo ti hanno raccontato che noi abitiamo in una qualche casa diroccata o magari in giro per la Black Forest, vero?» disse sarcastico Hoodie, scendendo dalla macchina.
Annabelle arrossì violentemente.
«Lo sapevo. Be’, ora hai visto coi tuoi occhi che noi viviamo qui. Al centro della foresta.»
«Ma come è possibile che nessuno dei soldati l’abbia vista?»
«Guardati attorno» Hoodie allargò le braccia, in modo tale da guidare Annabelle, che scrutò la foresta con occhi sognanti.
«C’è tipo… una barriera?» chiese insicura.
«C’eri quasi. È tutto grazie al signor Slenderman e al suo CRP, poiché esso è in grado di mascherare questa intera zona e impedire quindi che qualsiasi umano la veda.»
«Allora… è per questo che non l’ho vista.»
«Precisamente.»
«Masky, per cortesia, porta Annabelle nella sua stanza. Ricordati delle valige. Hoodie, questa volta userò te. »
«Certo, signore. Andiamo, Annabelle?»
«Io…»
«Te l’avevo già detto» Masky prese dolcemente per mano la ragazza per rassicurarla, « devi stare tranquilla.»
Annabelle annuì e sorrise, lasciandosi accogliere dalla gentilezza del proxy, abbassando la guardia e ignorando totalmente la presenza tra gli alberi, desiderosa di uccidere.
 
ANGOLO DELL’AUTRICE:
Ok. Chiedo umilmente scusa per il ritardo. Che dire… sono stata in vacanza e ho passato cinque giorni ad allenarmi ( pratico arti marziali). Ritornata a casa mi sono dovuta riprendere per bene.
Eccoci qui. Un altro capitolo. Dunque, so che la storia si sta sviluppando molto lentamente, ma vi assicuro che da qui in poi le cose saranno molto più interessanti. Segnalatemi ogni sorta di errore, se ne avete voglia. Sicuramente ce ne saranno a bizzeffe ( come sempre. Mannaggia a me ^^”) .
Detto questo… ci vediamo (spero) presto!! Alla prossima!!
 
Cassandra

   
 
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