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Autore: MarcoBacchella    06/09/2015    2 recensioni
Un'ultima, ennesima, edizione della Guida vagamente vaga a Oxford e dintorni.
Marco Bacchella, scrittore, studente, filosofo, pilota di autotreni e di gattini, racconta la sua vita a un povero barista che serve drink fin troppo economici.
Di certo Marco ubriaco non tralascerà dettagli. O almeno spera.
Nota: Dal capitolo 19 in poi ci saranno le sempre più recenti edizioni della guida.
A breve uscirà una copia cartacea, mi toccherà levarlo da qua
Genere: Comico, Satirico | Stato: in corso
Tipo di coppia: Nessuna
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
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Capitolo Tre
O "Comprati un ukulele, se tanto lo desideri"

Il 12 luglio mattina partì come il sei giugno, all'incirca. 
Mi svegliai e scesi in cucina per prepararmi il caffè, accesi il televisore e misi su Good Morning England[1], seguii un paio di servizi sui giardini di signore di mezza età, mi misi a mangiare biscotti, notai che al tavolo c'erano altre persone.
Quattro ragazzi dalle facce sconvolte (forse per il gene sardo e peloso che porto) che erano intenti a inzuppare biscotti nel the
.
Tuttavia non spesi del tempo a tentare di collegare il fatto che fossi seminudo quando c'erano 16 gradi (eravamo nel pieno dell'Estate Inglese), ma tentai semplicemente di coordinare i muscoli del braccio per riuscire ad accennare un saluto
.
Un ragazzo, in puro accento romano, esclamò "Ammazza aò, che voi del Nord siete pelosi, eh?"
Non capendo quella lingua mi girai verso l'altro ragazzo dai tratti mediterranei
.
"Dice que tienes pelos
.", aggiunse.
A quel punto mi girai verso il ragazzo dai tratti nordici, che si complimentò con me per il mio pigiama
.
Decisi quindi di salire nella mansarda che mi avevano messo a disposizione a mettermi dei pantaloni
.

La mansarda in questione non era una suite presidenziale, per intenderci, era una classica 4mx4m dove si stivano gli studenti stranieri che non possono permettersi di fare reclami a proposito.


Il pomeriggio prima giunsi ad Abingdon-upon-Thames, una piccola cittadina con piccoli cittadini nella non così piccola contea dell'Oxfordshire, e più precisamente in una piccola casa-corridoio su quattro piani dal lato corto di circa due metri e mezzo (piccolo inconveniente quando ci sono 4 studenti e 4 membri della famiglia), quella che sarebbe stata la mia casetta per i 21 giorni seguenti, tuttavia non me ne ero ancora accorto.
Il mio corpo ovviamente se ne era accorto, se ne era talmente accorto che aveva pure conosciuto la famiglia ospitante
.
Mike e "l'altra", la moglie
.
C'era un solo difetto in quella casa, o meglio, due
. Due bulldog francesi con una sfrenata passione per il mordere e per il fare la cacca la mattina presto vicino alla cucina.

Sai, sono stato ad Abingdon una volta” aggiunse Francesco. “È un mortorio, ad eccezione del rateo pub/metri”

Ne avevo uno a tre metri dall'uscio di casa e un altro a dieci metri. Peccato nessuno mi abbia mai dato da bere lì.”


Cari ormai undici lettori, presupponendo un eventuale suicidio, sapevate che suono l'ukulele?
Ora vi chiederete cosa è un ukulele.
Un ukulele è uno strumento che è come una chitarra malformata, nana e con quattro corde.
Il suono non è sempre piacevole, e lo si suona più che altro per rimorchiare
.
Esattamente come una chitarra
.
Il mio, un modello molto semplice, porta le firme di tutti i partecipanti della mia vita che conoscerete o non conoscerete più avanti
. 
Beh, tutto iniziò il ventuno luglio del 2013, durante il mio primo viaggio a Oxford.
"Marco, taglia corto."
"Mi comprai un ukulele. Fine. Contento, Wren?"
"Pensavo fosse solo poco interessante."
"Ricordami di chi è il libro, per favore."
"Tuo."
"E chi decide cosa scrivere?"
"Un connubio di licenza poetica e fatti semi casuali?"
"Esatto. Ergo, mi lasci dire perché è importante sapere che suono l'ukulele?"
"Perché una ragazzina milanese se che hai conosciuto se l'è preso nello stesso negozio in cui l'hai preso tu"
"Ah, capisco, ora sei tu lo scrittore. Deliziaci."
"Marco e un ragazzo svedese con cui girava avevano formato un gruppo di suonatori d'ukulele principianti che sono stati cacciati da Piccadilly Circus con una multa per accattonaggio."
"Così passiamo per cattivi."
"Eravate cattivi. Avete inciso "Hipster Jam" su un albero. Su un povero albero che non vi aveva fatto alcun male. Riesci a dormire sonni tranquilli sapendo il male che hai causato?"
"Stai aggravando la tua posizione già molto instabile, coscienza."
"Dai, scrivi il tuo capitolo e passiamo oltre."
Quindi, dopo lo spoiler che ha fatto Christopher, sapete come sono finito a suonare l'ukulele. 
"Ma questo che cosa centra con il capitolo?" vi chiederete. 
Sapete il gruppo di tre milanesi che tentò di socializzare con me all'aeroporto?
Solo una era di Milano, e il 12 mi son ritrovato a passare tutta la giornata con loro. 
Fuori i taccuini, lettori, presento dei personaggi. 
La milanese, che chiameremo "Parrot", era una ragazza mediamente bassa, capelli tinti e una propensione al parlare che la faceva assomigliare ad un uccello del paradiso canterino. 
Le due non milanesi, di Torino, che chiameremo "Frida" e "Venere" per semplice censura, erano sicuramente più piacevoli da avere nelle proprie vicinanze per il semplice fatto che emettevano suoni a una frequenza umanamente sopportabile.
Il primo giorno ero molto eccitato (anche se scoprii che mi sarei dovuto fare due ore di bus al giorno solo per arrivare a Oxford e tornare a casa) ma per il semplice fatto di essere ritornato in quel posto mi faceva stare bene. 
C'è un edificio, o meglio, un edificio ed una piazza, che per qualche strana ragione, vengono sempre nascosti nei documentari o nei film
.
Piazza Bonn e Carfax Tower
. 
La prima è nascosta forse per l'immenso traffico di stupefacenti che avviene nei tunnel vicini, la seconda perché nessuno ha aneddoti validi con cui spiegare la sua esistenza
. 
Fino ad oggi.
Era il 2013, ero arrivato da dieci minuti circa a Oxford ed era l'una del mattino
.
Valeria, la responsabile a cui ero stato affidato, per spiegarmi come dovevo arrivare a Carfax Tower, incominciò a gridare, per colpa delle orecchie tappate, "Devi chiedere di una torre che si chiama Carfax, Car come macchina, Fax come fax!"
Sorvolando che il mio bus si fermava esattamente a 50 metri da questa torre, riuscii a perdermi comunque
. 

Io e quello che era il mio compagno di stanza del 2013 prendemmo un taxi per fare 50 metri. 4£.

"Marco"
"Cosa c'è, Wren?"
"Ti sei dimenticato di dire una cosa."
"Cosa?" 
"Di dire che è il tuo secondo viaggio a Oxford."
"Si capiva."
"Non penso.
"Wren, da ora in poi parlerai quando ti sarà rivolta la parola, o quando avrai qualcosa di veramente pertinente da dire. Non puoi rovinarmi i tempi comici. Già devo faticare per rendere questo libro relativamente piacevole da leggere, non ho bisogno di tu che mi metti i bastoni fra le ruote!”

La mattina del 12 luglio andammo a fare il "sightseeing"[2] di Oxford, e io ebbi l'opportunità di conoscere le tre ragazze sopracitate. 
Con la mia tracolla e il mio ukulele sotto braccio, ero la guida perfetta. 
Sicuramente migliore della svampita della leader che l'STS ci aveva dato.
Una ventitreenne di Cuneo che tentò più e più volte di farci perdere la pazienza che con la sua impreparazione cronica e con il suo accento da piemontese espatriata a Genova non era per niente piacevole da avere vicino.
O dietro.
O in un'area di 50km intorno a te.

Era completamente disorientata.

Non sapeva dove mettere i piedi, e per poco non si faceva investire in un area pedonale.

Passando per Cornmarket Street[3], famosa per la coda che si crea da Starbucks, notai che tutto era rimasto uguale, tranne per il negozio di dischi, che era fallito. 
Strano, con tutti i soldi che ci buttai in poster e cd avrei potuto tenerlo aperto
.


Parrot era molto interessata alle mie varie storie da lupo di mare, come quando scalai il K2 con un gatto. 
"Marco, quello non è mai successo" disse Parrot ridendo.
"Volevo vedere se stavi attenta.  Guarda, lì è dove abbiamo preso gli ukuleli.
Le indicai il Blackwell Music Shop, affianco alla Blackwell Library, una delle librerie più vecchie e belle di Oxford, dove spesi circa 140£ di libri nel 2013.
"Magari me lo prendo anche io un ukulele. Mi insegneresti a suonarlo?" chiese gentilmente Parrot. 
"Comprati un ukulele, se tanto lo desideri"
In quel momento ero talmente distratto dal culo di una norvegese, uno dei culi più belli che io abbia mai visto, che probabilmente mi avrebbe tormentato le notti del resto della mia vita, uno di quelli per cui creare pick up lines perfette tipo “hey bby wunna fuk”, che accettai senza rendermene conto. 
Non sapevo a cosa stessi andando in contro, non sapevo la tortura infernale che i miei polpastrelli avrebbero dovuto sopportare subito dopo.
Due ore dopo, stavo girando le corde di un ukulele da destro perché Parrot è mancina. 
Con le mie dita lunghe è stato difficile fare i nodi, ma, credetemi o no, non è stata la parte più dolorosa della giornata. 

L'STS ha un modo per punire i propri studenti che, da molte associazioni per i diritti umani, è stato dichiarato "un secondo olocausto" e ha lasciato traumatizzati tutti i testimoni di questi riti.
I Crazy Games.
Se nell'antica Grecia si infilavano ravanelli negli orifizi[4], a Oxford si fanno strisciare gli studenti in competizione. 
Le regole dei giochi erano abbastanza semplici. 
Bisognava far arrivare una pallina da tennis da un punto A ad un punto B, e poi dal punto B al punto A. 
Dal punto A al punto B potevi spostare la pallina solo con le ginocchia, mentre strisciavi. Dal punto B al punto A, ti toccava usare la testa. 
Vi starete chiedendo come sono riuscito a sopravvivere a tutto ciò. 
Semplicemente, sono entrato in uno stato di ibernazione cerebrale, e il mio corpo svolgeva tutte le azioni che gli venivano urlate da altri dietro di me.
Dopo questi spassosissimi e pazzissimi Crazy Games, il mio corpo si diresse dal parco dell'università a Carfax Tower per prendere il bus e tornare a casa, dove trovai i miei compagnucci di alloggio, quei ragazzi che si complimentarono con me la mattina.
Pizza, un ragazzo di Roma Nord, Thor, un ragazzo del nord, e Juan Pablo Clichè Rodriguez Diaz de la Vivar, un ragazzo di Barcellona Nord
.
Ma è poco importante, perché non ci feci molta amicizia dato che ero già di malumore
. 
Il giorno dopo sarei dovuto andare a Londra.



[1] Programma mattutino che tratta di giardini di signore di mezza età.
[2] Giro turistico
[3] Viale commerciale principale di Oxford
.
[4] ραφανιδοω


Manca ancora tanto? Io vorrei anche ascoltare le tipe che si mettono al banco per farmi vedere le tette in cambio di drink gratis.”

Te le faccio vedere io?”

  
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