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Autore: Loulou_24    06/09/2015    3 recensioni
Ammetto che è il classico cliché innamorarsi del migliore amico del fratello maggiore,giuro che ne avrei fatto volentieri a meno di questo amore impossibile se avessi potuto scegliere. Ma si sa, non si sceglie chi amare. O si? Io in ogni caso non ho avuto possibilità di scelta. E’successo e basta.
Genere: Romantico | Stato: in corso
Tipo di coppia: Het
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno | Contesto: Scolastico
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Non so se fosse merito della mia scollatura o semplicemente perché oggi ero stata lì per lui in un momento di bisogno ma Rìan era lì, contro il mio corpo e non riusciva a distogliere lo sguardo da me.
Sentimmo la porta di casa sbattere rumorosamente. Rìan si allontanò velocemente da me con un colpo di tosse e iniziò a fare qualcosa al mio fianco ma io non mi curai minimamente di capire cosa stesse facendo, ero ancora appoggiata lì, con il cuore che batteva a mille e le mani strette saldamente intorno al bordo del bancone della cucina. Non riuscivo a fare un movimento, sulle gambe sentivo ancora la sensazione del suo corpo appoggiato al mio. Avevo come la sensazione che se quella porta nell’altra stanza non si fosse chiusa così rumorosamente forse io avrei finalmente avuto il mio bacio con Rìan, quel bacio che aspettavo da così tanto tempo, lo stesso bacio a cui avevo decido di rinunciare solo qualche ora prima.
«Ciao Meg.» Nicholas si presentò in cucina sorridente inconscio di quello che solo pochi attimi prima stava succedendo. Spostò lo sguardo sul suo migliore amico «Rìan che ci fai qui?» Chiese sospettoso.
«Io avevo davvero bisogno di parlare con te.»
Il tono sospettoso di Nic si trasformò velocemente in un tono preoccupato. «Che succede?»
«Si tratta di Rose.»
«Oh…potevi scrivermi sarei venuto più in fretta possibile.» Perché invece la prossima volta non fai un po’ meno in fretta? Non sono mai stata meno contenta di vederti, caro fratello.
«Vieni andiamo in camera mia.» Rìan seguì Nicholas fuori dalla cucina.
Incrociai le braccia davanti al petto col cervello che andava in tutte le direzioni. Ero felice perche forse finalmente Rìan era riuscito ad accorgersi di me. Forse era stato solo per il mio “spettacolino” mentre preparavo il tè – dio è davvero così facile impressionarvi ragazzi? Bastano un paio di tette? A saperlo ci avrei provato prima-  ma in ogni caso si era accorto di me e non poteva essere solo perché mi ero tolta un maglioncino. Allo stesso tempo mi sentivo insoddisfatta perché l’arrivo di Nicholas aveva rovinato il momento che si era creato. Non sapevo cosa sarebbe successo se lui non ci avesse interrotto e probabilmente non lo scoprirò mai.
«Ho dimenticato il telefono in cucina.» Sentii la voci di Rìan dal corridoio. Cercai di assumere un’espressione normale. Presi la tazza accanto a me iniziai a sorseggiare il tè che Rìan aveva preparato prima. Ecco cosa stava facendo accanto a me a proposito. Era ancora bollente.
La figura di Rìan riapparse in cucina. «Mi dispiace per quello che è successo prima, non avrei dovuto…Non mi sarei dovuto permettere di avvicinarmi a te in quel modo. Non so cosa mi sia preso, Il fatto è che ero davvero giù e..vulnerabile, tu eri lì, mi hai fatto davvero stare meglio prima e ho sentito il bisogno di avvicinarmi a te.»
Cosa significava quello che mi stava dicendo? Quel “vulnerabile”, me lo sono immaginato o mentre diceva quella parola il suo sguardo e sceso lungo tutto il mio corpo? Quando ha detto “ho sentito il bisogno di avvicinarmi”, intendeva avvicinarsi in quel senso?
«Scusami Meg.»
«Sì, non preoccuparti. E’ tutto a posto.» Lo superai dandogli una spallata e uscendo dalla cucina sbattei la tazza con un po’ troppa forza sul tavolo.
Mi chiusi la porta alle spalle cercando di non scardinarla.
E’ vero era stata una mia idea quella di provocarlo. Non avrei dovuto spogliarmi e mettermi in mostra in quel modo, solo in quel momento mi resi conto dell’errore che avevo fatto. Non volevo che Rìan si avvicinasse a me solo per il mio corpo, non volevo che si avvicinasse a me solo per sfogare le sue frustrazioni su Rosalie, che mi usasse e mi dimenticasse il giorno dopo. Non sarei stata il suo giocattolo.
Le lacrime iniziarono a scendermi calde sul viso. Cercai di calmarmi. Magari avevo frainteso le sue parole e il suo sguardo, non ero neanche sicura che il suo sguardo si fosse davvero spostato dal mio viso. Eppure sembrava così chiaro, le sue parole sembravano dire proprio quello.
Quello era proprio uno di quei momenti in cui avrei voluto davvero raccontare tutto a Lucy. Avevo bisogno di lei, avevo bisogno della mia migliore amica. Ma ancora una volta decisi di tenere tutto per me.
 
Qualche ora dopo Rìan se n’era andato e i miei genitori erano rincasati. Sperai di non trovarmi da sola con mia madre. Sicuramente mi avrebbe fatto delle domande su Rìan e io davvero non avevo la forza di parlarne. A tavola dissi poco e niente e quando mi chiesero se c’era qualcosa che non andava diedi la colpa alla stanchezza. E’ una cosa che faccio sempre, quando sono di cattivo umore sembra che gli altri passino la loro intera giornata a chiedersi che cosa ho che non va e io do’ ripetutamente la colpa alla stanchezza. Non so se ci credono o no ma a me basta che smettano di far domande e mi lascino in pace e quella frase è perfetta per riuscire nell’obbiettivo.
Dopo cena qualcuno venne in ricognizione in camera mia. Era mia madre che con la scusa di portarmi un biscotto al cioccolato iniziò a fare mille domande sul pomeriggio con Rìan. Cercai di mostrarmi allegra, così non avrebbe fatto troppe domande. La mia voglia di parlare era pari a zero.
«Come è andata con il principe Azzurro oggi?»
«Non è andata, Nicholas è tornato a casa quasi subito e non sono riuscita a passare molto tempo da sola con lui.»
«Peccato, mi dispiace.»
«Già anche a me. Mamma domani forse ho un test a sorpresa, vorrei ripassare un po’…» La scusa dello studio con mia madre funziona sempre. Lasciò la stanza in tempo record.
Sparsi un po’ di libri sul letto in caso qualcun’altro dovesse decidere di farmi visita.
E come previsto dopo neanche 10 minuti qualcun’altro bussò alla porta. Questo deve essere mio padre.
«Megan?» No mi sbagliavo, la voce di mio fratello mi sorprese. «Posso chiederti una cosa?»
Il mio stomaco si contorse per un attimo, avevo paura che volesse chiedermi qualcosa riguardo a questo pomeriggio.
«Certo, entra.»
«E’ successo qualcosa oggi?» Dal tono capii che era parecchio a disagio pure lui.
«Che intendi?»
«Con Rìan. E’ successo qualcosa con Rìan?»
«No, assolutamente no, perché?» Cercai di guardarlo come se avesse detto la cosa più ridicola del mondo.
«Perché tu sei strana da questo pomeriggio e lui anche, in più quando sono entrato in cucina avevate entrambi un’espressione colpevole.»
«Rìan aveva appena rotto con una delle ragazze più belle che io abbia mai visto è normale che fosse un po’ strano, e io non sono stata strana e anche se lo fossi stata il perché non è affar tuo.»
«Sono affari miei se il motivo riguarda il mio migliore amico!» Si stava iniziando a scaldare.
«Ok la verità è che ho gli fatto una domanda che non avrei dovuto fare e lui mi ha risposto male. Poi si è scusato ma è stata colpa mia non avrei dovuto chiederglielo. Ci siamo sentiti in imbarazzo, per quello avevamo quell’espressione.»
Bugie, bugie, bugie. Non facevo altro che mentire riguardo a lui, soprattutto alla mia famiglia, dopo oggi però non sarei stata più costretta a farlo. Con Rìan avevo chiuso.
«E cosa gli hai chiesto, che biancheria indossa?»
Mi limitai a rispondergli con un’occhiataccia ma non riuscii a nascondere un sorriso. Era per quello che adoravo mio fratello, riusciva sempre a farmi ridere, anche quando stavo vivendo la giornata più brutta della mia vita, arrivava lui e diceva una qualsiasi cosa che mi faceva tornare il sorriso all’istante. E’ quel tipo di persona che quando parla non capisci se scherza o se è sincero. Quando sono con lui non riesco a restare seria.
«Ok, notte sorellina.»
«Notte Nic.»
 
 
La mattinata a scuola trascorse tranquilla. Solite lezioni, solite facce, solita noia.
Suonata la campanella che annunciava il cambio dell’ora il viso di ogni persona in classe si riattivò immediatamente.
Nei corridoi c’era un gran viavai di persone.
«Perché non vai a parlarci?»
Mi girai verso il punto in cui stava guardando Lucy e individuai Sam da solo al suo armadietto che sistemava i libri cercando quelli per la lezione successiva.
Ripensai alla tattica “chiodo-scaccia-chiodo” che mi ero ripromessa di mettere in atto. Sorrisi alla mia amica la salutai e mi diressi verso di lui.
«Ciao Sam.»
Si girò verso di me sorpreso di vedermi. Come se fosse strano incontrare una sua compagna di scuola a scuola.
«Ciao Megan» Calcò di nuovo l’accento sul mio nome. Mi piaceva il modo in cui lo diceva. Suonava davvero bene detto da lui. Mi resi conto che in realtà non mi ero preparata niente da dire quindi rimasi lì a fissarlo cercando qualcosa da dire. Sam mi fissava di rimando in attesa.
Pensa, pensa, pensa. Sentivo lo sguardo di Lucy trafiggermi la schiena, sapevo che mi stava tenendo d’occhio.
«Volevi..» si schiarì la voce. «Volevi dirmi qualcosa?»
«Sì ,cioè no, ero venuta solo per vedere come stava il salvatore del mio telefono.»
 «Bene, stavo cercando di ripassare qualcosa per la prossima ora, ho un compito e non so nulla.»
«Che materia? »
«Letteratura»
«Il programma dell’ultimo anno è molto più interessante del nostro.»
«Ti sei informata anche su la mia classe quindi.»
«No, io non mando investigatori privati in giro. L’ho capito grazie alla frase “testo per l’ultimo anno” sopra il tuo libro di letteratura» dissi indicando il libro che teneva in mano. «Sai sul mio c’è scritto “testo per il 3 anno”.»
«Giusto, sapevo che eri una ragazzi intelligente.»
«Ho mille risorse» dissi facendo spallucce.«Ti lascio studiare. A dopo.»
Feci per andarmene, in quel momento sentii uno squillo provenire dalla mia borsa. Presi il telefono, nascosto tra il portafoglio e un pacchetto di fazzoletti mezzo vuoto e lessi il nome sul dispaly.
Rìan.
Ops, il mio cuore ha appena perso un battito.
Fino a ieri mattina mi avrebbe solo reso felice leggere il suo nome, ma oggi un mare di tristezza mi invase. Non posso credere che pensava davvero che avrebbe potuto usarmi come una sciacquetta qualunque. Mi immaginavo con lui una di quelle storie da film d’amore, quelle che vedi e pensi “quanto vorrei una storia così” ma lui la nostra storia l’ha vista più come un film porno. Era questo il vero motivo per cui io ero arrabbiata, io speravo in una storia che toglieva il fiato e lui mi vedeva solo come una da una botta e via. Ma dovevo ammettere che dopo tutto lui non aveva colpe, l’avevo detto anche io: i ragazzi non ragionano con il cervello. Ero stata io a concedergli di vedermi in quel modo, sono stata io comportarmi nel modo sbagliato. Lui ha solo agito come avrebbe fatto un qualsiasi ragazzo 18enne.
Alzai lo sguardo dal telefono senza neanche guardare cosa mi aveva scritto. Magari sta sera avrei anche avuto il coraggio di farlo,
«Sam!» Era ancora all’armadietto. Mi girai di nuovo verso di lui.
«Riguardo al messaggio che mi hai scritto, stavo pensando che se vuoi potrei confidarti qualche mio segreto» feci tutto senza riflettere. Mi sembrava una buona idea passare del tempo con lui fuori da scuola
«Sapevo che avevi dei segreti» disse puntandomi un dito contro.
«Non ne ho, era solo una scusa per chiederti di uscire.»
«Quindi mi stai chiedendo di uscire.»
«Esatto.» Era più un’affermazione che una domanda ma risposi comunque.
«Non erano gli uomini a doverlo fare una volta?»
«Si una volta, ma ora siamo nel 21° secolo. Generazioni di donne hanno lavorato per l’emancipazione femminile. Diciamo basta a questa regola, potere alle donne!» Alzai il pugno in segno di vittoria.
Si mise la mano sotto il mento fingendo di rifletterci sopra. «Si sono d’accordo, noi ragazzi siamo stufi di avere l’esclusiva sugli inviti.»
«Questo è un si?»
«Si, ti scrivo più tardi.» Mi sorrise e se ne andò.
Il telefono squillò di nuovo. Un altro messaggio di Rìan, rimisi il telefono in borsa e tornai da Lucy che mi stava ancora fissando.
 
  
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