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Autore: Pandora86    07/09/2015    4 recensioni
Spoiler quinta stagione.
Artù e Merlino. Il re e il mago. Due facce della stessa medaglia.
Due anime legate da un filo indissolubile che finisce, inevitabilmente, per spezzarsi in ogni tempo e in ogni luogo.
Ma forse, era finalmente giunto il tempo in cui le due facce della medaglia avrebbero potuto riunirsi, portando a termine il proprio destino.
Genere: Introspettivo, Malinconico | Stato: in corso
Tipo di coppia: Het, Slash | Personaggi: Merlino, Nuovo personaggio, Principe Artù, Un po' tutti | Coppie: Merlino/Artù
Note: nessuna | Avvertimenti: Spoiler! | Contesto: Prima dell'inizio, Nel futuro
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Ecco il nuovo capitolo.
Come sempre, grazie per le bellissime recensioni.
Grazie anche a chi continua a inserire la storia tra le preferite le seguite e le ricordate.
E, ovviamente, grazie anche a tutti i lettori silenziosi.
Ci vediamo a fine capitolo per le note.
Per adesso, buona lettura.
 
 
Capitolo 63. Quello che dice la mente
 

Il silenzio aleggiò per un minuto buono nell’appartamento di Perce.

Un silenzio assoluto e totale. Un silenzio che nessuno dei componenti nella stanza sembrava intenzionato a spezzare.

Perce, dopo aver dato voce ai suoi pensieri, si ritrovò a guardare Gabriel con occhi ansiosi e carichi d’attesa. Tutta l’adrenalina che l’aveva accompagnato durante il suo monologo – perché di un monologo si era trattato, dato che aveva messo a tacere Gabriel con modi fin troppo spicci – ora stava svanendo, lasciando il posto all’ansia.

Si ricordava perfettamente tutta la sequenza di frasi dette all’altro e non le rimangiava. I dubbi, però, cominciavano a sorgere. Dire che aveva aggredito verbalmente l’altro, era dire poco. Ricordava perfettamente, infatti, di aver alzato il tono di voce, a mano a mano che parlava, fino a gettare addosso all’altro uno sguardo carico di disappunto e pregno di ostilità.

Forse, avrebbe potuto pensare prima di parlare e organizzare il discorso con più coerenza e, soprattutto, con più calma.

Forse, aveva semplicemente frainteso tutto e si era proiettato nella sua testa l’intera saga di non si sapeva bene cosa. O forse lo sapeva; si trattava, infatti, dell’intera saga di ‘illudiamoci di essere il centro dei pensieri di Gabriel e urliamogli contro’. Oppure ancora ‘perfetto manuale di come fare figure di merda davanti all’uomo che si ama’.

Sì, in effetti, questa andava abbastanza bene. Accanto al titolo della saga, avrebbe potuto aggiungere anche parecchi sottotitoli del tipo ‘come dimenticarsi che l’uomo che si ama è anche una persona che ha più di mille anni e un quoziente intellettivo nettamente superiore a tutta la popolazione mondiale’.

In qualunque modo la si mettesse, Perce sentì tutta la sicurezza svanire.

Era vero, Gabriel quella sera era parecchio distante.

Era vero, Gabriel quella sera era di un malumore evidente.

Però… in fondo, poteva essere giustificato!

Merlino era appena stato in quella casa, contro le previsioni di tutti. In suddetta casa, tra l’altro, era nata una strana pietra che aveva richiamato tutti sull’attenti, creando dei veri e propri momenti di panico anche tra i potentissimi Guardiani.

Inoltre, Kyle aveva fatto di tutto, nemmeno un’ora prima, per discutere con Gabriel, provocandolo fino all’inverosimile e forse sperando in una forte reazione che avrebbe portato a una lite epica.

In effetti, Perce non sapeva come Gabriel avesse fatto a resistere alle provocazioni di Kyle accompagnate dai suoi sguardi di scherno. Nonostante non li conoscesse benissimo, Perce sapeva con certezza che qualcosa doveva aver trattenuto Gabriel dal rispondere l’atro in malo modo, facendo quindi degenerare la situazione. Qualcosa ancora da definire ma che aveva inciso in maniera rilevante, tanto da portare Gabriel a sopportare in silenzio la sequela di insulti e provocazioni. Perché Perce era sicuro del fatto che, se si fosse trattato di Lenn, allora tutto si sarebbe risolto con un’espressione paziente e un sorriso gentile. Il soggetto delle provocazioni, invece, era Gabriel e già il fatto che non avesse reagito in alcun modo era alquanto sospetto.

Di fatto, Perce non era più tanto sicuro di essere il soggetto del malumore del taciturno Guardiano.

Più pensava ai fatti avvenuti, più trovava logica quell’ipotesi.

Dire che chiunque, in quella somma di situazioni, avrebbe avuto i nervi a fior di pelle, era riduttivo.

Probabilmente, Gabriel nemmeno ci pensava più al modo in cui si era lasciati. Probabilmente, aveva tutti i suoi buoni motivi per comportarsi così. Motivi che non comprendevano un certo cavaliere e una certa discussione avvenuta tra loro.

Probabilmente, Gabriel era così concentrato su chissà cosa, da non accorgersi nemmeno della sua presenza.

Oddio, forse questa era inverosimile, dato che la casa era la sua!

Però, era pur vero che Gabriel non lo aveva nemmeno calcolato di striscio, ovviamente, troppo preso da Merlino e company.

E poi, non gli aveva domandato se stesse bene, appena era venuto?

Segno che aveva messo una pietra sopra a quello che si erano detti.

Perce però, quest’ipotesi, non l’aveva neanche calcolata, almeno fino a un minuto prima ovvero, quando aveva accusato l’altro di cose stupide e, sicuramente, inesistenti. Forse, perché faceva male, troppo male, capire di essere solo una routine per l’altro.

Però, Gabriel aveva mille e più anni. Gabriel aveva una concezione del mondo che lui neanche poteva immaginare.

Gabriel si era messo al suo livello, comportandosi come un normale trentenne, solo ed esclusivamente per metterlo a suo agio.

Ma Gabriel, un normale trentenne, non lo era. Non lo era mai stato, a conti fatti!

E Perce, forse, aveva calcato troppo la mano. Si era dimenticato questo dato fondamentale, credendo di essere l’unico pensiero dell’altro.

Chissà quanti, nel corso dei secoli, avevano mostrato interesse nei suoi confronti. Chissà quante volte Gabriel si era trovato a gestore situazioni analoghe. Tante, forse troppe, per essere anche solo prese in considerazione.

Probabilmente, nel momento in cui era uscito da quella porta, nemmeno ci aveva pensato più.

E Perce, da bravo idiota, aveva rigirato il coltello nella piaga comportandosi, a conti fatti, da emerito imbecille.

E pensare che, il suo sfogo, era nato proprio perché non voleva che l’altro lo considerasse stupido e invece, se fosse stato zitto, assecondando quindi gli eventi, avrebbe ottenuto quello che aveva, invano, cercato di prevenire.

Bravo, Perce! Molto bravo!

Il problema, adesso, era cosa fare!

Stare zitto!

Sì, questa era la cosa migliore, fosse dannata la sua linguaccia. Eppure, quello impulsivo del gruppo era Gwaine!

Sì immaginò l’amico che, se avesse assistito a tutto quello, sicuramente sarebbe scoppiato a ridere a crepapelle.

D’altronde però, c’era anche da dire che Gwaine non si sarebbe fatto tutti i problemi che si stava facendo lui in quel momento.

Gwaine parlava e basta, senza pensare alle conseguenze. O meglio, le conseguenze non gli interessavano perché le affrontava con una risata.

Gwaine diceva sempre quello che provava, in maniera diretta e, a volte, inopportuna, fregandosene di tutto e di tutti.

Perce, purtroppo, non era così.

Troppo timido e troppo riservato.

Sì, timido lo era sempre stato, anche in un’altra vita quando, il corteggiamento, era tutto da parte dell’uomo.

Nell’era moderna, invece, le cose erano cambiate. In molti casi, era la ragazza a fare il primo passo.

Peccato che Perce si ritrovava ad arrossire come un deficiente e a balbettare anche solo per dire ‘no’.

Gwaine mandava al diavolo chi voleva e corteggiava senza preoccuparsi di essere inopportuno.

Lui, invece, si faceva troppo problemi per rifiutare – preoccupandosi di essere il più gentile possibile per non ferire i sentimenti dell’altra persona – e sospirava da lontano, pensandoci almeno una settimana prima, anche solo per fare un accenno di passo avanti.

Tuttavia, non poteva cambiare il suo modo di essere.

Non l’aveva mai voluto in realtà, accettandosi perfettamente per quello che era.

E poi, se ci fossero stati due Gwaine nel gruppo, Artù li avrebbe strozzati senza mezzi termini o avrebbe intrapreso la ricerca di Merlino in un altro continente. In Alaska, forse, o in Australia!

Di certo, il più lontano possibile da loro.

Il problema dunque rimaneva: come comportarsi adesso?

A quel punto, aveva persino timore di alzare gli occhi verso Gabriel. Aveva paura persino di muoversi.

Dopo il suo sproloquio, si era girato momentaneamente, dando le spalle al Guardiano, e ora, manteneva quella posizione, troppo timoroso per voltarsi.

Si sentiva pietrificato sul posto.

C’era solo il silenzio. Un dannato silenzio che non sapeva come spezzare.

Fu per questo che rimase perplesso quando sentì un suono strano. La perplessità nasceva proprio dalla natura del suono: si trattava, infatti, di una risata.

Gabriel stava ridendo!

Certo, non era una risata fragorosa o rumorosa ma comunque di una risata si trattava!

Si girò lentamente, costatando con stupore di non essersi sbagliato: Gabriel stava proprio ridendo e di gusto anche!

Era una risata composta e formale ma comunque molto divertita!

Perce sorrise inconsciamente considerando, fra il mare di pensieri incoerenti che gli affollavano la testa tutti nello stesso istante, che non l’aveva mai sentito ridere.

Sentì il cuore più leggero, anche se, probabilmente, Gabriel stava ridendo di lui.

Forse lo considerava, arrivati a quel punto, solo un povero mentecatto con il quale non valeva neanche la pena arrabbiarsi e quindi la prendeva sul ridere.

Corrugò la fronte considerando che quell’ipotesi, forse, non era migliore rispetto a quelle avute in precedenza.

D’altro canto, quello che Gabriel pensava, così come le riflessioni che motivavano le sue azioni, rimaneva sempre e comunque un mistero.

Sospirò sconsolato, accorgendosi, solo in quel momento, che Gabriel aveva smesso di ridere e che lo osservava con un sorriso affettuoso.

No!

Fermi tutti!

Perce aveva davvero pensato la parola ‘affettuoso’ associata al sorriso di Gabriel?

O meglio… aveva davvero associato questa parola al sorriso che ora Gabriel rivolgeva a lui?

Eppure… se non si fosse trattato di Gabriel ma di una persona qualunque, sarebbe stato proprio quello, l’aggettivo con il quale avrebbe definito il sorriso.

Sospirò ancora, non sapendo cosa fare a quel punto.

O lui stava diventando matto oppure… non si sapeva bene cosa!

“Sento i tuoi neuroni fare a pugni nella tua testa!”.

La voce di Gabriel lo riscosse dalle sue riflessioni.

Il Guardiano lo osservava con sguardo – no, non avrebbe pensato ancora affettuoso, perché era Gabriel che aveva di fronte e Perce sapeva che era impossibile, quindi non voleva continuare a credere a cose inesistenti che vedeva solo lui.

Lo osservava, punto!

Sì, Gabriel lo osservava e basta, non c’era definizione migliore!

Quindi, ricapitolando, Gabriel lo osservava con le mani incrociate sotto il mento aspettandosi una risposta a quello che aveva detto.

Il problema era che, a quel punto, Perce era proprio a corto di idee.

Gli diceva che era preoccupato per lui, facendo intendere nelle sue frasi che sotto c’era anche un forte interesse, e Gabriel diventava una furia, decidendo di andarsene.

Lo metteva a tacere in malo modo, arrivando quasi a insultarlo, e Gabriel se la rideva!

Cielo, il mondo funzionava al contrario!

Quindi, no! Non sapeva più cosa dire.

Gabriel dovette capirlo – ovvio, capiva sempre tutto lui, Mister sono il Guardiano più intelligente e snob – dato che riprese a parlare.

“Tra un po’ la casa andrà a fuoco, se continui a pensare”.

Perce lo guardò oltraggiato.

La sua testa sembrava un’accozzaglia di pensieri – uno più inutile dell’altro – e Gabriel faceva ironia!

Sì, proprio così!

Mister non mi faccio una risata nemmeno se mi pregano in ginocchio’ stava facendo delle battute!

Cazzo!

Non sapeva nemmeno da dove gli usciva fuori tutta questa rabbia verso il Guardiano!

Solo che si sentiva impotente! Impotente e confuso!

Sentì Gabriel sospirare pesantemente e massaggiarsi gli occhi e poi lo vide posare il suo sguardo su di lui, osservandolo intensamente.

“Perché non ti siedi, cavaliere, e proviamo – insieme – a fare un po’ d’ordine?” propose il Guardiano conciliante.

Troppo conciliante per essere Gabriel!

Perce sbuffò, chiedendosi, a quel punto, chi gli fosse di fronte, dato che quello non poteva essere Gabriel.

Sì, sicuramente era un alieno con le fattezze del Guardiano che tanto amava.

Oppure, stava dormendo e stava sognando Gabriel. Un Gabriel con uno sguardo che lui tanto desiderava avere su di sé.

Uno sguardo che bramava.

Che razza di sogno, però! Perché poi, un sogno avrebbe dovuto essere così strano? Troppo strano anche per essere per un sogno!

Sbuffò ancora, chiedendosi da dove gli venissero tutti quei pensieri assurdi.

Perché erano troppe le idee balzane che gli venivano in mente!

“È il rubino!”

Perce alzò lo sguardo su Gabriel che, con la sua frase, aveva risposto a tutte le sue domande.

Perce rivolse all’altro uno sguardo carico di stupore. Possibile che…
“No!” rispose ancora il Guardiano. “Non ti sto leggendo la mente ma, come ti ho detto anche in passato, le tue espressioni facciali sono eloquenti”.

Perce annuì sospirando di sollievo.

“È normale, quindi?” domandò, ritrovando la voce. In effetti, ora che ci pensava, non parlava da parecchio tempo.

“Tutta questa confusione, intendo?” chiese ancora con sguardo perplesso, gesticolando con la mano.

“È normale, cavaliere” confermò Gabriel.

“Perce” sbottò Perce sentendo nuovamente la rabbia crescere. Non poteva l’altro – una volta soltanto, dannazione – considerarlo semplicemente come uomo?

Chiedeva troppo?

Non poteva semplicemente chiamarlo con il nome proprio?

Immediatamente dopo, però, si pentì del pensiero avuto e del tono usato.

Temeva, infatti, che la corda che stava tirando, rivolgendosi a Gabriel in quel modo, si sarebbe prima o poi spezzata definitivamente.

Sentì Gabriel ridacchiare ancora e scosse la testa esasperato. Per fortuna, il Guardiano, non sembrava fare caso al suo umore altalenante.

“Quando vi chiamo cavalieri” gli spiegò Gabriel, più conciliante del solito – chissà se anche quello era dovuto al rubino oppure no, si chiese Perce – “non lo faccio per insultarvi” precisò, accendendosi una sigaretta.

“Mi dispiace” si scusò Perce.

“Non occorre che tu ti scusi” lo riprese Gabriel, “ma è necessario che tu capisca” e lo guardò severamente.

Perce sorrise.

Eccolo il cipiglio severo dell’uomo che tanto amava. Ecco un po’ del vecchio Gabriel.

Il Gabriel agli albori della loro conoscenza. Lo stesso Gabriel che gli aveva fatto perdere la testa, con le sue espressioni fredde e i suoi modi altolocati.

“Per uno che ha visto il mondo evolvere” parlò ancora Gabriel e Perce fu attento a non perdersi nessuna parola, “è più facile dividere la massa in categorie, anziché considerare il singolo elemento. Lo stesso vale anche per un Guardiano che deve guidare un mondo. Si sceglie l’individuo che condurrà la massa e si innescano reazioni a catena. Capisci questo concetto?” chiese Gabriel interrompendosi.

“Non proprio” ammise Perce che, anche se di poco, gli sembrava di essere più lucido.

“Statisticamente, è più facile guidare e prevedere le azioni di una massa, anziché di un singolo individuo” riprese a spiegare Gabriel e Perce annuì, comprendendo quello che il Guardiano voleva dirgli.

“Ma come si fa a guidare questa massa?” chiese Gabriel retorico. “È molto semplice: basta scegliere l’individuo che la condurrà e il gioco è fatto. Tutte le statistiche vengono stilate sulle masse. Tutte le percentuali vengono calcolate sugli insiemi. Gli studi provenienti da una moltitudine danno dati più certi rispetto agli studi effettuati su un singolo individuo” concluse e Perce annuì.

“È la mia mente che funziona in questo modo” riprese a parlare dopo qualche istante. “Così come la mente di tutti i Guardiani” ci tenne a precisare. “Divido tutto in categorie e, quindi, tendo a chiamarti cavaliere. Mi rendo conto, però, che per un singolo individuo, di massa corporea definita e immutabile, abituato a considerarsi un elemento singolo, può risultare un’offesa” concluse.

“Capisco!” ammise Perce sentendo le sue guance prendere fuoco.

A quanto era arrivata la lista delle figure di merda? Meglio non tenerne il conto o si sarebbe buttato dalla finestra.

“Posso anche chiamarti Perce, comunque” aggiunse Gabriel dopo un po’ ridacchiando.

“Quindi, Perce, che ne dici di fare un po’ d’ordine?” chiese sorridendo.

“Come?” chiese Perce, sorridendo come un imbecille per il solo fatto che Gabriel si era rivolto a lui con il nome proprio.

“Posso aiutarti, se lo desideri” parlò ancora Gabriel.

“Ma devi fidarti di me!” esclamò dopo un po’.

“Ti fidi?” e a Perce sembrò di leggere una punta d’ansia nella voce del Guardiano mentre gli rivolgeva quella domanda.

Tuttavia, non ebbe bisogno nemmeno di un istante per dare la sua risposta.

“Mi fido!” disse solamente, alzando il suo sguardo in quello dell’altro e facendo incontrare i loro occhi in un lungo contatto visivo.

Gabriel annuì impercettibilmente.

“Ti aspetta un lungo viaggio. Un viaggio oltre lo spazio e il tempo. Un viaggio dentro te stesso. Se lo desideri, posso accompagnarti” parlò ancora il Guardiano. “Ma devi essere certo della tua scelta” parlò ancora.

“Sì” disse Perce non sentendo nemmeno il bisogno di pensarci. “Se ci sei tu, allora non ci sono problemi” e sorrise.

“È così alta la fiducia che hai in me?” chiese Gabriel, realmente incuriosito.
“Mi getterei nel fuoco per te, se solo me lo dicessi” rispose Perce fiero e Gabriel annuì.

“Cominciamo, allora!”.
 

Continua…
 

Anche in questo capitolo, come quello precedente, siamo nella testa di Perce.

È un capitolo che segna una svolta interiore per il cavaliere che analizza il complesso carattere di Gabriel e, pur rendendosi conto del divario immenso che c’è tra loro, non esita a tenergli testa.

Perce capisce finalmente quello che significa avere un’età millenaria e, non riuscendo a interpretare i pensieri di Gabriel, pensa di aver tratto delle conclusioni sbagliate, pentendosi quindi delle parole rivolte all’altro.

Tra Perce e Gabriel c’è un po’ una commedia degli equivoci in corso; questo perché il primo ha un timore reverenziale nei confronti dell’altro e il secondo, abituato ad analizzare le masse, rimane interdetto di fronte all’imprevedibilità di un singolo uomo.

Commedia che però sta per giungere al termine dato che i due si stanno avvicinando sempre più, soprattutto a livello intellettivo. Perce sta per raggiungere Gabriel e avere con lui un rapporto paritario.

Spero che questo capitolo non vi abbia annoiato dato che non ci sono il re e il mago. Dato che la storia ha molti personaggi, abbastanza rilevanti, continuerò a procedere in questo modo. Non temete, comunque, non mi sono dimenticata di Merlino e Artù!

Come sempre, attendo i vostri commenti!

Nel frattempo, grazie a chi è giunto fin qui.

Al prossimo aggiornamento.

Pandora86
  
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