Storie originali > Soprannaturale
Segui la storia  |       
Autore: StellaDelMattino    07/09/2015    2 recensioni
Ognuno possiede un po' di oscurità in sé. Semplicemente perché è nella nostra natura: ogni persona, anche la più buona, ha nell'anima una macchia scura che contamina ciò che avrebbe potuto essere perfetto.
Madison Huddle è solo una ragazza dal passato turbolento e con uno sguardo ironico sul mondo, quando arriva nella Città, ma da quando incontra Red, tipo eccentrico e misterioso, capisce che non è e non sarà mai normale.
Eppure, il vero problema non è questo, bensì il fatto che nella Città nessuno è normale.
Basti pensare a Gianduiotto, mutante che ama prendere la forma di un macaco e braccio destro di Red, o a Zwinky e Twinky, bariste del "De Vil", o ancora a Maude Maggots, strega della congrega della Mezzaluna, brillante e combattiva.
Per non parlare di Alexander Morales, l'uomo (se si può definire così) forse più potente e spietato, il capo della Famiglia, l'affascinante giovane che Madison non riuscirà mai a capire.
Dal primo capitolo:
"Che ne dici, tesoro" disse una voce sconosciuta attirando la sua attenzione e facendola fermare "se ti do qualche spiegazione sul perché ti sei svegliata in mezzo a una marea di matti?"
Genere: Dark, Mistero, Romantico | Stato: in corso
Tipo di coppia: Het, Slash
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
Capitoli:
 <<    >>
Per recensire esegui il login o registrati.
Dimensione del testo A A A

Capitolo 4
The ones you shouldn't trust

 

Red la fissava con un'espressione impenetrabile. La stessa, da ormai un po' troppo tempo.
Madison aveva iniziato tutto un discorso per convincerlo del perché avesse portato lì quella ragazza, del fatto che volesse aiutarla e che avrebbe fatto a meno di lui, se avesse rifiutato. Era agitata, non più tanto certa delle sue azioni e, tanto per aggravare il tutto, Red la fissava in modo inquietante.
“Odio ripetermi” disse lui ad un certo punto. “Quindi le dirai tu quello che io ti ho detto finora. Può stare.”
Mad sospirò di sollievo.
La ragazza nuova, in compenso, se ne stava immobile, con gli occhi spalancati a fissare il vuoto. Era bianca in volto, quasi cadaverica. Ogni tanto aveva degli spasmi o si metteva a tremare.
Quando Madison era andata da lei dopo averla vista crollare, Gianduiotto si era trasformato in un orso e l'aveva sollevata, per poi portarla nell'appartamento. Ora era tornato umano e stava di fianco alla ragazza nuova, osservandola ma non dicendo nulla.
“Qual è il tuo nome?” chiese Mad, andandole vicino e posandole una mano sulla spalla. La nuova si girò di scatto, come improvvisamente risvegliata.
“Connie” mormorò. “Connie Douglas. Come posso tornare a Londra?”
Mad sorrise lievemente, con la tristezza negli occhi.
“Non puoi.”

***

Nei giorni successivi fu difficile far credere a Connie tutto ciò che Madison aveva appreso. Nonostante Red pensasse che un'altra esecuzione fosse l'ideale, Mad rifiutò categoricamente e prese come esempio Gianduiotto, che si trasformava continuamente molto volentieri.
Connie era timida, maldestra e sembrava anche molto ingenua. Madison stentava a credere che la nuova avesse davvero subito la maledizione, ma quando parlava del suo passato leggeva nei suoi occhi un dolore insostenibile, probabilmente lo stesso che avrebbe potuto leggere nei propri.
Inoltre, se anche poteva credere che Red non sapesse cos'era lei, era abbastanza certa che sapesse cos'era Connie. Aveva uno sguardo misterioso, mentre la guardava, e quando Mad faceva ipotesi su cosa potesse essere la nuova, lui sorrideva senza negare o confermare. Una volta gli aveva chiesto se lo sapesse davvero e lui aveva annuito: “Devi imparare a riconoscere le creature da sola. Questa sarà la tua prima vera chance.”
In quei giorni, inoltre, aveva iniziato a cercare un lavoro: qualcosa di semplice, cameriera o barista sarebbe andato benissimo, quindi era andata in ogni bar che vedeva. Per ora senza alcun successo.
Una sera entrò nell'ennesimo pub, con poca speranza. Il “De Vil” non era troppo lontano dall'appartamento di Madison, dove ora stava anche Connie, perciò sarebbe stato comodo lavorare lì.
All'interno, potevi trovare ogni genere di persone: c'erano quelli che se ne stavano in disparte, quelli che sembravano confabulare un attacco di stato, quelli che bevevano e si divertivano apparentemente senza pensiero. Mad si avvicinò al bancone, cercando di attirare l'attenzione della barista.
“Cosa ti servo?” chiese questa, con una voce tremendamente monotona. Aveva un aspetto eccentrico, con dei capelli rosa sparati in aria, ma aveva gli occhi spenti.
“In realtà volevo chiedere se fosse possibile per me lavorare qui, se vi serve personale...” rispose lei.
L'altra scrollò le spalle e sospirò. “Una barista è morta da poco.” Si girò e indico la foto di una ragazza sorridente. A Mad ricordò tanto la ragazza assassinata dai lupi e un brivido le percorse la schiena. “Ma il proprietario non c'è, ora. Torna domani, lo avvertirò.”
Madison sospirò, annuendo. Magari era la volta buona.
La barista fece per andarsene, ma la ragazza la fermò attirando la sua attenzione con una mano.
“Già che sono qui, non è che potresti darmi il cocktail più forte che fai?” chiese, prima di sedersi su una sedia davanti al bancone.
L'altra annuì, ma Madison la fermò di nuovo. “Non metterci cose strane, sangue o intrugli magici, per favore.”

La barista alzò un sopracciglio. “Certo. Mica siamo in un ristorante.” Poi se ne andò.
Mad rimase interdetta. “Questa è la cosa più inquietante che mi abbiano mai detto” si disse fra sé.
La sua attenzione fu attirata da qualcuno che si era messo a ridere, di fianco a lei. Evidentemente aveva sentito tutto il discorso.
“Non sei da molto nella Città, non è vero?” le chiese questi. Era un giovane, sui venticinque anni, con corti capelli biondi.
“No, lo ammetto” replicò Mad “Devo ancora abituarmi a tutte queste stranezze.”
“Fidati di me, per ora ne hai viste ancora poche” disse lui sorridendo: aveva un'aria sicura di sé e uno sguardo intenso, nonostante l'espressione divertita.
“Comunque io sono Madison” si presentò lei.
L'altro esitò, guardandola per qualche secondo senza muoversi.
“Capisco tutta la cosa del 'non fidarti di nessuno'” disse allora Mad “Ma non penso che un nome possa essere una condanna a morte.”
“Al” Le porse la mano il giovane.
La barista le portò in quel momento un bicchiere con un liquido blu e dei cubetti di ghiaccio. Madison la ringraziò, ma guardò il cocktail titubante.
“Secondo te davvero non ci ha messo cose strane?” chiese ad Al.
Lui sorrise. “Magari solo qualche allucinogeno.”
Madison impallidì e guardò il bicchiere come se fosse una bomba. Atomica.
Al rise, di gusto. “Stavo scherzando, puoi stare tranquilla.”
La ragazza sospirò di sollievo, poi gli sorrise. “Non farlo mai più.”
“Però dopo aver finito quello, non ti ricorderai neanche il tuo nome, ti avverto.” Lui bevve un sorso del proprio drink, probabilmente whisky. Che ironia della sorte.
“È solo un drink” replicò lei, prendendone un piccolo primo sorso dalla cannuccia. Per poco non sputò tutto: non era forte, era fortissimo. Così tanto che gli occhi le iniziarono a lacrimare e le orecchie a fischiare. “Cosa c'è qui dentro!” balbettò tossendo.
Al rideva, ma dopo un po' che tossiva le mise una mano su una spalla. Mad sentì una lieve scossa, nel punto in cui l'aveva toccata. Senza neanche rendersene conto, arrossì.
“Stai bene?” le chiese lui. I suoi occhi scuri erano bellissimi, sembrava che nelle iridi scorresse un vortice continuo, lento, pensò Mad, poi annuì, leggermente confusa.
Al chiamò la barista, dicendole di portare qualcosa da mangiare, poi questa arrivò con un mega hamburger e patatine fritte.
“Se non lo bevi con lo stomaco pieno rischi davvero di non tornare a casa.”
Madison gli lanciò uno sguardo divertito. “Sei un grande intenditore.”
“Non sai quanto” rise l'altro.
In ogni caso la ragazza seguì il suo consiglio e, dopo poco, il drink non sembrò così forte.
Mad si guardò intorno. La luce sembrava più tenue, rispetto a quando era entrata, i tavolini sparsi per il locale tutti occupati, il piccolo palco a ridosso di una parete era momentaneamente privo di spettacoli. Era tutto molto tranquillo, non sarebbe stato male lavorare lì.
Quando iniziò ad avere la vista leggermente sfocata, Madison decise che era meglio smettere di bere quel cocktail e che forse sarebbe dovuta andare a casa, non appena fosse tornata un pochino più lucida.
“Che c'è, begli occhi?” chiese ad Al, vedendo che la stava guardando, sorridendo. Il giorno dopo si sarebbe maledetta per quell'epiteto.
“Nulla” replicò lui, alzando le spalle.
Un gracchiare alle spalle di Mad attirò la sua attenzione: un corvo la fissava da dietro una delle finestre. Un corvo che repentinamente si trasformò in un macaco. Mad si chiese perché Gianduiotto fosse lì, ma sapeva di dover uscire dal locale.
“Devo andare” disse a Al. Cercò di attirare l'attenzione della barista, ma lui la interruppe.
“Ti offro io quello che hai preso. Come benvenuto nella Città” le disse. Lei sorrise e ringraziò gentilmente, prima di dirigersi verso la porta.
“A presto” la salutò Al.
Quando Madison uscì dal locale, Gianduiotto aveva forma umana. Guardava torvo dentro il pub, così perso nei suoi pensieri che la ragazza pensò che non si fosse accorto di lei.
Si schiarì la voce e lui girò lentamente il viso verso di lei.
“È meglio se non vai in giro da sola la notte. La Città è pericolosa di giorno, di notte è quasi sempre letale” disse, con un tono imperturbabile.
La riaccompagnò a casa, zitto e pensieroso.
Mad non fece caso al suo comportamento, un po' per l'alcool che aveva nel suo organismo, un po' perché Gianduiotto era spesso lunatico e leggermente bipolare.
In ogni caso, la ragazza pensò ad Al. Dal momento in cui l'aveva visto, le aveva dato una sensazione strana, quasi di sicurezza, ma anche di calma e sconvolgimento insieme. Era simpatico, gentile, spiritoso. Diffidente e tenebroso.
L'aveva fatta sentire a sua agio e anche fuori posto.
Di certo un po' troppe emozioni per un primo incontro: che creatura poteva essere, lui? Magari era uno stregone, si disse. Non aveva ancora inquadrato bene le streghe, anche se da sempre ne era attratta. Mad in cuor suo sperava di essere una di loro, ma ancora non conosceva le alternative abbastanza bene.
Ma se Al le aveva fatto provare quelle emozioni, si chiedeva ancora, quali erano fonte del soprannaturale, quali qualcosa di reale?
Per la prima volta, Madison si ritrovò a pensare che davvero non si poteva fidare di nessuno: se uno sconosciuto poteva davvero infonderle sensazioni che lei non avrebbe provato, chissà cos'altro poteva succedere.
Pensò a Gianduiotto: lui poteva diventare chi voleva, in quanti ancora avrebbero potuto pretendere di essere qualcuno che non erano?
In ogni caso, di Al, forse solo inconsciamente, si fidava. Il perché era ignoto. Se fosse causato dall'oscurità in lui, anche.


*Angolo autrice*
Buonasera a tutti! Ecco il nuovo capitolo!
Ve lo dico subito: dal prossimo capitolo si entrerà davvero nel vivo della storia. Come? Beh, con un incontro speciale e tanti nuovi personaggi.
Cosa ne pensate? Non ho descritto i primi giorni nella Città di Connie, più che altro perché avrei ripetuto un sacco di cose che già erano state dette a Mad. In ogni caso, impareremo a conoscerla :)
Al, invece? Cosa ne pensate di lui? Questo personaggio sarà molto.  Ma non vi anticipo altro: ancora non lo conosciamo.
Lasciate una recensione, se vi va, fa piacere :)
Ah, il prossimo capitolo arriverà fra qualche settimana: domani parto e starò via per un pochino. 
StellaDelMattino

   
 
Leggi le 2 recensioni
Segui la storia  |        |  Torna su
Cosa pensi della storia?
Per recensire esegui il login oppure registrati.
Capitoli:
 <<    >>
Torna indietro / Vai alla categoria: Storie originali > Soprannaturale / Vai alla pagina dell'autore: StellaDelMattino