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Autore: Liy    07/02/2009    2 recensioni
Uno schizzo di sangue gli sporcò il volto, ma non se ne accorse.
“Sbarazziamoci del cadavere.”
(...)
Gli attori erano tutti schierati, pronti per l'ultima scena, bisognava solo alzare il sipario e lasciar che il pubblico assistesse.
[Noah!Allen] [Noah!Lenalee] [Noah!Lavi] [Noah!Kanda]
Genere: Generale, Mistero | Stato: in corso
Tipo di coppia: non specificato | Personaggi: Allen Walker, Lenalee Lee, Rabi/Lavi, Yu Kanda
Note: What if? (E se ...) | Avvertimenti: Spoiler!
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Underwater Moon

~ Actors are on stage.

 

 

L'orologio che portava al polso sembrava andare a rilento.

Era sempre così.

Il primo lo prendo io, vero?”

Lenalee alzò gli occhi al soffitto e sbuffò leggermente. “E' uguale. Basta che tu ti decida.”

Le divise sono migliorate però, non trovi? Quelli della Scientifica devono essersi messi sotto col lavoro!” Allen sorrise, abbassando il cilindro. Non c'era motivo di portarlo anche nella stanza del pianoforte.

Sì...”

Una porta spuntò dietro il divanetto sul quale era seduta Lenalee, di scatto, ma senza fare alcun rumore. Sullo stipite si accese la scritta “on” e quella si aprì, rivelando un corridoio buio che conoscevano bene entrambi. Sul fondo, una pallida luce azzurrognola.

Lenalee si alzò dal divanetto, ed Allen smise di suonare al pianoforte la melodia che era il cuore dell'Arca Bianca. Si diressero entrambi verso il corridoio, vicini, il passo lento e calcolato e l'ansia – mista a felicità – dipinta in volto. Erano due libri aperti. Non era difficile per uno capire ciò che pensava l'altro, non dopo tutti quegli anni passati assieme.

Ventitré e trentacinque.” Esclamò Allen, vedendo la ragazza aprire leggermente la bocca.

Grazie.” Lenalee chiuse per la prima volta il parasole viola che si portava sempre appresso ed allungò una mano verso la parete alla sua sinistra. “Sono qui, giusto?”

Esatto.” Sorrise il ragazzo, socchiudendo gli occhi grigi e facendo ondeggiare un po' i capelli sulle spalle. “Sei diventata brava con l'Arca, Lenalee. Lavi e Kanda non sono ancora riusciti...”

Il muro esplose, ed Allen fece appena in tempo a trascinare Lenalee lontano, tirandola per un braccio. “Mi cercavate?!” Lavi emerse dalle macerie con un ghigno stampato in volto, Kanda, alle sue spalle sbuffò, incrociando le braccia al petto e alzando gli occhi al cielo. “Cretino.”

Lavi, potresti cercar di non distruggere mezza Arca ogni volta che non ci trovi?” Bisbigliò il ragazzo inglese con i denti stretti ed un pugno ben serrato nella tasca della giacca. Se Lenalee non si fosse prontamente aggrappata al suo braccio, probabilmente si sarebbe già avventato su Lavi.

Su, su, Allen! E comunque, tanto per la cronaca, io sapevo e s a t t a m e n t e dove eravate.”

Allen digrignò i denti e la presa di Lenalee sul suo braccio si fece più salda. Decise di lasciar perdere. Non valeva la pena di iniziare una rissa lì, soprattutto in un momento tanto delicato. Però un'ultima cosa poteva dirgliela: “Vai a farti fottere, Lavi.” E con ciò si alzò da terra, tirando la compagna con se' lungo lo stretto – e non più oscuro – corridoio.

Sbucarono in una stanzetta poco illuminata qualche secondo dopo, nessuna finestra alle pareti. Una musica lenta e rilassante aleggiava nell'aria e l'uomo seduto nella grande poltrona rossa si mosse lentamente verso di loro. “Bentornati. E' andato tutto bene?”

Tutto secondo i piani.” Rispose prontamente Lenalee, accennando un inchino.

E voi siete pronti?” Domandò l'uomo, abbassando la tazza da tea che stringeva fra le mani.

Kanda e Lavi s'immobilizzarono a quella domanda, lanciandosi un'occhiata carica di tensione. Che avesse capito?

Certo.” Allen fece qualche passo in avanti, portando con se' Lenalee, trascinandola per un fianco. “Ormai manca poco, non ci tireremmo mai indietro a questo punto.” Fece accomodare la ragazza in una poltrona di fronte a quella dell'uomo, e lui rimase dietro di lei, poggiandosi allo schienale della poltrona. Allungò la mano verso i capelli di Lenalee e iniziò a giocare con una delle ciocche nere. Aveva preso quel vizio e, dato che la ragazza non aveva mai accennato ad obiettare, non aveva intenzione di smettere.

Benissimo. Sono felice di sentirtelo dire, numero Quattordici.”

Allen abbassò il capo in un mezzo inchino, socchiudendo gli occhi e facendo comparire un ghignò sulle labbra. Lenalee gli afferrò la mano e la strinse. Era quasi giunto il momento per loro di agire. Era quasi giunto il momento di porre le parola fine a quella stupida commedia che il Conte aveva iniziato millenni addietro. Finalmente lo scenario per la dipartita del Genere Umano sarebbe arrivato all'ultimo atto. Gli attori erano tutti schierati, pronti per l'ultima scena, bisogna solo alzare il sipario e lasciar che il pubblico assistesse.

Gli altri sono già pronti?”, domandò all'improvviso Lavi, facendo un passo verso l'uomo, il volto illeggibile.

Certo.” Fu Lenalee a rispondergli. Aveva chiuso gli occhi e la sua voce era diventata un sussurro. “Porta undici, ottantatré e cento. Ci sono quasi tutti.”

Allen, ancora dietro la poltrona, si sporse verso di lei, stringendole la mano e afferrando l'altra, aiutandola ad alzarsi. “Ora, con permesso”, s'inchinò assieme a Lenalee, che sollevò un lembo del lungo abito, “noi andremmo.” Si avviarono verso la porta, mano nella mano, superando Lavi e Kanda, immobili come statue.

Allen Walker, Lenalee Lee”, anche l'uomo si alzò, puntellando l'ombrello a terra e rimettendosi in capo il cilindro, “ho piena fiducia di voi.”

Non la deluderemo.”

 

 

*****

 

 

Lavi camminò di fianco a Lenalee, lanciandole delle occhiate di tanto in tanto.

Ancora non riusciva a capire. Quel cambiamento di carattere troppo repentino non lo convinceva, doveva esserci dell'altro sotto. “Lenalee...”, sussurrò, sperando che lei fosse disposta ad ascoltarlo.

Sì?”

Aveva risposto, ma Lavi non sapeva affatto se era il caso di rivelarle i suoi dubbi. “Ehm...”, impiegò due secondi a formulare la prima frase che gli passò per la testa, “non credi che lasciare quei due là da soli sia una mossa azzardata? Si scanneranno a vicenda.” Sorrise ed alzò le spalle, cercando di passare per la tranquillità fatta a persona.

No.”

Si era già stancata di parlare?

Come 'no'?”, insistette il rosso.

Allen-kun ha promesso di star calmo.”

Questo spiegava tutto. Certo.

Kanda però non...”

Kanda non farà nulla. Non stanotte, almeno.”

Lavi avrebbe voluto chiederle perché ne era così convinta, ma decise di tacere. Parlare con lei di quei tempi era inutile. Il muro dietro al suo letto avrebbe di sicuro dato rispose più esaudenti.

Quella non era la Lenalee che aveva conosciuto anni addietro, all'Ordine, ma il fantasma di una ragazza che aveva perso quasi tutto ciò che amava e aveva amato. Aveva sempre combattuto per gli ideali sbagliati e, una volta che la verità le si era parata difronte, non aveva potuto far nulla se non cadere in quell'abisso oscuro in cui si trovava tutt'ora. L'unica cosa che le permetteva di non raggiungere il fondo erano loro, i suoi compagni, i suoi amici, la sua famiglia. Loro erano le persone su cui aveva sempre contato.

Il distaccamento dal fratello era stata la cosa più difficile per lei da accettare. Allen diceva che, durante i giorni in cui le venne svelata la verità, non fece altro che urlare il nome di Komui e piangere. Beh, le lacrime le avevano versati tutti loro. La verità era una cosa dolorosa, con cui risultava difficile convivere persino ad anni di distanza da quelle notti insonni, passate tutte in una lugubre camera isolata a piangere ed urlare, strapparsi i vestiti di dosso ed invocare la morte mentre della fronte scorreva del sangue che non pareva volersi fermare. Però, una volta aperti gli occhi, visto il vero volto del mondo, la verità non appariva più così sconveniente, come era sempre stata, anzi, era diventata un motivo per vivere e combattere dalla parte giusta.

Lavi.”

Lenalee si era fermata davanti alla porta trentasette, le mani congiunte che stringevano il parasole.

Che c'è?”, chiese il ragazzo, fermandosi a sua volta e battendo stancamente un piede a terra. Stava sporcando le scarpe nuove, ma non gliene importava più di tanto in quel momento.

Andava fatto. E' inutile che tu ti rammarichi ancora.”

Sul volto di Lavi comparve una smorfia a metà fra il dolore e il divertimento. “Lo so.” Fece spallucce, ed abbassò il capo, fissando la strada lastricata e candida su cui si erano fermati. “E poi il vecchio Panda era già vecchio, non me ne rammarico. Se non fosse stato per me, probabilmente sarebbe morto il giorno dopo, chi lo sa!”

Lenalee annuì, facendo un passo verso la porta e chiudendo nuovamente il parasole.

In quella piccola stanza circondata da mobili di legno e dipinti dai colori caldi, sedeva una ragazzina dai capelli scuri. Dalla sua sedia, vicino alla finestra, fissava con occhi persi il cielo terso che dominava nell'arca, senza prestare attenzione ai due dietro di lei.

Road.”

Lavi si sporse verso di lei, portandosi davanti a Lenalee. A Road la loro compagna cinese non era mai andata molto a genio, non da quando aveva realizzato che Allen praticamente aveva occhi solo per lei. Non aveva mai digerito il fatto che lui si fosse affezionato a quella ragazza, piuttosto che a lei, Road, l'eterna bambina. “Che c'è, guercio?”

Lavi fece una smorfia. A causa di Kanda, anche gli altri avevano iniziato a chiamarlo così. Eppure, fino all'anno prima si era sentito così importante e rispettato; cos'era cambiato?

E' quasi ora, Road. Manchi solo tu alla porta cinquantasei.”

La ragazzina alzò gli occhi al cielo, sbuffando rumorosamente. Quella situazione non era divertente. Non si stava affatto divertendo. Avrebbe preferito stare a rimpinzarsi di caramelle, magari punzecchiando di tanto in tanto un Allen rosso dalla vergogna che subiva tutti i suoi soprusi, come ai bei vecchi tempi. E invece Allen non era più così. Era diventato noioso, come Tyki e tutti gli altri.

Arrivo... però sappiate che pretenderò una ricompensa!”

 

 

*****

 

 

Allen non degnò di uno sguardo il ragazzo seduto alla sua destra. Aveva promesso a Lenalee di non mettersi a litigare con lui, e l'unico modo per evitare che ciò accadesse era fingere che non esistesse. Era una cosa difficile per lui; lo sentiva sia tramite l'arca sia per il forte odore del suo profumo che gli giungeva alle narici.

Quanto profumo ti sei messo? Guarda che non stiamo mica andando ad una festa...”

Si accorse troppo tardi, Allen, di aver lanciato la sfida che da ben cinque minuti interi stava cercando di evitare.

Perché non ti fai i cazzi tuoi, dannata mammoletta del cavolo?”

Kanda l'aveva accolta subito. Limite di sopportazione zero.

Credo che il fatto che il tuo dannato profumo mi stia facendo soffocare sia affar mio.”

Il ragazzo inglese si tappò il naso, mostrando volontariamente un gesto di stizza. Sapeva benissimo che così l'avrebbe fatto arrabbiare. Beh, infondo, qualsiasi cosa lui facesse faceva inevitabilmente arrabbiare Kanda. E lui ne era felice, perché almeno sapeva che quel fastidio che si sentiva dentro non era solo suo.

Ringrazia che non abbia voglia di ucciderti oggi.” Sbuffò, Kanda, dandogli la schiena e iniziando a fissare la grande vetrata ora dinnanzi a lui.

E come mai?”, lo stuzzicò Allen, sporgendosi sul piccolo divanetto accanto al pianoforte. Se ci fosse stata Lenalee lì con loro, in quel momento, sicuramente il ragazzo inglese sarebbe stato picchiato in testa con il parasole viola. Anche se molto cambiata, Lenalee rimaneva sempre violenta.

Kanda non si degnò nemmeno di rispondergli. Odiava il suo modo di fare, il suo sorrise gentile, il suo ghigno malefico (sì, era malefico), il suo modo di camminare e persino il suo modo di vestirsi. Odiava tutto di lui. Però, nonostante questo, nonostante le continue e ripetute minacce di morte, non lo avrebbe mai voluto veder morto. Forse era perché erano una famiglia in quel momento. Una famiglia piuttosto allargata.

A Kanda, però, mancava la sua katana. Non poteva più stringere fra le sue mani l'adorata Mugen, e questo lo infastidiva ancora più della presenza al suo fianco del ragazzino “5i”. Irritante, insolente, inetto, ingenuo e impiccione.

Fammi un piacere: sta zitto.” Proferì Kanda, stringendo una mano a pugno fra le braccia conserte.

Fammi un piacere: lasciami respirare.” Replicò Allen, perenne istigatore. Non avrebbe mai lasciato l'ultima parola a Kanda, lui. Era sempre pronto a ribattere.

Non capisci proprio un cazzo.”

Senti chi parla.”

E poi cadde il silenzio nella stanza del pianoforte.

Nessuno dei due aveva più voglia di parlare, ed entrambi attendevano il ritorno di Lenalee e Lavi con Road. Tyki, Lulubell e Sheryl sarebbero arrivati a minuti, dato che attendevano da ore oltre le porte a loro assegnate. Purtroppo, anche se la loro vittoria in quella battaglia era assicurata, Allen e Lenalee avevano la terribile sensazione che avrebbero perso qualche familiare. Avevano sognato entrambi le conseguenze di quella battaglia, e ciò che avevano visto era assurdo.

E Lenalee si era chiusa ancora più in sé. Era a causa di quel sogno se le sue parole in quegli ultimi giorni si erano ristrette ad una cerchia limitata. Non che prima fossero comunque molte, ecco.

Lenalee...”, esclamò Allen, percependo l'arrivo della ragazza e degli altri che, dopo pochi secondi, fecero capolino dalla porta.

Yuu-chan!” Lavi sfoderò un sorriso amplio in direzione di Kanda che, con suo immenso dispiacere, non venne ricambiato dal giapponese. Lenalee andò a sedersi vicino ad Allen, dividendolo dall'eterno avversario che lui amava punzecchiare. (Per questo senso era simile a Lavi.)

E Road rimase dov'era: in piedi accanto alla porta ad osservare i compagni - familiari – a ridere e scherzare (fatta eccezione dei due ragazzi asiatici: Lenalee e Kanda). Si sentiva un po' esclusa, in quel senso. Lei, infondo, era la Bambina Eterna; era il pilastro portante di quella famiglia assieme al Conte; era colei che possedeva il potere più forte e spaventoso; lei era la persona che era stata accanto ad ogni singolo Noah nascente, tenendoli per mano nei momenti di crisi e dispensando le sue caramelle quando il peggio era passato. E in quel momento si sentiva esclusa.

Vedeva Lenalee abbassare gli occhi verso le mani che teneva strette in grembo, ed Allen allungare la sua mancina per stringerle, sorridendole appena quando lei aveva alzato il volto e lei, Road, non poteva far altro che provare ancora quel sentimento che tanto odiava quanto la nutriva.

Che butta cosa l'invidia, eh?

 

 

*****

 

 

Quando la porta numero tre si aprì, Lenalee provò un senso di nostalgia.

Quando la porta numero tre si stagliò nel cielo notturno acceso di tante piccole stelle, Allen ebbe un tuffo al cuore.

Nel vedere l'immensa struttura che si erigeva dinnanzi a lei, Lenalee provò un pizzico d'agitazione misto ad eccitazione a lungo repressa.

Nel vedere l'immensa struttura che torreggiava sulla scogliera che si stagliava a picco sul mare, Allen ricordò qualcosa di doloroso, che però non gli apparteneva.

Si presero per mano, preoccupati, eccitati e spaventati.

Un brivido li percorse entrambi mentre scorgevano fra il cielo notturno e nuvoloso una luce lontana accendersi all'improvviso. E un ghigno comparve sulle loro labbra non appena a quella ne seguirono tante altre, accompagniate dell'allarme di una sirena squillante. Un rumore di passi e urla si fece strada nell'aria umida della notte.

Chissà...”, cominciò Allen, voltandosi verso la ragazza al suo fianco, “... si saranno accorti che siamo proprio noi?”

Non credo.”

Il grande portone della Sede principale dell'Ordine Oscuro si aprì, cigolando, e fecero la loro comparsa degli esorcisti che non avevano mai visto, il generale Cloud e Komui, circondato da diversi finders.

Tuo fratello...”

Lenalee abbassò il capo e chiuse il parasole, stringendolo con più forza fra le mani. “Lascialo a me.”

Fa attenzione.”

Certo.” E sparì, inghiottita dalle tenebre.

Veloce ed invisibile, Lenalee scattò fra gli esorcisti e i finders, sfiorandoli con la mano di tanto in tanto. Gli uomini, inevitabilmente, cadevano a terra paralizzati e i compagni a loro vicini rimanevano stupiti, non riuscendo a capire cosa – o chi – aveva provocato tutto quello. Fu quando il generale Cloud si portò di slancio davanti a Komui, urlando “Attenti!”, che la ragazza dovette fermarsi.

Non appena la riconobbe, suo fratello rimase shockato. Era passato così poco tempo, e lei era cambiata così tanto... non era la Lenalee di prima, non le assomigliava minimamente. Le stigmate, la pelle grigia potevano passare in secondo piano dinnanzi a quel ghigno e quello sguardo che pareva estraneo al suo volto.

Su-per-vi-so-re”, canticchiò la ragazza, alzando velocemente il parasole viola, “è un piacere rincontrarla!”

Lenalee...”, sussurrò l'uomo, spaventato, sorpreso, dispiaciuto e interiormente martoriato dalla vista del cambiamento repentino della sorella, che reputava morta da un anno ormai.

Lenalee fece un salto all'indietro, sparendo velocemente alla vista dei finders e delle altre persone là fuori radunate, ed atterrò con eleganza lontana dal portone. Fece un cenno impercettibile al compagno ancora immobile alla porta dell'Arca e sorrise quando lo vide sogghignare, complice. Lo osservò avanzare dalla sua zona d'ombra e portarsi al suo fianco, il ghigno mefistofelico sempre stampato in volto. Aveva il capo abbassato e il cilindro che nascondeva la sua espressione agli esorcisti, che ancora lo fissavano dubbiosi.

E quello...?”

Un giovane finder si era sporto da dietro il suo caposquadra, cercando con gli occhi la figura che aveva tanto attirato l'attenzione dei suoi compagni. Dapprima notò Lenalee, che riconobbe subito anche se dovette ammettere che non era per nulla simile a quella che era stata un tempo; poi vide quel ragazzo in abiti scuri e il sangue gli si raggelò nelle vene. Qualcosa in lui gli era familiare, ma non era quello che lo spaventava... o forse sì?

Signor Komui, quanto tempo!”, esclamò Allen, alzando il capo e fissando l'uomo negli occhi, che in volto aveva dipinta la stessa espressione che aveva avuto alla vista della sorella. “Siamo qui, io e Lenalee, perché abbiamo bisogno di parlarle.” Il debole suono di un fruscio di abiti dietro al gruppo di esorcisti non sfuggì loro; c'era qualcun altro, e probabilmente era pronto ad attaccare.

Corvi”, sibilò Lenalee, muovendo in modo impercettibile le labbra, e solo Allen colse quella parola, al che asserì in silenzio.

Supervisore”, continuò il ragazzo, azzardando un passo in avanti, “siamo qui in qualità di... sì, ambasciatori. L'attacco di prima era solo una dimostrazione: lasciateci parlare o siamo pronti ad uccidervi tutti. E ultima cosa...” Sorrise, sguardo palesemente falso, “attaccare alle spalle è scorretto.” L'uomo dietro di lui, arma levata e pronta a colpirlo in testa, si accasciò al suolo non appena Lenalee lo fulminò con lo sguardo.

Nessuno scherzo. Nessuna trappola. Quindi bando alle ciance e decida Supervisore, o saremo costretti a farlo per lei, ma credo che la nostra scelta non sarà a lei molto gradita.”

 

 

*****

 

 

Lavi affondò il pugnale nel corpo dell'uomo e lo estrasse con altrettanta rapidità. Il sangue schizzò a terra e si allargò nell'acqua del lago quando il corpo del malcapitato esorcista cadde al suolo, inerme. Gli tirò un calcio, facendolo girare, e raccolse l'innocence che stringevano le mani gelate con forza al petto.

E questo è l'ultimo, Yuu-chan!”, esclamò Lavi, soddisfazione dipinta in volto e sorriso stampato sulle labbra.

Zitto, stupido”, intimò Kanda, avviandosi a capo chino verso la porta dell'arca.

Neh, Yuu-chan, abbiamo fatto in fretta, non è vero?”

Il ragazzo giapponese sbuffò. Le continue domande del compagno, le continue esclamazioni inutili e insensate lo stavano mandando in bestia. Perché diavolo uno come quello era diventato un Noah? Un essere meno stupido e fastidioso non c'era?

Io non sono stupido e fastidioso!”, urlò Lavi, indignato, dandogli una sonora sberla sul capo.

Io ti ammazzo.”

Kanda si voltò di scatto, pronto a colpirlo a sua volta su quella testa vuota ma, all'improvviso, sentì qualcuno parlare nella sua testa. E quel qualcuno lo fermò dall'uccidere lo stupido scocciatore.

Che vuole adesso quello? E chi sarebbe lo scocciatore?”, chiese Lavi, palese noia in volto ora. Se non poteva litigare con Yuu la sua giornata era da considerarsi persa. E poi non aveva nemmeno la mammoletta da prendere in giro in quel momento. Oh, quanto l'avrebbe fatto arrabbiare dopo tutta quella storia... Lenalee permettendo, ovviamente.

Dovresti ringraziarlo. Se non sei ancora morto, sappi che è merito suo.” Fece un passo avanti, affondando mezza gamba nell'acqua del lago. “E adesso muoviti. E cerca di stare zitto.”

Lavi sorrise, affrettandosi dietro al compagno.

Certo, capo!”




A/N: 
Da quanto potete aver capito, questo non è l'ultimo capitolo. Ce ne sarà un'altro, come minimo, o forse due. Colpa mia che quando metto mano troppe volte sulle fanfiction, tendo sempre ad allungarle.
Ah, sì, chiedo scusa perché ho impiegato così tanto ad aggiornare, e perché probabilmente ci metterò altrettanto tempo per il prossimo capitolo. In mia difesa, però, posso dire che vado a scuola al mattino e a lavoro la sera, quindi ho poco tempo libero. ù____ù
Vabbeh, finite le scuse, vi saluto che devo andare a scrivere per dieci minuti e poi ad ammazzarmi di lavoro.

   
 
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