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Autore: _JustOurStory_    08/09/2015    2 recensioni
Mia. Proprietà della C.A.T.T.I.V.O. Gruppo B. Soggetto B5. La creatrice.
Ci sono due Labirinti di proprietà della C.A.T.T.I.V.O., Mia apparteneva al gruppo B, ma, dopo un'improvvisa caduta in un luogo non ben definito, si ritrova circondata da una cinquantina di Radurai.
Lei, abituata a convivere con le sue compagne nella Radura del progetto B, non sa come comportarsi, ma con il suo carattere combattivo ed energico, si affezionerà a tutti i suoi nuovi amici.
Ma, purtroppo, non sempre le cose vanno per il verso giusto...
•••
Dal testo:
«Chi diamine siete voi?!» esclamai, allontanandomi il più possibile, seppur seduta sul letto.
«Tranquilla, non vogliamo farti del male» disse un ragazzo di colore.
«La mia domanda era un’altra! Chi siete?».
Ero nel panico: dov'erano le ragazze?
Trailer: https://www.youtube.com/watch?v=iPX70mbnZ20
On Wattpad: https://www.wattpad.com/152284463-mia-the-
Genere: Avventura, Azione, Generale | Stato: in corso
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Alby, Minho, Newt, Nuovo personaggio, Thomas
Note: nessuna | Avvertimenti: Spoiler!
Capitoli:
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3.
 

Salutai in fredda Chuck e mi alzai, avrei parlato con loro quella sera stessa.
Mi diressi verso i ragazzi a grandi falcate – ormai il dolore alla gamba era minimo – e i giovani a loro volta, vennero in mia direzione, probabilmente in quel posto che Newt aveva definito la stanza delle Mappe o qualcosa del genere.
Parlavano fra loro sommessamente, con foga, ormai mancavano pochi passi e li avrei raggiunti, ma, prima che potessero anche solo vedermi, Alby mi afferrò per un polso, trascinandomi con sé.
«Ehi!» protestai, tentando di divincolarmi dalla sua presa, ma senza un gran risultato.
«Dobbiamo parlare, Mia» buffando mi decisi a seguirlo fino a che non arrivammo a pochi passi dal Casolare. C’era anche Newt.
Quando mi lasciò il polso, incrociai le braccia al petto e affiancai il biondo «Che c’è?» domandai.
«Newt mi ha detto che vuoi diventare una Velocista» dal suo tono non traspariva alcuna emozione, così mi limitai ad annuire.
Non capivo perché non potessi diventare una Velocista! Avevo passato due anni nel Labirinto, molto più di alcuni di loro, perché era così difficile da credere?
«Non credo sia una buona idea, prima proverai i vari lavori e poi vedremo» disse, accarezzandosi lievemente il mento.
«Si può sapere per quale fottuto motivo non volete farmi andare nel Labirinto?» chiesi esasperata. Non sarei rimasta lì a non far nulla, assolutamente! E, se loro non mi avessero ascoltata, ci sarei entrata per conto mio. Al diavolo le conseguenze!
«Mia, vogliamo solo trovare un lavoro più adatto a te» disse Alby, tentando di mantenere la calma.
Socchiusi le labbra, indignata «Aspettate un attimo!» esclamai «Non volete farmi diventare una Velocista perché sono una ragazza?!».
Okay, forse avrei dovuto intuirlo prima, ma , quanto me ne resi conto, mancò poco che non tirai un pugno in faccia ad Alby.
Come si permettevano!
«Mia…» Newt mi poggiò una mano su una spalla, ma io la scostai.
«Credete che non sappia difendermi? O cosa? Siete forse impazziti?» mi scostai qualche ciuffo rosso che era caduto sulla fronte.
Alby mi afferrò per un polso, portandomi difronte a sé «Ora ascoltami, ragazzina, non so com’eri abituata prima, ma qui io sono il capo. Io comando».
Mi spostai con uno scossone e mi allontanai lievemente «Cos’è, Alby? Una dittatura? Non mi importa se non vuoi farmi andare nel Labirinto, perché io non sono un dei tuoi Fagiolini, okay? Parlerò con Minho, che tu lo voglia o no».
E con quelle parole mi voltai.
Camminai spedita fino al Casolare, che cosa credevano?
Se pensavano di avere a che fare con un bella bambolina di porcellana che se ne stava lì a cucire  vestitini a maglia si sbagliavano.
Io ero una guerriera.
Io correvo nel Labirinto e combattevo con i Dolenti.
Era evidente che non avessero contatti con l’altro sesso da parecchio tempo. Avrei voluto vederli insieme alle altre ragazze. Harriet avrebbe dato loro una bella strigliata.
Risi lievemente al ricordo della mia amica e, dopo essermi guardata attorno per un po’, intravidi Minho chiacchierare con qualche ragazzo.
Mi avvicinai in fretta e gli picchiettai su una spalla con insistenza.
Quando si voltò parlai «Sei Minho, no?».
Lo vidi annuire, fra un misto di curiosità e confusione, così continuai «Possiamo parlare?».
Alzò un sopracciglio, ma poi annuì nuovamente «Okay, ci vediamo dopo, ragazzi». Gli altri parvero un po’ straniti, ma fecero come indicato.
Quando gli altri se ne furono andati, camminammo in silenzio per un po’, poi mi fermai e gli poggiai una mano sulla spalla.
«Volevo ringraziarti» iniziai, dopotutto non ero un insensibile, io!
«Intendi perché ti ho salvato la tua bella pelle nel Labirinto?» chiese ghignando lievemente «Non c’è di che!».
Ridacchiai, alzando gli occhi al cielo e sbuffando, seppur divertita «Sei sempre così modesto?».
«Una delle mie tante doti».
Ridemmo entrambi e non parlammo per qualche istante, camminando ancora un po’, ma poi decisi di continuare «Minho, devo chiederti una cosa».
Lo vidi sorridere leggermente, non sembrava affatto sorpreso «Immagino di sapere cosa… e la risposta è no».
Sbuffai infastidita, fermandomi di colpo «Perché?».
«Perché sei una ragazza, e io non ci tengo a riportare il tuo cadavere alla Radura».
«Andiamo, lo faccio da due anni, anzi, molto probabilmente sono arrivata nel Labirinto prima di te».
Lui ricominciò a camminare senza dire nulla, sembrava alquanto irritato, ma la cosa non mi importava. Ero stufa di essere considerata una bambolina inutile solo perché ero una ragazza!
Maschilisti del Caspio… oh no! Stavo già iniziando a parlare come loro!
Scossi il capo con forza e lo raggiunsi, bloccandolo per un braccio.
«Una sola volta!».
«Come?» chiese confuso.
«Voglio entrare nel Labirinto una sola volta. Solo per confrontarlo con quello in cui ero rinchiusa io! Se poi muoio, be’… avrete un peso in meno, no?» alzai un sopracciglio.
Quello era l’unico modo che avevo per convincerlo.
«E se sopravvivrai?» .
«Be’, in tal caso avrò il permesso di tornarci altre volte. E poi, se siete così sicuri che non ce la farò, qual è il problema?».
Sorrisi, ormai ce l’avevo in pugno.
Infatti, il ragazzo moro sbuffò «Sei sempre così irritante?» chiese, seppur fosse chiaro che era divertito.
Annuii.
«E va bene».
Istintivamente mi aprii in un largo sorriso.
«Ma prima ne parlerò con Alby e con Newt, poi be’, vedremo, in caso ci sarà una votazione».
Sorrisi maggiormente e lo abbracciai di slancio.
Era in imbarazzo, senza dubbio, ma dopo qualche istante in cui rimase immobile, mi passò le braccia attorno alla vita, rilassandosi un po’.
Mi separai dopo qualche istante: «Grazie mille!».
Lui mi fece l’occhiolino.
Quando Minho si fu allontanato, decisi di andare a cena, che sarebbe stata servita di lì a poco. Mi sedetti ad un tavolo a caso, non guardando nemmeno chi ci fosse, e aspettai che venisse servita.
Sorprendentemente, mi stavo ambientando piuttosto bene.
«Ehi, Fagiolina» la voce di Gally mi fece voltare in sua direzione; era seduto al mio fianco e mi guardava attentamente, quasi volesse imprimersi nella mente ogni dettaglio.
«Chiamami ancora così e ti soffocherò nel sonno, stanne certo» dissi a denti stretti, odiavo quel soprannome! E odiavo i fagioli!
«Qualcuno qui è nervosetto» disse sghignazzando. Decisi di ignorarlo e di concentrami sul mio cibo.
La mia testa, in quel momento, era da tutt’altra parte, volevo sapere se Minho aveva già parlato con Alby, con Newt.
E loro che avevano detto?
Immaginai che Newt fosse d’accordo, dopotutto era stato lui stesso a dire che ne avrebbe parlato con Alby, ma quest’ultimo? Avrebbe posto tanta resistenza?
Finii di mangiare in fretta, come sempre del resto, e uscii.
Lasciai che il debole venticello mi scompigliasse i lunghi capelli rossi, liberi, e, dopo qualche istante di silenzio, aprii gli occhi verdi.
O almeno questo era il colore che mi era stato detto.
Decisi di andare a sedermi accanto al Casolare, mi sentivo quasi protetta, lì. Come se nulla potesse sfiorarmi.
Chiusi gli occhi e rimasi immobile per qualche minuto.
Dovevo capire cosa fare.
Ma, prima di tutto, dovevo scoprire se i due Labirinti coincidevano.
«Mia» sentii la voce di Newt chiamarmi, e immediatamente sorrisi, socchiudendo prima un occhio e poi l’altro.
Il biondo era a pochi passi da me, e ora mi guardava curioso.
«Sì?» chiesi.
«Alby vorrebbe parlarti» mi informò.
Sospirai mettendomi in piedi e lo seguii fino al luogo prestabilito. Lì erano radunati alcuni ragazzi, gli Intendenti probabilmente.
Quando entrai, nella stanza cadde il silenzio, ma fu Alby – dopo pochi istanti – a romperlo.
«Minho mi ha parlato della tua… idea» proferì. Io mi limitai ad annuire.
«Non demordi mai, eh?» chiese Newt in un sussurro. Era al mio fianco, e aveva proferito quelle poche parole al mio orecchio, facendomi percorrere la spina dorsale da un brivido.
Nervi saldi, Mia! Rimani concentrata!, mi rimproverai.
Gli lanciai un’occhiata divertita. Era dannatamente vicino.
Annuii lievemente e riportai lo sguardo su Alby. Dovevo mantenere la concentrazione.
«Abbiamo votato» disse rigido. Poi fece un istante di pausa.
«… E potrai andare nel Labirinto».
Istintivamente sorrisi.
«Ma…» ovviamente lui doveva distruggere la mia felicità.
«Ad una condizione: domani andrai con Minho, non possiamo rischiare che tu muoia, potresti essere un caspio di indizio o chissà che altro, perciò lo seguirai. Sarà lui a decidere, alla fine, se sei in grado di diventare una Velocista. E anche in quel caso, però, la decisione finale la prenderemo votando».
Annuii, imponendomi di non dire nulla di sarcastico. Non volevo che cambiasse idea!
Lanciai un’occhiata a Minho, e lui mi fece l’occhiolino.
«Molto bene».
Quando tutti se ne furono andai, finalmente tirai un sospiro di sollievo, lanciando uno sguardo a Newt, a pochi passi da me.
«Sei contenta?».
«Certo! Insomma, avrei preferito andare da sola, ma come inizio piò andare» dissi sorridendogli, incoraggiante.
«Bene così» mormorò, poi mi scompigliò lievemente i capelli, passandomi accanto «È ora di andare a dormire, Pive, ci si vede domattina».
Gli sorrisi e feci come indicato.
Nel Casolare si stava stretti, e si rischiava sempre che qualcuno di desse un calcio nel sonno, ma quella notte non me ne preoccupai.
Mi accucciai in angolo, affianco al muro, e mi raggomitolai su me stessa.
Ci misi poco ad addormentarmi.
 
«Promettilo» sussurrò il ragazzo di fronte a me. L’oscurità mi circondava, non riuscivo a vederlo in volto, eppure sapevo di conoscerlo.
«Io…» provai a parlare, ma le parole non uscirono. 
Ma, anche se avessi voluto, non avrei potuto. Non ero io a comandare il mio corpo.
Io non ero che uno spettatore.
Il ragazzo si avvicinò di un passo; era decisamente più alto di me, ma, anche se ormai i nostri nasi sfioravano, non riuscivo a vedergli il volto.
«Hayley, promettilo» sussurrò ancora, poggiando una mano sulla mia guancia.
La me stessa spettatore, poiché l’latra me se ne stava lì immobile, lo guardò confusa.
Hayley? Chi era?
«Devi proteggere mia sorella, è solo una bambina, non permettere loro di farle del male» mormorò, i suoi occhi – marroni – erano umidi.
«Non mi ricorderò di lei…» la mia voce era spezzata, distrutta «… e non mi ricorderò di te». Ora le lacrime scendevano lungo le mie guance appannandomi la vista.
Lui sorrise amaramente «Non importa se non avremo più i nostri ricordi» mormorò «perché ce ne creeremo di nuovi».
E in un tacito assenso unì le nostre labbra.

N/A:
Scusate, ma davvero non ho avuto occasione di entrare su EFP, comunque, su wattpad sono già arrivata alla publicazione di ben 8 capitoli, perciò i prossimi arriveranno molto in fretta!

   
 
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