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Autore: MardukAmmon    08/09/2015    1 recensioni
"Ahriman così, sporco dalla barba fino ai piedi di sangue umano, uscì fuori, presentandosi al suo popolo come un orso, che con la preda tra le fauci si esibisce davanti alla sua prole.
Alzò la lancia al cielo e disse: Non esiste Deywos , ne Dei del cielo, che può avvicinarsi alla mia potenza, non esiste forza che non può incarnarsi in me."
Queste furono le parole dette dal Re senza scettro, signore della pianura solcata dai tre fiumi. Il suo sangue era nobile, ma non il suo animo, che ambizioso e scellerato lo portò a mettere in ginocchio la terra dove lui stesso nacque, soggiogandola con eserciti stranieri alla ricerca di gloria. Solo due luminose stelle, protette dallo sguardo degli Dei, potranno ridare agli uomini la speranza perduta, in quella lunga notte, alla fine dell'età dell'Argento.
Genere: Fantasy, Guerra, Poesia | Stato: in corso
Tipo di coppia: Het
Note: nessuna | Avvertimenti: Contenuti forti, Incest, Violenza
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Il Figlio di Dio.

 

Seduto con le gambe incrociate e rivolte verso l’alto il suo viso emanava potenza pura, i tratti superbi, arcaici e taglienti, contornati da quella folta barba, che con i capelli lunghi partecipava alla creazione di una massa informe e grigia di crini e peluria, lasciata crescere lungo la schiena e sul petto, coperto insieme alle gambe da delle tele lunghe, bianche e luminose. Gli occhi, chiusi, insieme alla carnagione chiara del’essere trasparivano alla vista l’enorme pace al’interno di quel sacro intelletto. Il Principe rimase così in silenzio a fissare la divinità, con occhi lucidi ed ammaliati, solo il piccolo bambino, con un verso osò rompere quel silenzio affatto opprimente. L’anziano si destò, aprì gli occhi e li vide, mosse le labbra e aprendole li sorrise, i denti ora visibili sembravano brillare di luce propria, tanto erano puliti ed incorrotti.
Xshathra, per quanto tentò di non fissarlo rimase a scrutare il suo sguardo, particolare ed antico, gli occhi dell’essere infatti erano entrambi di diverso colore, il sinistro dal tono verde ed il destro color azzurro chiarissimo, perdersi in quelle iridi era facilissimo tanto era raro vedere tinte così brillanti.
Le mani del principe tremavano, solo le parole della divinità le fecero placare: Che ti prende o figlio di Kuhbhrater, non hai mai visto un Dio forse?Eppure io mi ricordo di te, quando ti portarono da me appena nato per avere una benedizione, dai pochi capelli color dei campi estivi, biondo e roseo.
Dicendo questo l’anziano spostò entrambe le mani, ossute ed affusolate, dalle gambe e le avvicinò al’uomo prendendo in braccio l’infante, togliendolo dalla stretta del principe,: Ho seguito i tuoi passi, Ahura della forza, ed ho atteso questo momento da più cinquantamila anni di vita su questa terra, credimi c’è voluto molto ma ora una speranza è arrivata. E dicendo questo prese a cullare piano il bambino, aggiungendo: Tuo padre sarà vendicato, tua sorella, la tua gente, attraverso la guerra ed i lutti, sarà lei a gettare via il male nel’abisso. La voce melodiosa ma rauca a causa della vecchiaia non mutò mai tono, Xshathra annuì e lo lasciò continuare : Ma non è questo il momento per portare a termine quello che Woranos vuole, neanche con il mio aiuto, ora come ora non potrete vincere sradicando il male da questa terra, esso ritornerà, O' saggio e forte principe, attendi con pazienza la maturazione di questo bambino, trattalo come un tuo figlio ed amalo, anche grazie al tuo amore lui farà grandi cose, ricordalo!.

Spostato lo sguardo profondo sulla fronte dell’infante chiese al principe: Come hai intenzione di chiamarlo?. Domandò alzando gli occhi verso quelli del giovane.

Xshathra a quella domanda socchiuse gli occhi e pensò e riaprendoli disse: Yama Kshaeta Suryasunus. Il vecchio, dall’età millenaria annuì senza parlare, con le dita avvizzite dal tempo cominciò a carezzare le guance del bambino, che di rimando sorrise all’anziano, questo lo fece sobbalzare in un’espressione di gioia,: Sai Xshathra Kuhsunus, sei stato fortunato, hai seguito i segni del cielo e della terra, ed hai ritrovato tuo nipote, lui diventerà forte e grazie a te, lui riuscirà a compiere il suo destino, ricordati però o figlio di Kuhbhrater, mio intimo amico, c’è anche una bambina, che crescendo non saprà veramente chi è, devi fare ritrovare i due fratelli, è essenziale se tu, Oì principe vuoi davvero la caduta del male? Tre corpi un solo essere.
I fumi delle bacche di ginepro continuavano a diffondersi nell’aria, il suo odore prepotentemente rivestiva vesti e tende, il principe guardò il Dio in viso annuendo per poi continuare, azzardando: Ma o sommo, perché questo posto è stato addobbato come un talamo nuziale?Non avrete amato la mia donna, perché sappiate O' Dio, che non vi avrei bloccato, O' sommo. 
L’anziano prese a ridere, per pochi secondi : Per cosa mi hai preso? Ora sono vecchio, non potrei farlo, non ho intenzione di farlo, metti la tua anima in pace, anzi lei stessa ha addobbato la tua tenda per me, questo giaciglio regale è per me un gesto di profonda ospitalità, hai fatto bene, o saggio Xshathra, lei ti riscalderà la voce e crescerà un Re, un pricipe ed una signora.
Spostate le gambe, il sommo anziano rimise il bambino tra le braccia del principe e si alzò in piedi, la sua altezza era esagerata per un uomo a quella si veneranda età, lo sguardo arcaico ed ancestrale si poggiò così sul viso del giovane, mosse le labbra e concluse: Ti ringrazio, quello che dovevo dire è stato detto, quello che dovevi fare è stato fatto. Il principe non lo bloccò, anzi si mise da parte per farlo passare, il Dio dal’aspetto vetusto prese il bastone di legno e tenendosi ad esso cominciò ad uscire dalla principesca tenda, Xshathra con il bambino in braccio lo seguì uscendo fuori, ritrovandosi davanti gran parte del villaggio in attesa. 
Il capo dei guerrieri disse a gran voce : Onore a
Diwonusojo, figlio sommo del cielo, tuono del bene e ordinatore nel caos, difensore delle nostre terre, padre degli spiriti dei boschi che noi onoriamo!.

Poi il capo dei mandriani alzata la destra verso il dio aggiunse: Onore a te o sommo, tu comandi i passi dei miei greggi e annebbi la vista delle bestie che li seguono, onore a te Diwonusoj.

Solo i Bhagavadi non dissero nulla, preferirono l’azione rispetto alla parola, mettendosi alcuni a destra altri a sinistra rispetto al Dio ed al principe con in braccio il bambino. L’anziano signore annuì placido, poi guardò in alto, prese il bastone con la sinistra ed alzò al cielo la mano destra, l’aprì e muovendo le labbra a gran voce esclamò: Guardatemi o saggi uomini! Il vostro principe porta primizie di importanza maggiore della mia visita, fin da quando siete nati, avete scoperto con l’azione la vostra vocazione sociale, che gli uomini sanno combattere e le donne crescono i figli, alcune sentono retaggi antichissimi e prendono anche loro le armi nelle necessità, alcuni uomini decidono di diventare solo dediti alla difesa dei principi fondatori della nostra civiltà, diventando guerrieri, altri la sostentano allevando vacche, pecore, maiali e cavalli, bene fratelli!.

Fece un lungo respiro e continuò : C’è qualcuno che vuole distruggere questo equilibrio, vuole portare una società dove il più forte distrugge chi lavora per sostentarlo, tutto per farlo diventare grasso e tronfio dell’operato degli altri, c’è un essere che vuole portare disparità in un popolo omogeneo ed organico, vuole distruggere la casta dei sacerdoti perché non producono, vuole schiavizzare la classe dei lavoratori perché essi producano di più.
Tossendo interruppe per pochi secondi il discorso, ma lo riprese subito con la stessa foga :Quando in una tribù un lavoratore non riesce ad avere il proprio ricavato dalle bestie, l’allevatore vicino a lui l’aiuta, sapendo che l’altro farà lo stesso, mentre il nostro nemico, lui auspica la resa in schiavitù di colui che non è riuscito a produrre, eliminando la solidarietà all’interno di una tribù, unica via per il sostentamento nella nostra pianura, egli vuole portarci ad odiare la vita, il sole, la luna e le stelle.
La mano destra rimase li ferma ed aperta, impassibile alle parole dette dal saggio: Questo infante, popolo di uomini onorevoli alzerà la lancia contro colui che vuole rendere schiava la regione, vi esorto di eludere al vostro animo di fuoco in questi diciotto anni che vi aspettano, rispondete alle offese con sorrisi, temporeggiate fino al sorgere del nuovo Sole, che io stesso vi profetizzerò.

Chiudendo la mano ed abbassandola finì il discorso, sorrise agli umani e facendo un cenno ai Bhagavadi prese a camminare insieme a loro verso l’uscita del villaggio di Kuhburg, seguiti dagli abitanti riuniti in corteo con a capo i più nobili, tra cui si distinguevano il biondo principe Xshathra con in braccio l'infante e la bella e giovanissima sposa Taika, il suo viso dai tratti fini ed adolescenziali era coronato dai suoi lunghi capelli dorati, incendiati da sparute ciocche rosse, vicino al minuto naso all'insù brillanti spiccavano i suoi occhi azzurri, puri come l'acqua degli alti fiumi, che continuamente guardavano il bambino in viso e l'amato intento a tenerlo tra le braccia, in una espressione di vaga tranquillità e felicità.

Quando i Santi oltrepassarono le porte delle mura gli uomini e le donne si fermarono e ritornarono all'interno dell'abitato spostandosi sui camminamenti delle palizzate, per mirare il dissolversi della sagoma lontana del Dio e dei suoi sacerdoti verso sud est, seguito da copiosi stormi d'uccelli migratori i cui canti armoniosi e rumorosi risuonarono in tutta la vallata adiacente al centro cittadino. La Natura così salutò il suo nume vivente deliziandolo con il canto melodioso del vento. Il cielo pomeridiano piano cominciò a riempirsi di nuvole, provenienti da est, portando con se il fresco vento pacificatore in quella primavera così piena d'azione e di avvenimenti carichi di dolore e miseria.

 

   
 
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